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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Les Aiguilles et l'Opium, di Robert Lepage

 

    

L'arte teatrale di Robert Lepage affonda le sue radici nel cinema, nella televisione e in altri linguaggi audiovisivi che vengono sapientemente amalgamati per creare spettacoli post-drammatici veramente contemporanei, sia nella struttura che nelle modalità di fruizione del pubblico.

Les Aiguilles et l'Opium, riproposto nell'ambito di Napoli Teatro Festival, è una vera e propria girandola fantasmagorica di immagini e di scene che raccontano la storia di tre artisti lontani nel tempo e nello spazio, ma accomunati da dipendenze da droghe o da legami amorosi, e soprattutto dall'essere dislocati dai loro rispettivi paesi di origine.

Vediamo il grande trombettista jazz Miles Davies che nel 1949 porta il suo bebop a Parigi dove riscuote uno strepitoso successo e dove crolla nelle maglie di una relazione passionale con Juliette Grèco. Nello stesso anno Jean Cocteau, schiavo dell'oppio sin dai tempi della morte del giovane Raymond Radiguet, lascia New York dove ha presentato il cortometraggio L'aigle à deux têtes (1946)e scrive durante il viaggio di ritorno la famosa Lettres aux Americains dove esprime la sua fascinazione ma anche il suo disincanto nei confronti della cultura statunitense. Quaranta anni dopo un attore canadese prostrato da una separazione amorosa, vola a Parigi per doppiare un documentario dedicato a Miles Davies e a Juliette Gréco. Si chiama Robert ed è una specie di alter-ego del regista che nella prima versione dello spettacolo del 1991 vi figurava anche come interprete del personaggio. I fili delle tre storie si intrecciano e si accavallano tra loro in modo del tutto analogico e i frammenti di vita dei tre artisti sono legati da rapporti casuali e da bizzarre coincidenze.

Il palcoscenico è interamente occupato da un cubo gigantesco con tre facce murate e tre vuote. Grazie all'operato di una folta squadra di tecnici nascosti alle sue spalle, la struttura praticabile ruota lentamente su se stessa, trasformando pareti in soffitti e soffitti in pavimenti e mostrando interni ed esterni in contemporanea. Porte e finestre si aprono e si chiudono per le entrate e le uscite degli attori legati a delle funi. L'acrobatico Marc Labrèche che impersona Cocteau e Robert e Wellesley Robertson III nei panni di Miles Davies, fluttuano spesso in uno spazio mutevole dove il tempo esterno non ha più ragione di essere. Filmati in bianco e nero vengono proiettati sulle facce piene del cubo per mostrare lo skyline di New York e di Parigi, l'interno di metropolitane e degli altri locali frequentati dai protagonisti. Non mancano figurine animate che rappresentano oggetti bidimensionali usati dai personaggi, dalle parti che compongono la tromba di Miles Davies alla gigantesca siringa con cui il musicista si inietta l'eroina nella vena. La volumetria della struttura e la presenza stessa degli attori al suo interno garantiscono comunque una terza dimensione alla scena. Ma più spesso dalle pareti del cubo si aprono letti a scomparsa e si materializzano altri pezzi di mobilio per riprodurre a tutto tondo l'interno delle varie stanze. Prima tra tutte la mitica numero 9 dell'Hotel La Louisiane dove alloggiarono Simon de Beauvoir e Jean-Paul Sartre, e dove ora soggiorna il povero Robert, dilaniato dall'ansia e da una bassissima stima di sé come artista.

La narrazione non viene sopraffatta dagli ardimenti scenotecnici, anzi. Come sempre nel teatro di Lepage, la complessa partitura performativa è indissolubilmente ancorata al testo drammaturgico che, in questo caso, si arricchisce anche di citazioni da opere di Cocteau. Quelle di Lepage potrebbero essere definite sceneggiature teatrali dove il confine tra le diverse arti viene totalmente abbattuto e dove i diversi linguaggi si integrano in modo assolutamente organico. Per quanto riguarda il debito con il cinema, Lepage non si limita a introdurre video e filmati nei suoi spettacoli. Piuttosto egli struttura la scena come fosse un grande schermo dove il racconto viene suddiviso in vere e proprie inquadrature legate tra loro da procedimenti che imitano i movimenti della macchina da presa. In questo spettacolo in particolare, la sequenza tripartita delle azioni e delle immagini non si sviluppa sull'asse della diacronia, ma scorre con distorsioni temporali in forma di analessi (flahback ) e di prolessi (flashforward ). Le scene fluiscono parallele una nell'altra senza soluzione di continuità e a volte si dispongono sul piano della simultaneità.

Le storie sono volutamente frammentarie lasciando molti spazi vuoti che il pubblico può colmare con la propria immaginazione. Lo spettacolo suscita meraviglia e stupore, ma presume spettatori attivi e partecipi, gli stessi che a casa riescono a seguire contemporaneamente un dibattito politico o una partita zappando da un canale televisivo all'altro.

Il tema centrale del rapporto tra dolore, solitudine e creazione artistica viene presentato da diverse angolazioni e viene anche fortemente sdrammatizzato dalla pungente ironia che attraversa lo spettacolo, soprattutto nelle scenette che vedono Robert come protagonista. Come gli altri personaggi appare quasi sempre da solo, ma diversamente dagli altri, straparla con interlocutori invisibili. Nella scena iniziale in cui compare con una miriade di macchioline bianche proiettate sul corpo, si sforza goffamente di far capire al suo agopunturista che nessun ago può lenire il suo mal d'amore e le sue frustrazioni d'artista. Ancor più spassosa è la scena in cui declina al suo medico ipnotista le varie fasi della storia politica del Quebéc per fargli capire i suoi problemi d'identità e le sue insicurezze di artista. Il suo paese non ha tradizioni e per di più è anche un campo di battaglia tra francofoni e anglofoni. La puntigliosa attenzione di Robert alla sua pronuncia francese mentre comunica con una centralinista parigina e il suo continuo correggersi in sala di registrazione sono un chiaro riferimento ai suoi condizionamenti culturali.

Non tutte le scene di Robert hanno la stessa tenuta ritmica. Almeno due sono tirate alla lunga e stonano un poco nel contesto teatrale quasi perfetto dell'intero spettacolo. Nell'arco di novantacinque minuti lo spettatore viene proiettato in un mondo sospeso in quel tempo interiore dove arte, vita e immaginazione coincidono e, allo stesso tempo, viene sollecitato da mille spunti di riflessione e da altrettanti riferimenti culturali senza quasi che se ne accorga. Le meraviglie visive catturano l'attenzione e ipnotizzano lo sguardo e il tempo della rappresentazione passa in fretta. L'ultima immagine è un immenso firmamento costellato di stelle cadenti. Se ne esce come da un sogno.

 

 

 

Scheda tecnica

LES AIUGULLES ET L'OPIUM, di Robert Lepage.
Scenografia: Carl Fillion. Accessori: Claudia Gendreau. Musica originale e ideazione suono: Jean-Sébastien Coté. Disegno luci: Bruno Matte. Ideazione costumi: François St-Aubin. Ideazione immagini:Lionel Arnould. Agente regista: Lynda Beaulieu. Direttore di produzione: Julie Marie Bourgeois. Direttore tecnico: Michel Gosselin. Direttore di tournée: Charlotte Mènard. Direttore di scena: Adéle Saint-Amand. Realizzazione suono: Marcin Bunar. Realizzazione video: Thomas Payette. Realizzazione luci: Jean-Franҫois Piché. Realizzazione costumi: Claudia Gendreau. Capo macchinista: Pierre Gagné. Macchinista Jean-Félix Labrie. Rigger: Julien Leclerc. Consulente automazione: Tobie Horswill. Consulente video: Catherine Guay. Trucco: Jean Bégin.Sartoria: Carl Bezanson, Julie Sauriol. Costruzioni scene: Scéne Ethique, Astuce Décor. Tromba suonata da Craig L.Pedersen. Consulenti acrobazia: Geneviève Bérubé, Yves Gagnon, Jean-Sébastien Fortin, Jean-François Faber.
Con: Marc Labrèche, Wellesley Robertson III.
Regia di Robert Lepage.
Produzione: Ex Machina.
Spettacolo in lingua inglese con sottotitoli in italiano.

Visto al Teatro Politeama di Napoli il 30 giugno 2016.

 

 

 

 

 

 

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