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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Il giuocatore di Carlo Goldoni, per la regia di Roberto Valerio

 

Commedia amara e poco conosciuta, Il giuocatore fa parte delle sedici che Goldoni scrisse in soli dodici mesi, nel 1750, per vincere una specie di scommessa con il pubblico veneziano e con il suo impresario. Da questa sfida titanica vennero fuori capolavori come La bottega del caffè e Il bugiardo, ma Il giuocatore non riscosse il successo delle altre, forse perché punta il dito nella piaga del gioco d’azzardo, allora molto in voga nella città lagunare.



Ispirandosi al suo giovanile vizio del gioco, Goldoni evidenzia con singolare maestria e dovizia di particolari, le dinamiche psicologiche e gli stati d’animo che portano un giocatore a sfidare la sorte con ossessiva tenacia, anche a costo di rovinarsi la vita e quella di chi gli sta vicino. Commedia scomoda che mette a fuoco anche altre dipendenze di un’umanità poco incline a fare i conti con la realtà.

Non meraviglia, pertanto, che Roberto Valerio, regista molto vicino ai classici e sempre attento al loro legame con la modernità, abbia scelto di adattare questa commedia provocatoria e così vicina ai nostri tempi, curandone anche la regia. Sostanzialmente fedele al testo, Valerio elimina Brighella, che nell’originale figura come custode della casa da gioco, e tutti i servitori dei personaggi principali. Smussa di molto il dialetto veneziano e ambienta la vicenda in uno spazio e in un tempo indeterminati ma comunque vicini ai nostri tempi. Contando su un cast d’eccezione, il regista rivitalizza i personaggi e fa sì che anche quelli secondari, spesso relegati in una posizione farsesca e marginale, acquistino un certo spessore umano.

La scena, ideata da Guido Fiorato, rappresenta una nave con, al centro, la prua bene in vista. Sul lato destro, una serie di porte che permettono continue entrate e altrettante uscite e una scaletta che conduce al ponte di coperta. Sul lato sinistro, bidoni e un grande baule utilizzato come nascondiglio. Quando l’azione si sposta all’interno della casa di Rosaura (promessa sposa del giocatore Florindo), gli attori introducono in scena pezzi d’arredo, rallentando un poco il ritmo altrimenti molto dinamico dello spettacolo. Ma poco importa, perché la nave è possibile metafora del teatro inteso come viaggio esistenziale nel grande mare della vita. Tutti i protagonisti, in questo caso, fanno una traversata dentro le loro speranze e le loro passioni, sospinti dai loro desideri e dalle loro illusioni.



 

Primo fra tutti Florindo (interpretato da uno straordinario Alessandro Averone) che è disposto veramente a tutto pur di ottenere denaro per giocare a carte e vincere cifre astronomiche che gli cambino la vita. Il ricco mercante Pantalone (Davide Lorino) gli darà in sposa la figlia Rosaura (Mimosa Campironi) a patto che smetta di giocare. Ma lui se ne guarda bene dal farlo. Cinico e scapestrato ama Rosaura ma si tiene pure un’amante, una certa Beatrice (Roberta Rosignoli) che arriva a casa sua per reclamare le sue attenzioni nei rari momenti in cui se ne sta con Rosaura. Il suo amico Pancrazio (Nicola Rignanese) infila la ragazza dentro il baule e ci saltella sopra come un pazzo per coprire le urla della poveretta.

Di trovate comiche come questa ce ne sono tante altre e servono a controbilanciare i momenti più drammatici della pièce. In particolare, quelli in cui Florindo si lascia ingannare da due bari e perde cifre di denaro sempre più esorbitanti che lo costringono a pagare i suoi debiti di gioco con una preziosa collana tolta dal collo di Rosaura, e infine a chiedere la mano alla vecchia zitella Gandolfa, zia della sua promessa sposa. Interpretata da una Alvia Reale all’apice della sua statura attoriale, la donna ultrasessantenne che aveva rifiutato la corte dell’anziano Pancrazio, diventa tutta un fuoco all’idea di sposare un giovinetto. Prende pasticche che le fanno salire la febbre del desiderio sessuale e si presenta in scena con un grande cerchio colorato che intende usare per rimettersi in forma. La comicità rasenta il grottesco e fa ridere a crepapelle il pubblico costretto in precedenza ad assistere alla rovina del giocatore senza poter intervenire. Un’ironia drammatica che fa davvero venire la voglia di gridare a Florindo di piantarla con quelle maledette carte.



Drammaticità e comicità confluiscono l’una nell’altra in un amalgama perfetto, sostenuto anche dalle luci di Emiliano Pona che trasformano spazi ampi e soleggiati in atmosfere lugubri e opprimenti durante le partite degli imperterriti giocatori.

La varietà delle situazioni e degli umori deriva senza ombra di dubbio dalla direzione degli attori che riescono a evidenziare tutte le sfaccettature dei loro personaggi. Rosaura è una giovane molto vezzosa e a tratti anche un po’ ingenua, ma è anche consapevole delle sue doti e dimostra di saper il fatto suo. Il saggio Pancrazio tira fuori una paziente saggezza nel suo tentativo di redimere Florindo, ma è anche vittima della sua solitudine senile che lo spinge a sposare la zia Gandolfa ravveduta. Pantalone appare intransigente con Florindo ma alla fine gli concede un anno per smettere di giocare e poter finalmente sposare Rosaura.

Le musiche originali e le canzoni di Mimosa Campironi sottolineano lo spirito di ogni scena di questa godibilissima commedia che finisce con un solo matrimonio. Quello dei due protagonisti dipenderà dalla capacità di Florindo di guarire dalla sua viscerale ludopatia.

Lo spettacolo è caratterizzato da una struttura performativa molto ben bilanciata che alterna scene molto movimentate ad altre più distese che mettono in luce le fragilità dei personaggi. La regia cura ogni minimo particolare dell’azione, della prossemica e della portata comunicativa di ogni singolo gesto degli attori. Ne emerge una preziosa rivalutazione di una commedia ingiustamente ritenuta minore, Un omaggio al grande Goldoni, che strizza l’occhio alla modernità.

 

Scheda tecnica

Il giuocatore, di Carlo Goldoni. Adattamento e regia di Roberto Valerio. Assistente alla regia: Irene Pagano.

Con Alessandro Averone, Mimosa Campironi, Alvia Reale, Nicola Rignanese, Massimo Grigò, Davide Lorino, Roberta Rosignoli, Mario Valiani.

Scene e costumi: Guido Fiorato. Assistente scene e costumi, Anna Varaldo. Musiche originali: Mimosa Campironi. Luci: Emiliano Poma. Capo macchinista: Giovanni Coppola. Capo elettricista: Daniela Gullo. Sarta: Debora Pino. Direttore dell’allestimento: Tommaso Checcucci. Realizzazione scena: Laboratorio Scenografia Pesaro. Riprese video: Lorenzo Marianeschi.

Produzione:Teatri di Pistoia- Centro di Produzione Teatrale.

Foto di scena di Ilaria Costanzo.

Visto al Sala Umberto di Roma il 4 aprile 2024.

 

 

 

 

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