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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Donna non rieducabile, con Elena Arvigo

 

In occasione dei dieci anni dalla morte della giornalista russa Anna Politkovskaja, ritorna al Teatro Studio Argot di Roma un altissimo esempio di teatro etico e civile nel senso più profondo e ampio del termine. Parlo di Donna non rieducabile di Stefano Massini nella mirabile interpretazione di Elena Arvigo. La giovane attrice inserisce lo spettacolo nel contesto più ampio di un progetto che prevede conferenze e proiezioni di film che ruotano intorno al tema spinoso della libertà di stampa. Il calendario è ricco e testimonia l'impegno di un'artista completa che fa teatro per muovere le coscienze.

Ma torniamo allo spettacolo che non si limita a raccontare la vicenda di una giornalista scomoda, ma che tenta di guardare alle due tragiche guerre in Cecenia attraverso lo sguardo di lei. Il monologo di Massini, ispirato ai reportage della Politkovskaja, è una sequenza di venti quadri che fungono da istantanee su fatti ma anche e soprattutto su stati d'animo. La scrittura fredda e asciutta non cede mai al sentimentalismo e marcia spietata lungo i binari della storia per porre interrogativi che lasciano un segno indelebile. La ricerca della verità dei fatti, al di sopra delle parti, è stata la molla dell'operato della Politkovskaja, giornalista indipendente, fortemente avversa alla politica di Putin, ma giustamente critica anche nei confronti del terrorismo ceceno.


Drammaturgo e attrice sembrano impegnati entrambi in una ricerca profonda nei meandri della coscienza e del sentire di questa giornalista <non rieducabile> perché non in possesso di una tessera politica. Una giornalista coraggiosa che ha lottato per la difesa dei diritti umani pagando con la vita la sua battaglia personale.

Minuta e intabarrata in un cappotto sdrucito, le buste della spesa in mano, gli occhi determinati ma velati di un triste stupore, Elena Arvigo riempie la scena con la sua sola presenza. E' come incorniciata dal telaio di una porta che, ad ogni cambio di quadro, verrà spostato da lei nello spazio assolutamente vuoto della scena. La porta è simbolo del confine e del passaggio attraversati da Anna nei suoi continui spostamenti tra la Russia e la Cecenia. La trascina sulla schiena come fosse una croce, la sbatte a terra provocando un rumore che fa sobbalzare lo spettatore inevitabilmente coinvolto nei suoi racconti. Sullo sfondo vengono proiettate date e immagini prevalentemente in bianco e in nero. Prima tra tutte quella di un caseggiato alveare in Cecenia, case tutte uguali in cemento grigio e nero. Poi l'evocazione di un gasdotto che attraversa il paese e della testa gocciolante di sangue di un guerrigliero ceceno agganciata ad un traliccio. Il monologo si apre con una domanda semplice ma inquietante <Che cosa è successo?>. Il racconto di Anna segue un frammentario ordine cronologico, con flashback dei ricordi dell'infanzia in Russia, digressioni sulla giornata tipo di una giornalista in missione in Cecenia <il ripostiglio del mondo dove nessuno deve ficcare il naso>, edialoghi immaginari della giornalista con giovani militari russi che sparano nel mucchio (<i fagotti umani >) e che sperano che la guerra non finisca mai.

Il tono di voce della Arvigo è distaccato, le parole sono sempre misurate e non cedono mai all'emotività. I discorsi sono diretti e asciutti, schietti e semplici e perfettamente in linea con lo stile della Politkovskaja che indaga sulla verità dei fatti fotografando una realtà complessa e agghiacciante allo stesso tempo. La denuncia è scomoda e rivela cifre che la Russia vorrebbe insabbiare. Venticinquemila persone scompaiono in Cecenia, i militari russi li caricano e poi non se ne sa più niente. Ognuno cerca qualcuno e improvvisa baratti per riavere le persone. Mentre in Russia si mandano in onda fiction che presentano la guerra in Cecenia come una guerra giusta e spacciano menzogne per verità, Anna denuncia con coraggio le autorità e si batte per difendere i diritti umani che vede costantemente calpestati. Stupri, violenze corporali, sequestri di persona, uccisioni di massa fanno parte di una routine quotidiana che banalizza l'atrocità del male.

Le descrizioni dei fatti sono estremamente vivide e dettagliate e lasciano trasparire lo sdegno per ciò che accade. Il loro obbiettivo è quello di creare consapevolezza. I racconti della distruzione di Groznyj da parte delle truppe russe, dell'attentato ceceno al Teatro Dubrovka del 2002 e del sequestro con ostaggi a Beslan nel 2004 sono fortemente evocativi e chiamano in causa lo spettatore. L'interpretazione della Arrigo, priva di enfasi e concentrata sul trattenimento delle emozioni, rivela una maturità espressiva esemplare, capace di tradurre la parola in immagine e di comunicare stati d'animo attraverso una gestualità estremamente contenuta. I suoi gesti essenziali danno ritmo al racconto che non trova il suo climax nell'uccisione di Anna nell'ascensore del suo palazzo a Mosca, ma nel commento finale di un uomo del Cremlino che nega l'esistenza della giornalista, liquidandola come nemica invisibile.

 

Scheda tecnica

DONNA NON RIEDUCABILE, memorandum teatrale su Anna Politkovskaja, di Stefano Massini. Un progetto di e con Elena Arvigo. Disegno luci: Rosario Tedesco e Elena Arvigo. Video designer: Andrea Basti. Regia a cura di Rosario Tedesco e Elena Arvigo.

Visto al Teatro Argot Studio di Roma nel maggio 2016.

Lo spettacolo venne messo in scena per la prima volta nel 2007, a pochi mesi di distanza dalla morte di Anna Politkovskaja (7 ottobre 2006).

 

 

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