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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Vita di Edoardo II d'Inghilterra di Bertold Brecht, secondo Andrea Baracco

 

 

Aveva appena ventisei anni, Bertold Brecht, quando scrisse Vita di Edoardo II d'Inghilterra con la collaborazione del romanziere Lion Feuchtwanger. Liberamente ispirata a Edward II di Christopher Marlowe, l'opera venne composta nel 1923 per il Kammerspiele di Monaco, dove venne rappresentata l'anno successivo. Poco conosciuto e pochissimo rappresentato, il testo è il risultato di un'operazione di riscrittura moderna strettamente legata alle esigenze della rappresentazione. L'opulento dramma elisabettiano viene trasformato in una <cronaca> agile e asciutta dell'inquieto regno del Plantageneto, tesa a rispecchiare la corruzione politica e il caos morale di quel travagliato primo dopoguerra che avrebbe poi generato mostri inimmaginabili.

Presentato al 66° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza, e riproposto al Teatro Vascello di Roma nell'ambito della rassegna <Le vie dei Festival>, l'adattamento scenico dell'esperimento brechtiano scritto e diretto dal giovane regista Andrea Baracco, si distingue per il suo scattante dinamismo, la perfetta tenuta dei ritmi dell'azione e per la sua fascinazione visiva.

Baracco opera direttamente sul testo di Brecht che viene ridotto al nocciolo da numerosi tagli interni e dalla eliminazione di quattordici personaggi. Ma non è da escludere che egli abbia tenuto in mente anche Marlowe nel suo tentativo di dar forma scenica al disfacimento morale e psicologico dei protagonisti e alle torbide passioni che li agitano.


 

La scena in penombra e semivuota, inondata a tratti da calde luci caravaggesche, focalizza l'attenzione del pubblico sulla debolezza e la dissolutezza di Edoardo, sul suo amore accecante smodato per Piers Gaveston, e sul suo scontro con Robert Mortimer che, oltre a divenire l'amante della regina Anna, si mette a capo della guerra civile scatenata dai nobili. I quattro personaggi principali sono affiancati dal Gran Priore, in veste di rappresentante del potere della Chiesa, e da un narratore che annuncia le fasi e i luoghi della vicenda storica e che scandisce i tempi dilatati dell'azione spostando in avanti le lancette di un enorme orologio bianco che campeggia sulla scena.

Pare che nella versione scenica del giovane Brecht, ancora lontano dall'elaborazione delle teorie dello <straniamento> e del teatro epico, fossero stati utilizzati dei cartelli per definire il complesso sviluppo della vicenda storica.

In realtà il narratore introdotto da Baracco neanche nomina tutti i personaggi che Brecht fa comparire in scena per raccontare le dinamiche di potere, i voltafaccia, gli intrighi e i tradimenti di una classe politica ancora più marcia del re.

L'amore omosessuale di Edoardo assume un rilievo maggiore nella messinscena di Baracco che pone l'accento sui guasti di un governo dominato dai sensi e non dalla ragione. Nella sua regia simbolica ed estetizzante, la cronaca storica lascia il posto ad un'analisi più attenta e morbosamente introspettiva dei due antagonisti principali.


 

All'inizio del dramma il giovane Edoardo scava nella fossa di suo padre, re Edoardo I, per arraffare la corona. Non fa in tempo ad indossarla che subito richiama dall'esilio il suo favorito scatenando le ire dei nobili e della Chiesa. Gaveston, il figlio di un beccaio, viene subito nominato Sire di Cornovaglia e il re fa scatenare una guerra civile pur di tenerselo tra le braccia. Apparentemente incurante del potere, Edoardo trasforma in eroica resistenza il suo estenuante rifiuto finale di abdicare. La sua rovina coincide con l'ascesa del filosofo Robert Mortimer che dimentica ben presto i suoi libri per prendere in mano le redini del potere e per tramare contro il re.

La regia crea dei giochi scenici alla Nekrosius creando una sorta di drammaturgia degli oggetti. Ciascun personaggio se ne trascina dietro uno come fosse un'escrescenza del suo essere. Edoardo rimane incollato ad una sedia di metallo che funge da trono, e poi se la porta sempre appresso legata ad una fune. La regina, senza fissa dimora, ha sempre con sé una valigia, sempre pronta a partire per la Francia da suo fratello il re. Mortimer si tiene stretta una pila di libri che poi non esiterà a sotterrare quando entrerà definitivamente nel ruolo del carnefice.

Il finale del dramma viene sintetizzato da una immagine di indubbia suggestione visiva con al centro la figura del re e ai lati quelle degli altri due coprotagonisti avvolti in un sudario di cellophane.

La bellezza delle immagini e la straordinaria energia dei giovani attori catturano l'attenzione del pubblico e strappano uno scroscio finale di applausi. Ma poi si esce da teatro con la sensazione che la ricercatezza formale sia in parte fine a se stessa. Perché lo spettacolo di fatto non riesce neanche ad alludere al nostro caos morale contemporaneo.

 

 

Scheda tecnica

Vita di Edoardo II d'Inghilterra, di Bertold Brecht, da Christofer Marlowe.  
Disegno luci: Javier Delle Monache. Assistente alla regia e costumi: Marta Genovese.  
Con: Mauro Conte, Aurora Peres, Gabriele Portoghese, Nicola Russo, Francesco Sferrazza Papa, Marco Vergani.  
Regia e adattamento di Andrea Baracco.  Produzione Teatro Franco Parenti, 369 gradi.  
Visto al Teatro Vascello di Roma nel settembre 2015.

 

 

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