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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Tre atti unici da Anton Cechov, di Roberto Rustioni

Presentato al Festival Castel dei Mondi in forma di "primo studio", ha debuttato in questi giorni al Teatro I di Milano, un vero gioiello di drammaturgia e regia, curato da Roberto Rustioni che vi compare anche in veste di interprete. Tre atti unici da Cechov mette insieme Una domanda di matrimonio (1889), L'orso (1888) e L'anniversario (1891) che l'autore stesso marchiò con la definizione " scherzo in un atto". Si tratta di opere comiche con elementi da vaudeville che segnano il passaggio di Cechov dalla narrativa al teatro, ma che contengono in nuce molti elementi dei suoi drammi più maturi. Anche quelli più caricaturali lasciano emergere quel senso amaro e sconsolato della vita che si svilupperà a tutto tondo nei drammi posteriori. La riscrittura scenica, curata da Chiara Boscaro in collaborazione con Filippo Renda, coglie a pieno gli elementi profondamente drammatici camuffati dalla verve comica dei tre atti unici e li lascia emergere in una partitura drammaturgica che li amalgama in una unica piéce in sè compiuta. I lunghi monologhi vengono sfrondati e piegati ad una dinamica scenica più dialogica e corale, e i tagli sono funzionali non soltanto alla perfetta tenuta ritmica della performance, ma soprattutto alla focalzzazione di quei temi che si associano al Cechov "maggiore". La solitudine, le difficoltà di comunicazione, la rinuncia al desiderio, la battaglia tra i sessi, riemergono senza tuttavia rinunciare alla sottile ironia e a quel senso del ridicolo della condizione umana che informa l'intero canone del grande drammaturgo russo.

Lo spettacolo è carattarizzato da una estrema levità e freschezza, da perfette scansioni ritmiche chiosate da passaggi coreografati e, soprattutto, dalla incredibile energia e spontaneità degli attori. Sebbene impegnati in più ruoli, entrano ed escono dai personaggi in modo assolutamente fluido e senza sovrapporre mai la recitazione alla verità degli stati d'animo.

La scena è essenziale, due file di sedie con abiti sistemati sulle spalliere per i cambi di costume a vista, due tavoli e i corpi vibranti degli attori che, prima ancora che lo spettacolo inizi, chiacchierano tra di loro, spiando di tanto in tanto il pubblico. Le due donne (Valentina Picello e Roberta Rovelli) indossano gonnelline da mercatino e scarpe da ginnastica, i due uomini (Antonio Gargiulo e Roberto Rustioni) sono in pantaloni neri e camicia bianca. Della Russia non rimane traccia e quando una musica ritmica sparata ad alto volume dà inizio allo spettacolo, gli attori si siedono sulle sedie e orchestrano con le mani movimenti sincroni e asincroni che anticipano le distonie dei personaggi.

Si parte con Una domanda di matrimonio, decapitata delle prime due scene in cui il possidente Ivan Lòmov viene a chiedere al suo vicino Stefàn Ciubukòv la mano della figlia Natàlia. Nell'adattameno i due vengono direttamente presentati alle prese con le loro difficoltà di manifestare i propri sentimenti e con il loro reciproco imbarazzo. Il fraintendimenti e gli equivoci di Natàlia che si convince che Ivan sia venuto a trovarla per reclamare la parte di una proprietà, esplodono in una violenta litigata che si risolve poi in un ballo sulle note di Edith Piaf. Fedele a Cechov, il regista lascia emergere la verità dei personaggi attraverso i silenzi ma esaspera il dinamismo dei movimenti e dei gesti. Una scelta che, più che tradire le didascalie dei tre atti unici, intende discostarsi dall'idea di staticità che spesso si associa alle opere più tardive di Cechov.

Il passaggio tra il primo e il secondo atto unico avviene senza soluzione di continuità, attraverso una scena in cui la coppia Natàlia-Ivan e quella formata dai protagonisti de L'orso (Popòva-Smirnòv) siedono a due tavoli distanziati nello spazio e comunicano esclusivamente attraverso gli sguardi. Fumano una sigaretta e tentano di far bruciare un fiammifero per intero, nella speranza che si avveri un sogno. E' una scena di grande efficacia simbolica e di magica sospensione temporale, immediatamente seguita da quella in cui l'inconsolabile vedova Popòva si scatena in un ballo solitario sulle note di Goran Bregovic. Non si tratta di un intermezzo tra un atto e l'altro, ma dello svelamento della maschera della donna che si è auto-reclusa in casa dopo la morte del marito. Il desiderio di vivere che lei tenta di reprimere, esplode in scena prima ancora del suo incontro con Smirnòv, che vuole ad ogni costo essere pagato di un credito che egli aveva con suo marito. Dinieghi, battibecchi e perfino una sfida a duello, sfociano in una coreografia che racconta il lieto fine.

L'anniversario dove il comico è portato ad un grado di esasperazione farsesca, vede impegnati tutti e quattro gli attori in un frenetico accumulo di situazioni paradossali. Il Presidente Scìpucin e il ragioniere Chìrin vengono letteralmente fatti uscire di testa da due donne, proprio nel momento in cui si apprestano a celebrare il quindicesimo anniversario della Banca. Tatìana, la moglie ubriaca di Scìpucin e la lamentosa Mierciùtkina che si ostina a chiedere un sussidio per il marito, innescano con le loro chiacchiere un meccanismo dinamitardo di nonsense che farà esplodere una violenza parossistica. Un gran finale che presenta un volto insolito di Ceckov, ma che pur nella sua diversità formale, riassume i temi dei precedenti. Sulle note di I feel free dei Cream,gli attori concludono la performance con una danza marionettistica che contraddice il testo della canzone. I personaggi sono creature ridicole, schiavi dei loro stessi desideri inappagati e delle incomprensioni che derivano dall'inefficacia e dall'ambiguità della parola. Ci rispecchiano e ci riguardano da vicino.

 

Scheda tecnica
TRE ATTI DA CECHOV. Traduzione e adattamento : Roberto Rustioni. Dramaturg : Chiara Boscaro. Consulenza : Fausto Malcovati. Movimento e coreografia : Olimpia Fortuni.
Con : Antonio Gargiulo, Valentina Picello, Roberta Rovelli, Roberto Rustioni. Ideazione e regia di Roberto Rustioni. Associazione teatro C/R– fattore K- Associazione Olinda in coproduzione con Festival Castel dei Mondi, Andria, 2012.

Prima nazionale : 29 novembre 2012, al Teatro I di Milano.
Visto al Teatro Quarticciolo di Roma, il 20 novembre 2012.

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