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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Ukiyoe. Il mondo fluttuante. Visioni dal Giappone



 

 

Fig. 1, Utagawa Hiroshige, Veduta dal piano superiore


Quel che affascina gli Italiani dei Giapponesi, e in generale della cultura dell’Estremo Oriente, è la capacità di comunicare idee e concetti, figure e sensazioni, attraverso la semplicità e la limpida chiarezza, che si riscontra nella molteplicità delle loro opere, sia che si tratti di un ideogramma che di un haiku, di un giardino (nihon teien)o di un bonsai, di un’architettura o di un brano musicale, oppure, come nella fattispecie, di rappresentazioni artistiche. Ma oltre all’essenzialità dell’estetica nipponica, richiamata pure dal rispetto e dall’utilizzo di materiali assolutamente naturali (l’acqua, la pietra, il legno, la carta…), non si può che ammirare l’attenzione calligrafica dedicata a ogni espressione e realizzazione dell’essere umano.

Non è qui nostra intenzione di risalire alle origini di tale antica filosofia, tuttavia, è evidente che le popolazioni del Sol Levante hanno da sempre manifestato un rispetto quasi maniacale nei confronti della natura e del paesaggio, il che non ha impedito loro di realizzare una miriade di distretti urbani, la cosiddetta “Grande Area di Tokyo”, considerata il più popoloso agglomerato metropolitano del mondo con circa 40 milioni di abitanti.
E proprio da Tokyo partiamo per questa avventura attraverso le “immagini del mondo fluttuante” (ukiyo-e), cioè nell’arte giapponese tra il XVII e il XIX secolo, in mostra presso il Museo di Roma a Palazzo Braschi fino al 23 giugno 2024.

Originariamente Tokyo era un piccolo villaggio di pescatori che si chiamava Edo, e che divenne un rilevante centro politico sotto il controllo economico e militare degli shogun che,a partire dal 1603, esercitarono un potere quantomeno parallelo rispetto a quello dell’imperatore. Ma soltanto due secoli dopo, con il declino dello shogunato, il sovrano Meiji vi trasferì la sede imperiale, che nel 1868 venne ribattezzata con il nome di Tokyo, ossia“capitale orientale”, perché più a est rispetto alla città di Kyoto, la capitale precedente. Ed è proprio dalla splendida epoca Edo (1603-1868) che provengono i 150 capolavori dell’innovativa arte giapponese in mostra, che comprende rotoli da appendere e da srotolare tra le mani, ma anche paraventi di grande formato, dipinti a pennello su seta o carta, oltre a libri illustrati e stampe realizzate in policromia con matrice in legno su carta; e poi strumenti musicali, giochi da tavolo, alcuni ventagli, un soprakimono e altri accessori del corredo femminile e maschile alla moda.

 

Fig. 2, Kikugawa Eizan, Raccolta moderna di bambini

 

Fig. 3, Kikugawa Eizan, Giovane donna

 

 

 Fig. 4, Utagawa Hiroshige, Veduta notturna

 

Questa esposizione, curata da Rossella Menegazzo, organizzata in ordine cronologico e in sette sezioni tematiche, rappresenta un punto d’incontro tra la cultura e italiana e quella nipponica, e narra la passione per il collezionismo e l’incontro con il Giappone di due viaggiatori italiani: Edoardo Chiossone e Vincenzo Ragusa, entrambi vissuti nella terra del Sol Levante nella seconda metà dell’Ottocento. Le xilografie giapponesi provengono, infatti, dalla collezione privata di questi due artisti e avventurieri: la mostra Ukiyoe. Il Mondo Fluttuante. Visioni dal Giappone è un’occasione unica per conoscere, scoprire e approfondire il ricchissimo patrimonio di arte giapponese raccolto da Chiossone e Ragusa, oggi conservato nel Museo d’Arte Orientale “E. Chiossone” di Genova e nel Museo delle Civiltà di Roma, all’EUR, dove dal 2016 è confluita la storica collezione del Museo Nazionale d’Arte Orientale “Giuseppe Tucci” di Palazzo Brancaccio.

Le opere di cui sopra forniscono un’ampia panoramica dei circa 250 anni di storia giapponese, contrassegnata da un lungo periodo di pace in cui ci furono numerosi cambiamenti sociali ed economici, tra cui la ripresa degli scambi commerciali con le potenze coloniali occidentali. Il filone artistico denominato ukiyoe, importato dalla Cina, non solo testimonia l’evoluzione economica della classe mercantile, ma ne tratteggia i mutamenti culturali - e filosofici - negli usi e nei costumi, nelle mode e negli abiti da indossare, nei luoghi naturali rappresentati e nelle vedute urbane più ricercate. Ma anche il teatro kabuki ne risulta influenzato, con i ritratti degli attori più noti fino a quelli delle cortigiane e delle geishe più famose riprese nelle case di piacere, durante gli spettacoli di danza, musica e di altri intrattenimenti. 

In questa raffinatissima e colorata esposizione, supportata da utili filmati illustrativi sulle tecniche di incisione, troviamo i nomi più illustri dei maestri dell’ukiyoe, da quelli meno conosciuti delle prime scuole seicentesche al celebrato Kitagawa Utamaro (1753-1806),rinomato per le numerose bellezze femminili(alcune piuttosto discinte per l’epoca), di cui vengono qui presentate delle raffinatissime stampe dei primi dell’800, tra le quali alcune della serie Occhiali moralizzanti dei genitori; di Keisai Eisen (1790-1848), invece, troviamo l’elegantissima xilografia policroma Cortigiana con l’ombrello sotto la neve; e anche Kikugawa Eizan (1787-1867) predilige ritrarre soggetti femminili: Giovane donna che gioca con un cagnolino in spalla (1809 ca.), e Raccolta moderna di bambini come tesori (1809); mentre Katsushika Hokusai (1760-1849) è rappresentato nella rassegna romana con due composizioni facenti parte delle “Trentasei vedute del Monte Fuji” (1830-1831): la Veduta del tramonto presso il ponte Ryōgoku dalla sponda del pontile di Honmaya e,specialmente, la Grande Onda di Kanagawa.

 

5, Kitagawa Utamaro, xilografia della serie Occhiali moralizzanti dei genitori

 

 

Fig. 6, Tōshūsai Sharaku, L’attore Tanimura Torazō

 

Fig. 7, Utagawa Kuniyoshi, Esibizione a Nishi Ryōgoku

 

Quest’ultima opera, ormai divenuta un’icona universale dell’arte, deve la sua popolarità alla forza rappresentativa della natura contrapposta alla fragilità degli esseri umani: la potenza dell’onda ruggente in primo piano, con le barche dei pescatori in balia dei marosi, in procinto di essere inghiottite dal mare, e l’indifferente immobilità del monte Fuji sullo sfondo. Molto originali anche le opere di Utagawa Kuniyoshi (1798-1861), di cui si può ammirare il trittico I tre vassalli (1861), che utilizzò il divertimento e l’ironia mostrando performance circensi colorate e assai spettacolari come Esibizione a Nishi Ryōgoku, oppure delle “teste composite” assemblate con figurine umane, alla maniera di Arcimboldo, il quale, accumulava oggetti, frutta, animali, a seconda del tema. Si vedano, a proposito, le spassose xilografie policrome intitolate rispettivamente: Fa paura ma è veramente una buona persona (1847 ca.) e Una giovane che appare come un’anziana donna (1847 circa). E rimanendo nel mondo del teatro citiamo Tōshūsai Sharaku, autore de L’attore Tanimura Torazō nel ruolo di Washizuka Happeiji (1794).

L’artista sicuramente più rappresentato nella mostra è Utagawa Hiroshige (1797-1858), uno degli esponenti nipponici più apprezzati, sia dagli impressionisti che dai postimpressionisti. Difatti, sia Van Gogh che Claude Monet e Toulouse Lautrec presero spunto, o addirittura riprodussero nel contesto artistico europeo, diversi capolavori dello straordinario pittore e incisore giapponese. La sua serie più famosa è rappresentata dalle Cento vedute di luoghi celebri di Edo (1856-1858), l’ultima opera del maestro, morto di colera prima di averla terminata. In realtà, la raccolta comprendeva 118 stampe a colori (da incisioni su legno), tutte in formato verticale, di eccezionale bellezza – oggi riproposte in un meraviglioso volume tradotto dal francese nelle edizioni de L’ippocampo – che ai tempi avrebbe deliziato con modica spesa gli appetiti estetici di nobili, ricchi e borghesi locali, artisti, turisti e viaggiatori stranieri: ne furono prodotte e vendute migliaia e migliaia di copie …

 

Fig. 8, Utagawa Kuniyoshi, I tre vassalli

 

Fig. 9, Utagawa Kunisada, Ventaglio rigido

 

 

10, Utagawa Kuniyoshi, Una giovane che appare come un’anziana donna

 

Noi potremo deliziarci lo stesso alla vista de I gorghi di Naruto nella provincia di Awa Tokaido, del 1855, anno del rovinoso terremoto, che provocò immani distruzioni e diecimila morti solo a Edo, della Veduta notturna di Saruwakamachi, il quartiere dei teatri (1856), e di Surugacho(1856), dove la sagoma imponente del Fuji si staglia su una affollata via commerciale, tra botteghe e magazzini; e infine goderci la Veduta dal piano superiore [della casa da tè Gankiro] nel quartiere di piacere di Miyozaki a Yokohama, stupendo trittico policromo del 1860 caratterizzato dall’intenso blu degli abiti delle cortigiane. Certo, si trattava di vedute urbane, brulicanti di popolazione, arrivata nel frattempo a due milioni di persone, ma anche di idilliache visioni, di rappresentazioni delle bellezze naturali colte nella mutevolezza delle stagioni, seppur venate di malinconia, presagio della prossima dissoluzione a causa della rapida avanzata della modernità e del progresso.

Il successo ottenuto da Hiroshige e dagli artisti dell’ukiyoe va spiegato anche con l’eccezionale qualità dei sistemi di incisione e di stampa, dato che i migliori artigiani di Edo misero al servizio dei pittori le proprie abilità e la propria esperienza nelle sofisticate tecniche apprese nel corso degli anni. Ecco perché la corrente artistica esaminata assunse i connotati di un vero e proprio affresco della società giapponese tra XVII e XIX secolo, e nel contempo illustrò la rapida evoluzione di un paese alle soglie dell’industrializzazione, investito da una estesa raffinatezza culturale testimoniata dalla diffusione delle arti intese come discipline formative non soltanto dell’individuo colto ma, data la produzione seriale di stampe, libri e immagini, di un pubblico assai vasto ed eterogeneo, sempre più a proprio agio con i nuovi valori estetici.

 

11, Katsushika Hokusai, La [Grande] Onda

 

Didascalie delle immagini

1, Utagawa Hiroshige, Veduta dal piano superiore [della casa da tè Gankiro] nel quartiere di piacere di Miyozaki a Yokohama (trittico xilografia policroma), 1860. Museo “E. Chiossone”

2, Kikugawa Eizan, Raccolta moderna di bambini come tesori, 1809. Xilografia policroma ©Courtesy of Museo d’Arte Orientale “E. Chiossone”

3, Kikugawa Eizan, Giovane donna che gioca con un cagnolino in spalla (particolare), 1809 ca.

4, Utagawa Hiroshige, Veduta notturna di Saruwakacho, 1856. Xilografia, 50,9 x 35,9 cm ©Courtesy of Museo d’Arte Orientale “E. Chiossone”

5, Kitagawa Utamaro, xilografia della serie Occhiali moralizzanti dei genitori, 1802-03. ©Courtesy of Museo d’Arte Orientale “E. Chiossone”

6, Tōshūsai Sharaku, L’attore Tanimura Torazō nel ruolo di Washizuka Happeiji, 1794. Xilografia policroma ©Courtesy of Museo d’Arte Orientale “E. Chiossone”

7, Utagawa Kuniyoshi, Esibizione a Nishi Ryōgoku dalla serie Hayatake, Torakichi. Fiori di Edo, foglie che pendono dagli alberi, 1857. Xilografia policroma, 35,5 x 24,5 cm ©Courtesy of Museo d’Arte Orientale “E. Chiossone”

8, Utagawa Kuniyoshi, I tre vassalli, 1861. Xilografia policroma, trittico ©Courtesy of Museo d’Arte Orientale “E. Chiossone”

9, Utagawa Kunisada, Ventaglio rigido (uchiwa) in carta con motivo di ritratto di attori kabuki. ©Courtesy of Roma, Museo delle Civiltà, collezione Vincenzo Ragusa

10, Utagawa Kuniyoshi, Una giovane che appare come un’anziana donna, 1847 circa. Xilografia policroma (nishikie) ©Courtesy of Museo d’Arte Orientale “E. Chiossone”

11, Katsushika Hokusai, La [Grande] Onda presso la costa di Kanagawa dalla serie Trentasei vedute del monte Fuji 1830-1832. Xilografia policroma ©Courtesy of Museo d’Arte Orientale "E. Chiossone"

 

Scheda tecnica

Ukiyoe. Il mondo fluttuante. Visioni dal Giappone, a cura di Rossella Menegazzo, dal 20 febbraio al 23 giugno 2024, Museo di Roma a Palazzo Braschi, Piazza San Pantaleo 10, Roma.

Orari, dal martedì alla domenica ore 10.00-19.00. La biglietteria chiude alle ore 18.00. Giorno di chiusura: lunedì.
Per info: tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 -19.00): www.museodiroma.it   

www.museiincomune.it

 

 

 

 

 

 

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