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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Testuali parole

A proposito di "Incompiuto"

 

 

Tutti in Italia siamo abituati a un certo livello di disordine, di incuria e di rumore che fa parte, alla fine, del nostro stesso modo di vivere. Per altri popoli, il Bel Paese ha un fascino particolare che risulta dalla singolare e poco spiegabile mescolanza di antiche grandezze e attuali squallori; ma nel panorama delle incredibili sciatterie legate al tempo presente (in particolare nella conservazione-distruzione del patrimonio artistico e nella totale assenza di gestione del territorio) alcune passano inosservate, eppure sono tra le peggiori: le opere pubbliche lasciate a metà, iniziate e non finite, mai demolite, testimoni paurosi e implacabili della corruzione e del malessere in cui l’Italia moderna ha vissuto e vive.

Affrontare seriamente, nel senso di metodicamente e con scrupolo, questo colossale tema delle opere incompiute - che dovrebbe essere e non è materia di analisi da parte di corsi universitari, centri di studi, enti sociali e politici -, è stata la scelta e l’impresa di Alterazioni Video, un collettivo di artisti nato nel 2004 a Milano, composto da Paololuca Barbieri Marchi, Alberto Caffarelli, Matteo Erenbourg, Andrea Masu e Giacomo Porfiri, oggi insediato a Berlino e a New York. La loro ricerca è serissima, appunto, ma con un colpo di bacchetta magica si è trasformata anche in un’ironica e devastante critica politica, che tutti dovrebbero leggere e conoscere.

L’attualità tragica del problema delle infrastrutture italiane (mi riferisco al crollo annunciato del viadotto del Polcevera nell’agosto del 2018), infatti, è stata strumentalizzata e sfruttata politicamente sino al limite ridicolo di colpevolizzare l’austerità imposta dalla UE; scoprire piuttosto come vengono buttati i nostri soldi, compresi quelli che l’Europa ci elargisce, sarebbe, per i nostri politici di qualunque partito e per quanti credono alle loro menzogne, un’autentica svolta di vita e di pensiero. Leggere Incompiuto potrebbe - chissà - aprire gli occhi a qualcuno.

Nel breve saggio introduttivo, Filippo Minelli e Davide Giannella scrivono: “Questo volume ci aiuta forse a comprendere come le opere incompiute siano la prova che il genere umano anche se non è perfetto si è evoluto; che per la prima volta nella storia siamo arrivati a toccare il fondo producendo le rovine che lo testimoniano, ma senza combattere una guerra”.1

Il libro nasce dalla fascinazione per queste rovine dell’incompiuto, percepita e analizzata dai cinque artisti, rovine non di qualcosa che c’era, ma di qualcosa che non c’è mai stato. In un’intervista che il collettivo ha rilasciato nel 2017 allla rivista Rolling Stone, si afferma anche che “Incompiuto è nato principalmente dal contrasto della percezione di vergogna che hanno gli abitanti dei luoghi che ospitano queste opere e la nostra che invece è stata una visione di qualcosa magnifico e speciale. Come uno skater che in un gradino vede il salto della vita o come un raver avrebbe potuto vedere lo stesso luogo come uno scenario perfetto per una festa. Per noi è stato lo stesso. Da qui è cominciata la nostra ricerca e ci siamo resi conto che in Italia di opere pubbliche incompiute ce ne sono una quantità infinita.”2



Il sottotitolo malizioso del libro è “La nascita di uno stile - The Birth of a Style”, che allude a una qualche somiglianza tra i vari pezzi di queste assurde architetture monche, deserte, fatiscenti o ormai invisibili; è lo stile più importante che l’Italia del secondo dopoguerra ha saputo creare, aggiungono gli autori, e ci fanno entrare nei gironi dell’inferno, fatto di blocchi di calcestruzzo, pilastri, ponti, strade, telai vuoti di cemento armato costruiti a volte in aree abbandonate, deserte, coperte di rovi, irraggiungibili, ma altre volte ben visibili nel vuoto, nel loro non essere ciò che dovevano essere.

Il collettivo ha saputo raccogliere per la pubblicazione del libro alcune pagine di commento scritte da personaggi illustri come Marc Augé, Robert Storr, Wu Ming, Antonio Ricci, Paul Virilio, Leoluca Orlando, Marco Biraghi, Salvatore Settis. Non sorprende la presenza di Ricci, fondatore di Striscia la notizia, cui la ricerca di Alterazioni Video deve molto. Nel volume, la spettacolare sequenza di fotografie, tra cui alcune del maestro Gabriele Basilico, riesce a dare vita e bellezza - come volevasi dimostrare - a questi oggetti orribili, corrosi, devastati dal tempo e dall’incuria.


 

Ma il libro non è fatto solo di immagini e di commenti, che sarebbe in fondo banale: è fatto anche di dati, dati preziosi, raccolti con tenacia dal collettivo in un catalogo ampio e dettagliato, vero cuore della ricerca; i dati ci dicono quanto è stato speso dai comuni, dalle province, dallo Stato, per costruire gli scheletri di tanti edifici mai completati.

La lettura del catalogo, certamente molto più noiosa di quella degli scritti di Biraghi o Settis, è tuttavia la più importante del libro e va fatta anche dai lettori distratti o veloci, che devono capire quanti soldi sono stati sprecati coscientemente, quanti soldi sono stati deviati dall’utile all’inutile, quanti soldi c’erano per poi non esserci più.

Ho a questo proposito il ricordo molto preciso di una frase detta da Paolo Berdini qualche anno fa, subito dopo che entrambi eravamo arrivati a Frascati in treno da Roma per la presentazione di un libro sulla città3 del quale eravamo co-autori. Berdini, che a quel tempo era solo un noto tecnico ed esperto di urbanistica e non l’ex-assessore di Roma protagonista di varie polemiche nella giunta del sindaco Raggi, iniziò il suo breve intervento con questa frase che ora cito a memoria con qualche approssimazione: “Sono arrivato a Frascati con il treno, che viaggia su un unico binario e per trenta chilometri impiega tre quarti d’ora; se ora andassimo a cercare i soldi per modernizzare questa linea ottocentesca ci direbbero quello che tutti dicono in questi casi, e cioè che ‘i soldi non ci sono’. Ma mentre salivamo qui, il treno è passato vicino alla struttura colossale dello stadio del nuoto di Calatrava, che sta lì da anni, incompiuto e abbandonato, ed è costato 500 milioni di euro. Con quei soldi si rifacevano tutte le ferrovie dei Castelli. I soldi ci sono, si tratta di scegliere come spenderli”. 


Nel paese della malavita organizzata e dei malgoverni, lo sanno tutti dove finiscono i soldi. Incompiuto ce ne dà un immagine spaventosa e memorabile.

Ecco allora una sintesi dei dati (con la doverosa precisazione che si tratta solo di opere strettamente pubbliche e solo di quelle scoperte dal collettivo):

696 edifici incompiuti scoperti in Italia, di cui 34 nella provincia di Messina, 29 in quella di Agrigento, 29 in quella di Sassari, etc.,

2205 ettari di terreno occupati dagli edifici incompiuti,

1176 mesi di lavoro nei cantieri,

7389 miliardi di euro spesi (buttati).

Un’ultima annotazione va fatta sulle caratteristiche insolite della pubblicazione, stampata in formato A4 su carta leggera ma ricca di illustrazioni a colori, presentata in edizione bilingue, racchiusa in una semplice coperta morbida grigia che vuole forse ricordare una dispensa universitaria.

 

 

 

Note al testo

1 F. Minelli, D. Giannella, Quello che resta - What remains, pag. 6.

3 Aa. Vv., Ripensare la città, Punto Rosso, Milano 2010

 

Scheda tecnica

Alterazioni Video, Incompiuto. La nascita di uno Stile-The birth of a style,  ediz. bilingue, Humboldt, 2018, p. 332 p., EAN 9788899385460, € 30.

 

 

 
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