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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
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Per i soldati sovietici caduti nella battaglia di Berlino, 75 anni fa

 

La liberazione di Berlino del maggio 1945 è spesso ricordata con la fotografia di un soldato sovietico che issa la bandiera comunista sul tetto del Reichstag, alle sue spalle le mostruose rovine della città devastata dai bombardamenti. I sovietici grazie a quella cruenta battaglia poterono guadagnarsi il settore di occupazione più ampio e ricco della città, che comprendeva il centro storico con varie periferie residenziali, e che si sarebbe in seguito chiamato Berlino Est (Ost Berlin).

Per ricordare i suoi soldati caduti, oltre 70mila, l'URSS costruì tre memoriali, uno dei quali, posto a poche centinaia di metri dalla Porta di Brandeburgo, è oggi assurto a simbolo della riunificazione dopo essere stato per decenni il riferimento più drammatico della separazione. L'otto maggio del 2020, 75 anni dopo la fine del nazismo, la cancelliera e il presidente della Germania hanno celebrato qui l'anniversario.

Un altro memoriale è nella zona di Pankow, ma il più grande e impressionante dei tre è senza dubbio quello di Treptower Park, lontano dal centro, in una periferia non certo elegante che ancora respira l'aria grigia del socialismo reale.

Più che di un monumento o di un memoriale, normalmente percepibili come opere uniche, il Sowjetisches Ehrenmal im Treptower Park è un grande cimitero, un'area delimitata da opere architettoniche e scultoree che ne strutturano il significato. In realtà, il luogo ospita oltre cinquemila tombe dei soldati caduti, due ingressi sui viali cittadini che circondano il parco, un portale titanico, una impressionante sequenza di grandi bassorilievi marmorei e un mausoleo sormontato da una colossale statua di bronzo. Gli aggettivi non sono eccessivi, perché puntano a segnalare le dimensioni del tutto, mentre è più difficile trasmettere l'emozione che si prova, nonostante la palese retorica tipica dei totalitarismi. È un dato costante nella nostra esperienza con i fenomeni artistici, la suggestione che possono ispirare anche al di là della qualità. Davanti a certe dimensioni non si resta indifferenti, e se nella grandezza si insinua anche un qualche sentimento, quel sentimento ne risulta moltiplicato, anch'esso ingigantito. 

Una fotografia aerea può dare un'idea del luogo. 

Il progetto, completato nel 1949, fu di Jakov Borisovič Belopol'skij, ma certamente la supervisione fu di Stalin. Dopo molti anni di incuria, il memoriale fu ripulito e risanato dopo il 2000 (e all'inaugurazione era presente non più un dittatore comunista sovietico, ma il tuttora in carica presidente russo Vladimir Putin).

Qualche anno fa, in un bel libro dedicato interamente a Berlino, Eraldo Affinati aveva scritto una pagina sul memoriale, immedesimandosi nei giovani soldati russi morti che ora parlano al visitatore:

Fatti la croce, oppure pensa al tuo Dio, comunque vieni verso di noi. Nel viale d'asfalto troverai una donna che piange. È nostra madre. L'hanno scolpita così, in ginocchio, a testa bassa, la mano chiusa per coprirsi il petto. 
Siamo i suoi figli perduti: 5000 Ivan caduti per la conquista della città che stai visitando. Eravamo riusciti a restare vivi fino al 1945! Ce l'avevamo quasi fatta. Cademmo nella battaglia finale. Guàrdati intorno. La maggior parte di noi aveva vent'anni. Vedi quel soldato laggiù, trionfante sulla cima del monumento, che fa a pezzi la svastica e salva il bambino? Anche lui è nostro fratello.

Entriamo allora, seguendo Affinati; dopo l'ingresso, la statua granitica della madre di tutti, una donna che piange, in ginocchio, a testa bassa, la mano chiusa per coprirsi il petto.

    

Poi il gigantesco portale, con i due soldati e le bandiere sovietiche. Lungo la vasta piazza, le 16 pietre tombali (una per ogni repubblica sovietica) con le frasi in tedesco e russo di Stalin a celebrare la vittoria e il sacrificio, e i rilievi di stampo eroico-militare.

  

    

  

Sulla collinetta in fondo, elevato, il mausoleo, con quel soldato laggiù, trionfante sulla cima del monumento, che fa a pezzi la svastica e salva il bambino. I morti si trovano sui lati, nel terreno alberato che confina con il grande parco urbano e con la Spree che attraversa Berlino.

 

 

 

Scheda tecnica

Sowjetisches Ehrenmal im Treptower Park, Puschkinallee, 12435 Berlin, Germania, aperto 24 ore su 24

 

Testo citato

Eraldo Affinati, Berlin, Milano, Rizzoli, 2009, pag. 145

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