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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Testuali parole

Louise Bourgeois

È una delle più note artiste del Novecento. Una che ha attraversato il secolo breve e si è avventurata anche dietro l’angolo, fino al 31 maggio 2010, quando è morta a New York all’età di novantotto anni.Una di quelle persone che riesci ad immaginare solo vecchia, con le rughe, o bambina. O meglio: una vecchia con uno spirito da bambina, che della sua infanzia ha fatto il perno di tutta la sua opera. Prolifica, solitaria, indifferente alle mode e alle correnti artistiche, eppure di esse consapevole, ha seguito un suo percorso personale e simbolico, incentrato sulla prima infanzia e sui traumi ad essa relativi, da esorcizzare col lavoro di una vita intera. Un lavoro che le costava fatica e che aveva, a suo dire, molto a che fare con la capacità di sopportare le privazioni. “Si è forgiati da ciò a cui si resiste e dai fallimenti” diceva Louise.
Ogni opera da lei realizzata, nella sua vasta ed eterogenea produzione, era per lei un esorcismo. “Esorcizzare fa bene. Cauterizzare, bruciare per guarire. E' come potare gli alberi. La mia arte è questo. Lo so fare bene.” Il dolore è il principale soggetto di cui si è occupata, per dare significato a forme di frustrazione e sofferenza che aveva troppo presto conosciuto. Ma anche la paura, l’amore, la violenza e la memoria, in quanto parti fondanti della vita di ogni uomo e ogni donna che si rapporti, volontariamente o meno, con gli altri.

Spesso Louise si serviva di forme simboliche semplici per esprimere diversi modi di affrontate la vita. Una per tutte: la spirale. “La spirale è il tentativo di controllare il caos. Ha due direzioni. Dove ci si colloca, alla periferia o al vortice? Cominciare dall'esterno è paura di perdere il controllo; l'avvolgimento è serrarsi, ritirarsi, comprimersi fino a sparire. Cominciare dal centro è affermazione, muoversi verso l'esterno rappresenta il dare e l'abbandonare il controllo; la fiducia, l'energia positiva, la vita stessa.” Si rivolgeva ad ognuno il suo messaggio, pur scaturendo da un bisogno personale e fortemente autobiografico. I maggiori traumi di questa artista erano legati alla sua infanzia e al rapporto con i genitori, per i quali si sentiva un peso e una mancata soddisfazione. Louise raccontava di un padre di fronte al quale si sentiva insignificante e che, allo stesso tempo, odiava per la spudoratezza del tradimento nei confronti di sua madre e dei figli. Questo è stato il rapporto che forse ha maggiormente segnato la sua vita, la sua opera artistica e anche letteraria (con la raccolta di scritti La distruzione del padre, editi per la prima volta nel 1974). Diversamente, anche la madre lasciò in lei una forte impronta. Una mamma insieme predatrice e protettrice, sinistra ricattatrice e operosa riparatrice. “Mia madre sedeva al sole per ore a aggiustare arazzi. Le piaceva davvero. Questo senso di riparazione è profondamente radicato dentro di me. Rompo tutto ciò che tocco perché sono violenta… Rompo le cose perché ho paura e passo il tempo a riparare.” Facile riconoscere la madre di Louise in uno dei suoi simboli più conosciuti: il ragno.

Non si limitano però all’infanzia gli episodi che hanno segnato la vita e l’opera di questa artista. Certamente fondamentali furono gli incontri giovanili con altri artisti, come Léger che fu suo maestro, o come Rothko, Giacometti, Bretòn e Duchamp (“Breton e Duchamp mi rendevano violenta… il loro pontificare… Essendo un’esule, le figure paterne mi davano ai nervi”). In generale Louise Bourgeois non si sentiva rispecchiata da nessuna delle avanguardie artistiche in quanto “maschili”. Come artista donna, era difficile trovare un posto all’interno di questi gruppi, ma Louise non desiderava davvero farne parte. Si sentiva più affine ad altri artisti solitari come Francis Bacon, o Robert Mapplethorpe, autore del suo più celebre ritratto.

Una donna non ha spazio come artista finché non ha ripetutamente dimostrato che non si lascerà eliminare.”

E Louise Bourgeois fu anche la prima donna a cui il MOMA di New York dedicò una retrospettiva personale, nel 1982. Fu quello l’apice della sua notorietà e l’inizio di un periodo di grandi mostre che è giunto oggi ad una svolta con l’esposizione presso la Fondazione Vedova a Venezia, che si è aperta il 5 giugno e chiuderà il 1 settembre 2010. È questa l’ultima mostra alla cui realizzazione Louise Bourgeois ha partecipato direttamente. Louise Bourgeoise: The Fabric Works comprende per lo più montaggi ed assemblaggi di pezzi di suoi vestiti e stoffe, esposti assieme alla sua celebre scultura Crouching Spider (2003). Tutti lavori realizzati tra il 2002 ed il 2008, ultimi anni della produzione di questa artista, ma che rivelano ancora la sua energia dirompente e una grande ricchezza storico-simbolica. La mostra è curata da Germano Celant assieme Jerry Gorovoy, dello Studio Bourgeois di New York. Occasione per salutare una donna speciale che molto sapeva sui rapporti e sulla natura dell’uomo e della donna.

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