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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Un camaleonte alla conquista del West

 

 

Rango

Regia: Gore Verbiski

Distribuzione: Universal

 


 

 

 

 

 

“La vita è una sceneggiatura che ha meno varianti di un buon film western”
Sam Peckinpah

Solo gli ultraquarantenni svezzati con scodelle di pastasciutta, cresciuti con le melodie di Mina e Lucio Battisti, e ipnotizzati dal “coloratissimo” bianco e nero di Carosello potranno ricordare Gringo, il mitico pistolero testimonial di una nota marca di carne in scatola. Presentato da un’efficace musichetta country, da un azzeccato coretto virile e da una grafica stile western, misto di animazione e foto, con immancabile voce off in rima, egli giungeva a castigare il perfido Black Jack e, allo scoccare delle 12, “il mezzogiorno di cuoco”, a magnificare le qualità del manzo in lattina. Gringo, appunto, espressione pubblicitaria del cowboy all’italiana, popolarissimo tra la metà degli anni Sessanta e la metà del decennio successivo, ispirato alla canzone di Adriano Celentano Ringo (cover dell’omonimo pezzo di Lorne Greene), può essere considerato l’antesignano ideale di Rango, l’eroe squamoso che la Paramount Pictures ha presentato nelle sale a partire dall’11 marzo.

Ottimamente diretto da Gore Verbiski - già autore della saga Pirati dei Caraibi - al debutto nella regia di un cartoon, Rango è certamente destinato a diventare il lungometraggio di riferimento del genere western animato. Non solo perché la prestigiosa Industrial Light & Magic, nota compagnia di effetti visivi, si è occupata del film, ma anche perché la voce del protagonista (Johnny Depp) e degli altri attori-doppiatori (Isla Fischer, Abigail Breslin, Alfred Molina, Bill Nighy, Ray Winstone…) sono state registrate insieme, come in una recitazione dal vivo, e il risultato della versione in lingua originale ne trae un evidente beneficio in termini di coralità.

L’antefatto si svolge all’interno di un terrario in vetro trasportato nel retro di un’automobile in viaggio attraverso il deserto Mojave, in California. Rango, uno strano camaleonte in crisi d’identità, in compagnia del torace e del braccio destro di una Barbie, e di un pesce di plastica, s’interroga su se stesso: “Chi sono io? Eroe, attore, o che altro?”. Non c’è molto tempo per la risposta dal momento che il terrario viene sbalzato sull’asfalto e finisce in frantumi. Salvatosi per un pelo da un probabile investimento, il piccolo rettile si rifugia ai margini dell’autostrada, e su consiglio di un armadillo ferito da un veicolo decide di affrontare il deserto per arrivare in un fantomatico villaggio del Vecchio West.

Il caldo e la vistosa camicetta hawaiana ne fanno una preda allettante per qualunque cacciatore. Difatti, sfugge miracolosamente a un falco prima d’incontrare Miss Borlotta, una coraggiosa lucertola proprietaria di un ranch ereditato dal padre, e pervenire alfine a Dirt, cittadina assolata e polverosa funestata da una siccità biblica. Spossato e assetato Rango entra in un saloon affollato da un variegato bestiario antropomorfo, in prevalenza originario dell’ecosistema desertico: scorpioni e porcospini, fenicotteri e ratti di cactus, iguana e maiali, rospi e salamandre, volpi rosse e corvi di Chihuahua. Il nuovo arrivato è il benvenuto, purché non chieda acqua. Allora, con un succo di cactus in mano, Rango inizia il proprio panegirico che giunge rapidamente all’apoteosi allorché arriva ad attribuirsi l’uccisione dei sette fratelli Jenkins con un’unica pallottola!

Neanche il tempo di rendersi conto di quanto l’abbia sparata grossa che il falco predatore di prima lo punta decisamente costringendolo a una fuga concitata attraverso i vicoli e le stradine del paese: chi insegue chi? Per sua fortuna Rango finisce per mettere fuori combattimento definitivamente il pericoloso rapace, così la popolazione può festeggiarlo come un vero eroe. Inoltre, il losco sindaco di Dirt, una vecchia tartaruga, lo blandisce nominandolo sceriffo. “Controlla l’acqua e controllerai ogni cosa!”, sentenzia maliziosamente il primo cittadino.

Lucidata la stella, e adeguato il proprio look all’incarico ricevuto, Rango assiste a una specie di balletto rituale che precede il rifornimento dell’acqua, come ogni mercoledì allo scoccare del mezzodì; ma stavolta dal rubinetto sgorga solo fanghiglia. Nemmeno in banca ci sono più “liquidi” a sufficienza. E le pur scarse riserve di lì a poche ore verranno trafugate da ignoti. Perciò lo sceriffo organizza una battuta di caccia ai ladri inseguendoli al galoppo sul magnifico sfondo della Monument Valley. Nonostante le apparenze la retata non sortisce esiti positivi, cosicché la popolazione mostra sempre più il proprio malcontento destinato a svilupparsi ulteriormente allorché Jake Sonagli, un orrendo crotalo richiamato dal sindaco, tornerà a minacciare la cittadina umiliando e scacciando il povero camaleonte.

Rango ritrova così l’autostrada che l’aveva catapultato nell’avventura. Depresso e stordito si abbandona alla più cupa disperazione, e a una notte popolata da mille incubi. Dall’altra parte della carreggiata, nella luce accecante del mattino, solo le parole dello Spirito del West (il fantasma di Clint Eastwood?) e la comparsa del “carro di alabastro” lo convincono a rientrare nel mito. Rango dovrà recuperare l’acqua per salvare i cittadini di Dirt, e il proprio onore; allora potrà ritrovare finalmente se stesso, perché nessuno può tirarsi fuori dalla propria storia. Dunque, sfiderà l’orribile serpente al rintocco del mezzogiorno, non prima di aver elaborato un folle piano: funzionerà?

È quanto scopriranno gli spettatori, piccoli e grandi, che si recheranno al cinema a godersi le bislacche avventure di questo simpatico camaleonte, sovente apostrofato, suo malgrado, come lucertolone. I bambini saranno conquistati dalla varietà dei personaggi e dal continuo susseguirsi dei colpi di scena, dall’itinerario di formazione intrapreso dal giovane eroe, e dalla tensione drammatica suscitata dai malvagi. Gli adulti, invece, troveranno vari motivi di divertimento nell’ironia e nell’orgia di citazioni cinefile che compaiono nelle sequenze del lungometraggio, tra le quali non possiamo dimenticare quella dell’attacco aereo dei pipistrelli sulle note della Cavalcata delle Valchirie.

Un discorso a parte merita il quartetto di spassosissimi gufi mariachi, i quali, ricoprono la funzione di coro e voce narrante, sottolineando con spiritosi intermezzi musicali i momenti salienti della vicenda, magistralmente commentata da Hans Zimmer (Il Re Leone, Il gladiatore, La sottile linea rossa, L’ultimo samurai, La maledizione della prima luna, Batman Begins e Inception sono solo alcuni dei titoli musicati dal geniale compositore tedesco) che ricalca abilmente gli stilemi del western classico e di quello “all’italiana”. Tra le canzoni, da non perdere Rango Theme Song, struggente ballata - che passa sui titoli di coda - eseguita dai Los Lobos (noti per la loro versione de La Bamba) in cui non è difficile scorgere echi di Rawhide e sonorità di Ennio Morricone.

Con quest’eccellente realizzazione Verbinski da un lato rafforza la sua collaborazione con Johnny Depp, il quale dà vita a un personaggio, Rango, che per vari aspetti ne rappresenta la versione animata, ricalcandone l’andatura e una certa surreale espressività, al punto da potersi ritenere una sorta di alter ego dell’attore americano. Dall’altro, il regista californiano ribadisce il diritto del genere western a rimanere nel mito della cinematografia attraverso un messaggio sofisticato che paventa il pericolo che esso possa finire divorato dalla modernità. L’autostrada che delimita il mondo della leggenda da quello contemporaneo rappresenta la riuscita metafora di tale destino.

Dunque, non rimane che percorrere fino in fondo quella strada che conduce all’oblio delle vecchie tradizioni. Altrimenti, si rischia di venir schiacciati inesorabilmente dal tempo che corre. Oppure, si rimane fuori, senza speranza, in un vuoto dove l’eroe non ha più ragione di esistere.

Rango, piccola enciclopedia del western

Anche chi non ne ha mai visto nessuno ha chiara l’iconografia del western. È un marchio a sei “c”: cow-boy, cappello, cavallo, colt, cactus, carovana. […]”

Pierre Murat e Michel Grisolia, Cinegamebook – Tutto quello che c’è da sapere sul cinema

Va dato atto alla Paramount Pictures di aver risvegliato quell’interesse per il genere western che pareva assopito, specialmente a causa dei tanti critici che da tempo ne vaticinavano l’inevitabile declino. Ma il recente successo de Il Grinta, dei fratelli Coen, e l’imminente uscita di Rango, stanno dimostrando l’ottima scelta di direzione da parte della casa cinematografica sorta nel 1912, sia con il film live action che con l’originalissima animazione diretta da Gore Verbinski. Sicuro è che se si ripercorre a ritroso la storia delle produzioni animate si fatica a ritrovare titoli di una certa qualità che presentino elementi ascrivibili al genere in questione.

Tra questi spicca il capolavoro di Bruno Bozzetto, West and Soda (1965), uno dei primi lungometraggi animati italiani che inaugura il fenomeno dello spaghetti western, giacché rilegge i classici della cinematografia western alla luce della parodia e della citazione, in chiave umoristica e surreale. Il pistolero Johnny, protagonista dell’avventura, era ispirato a Shane (Alan Ladd), l’eroe biondo de Il cavaliere della valle solitaria (1953) di George Stevens.

Sam il ragazzo del West è, invece, un anime ispirato a un fumetto nipponico, ed è stato trasmesso in patria in 52 episodi complessivi tra il 1973 e il 1974. In Italia è approdato negli anni Ottanta senza particolare clamore. A questo progetto che narrava le gesta di un giovane, figlio di una pellerossa e di un giapponese, divenuto un infallibile tiratore al servizio della giustizia, hanno partecipato i nomi più illustri dell’animazione del Sol Levante, da Shingo Araki ad Hayao Miyazaki.

La breve rassegna prosegue con Fievel conquista il West (1991), una produzione di Steven Spielberg ricca di riferimenti al cinema di Sergio Leone, che porta il topino protagonista nelle lande selvagge dell’Ovest; con Continuavano a chiamarlo il gatto con gli stivali (1968), diretto da Kimio Yabuti, e con Mucche alla riscossa (2004), una commedia brillante ambientata in un ranch dove i tre bovini protagonisti, aiutati dagli altri animali, si adoperano per salvare la fattoria dove vivono, sconfiggendo il cattivo di turno, un ladro di bestiame.

Alla luce di tutto ciò Rango si afferma come la pellicola animata esemplare della fiaba archetipa sulla frontiera americana, non solo in quanto utilizza adeguatamente gli stereotipi del genere (vedasi la citazione di Murat e Grisolia in testa all’articolo), oppure perché dissemina il racconto di riferimenti al western classico e a quello “all’italiana”, ma anche per le citazioni – talvolta dotte, talaltra più popolari – provenienti dalla storia della cinema.

Così, all’irrinunciabile omaggio a John Ford, con la riproduzione del palcoscenico ideale della Monument Valley, e con l’inseguimento alla diligenza (in realtà una grossa tanica d’acqua) che rievoca Ombre rosse, il cinema di Sergio Leone la fa da padrone con lo scenario caldo e polveroso di Dirt City, con l’utilizzo sapiente e insistito dei primi piani e dei dettagli, con la musica evocativa di Hans Zimmer. Ciliegina sulla torta la presenza dello Spirito del West sotto le spoglie del più famoso pistolero che indossi il poncho: Clint Eastwood.

Naturalmente, Verbinski non dimentica di celebrare Mezzogiorno di fuoco di Fred Zinneman con il duello in strada intercalato dalle inquadrature dell’orologio della banca, o I magnifici sette di John Sturges, con lo schieramento in strada dello sceriffo e dei suoi aiutanti prima della caccia ai ladri dell’acqua. E la scena dell’inseguimento da parte dei pipistrelli lungo il canyon, che pare ispirata alla corsa degli sgusci di Guerre Stellari – La minaccia fantasma, è commentata dalla wagneriana Cavalcata delle Valchirie, a ricordare la carica degli elicotteri USA in Apocalypse now di Francis Ford Coppola, mentre le successive evoluzioni aeree di Rango vengono accompagnate dal valzer Sul bel Danubio Blu di Johan Strauss jr., citazione di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick.

E non manca neppure l’occasione per ricordare il maestro del thriller, Alfred Hitchcock, quando il falco predatore cala in picchiata per attaccare l’accaldato camaleonte che si è appena allontanato dall’autostrada, così come accade all’incredulo Cary Grant, minacciato da un aeroplano, in Intrigo Internazionale, capolavoro del 1959. Lo stesso anno di A qualcuno piace caldo (Billy Wilder), di cui, nel cartone, viene nominato il suo celeberrimo adagio finale: “Nessuno è perfetto!”. E se ribadire il concetto del “cerchio della vita” richiama alla mente le vicende de Il Re Leone, la frase che meglio descrive lo spirito di questo splendido spaghetti western animato viene pronunciata dal temerario protagonista, circondato, assieme ai suoi, da una numerosissima banda di pipistrelli capitanata da un opossum: “Nessuno balla il tango senza Rango!”

 

Estratto da PRIMISSIMA SCUOLA n.1 febbraio-marzo 2011

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