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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

50 anni per scoprire il mondo. E ritrovar l’amore…

 

 

Le avventure di Sammy
(Around the world in 50 years)

Regia: Ben Stassen

Distribuzione: Eagle pictures

 

 

 

 

 

 

 

Mentre, una notte, se n'annava a spasso,
la vecchia Tartaruga fece er passo

più lungo de la gamba e cascò giù
co' la casa vortata sottinsù.
Un Rospo je strillò: “Scema che sei!
Queste so' scappatelle
che costano la pelle...”

Lo so: - rispose lei -
ma, prima de morì, vedo le stelle.”

Trilussa, La Tartaruga

 

Fin dall’antichità la tartaruga ha simboleggiato la longevità, la stabilità e la pazienza, e ogni sua immagine è stata utilizzata per manifestare la forza tranquilla, la solidità e la continuità del mondo. Per la Eagle Pictures essa ha rappresentato una sorta di amuleto in quanto nel 2010 ha ottenuto svariati successi con film come Dorian Gray e The Twilight Saga - Eclipse, Step Up 3D e Basilicata coast to coast, quest’ultimo una sorta di elogio alla lentezza. Inoltre, ha portato al cinema Oceani 3D, uno straordinario documentario – recensito nel numero di aprile di PRIMISSIMA SCUOLA – in cui una tartaruga marina guida lo spettatore attraverso le meraviglie del “pianeta blu”, e dulcis in fundo, l’animazione tridimensionale qui in esame, Le avventure di Sammy, dal prossimo 22 dicembre nelle sale italiane.

La vicenda è narrata in prima persona da Sammy, un’ormai matura tartaruga, in un lungo flashback intercalato da allegri ritmi caraibici. Il protagonista racconta la schiusa delle uova, cinquant’anni prima, su una spiaggia deserta della California. Tra le decine di tartarughine entrate nel mondo scorge la deliziosa Shelly, ed è amore a prima vista. Ma per i neonati le insidie sono appena iniziate: un paio di voraci gabbiani li rapiscono, e Sammy, con coraggio e un po’di fortuna, riesce a liberare se stesso e la sua amica; ma un attimo dopo lei è nuovamente scomparsa.

Nel corso del lungo viaggio che affronterà attraverso i mari prima di ritornare al lido natio, sebbene rincuorato dalla speranza di ritrovare la sua Shelly, Sammy dovrà affrontare numerosi pericoli: i veloci barracuda, i feroci squali bianchi e le reti che destinano gli esemplari più teneri ad arricchire il brodo di un’apprezzatissima zuppa. Ma chi, se non l’uomo, è capace di simile nefandezza? Sì, l’uomo che ha messo in pericolo l’ambiente marino con la plastica, con le piattaforme petrolifere, con gli idrocarburi sversati dalle navi, con l’immondizia e i rifiuti, con i container e le vecchie imbarcazioni abbandonate. “Gli umani” – riflette la voce narrante – “sono strane creature: alcuni trasformano l’oceano in una discarica, mentre altri si danno da fare per ripulirlo!”

Dunque, Sammy ha recuperato il comodo relitto di una zattera e ci si è installato seguendo la corrente giusta. Dopo poco incontra Ray, un coetaneo piuttosto rotondetto e spiritoso che lo accompagnerà per più di un decennio con la sua simpatia e le sue “emissioni gassose”, dovute alle scorpacciate di piccole meduse. Assieme vivranno momenti di assoluta felicità, e schiveranno innumerevoli difficoltà, ma un giorno i due amici, catturati dalle reti a strascico, vengono separati. Sammy viene ributtato in mare, ma di Ray perde ogni traccia…

Spossato e sconsolato, Sammy arriva sulla spiaggia di Big Sur (California centrale) dove viene soccorso da una coloratissima comunità di hippy che lo eleggono propria mascotte, gli disegnano il simbolo della pace sulla corazza e gli presentano Vera credendo che Sammy possa accoppiarsi con una tartaruga più grande d’età. Lei sorride divertita ironizzando sulla propria mole: “Una tartaruga grassa è una tartaruga felice!”. I figli dei fiori sono gentili e gli leggono Il giro del mondo in ottanta giorni, un’avventura particolarmente gradita da Sammy; tuttavia Fluffy il loro gatto dall’inflessione francese, è geloso e mette in guardia la giovane tartaruga da quelle persone. Quando la comunità di fricchettoni viene sollecitata dalla polizia a liberare la spiaggia, Sammy rimane solo.

Le note di California dreaming costituiscono il commento musicale più appropriato…

In seguito, scampato all’assalto di uno squalo, Sammy incontra nuovamente Shelly: neanche lei l’ha dimenticato. Insieme progettano di vedere il mondo, in particolare la curiosità di Sammy è attratta dall’oceano di ghiaccio, perciò punteranno verso un fantomatico “passaggio segreto”: il Canale di Panama? Ma i due arrivano presso le acque dolci amazzoniche dove verranno assaliti dai piranha e Sammy verrà catturato da un’aquila pescatrice. L’abbattimento da parte degli umani dell’albero in cui è prigioniero non eviterà la nuova scomparsa di Shelly tra le eliche di decine di imbarcazioni.

Sammy riprende il suo viaggio: la corrente antartica è la chiave per giungere agli oceani di ghiaccio. Laggiù, nelle acque gelate, a cavallo di un vecchio frigorifero incontra una saggia megattera che fa appena in tempo a istruirlo, quando un arpione indirizzato evidentemente al cetaceo colpisce il frigo e scaraventa la tartaruga in mare. Per fortuna i cacciatori di balene vengono messi in fuga dall’equipaggio di una nave oceanografica che lo strappa alla morte per assideramento. Sammy viene curato, censito e rimesso in mare proprio dagli hippy che aveva conosciuto tempo prima: sono studiosi e svolgono ricerche in mare, altro che cattivi! Dopo poco tempo ritrova Ray imprigionato in un container, e lo salva. L’amico rievoca i vecchi tempi e lo conduce nella propria comunità, sita in un fondale che contiene alcune grandi carcasse di navi: forse laggiù potrà ricongiungersi con l’amatissima Shelly…

Naturalmente non sveliamo la conclusione che presenta alcuni divertenti colpi di scena; diciamo, però, che al termine del flashback Sammy adulto fornisce la chiave di lettura di questa favola morale che descrive il ciclo della vita, l’avventura della crescita - meglio se condivisa - e il viaggio verso la maturità. Tali passaggi, assai comuni negli uomini, risultano memorabili poiché coincidono con l’adolescenza, periodo in cui si contraggono amicizie e amori che solo il tempo cancellerà o consoliderà. Nonostante tutto, è la scuola l’ambiente in cui questa maturità prende corpo e si evolve.

Le peregrinazioni della tartaruga (ogni tanto il racconto è intercalato dal tracciato dell’itinerario di Sammy sul globo terracqueo), date le peculiarità dell’animale, dettano il messaggio di questo road-movie incentrato sulla pazienza e sulla costanza dei sentimenti, valori oggi piuttosto in disuso tra le persone. Le avventure di Sammy sono quindi un intelligente intrattenimento per famiglie perché le immagini di grande perizia tecnica elaborate dal mago del digitale, nonché regista e produttore del lungometraggio, Ben Stassen (Fly me to the moon) riescono a coniugare la totale immersione nell’universo tridimensionale della meravigliosa messinscena con la qualità e l’originalità dei contenuti pedagogici.

Difatti, non solo i protagonisti della storia prendono coscienza di quanto il mare si stia deteriorando e la biodiversità sia in grave pericolo (il petrolio che arriva sul fondo, Sammy cavalcioni di un ingombrante elettrodomestico, la pesca a strascico, le baleniere che imperversano nei mari freddi…), ma comunicano ai recettori giovanili, primi destinatari della favola animata, la fiducia in migliaia di persone che si battono quotidianamente affinché il pianeta inverta la marcia che conduce all’autodistruzione.

Perché gli uomini sono in grado di prendersi cura degli ambienti e degli esseri viventi compromessi dallo sfruttamento miope e dissennato. Durante i cinquant’anni in cui ha viaggiato prima di far ritorno al lido dove ha visto la luce, la tartaruga Sammy ha osservato i mutamenti del mondo e ha imparato ad affrontare e superare le difficoltà. Vi è riuscita seguendo uno stile di vita sano, nutrendosi in modo equilibrato di quello che la natura gli ha messo a disposizione, senza prevaricare nessuno e nel pieno rispetto di tutte le creature viventi.

La tartaruga tra leggenda e realtà

La bella tartaruga nel mare va perché
ma perché, ma perché
fa il bagno e poi si asciuga dai tempi di Noè
eh eh eh , eh eh eh
la tartaruga lenta com'è
afferra al volo la fortuna quando c'è”

Bruno Lauzi, La bella tartaruga (1975)

In molti miti cosmogonici indiani e africani la tartaruga raffigura il mondo: il cielo è il suo carapace ricurvo, la terra il suo corpo. In Cina e in altri paesi asiatici è il simbolo della stabilità del mondo, l’universo ne viene sostenuto e contemporaneamente rappresentato. Un’antichissima leggenda cinese descrive la Terra come sorretta da quattro tartarughe. In generale, però, la tartaruga è un simbolo prettamente femminile e rappresenta la Madre Terra.

Nelle leggende olimpiche, invece, si spiega l’origine di questa creatura con la curiosa storia di Chelone, la bellissima ninfa del mare, che per pigrizia non rispose all’invito di presenziare alle nozze di Zeus ed Hera. Ermes fu inviato a indagare sulle ragioni di tale assenza. Ma ella se ne stava tranquilla a pettinarsi davanti allo specchio nella sua casetta in pietra arrampicata sugli scogli in faccia al mare. Ermes la rimproverò dello sgarbo, ma lei rispose sorridendo che gli dei potevano aspettare, e che dopo essersi pettinata, con molta calma, avrebbe affrontato il viaggio verso l’Olimpo.

Accecato dalla rabbia per la flemma e per la risposta della ninfa, Ermes la scaraventò in mare insieme alla sua abitazione. Quando Chelone riemerse la casa le si era appiattita addosso, trasformandosi in un guscio duro come la pietra. Dalla porta mise fuori la testa calva, gli occhietti tristi e il collo grinzoso, e dalle altre aperture fuoriuscirono le zampe squamate. Mentre avanzava goffamente verso gli scogli, Ermes le ricordò l’eterna punizione condannandola a strisciare muta per la terra e lungo le rive del mare. Curioso notare che allo stesso messaggero degli dei, in tenera età, viene attribuita l’invenzione della lira, ottenuta adattando le corde alla corazza di una tartaruga, utilizzata come cassa armonica. Dello strumento Ermes fece dono ad Apollo.

Se rimaniamo in Grecia non possiamo trascurare il più noto tra i paradossi di Zenone: Achille e la tartaruga. Esso afferma che se l’eroe degli Achei sfidasse una tartaruga in una gara di corsa, e le concedesse un piede di vantaggio, non sarebbe più in grado di recuperare perché, nel tempo necessario ad Achille per raggiungere la posizione della tartaruga, questa si sarebbe spostata più avanti, e così via all’infinito. Riportando il paradosso al campo artistico, Takeshi Kitano, idealisticamente in ritardo come il guerriero greco, realizza nel 2008 un film omonimo in cui mette in evidenza la natura aleatoria del successo di un artista e del suo rapporto rispetto alla morte.

Ancora il mondo classico ed Esopo con Zeus e la tartaruga, una sorta di variante del mito di Chelone in forma di favola, e con la nota La Lepre e la Tartaruga che ha insegnato l’antico adagio: “chi va piano va sano e va lontano”. Questo breve racconto venne ripreso nel 1935 da un corto di animazione dall’omonimo titolo appartenente alla serie delle “Silly Symphonies” di Walt Disney. Stesso titolo ancora, e regia di Alessandro Blasetti, per uno dei quattro episodi del film “a quattro mani” Le quattro verità (1962) con Monica Vitti, Sylva Koscina, e Rossano Brazzi protagonisti della vicenda di una donna che tenta di riconquistare il marito infedele.

La tartaruga non poteva rimanere esclusa da Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie: il capitolo nono, dedicato a La Storia della Finta Tartaruga, è anch’esso pieno di simpatici nonsense. Un’altra storia alquanto particolare riguarda, però, il pilota Tazio Nuvolari, il quale raccontava di un incidente avvenutogli nell’ottobre del 1938, durante le prove del Gran Premio d’Inghilterra allorché un cervo si parò di fronte alla sua automobile lanciata a tutta velocità.

L’impatto fu miracolosamente evitato dal Nivola (così era soprannominato il campione) grazie a un amuleto che gli aveva donato Gabriele D’Annunzio alla fine dell’aprile 1932 al Vittoriale. Si trattava di una piccola tartaruga d’oro sulla quale era incisa la dedica: “All’uomo più veloce, l’animale più lento”. In cambio il poeta gli chiese di vincere la “Targa Florio”, cosa che puntualmente avvenne. In seguito Nuvolari fece dipingere la figura dell’animale sulle vetture da corsa, sulla sua maglia da competizione e sul proprio aeroplano. In prossimità della morte chiese di farsi seppellire con quel talismano al collo.

Anche l’arte barocca ha versato il suo tributo a questi rettili, con la Fontana delle tartarughe di Piazza Mattei, a Roma, che sorprende per la collocazione e le sue esatte proporzioni. E in un certo senso anche le Tartarughe Ninja si rifanno all’arte italiana, dal momento che i protagonisti dei fumetti, delle serie animate per la TV e dei quattro film con attori in carne e ossa, realizzati tra la metà degli anni Ottanta e oggi, portano il nome di Raffaello, Leonardo, Michelangelo e Donatello.

Nella miriade di pellicole dedicate alla corazzata bestiolina esistono anche degli esempi in cui essa è rappresentata come un acerrimo antagonista, come ne La profezia delle ranocchie (2004) di Jacques-Rémy Girerd, disegni animati fatti a mano, con Anna Marchesini che dà la voce alla tartaruga cattiva, oppure un mostro malvagio come Gamera, una specie di gigantesca tartaruga risvegliata dall’ibernazione da un’esplosione atomica che le ha conferito invulnerabilità e superpoteri: vola e sputa fiamme. Protagonista di alcuni film giapponesi del filone horror e catastrofico, la troviamo anche contrapposta al più conosciuto lucertolone Godzilla.

Per il resto solo rappresentazioni positive, come in Kung Fu Panda (2008), di Mark Osborne e John Stevenson, in cui compare nelle vesti di Oogway, l’anziano maestro di Shifu, saggio in tutte le sue decisioni; come in Momo alla conquista del tempo (2001) diretto da Enzo D’Alò, e tratto da Momo, romanzo di Michael Ende, dove il piccolo eroe riuscirà a sventare i loschi piani dei signori grigi, anche grazie all’aiuto di Cassiopea, una tartaruga veggente di 180 anni; come in Alla ricerca di Nemo (2003) di Andrew Stanton, con la simpaticissima Scorza: “Ci sei dentro bello!”; e infine con La gang del bosco (2006) di Tim Johnson e Karey Kirkpatrick, con la tartaruga Verne capogruppo degli animali che si battono contro gli esseri umani in una favola ecologica contro il consumismo.

Concludiamo la rassegna con tre lungometraggi live-action: la commedia Tartaruga ti amerò (1966) di John Irving, una commedia ecologica in cui un libraio (Ben Kingsey) e una scrittrice (Glenda Jackson), incontratisi allo zoo di Londra, rapiscono tre testuggini giganti per restituirle al mare; il documentario L'incredibile viaggio della Tartaruga (2009) di Nick Stringer, che narra (voce di Paola Cortellesi) l’odissea della tartaruga marina (solo una su mille ce la fa) avanti e indietro per l’Oceano Atlantico; e Oceani 3D (2010) di Jean-Jacques Mantello, un film naturalistico dalle immagini strepitose, e nel contempo piacevole intrattenimento umoristico, grazie alle voci di Aldo, Giovanni e Giacomo. Stavolta la tartaruga è la guida di un itinerario che tocca alcuni dei paradisi marini (oasi e fondali, scogli e barriere coralline…) e molte delle specie più affascinanti e in pericolo d’estinzione dell’intero ecosistema liquido.

 

Estratto da PRIMISSIMA SCUOLA n.5-6 - dicembre 2010

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