Spettacoli sulle scene e sugli schermi

La ragazza dei tulipani

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La ragazza dei tulipani
(
titolo originale Tulip Fever)

Regia: Justin Chadwick

 

 

Cast: Alicia Vikander, Dane DeHaan,
Christoph Waltz, Holliday Grainger,
Judi Dench, Jack O'Connell,
Matthew Morrison, Tom Hollander,
Cara Delevingne e Zach Galifianakis

 

Distribuzione: Altre Storie

 

Chi avrebbe mai pensato che un fiore potesse scatenare a tal punto le passioni umane? È questa la domanda che certamente si porrà lo spettatore al termine della visione di La ragazza dei tulipani, spettacolare dramma romantico realizzato da Justin Chadwick (L'altra donna del re, Mandela: Long Walk to Freedom...), sceneggiato da Tom Stoppard (Oscar per Shakespeare in Love) e da Deborah Moggach, l'autrice del romanzo Tulip fever, da cui è tratto il film in esame, nei cinema italiani a partire dal 6 settembre prossimo.

Si tratta dunque di un'opera in costume della quale molti troveranno diverse affinità con La ragazza con l'orecchino di perla (2003). Quella più evidente è senz'altro la cornice storica, rappresentata dall'Olanda del 1600 ("il secolo d'oro"), ovvero lo scenario economico, sociale e culturale che costituisce l'humus della vicenda. Ma se la pellicola con Colin Firth e Scarlett Johannson era ambientata a Delft nel 1665, quella in esame è cronologicamente situata trent'anni prima ad Amsterdam, fiorente del commercio coloniale e di mille attività manifatturiere, ma affetta da un'insolita mania collettiva: quella per i tulipani.

In questa vivacissima roccaforte cattolica, già multirazziale e multiculturale, contraddistinta dal dedalo dei canali e dagli innumerevoli empori, il mercante di mezza età Cornelis Sandvoort (Christoph Waltz), enormemente ricco grazie al commercio delle spezie, non è stato altrettanto fortunato con gli affetti, visto che la moglie e i suoi due piccoli sono prematuramente deceduti. Perciò l'uomo decide di sposare la giovane Sophia (Alicia Vikander), un'orfana cresciuta dalle suore sotto l'ala protettrice dell'intraprendente badessa (Judi Dench). Il ménage della coppia si svolge nell'agiatezza e nei notturni tentativi di procreazione. Ma in tre anni ancora nessun risultato.

Cornelius è paziente: l'erede arriverà. Nel frattempo ha commissionato a Jan Van Loos (Dane DeHaan), giovane e promettente artista, un ritratto che restituisca ai posteri, e alla storia, un'illustre immagine della coppia. Il pittore svolge con serietà e passione l'incarico; passione che rivolgerà specialmente alla bella Sophia, la quale, seppur frenata dalla rigida educazione religiosa, finirà per ricambiare le attenzioni ricevute. Mentre i due diventano amanti, ben altro destino riguarda Maria (Holliday Grainger), la cameriera di casa Sandvoort, che aspetta un figlio dal ragazzo di cui è innamorata che, però, per un fatale equivoco è sparito dalla circolazione.

Le circostanze paiono avverse. Sophia rischia di essere ripudiata per la scarsa fertilità e per la sua relazione segreta, che si è trasformata nel tempo in un legame assai intenso, al punto che lei e Jan progettano di fuggire oltremare, raccogliendo denaro sufficiente attraverso una speculazione che prevede la vendita di un raro bulbo di tulipano. La gravidanza di Maria potrà forse offrire la soluzione a questa intricata situazione? È ciò che scopriranno gli spettatori nel corso della proiezione. Da questo momento in poi la trama assume i connotati di un thriller in cui le atmosfere richiamano da un lato gli stilemi della pittura fiamminga, e dall'altro la commedia scespiriana, ben sottolineata dalla curata caratterizzazione dei personaggi di contorno e dai continui colpi di scena.


I contrasti luministici e cromatici, il gioco dei riflessi e delle trasparenze, le penombre e i controluce, costituiscono gli elementi fondamentali di una rappresentazione misteriosa e potente in cui le figure umane vengono descritte in primo luogo in un’apparente impassibilità. Si veda, ad esempio, la sequenza della posa per la realizzazione del quadro di Cornelius e di Sophia in uno sgargiante abito azzurro, ove in un ambiente domestico (presente in scena un vaso di tulipani e un teschio di allegorica importanza) si manifesta l'idea del benessere borghese da consegnare all'eternità. Ben altro messaggio si evince dal ritratto - segretamente realizzato dall'artista nel proprio atelier - di Sophia alla finestra con un tulipano striato tra le mani: la bellezza e la passione, la voluttà e la volatilità dell'amore a cui è concesso un tempo troppo breve, paragonabile a quello del preziosissimo fiore.

Il tulipano era giunto in Europa nel 1554 dalla Turchia, sebbene fosse originario della Persia. Solimano il Magnifico, il potentissimo sultano ottomano, ne spedì alcuni bulbi al botanico della corte olandese Carolus Clusius, il quale sviluppò molte varietà, selezionando specie di forme e colori differenti, alle quali vennero assegnati nomi esotici e, talvolta, perfino quelli di ammiragli dei Paesi Bassi. La coltivazione su larga scala ebbe inizio verso la fine del XVI secolo, ma in pochi anni i tulipani divennero un genere di lusso e, addirittura, uno status symbol. L'affermazione di tale prodotto non solo s'impose per il valore estetico, ma anche per quello economico, e i prezzi dei tulipani aumentarono in maniera esponenziale, causando enormi speculazioni e folli investimenti. Si arrivò perfino a impiegare somme considerevoli sui bulbi seminati e sui campi ancora da coltivare, una sorta di futures, oggigiorno piuttosto noti in ambito finanziario. Questa pratica fu definita "commercio del vento". Negli anni tra il 1634 e il 1637 la "febbre per i tulipani" raggiunse il suo apice, e produsse la prima bolla speculativa documentata della storia del capitalismo, la famosa "bolla dei tulipani" (in olandese tulpenmanie) che esplose il 5 febbraio 1637, causando la rovina di migliaia di persone. 


La descrizione di tali avvenimenti si fonde perfettamente con la vicenda sentimentale, che trae vantaggio dall'eccellente affresco di Amsterdam, la "Venezia del Nord", ricreata nei suoi canali, nel suo brulichio mercantile e negli interni scarsamente illuminati delle abitazioni borghesi, ai Pinewood Studios nei pressi di Londra. Detto della precisione della sceneggiatura e della messinscena, non va dimenticata la ricchezza del cast, comprendente ben tre premi Oscar: un'eterea e delicata Alicia Vikander; Christoph Waltz che disegna un personaggio di sorprendente originalità; Judi Dench, la cui personalità fornisce sempre importanti punti di riferimento. E poi i giovani interpreti, tra i quali vanno menzionati Holliday Grainger, intraprendente "servetta" che pare uscita dalla commedia dell'arte, e Dane DeHaan, che emula in bellezza e bravura il Leonardo Di Caprio dei primi periodi. Concludiamo la rassegna degli attori con una nota simpatica: la presenza di Zach Galifianakis (ricordate "il pancione" pazzoide di Una notte da leoni?). In Tulip Fever ricopre il ruolo di aiutante del protagonista, cioè del pittore Jan Van Loos; e anche stavolta, a causa della sua propensione etilica, finirà per combinare un mare di guai...