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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

A scuola da William Shakespeare

Il Sogno di una notte d’estate per la regia di Carlo Cecchi non fa nulla per nascondere la sua natura di saggio di diploma dell’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”. Sembra infatti che la fattura volutamente artigianale e le inevitabili acerbità ed imperfezioni attoriali siano il punto di forza di questo piacevolissimo spettacolo che, appena uscito di scuola, è stato presentato al 52° Festival dei Due Mondi e ripreso nell’ambito del progetto Shakespeare del Teatro Stabile delle Marche. Un’occasione unica e ghiotta per gli attori neodiplomati che si sono trovati ad affrontare subito la prova di una tournée, con la presenza in Compagnia del loro maestro, in veste anche di attore nella doppia parte di Egeo e del capocomico degli artigiani ateniesi.

La vitalità del rapporto tra maestro e allievi, fatto di complicità e di condivisione, la si percepisce non soltanto quando Cecchi, nei panni di Peter Quince, mette su alla meglio l’allestimento della storia di Priamo e Tisbe, ma durante lo spettacolo intero. Come se il suo sguardo incoraggiante seguisse e sostenesse i giovani attori anche quando lui non è di scena. Ed è proprio la meraviglia di condividere l’emozione del palcoscenico, il risultato pedagogico, nonché artistico, che più salta all’occhio agli invitati a quella che definirei una piccola grande festa del teatro.

Perché la vera magia di questo Sogno altro non è che la magia stessa del teatro, di quello fatto con pochi mezzi e che umilmente chiede al pubblico di colmare le lacune della scena con la propria immaginazione. Due enormi pannelli bianchi fermati in alto, a mo’ di fogli di appunti, da due mollettoni rossi, delimitano la scena ai lati, come per ricordare agli spettatori la natura di lavoro “non finito” dello spettacolo.
Sopra gli abiti ordinari, i ragazzi indossano lunghe e “rumorose” palandrane di plastica (rosse quelle di Teseo e Ippolita, e verde pisello quelle di Oberon e Titania), oppure vestitini di foggia Anni Sessanta, sottratti ad un qualche trovarobe. Puck, interpretato dalla brava e agilissima Silvia D’Amico, ha qualcosa di una Rock Star e qualcosa, anzi molto, di Arlecchino. Perché è alla Commedia dell’Arte che si ispira la recitazione di tutti, che sembrano un tutt’uno con le loro maschere. I personaggi, del resto, non chiedono una interpretazione che tenga conto di approfondimenti psicologici, perché la commedia mette in moto il movimento stesso della vita e il meccanismo del teatro, gli incantesimi dell’immaginazione e quelli dell’amore.
Per far questo ha bisogno di un coro di voci che accordi la prosa rozza degli zanni con i versi degli innamorati e della folta schiera degli esseri sovrumani che abitano la fantasia. Le variazioni della partitura verbale vengono chiosate dall’orchestrazione, apparentemente approssimativa, dei movimenti scenici. A volte si ha quasi l’impressione che la sala contenga a fatica l’energia dei giovani attori che si cimentano in un vero e proprio
tour de force performativo. E se le fate e gli elfi al servizio di Titania danzano in modo goffo, come se i loro ampi tutù intralciassero i loro passi, gli amanti in fuga si rincorrono su e giù per le scale della sala, e poi sulla scena, in un vorticosissimo andirivieni. E’ tutto un entrare ed uscire, un frusciare di costumi, un sfavillio di lustrini, al ritmo incalzante della musica eseguita in scena dagli stessi attori. Una musica che non accompagna, ma che è elemento fondante della rappresentazione, che gioca tutto sul ritmo, o meglio, sull’alternanza dei diversi ritmi della straordinaria partitura del testo.
Di quando in quando, gli attori si svestono della loro parte e si mettono a suonare, chi il pianoforte, chi la batteria, il flauto o la chitarra, alternando melodie
pop ad altre classiche, in un bizzarro contrappunto che sostiene il flusso serrato dell’azione scenica. La traduzione, curata da Patrizia Cavalli, rispetta le sonorità dell’originale, soprattutto nella straordinaria resa del ritmo del subplot degli amanti, dove Shakespeare traduce l’urgenza dell’inseguimento in un gioco scattante di versi a rima baciata. Lo scambio veloce di botta e risposta ben contrasta con le pacate inflessioni napoletane del capocomico Cecchi che, strizzando l’occhio a Peppino, si sforza di dare istruzioni teatrali agli operai ateniesi. La comicità si duplica di senso perché attraversata dall’autoironia di un gruppo di attori a dir poco inesperti- proprio come Bottom e compagni- e guidati, per di più, da un maestro un po’appesantito dagli anni. Tutto lo spettacolo vuol far credere di essere stato montato alla rinfusa, ma alcuni attori già dimostrano un certo talento, e la regia, limpida e calzante, non ha nulla a che invidiare a quelle più pretenziose del teatro ufficiale. Non fosse altro perché le quasi due ore della durata si consumano in fretta, in un’atmosfera di leggera euforia che lascia sperare che ci sia un futuro per chi inizia adesso a calcare la scena.

Scheda tecnica

Sogno di una notte d’estate, di William Shakespeare.  Traduzione di Patrizia Cavalli.  Scena: Roberto Bivona e Carlo Cecchi.  Costumi: Sandra Cardini.  Luci : Stefano Barbagallo.  Consulenza Musicale: Nicola Piovani. Con Federico Brugnone, Carlo Cecchi, Silvia D’Amico, Fabrizio Falco, Davide Giordano, Dario Iubatti, Simone Lijoi/Stefano Vona, Luca Martinelli, Enoch Marrella, Gabriele Portoghese, Sofia Pulvirenti, Luca Romani, Barbara Ronchi, Valentina Rosati, Valentina Ruggeri, Cecilia Zingaro.
Regia : Carlo Cecchi.

Al Piccolo Eliseo Patroni Griffi di Roma fino al 23 dicembre 2010.

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