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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Rapunzel. Una fiaba moderna nel solco della tradizione

 

 

Rapunzel – L’intreccio della torre

Regia: Byron Howard, Nathan Greno

Distribuzione: Walt Disney

 

 

 

Erano i capei d'oro a l’aura sparsi
che 'n mille dolci nodi gli avolgea …

Francesco Petrarca, Canzoniere, XC

Da quanto racconta Rapunzel – L’intreccio della torre, la nuova, meravigliosa strenna natalizia in 3D della Disney, anche nel mondo delle fiabe le donne ossessionate da smagliature e rughe, zampe di gallina e cellulite, acne e seborrea mirano al ringiovanimento cutaneo e a un’immagine inespugnabile dalle ingiurie del tempo. Così la stregonesca Madre Gothel ancora ignara delle proprietà della tossina botulinica e dei miracoli della chirurgia estetica attinge segretamente - come narra l’antefatto - a un fiore magico irrorato dal sole che cresce su un’impervia scogliera affacciata sul mare.

Ma alla regina di un lontano reame occorre una cura che l’aiuti nella difficile gravidanza che minaccia la vita sua e quella del nascituro. Fortunatamente quel fiore viene trovato ed estirpato, e così, assumendone l’infuso, la gestante tornerà in salute mettendo al mondo una bellissima bambina, Rapunzel, che erediterà le proprietà taumaturgiche della pianta. A Madre Gothel non rimane altro che rapire la piccola e sparire, causando infinito dolore alla coppia sovrana, la quale, dopo le incessanti ricerche in ogni angolo del regno, prostrata dalla disperazione, invia in cielo, come altrettanti messaggi di speranza, migliaia di lampade di carta tutti gli anni per il compleanno della figlia perduta.

Ritroveremo Rapunzel giovinetta, dalle chiome bionde e lunghissime (20 metri), iperprotetta e coccolata da colei che si è spacciata per la vera mamma. Dai capelli della ragazza Madre Gothel continua ad attingere come a una fonte di eterna giovinezza, perciò l’ha rinchiusa in un’alta torre tra le montagne, celata allo sguardo di chiunque, concedendole un unico compagno, amico e confidente, Pascal, piccolo e buffissimo camaleonte; e nel contempo vietandole qualsiasi contatto con il mondo esterno, pericoloso, infido, dominato dal male. Tuttavia, in prossimità dei diciotto anni la ragazza mal sopporta i continui divieti di quella donna così possessiva e asfissiante. Che almeno le lasci ammirare quelle strane luci che salgono in cielo, a cadenza annuale, proprio il giorno del suo compleanno!

Macché. Servendosi, come ogni volta, della capigliatura di Rapunzel a mo’di ascensore, Madre Gothel si allontana per qualche giorno promettendo di festeggiarla adeguatamente al ritorno. Nel frattempo, però, il giovane Flynn Rider, il bandito più ricercato e fascinoso della contea, braccato dai soldati e dai sordidi fratelli Stabbington, complici di malaffare cui ha sottratto la preziosa corona della principessa, appena trafugata dal palazzo reale, riesce a sfuggire al fiuto di un ostinato cavallo chiamato Maximus infilandosi in una grotta che si apre su una radura in mezzo alla quale si erge una misteriosa torre.

Dopo averla scalata ed esservi penetrato capisce che la strana fanciulla dai lunghi capelli dorati che vi è reclusa non è tipo da farsi “uccellare” facilmente, perciò si accorda con lei: Rapunzel gli restituirà il diadema rubato in cambio di un passaggio in città per assistere all’esibizione delle lanterne; poi ognuno per la sua strada. Così, placata l’eccitazione della ragazza per la prima “libera uscita”, i due giovani iniziano un viaggio non privo di difficoltà sfuggendo con destrezza a incalliti tagliagole, alle guardie, all’astuto Maximus, conquistato con dolcezza alla causa, e alle grinfie di Madre Gothel, tornata sui suoi passi, pronta a sfoderare la solita mozione degli affetti, e a imbastire un malefico intrigo.

Rapunzel e Flynn Rider, che scopriamo chiamarsi più prosaicamente Eugene, giungono in città dove la ragazza, ignara delle proprie nobili origini, esprime tutta la sua gioia di vivere in sorrisi, canti e danze, facendosi intrecciare i capelli e ornandoli di fiori freschi. Il giovane, invece, si muove circospetto evitando di mettersi in mostra: c’è una cospicua taglia sulla sua testa! Verso sera i due, sempre più intimi, attraversano in barca le acque dell’oceano ai piedi del centro abitato per godere dello splendido spettacolo delle luminarie, ma la megera ha messo in opera un piano per allontanarli definitivamente, recuperando la fiducia della fanciulla e facendo imprigionare il simpatico malandrino.

Nelle segrete del castello Flynn Rider ritrova i suoi vecchi complici che gli svelano la trama ordita da Madre Gothel, ma ormai è troppo tardi: le guardie gli hanno già apparecchiato la forca!

Ce la farà il bel ladruncolo a salvarsi? E a raggiungere la ragazza che gli ha cambiato la vita? E Rapunzel, tornata nella torre, accetterà di ripetere il vecchio ménage, oppure darà ascolto all’istinto e ai numerosi indizi che la indicano come la principessa rapita tanti anni prima?
Riuscirà, alfine, a liberarsi dalla falsa madre?

Le risposte a tali interrogativi potranno essere svelate nel lungo epilogo del film, ricco di piacevoli novità e imprevedibili colpi di scena che metteranno sotto i riflettori i vari caratteri che popolano la vicenda, a cominciare da Uncino, Nasone, Vladamir, Tor, Scannagole, Attila e Piccoletto, i quali formano sicuramente una brigata di “brutti ceffi”, di feroci guerrieri, ma anche di amici fedeli, buffi, teneri e fracassoni, come si potrà notare in quella che, a nostro parere, ricorderemo come la scena corale più divertente della storia, e una delle sequenze più spassose tra tutte le animazioni realizzate per la casa di Topolino.

Nella sordida taverna dove arriveranno Rapunzel e Flynn Rider, tutti i presenti racconteranno, a suon di musica - il pluridecorato Alan Menken è l’autore della colonna sonora - i propri sogni nel cassetto (Ho un sogno anch’io) in un turbinio di ritmi e immagini veramente sorprendenti, in un’atmosfera magica che ci riporta alla mente il tema di un altro evergreen, I sogni son desideri, inconfondibile melodia di Cenerentola, l’indimenticabile classico Disney del 1950. Il film, inoltre, possiede altri punti di forza nel camaleonte Pascal, una sorta di silenzioso Grillo Parlante (ben riuscito l’ossimoro) cangiante nei colori e nelle espressioni, nell’irresistibile destriero Maximus, una specie di “cane poliziotto”che s’impone come uno degli animali meglio caratterizzati delle ultime produzioni Disney, e naturalmente nella cattiva di turno, Madre Gothel.

Stavolta l’antagonista è veramente un personaggio attuale e strutturato, una donna egoista e manipolatrice, sarcastica e melodrammatica, ossessiva con Rapunzel che crede di amare, ossessionata dalla fuggevolezza del tempo e dalla gradevolezza della propria immagine, a dimostrazione che la modernità delle figure umane procede di pari passo con l’intelligente adattamento della fiaba originaria, ottimamente modificata da Dan Fogelman.

Questa, dunque, l’esemplare cifra stilistica di Rapunzel – L’intreccio della torre, 50° classico dell’animazione disneyana diretto a quattro mani da Byron Howard (Bolt) e Nathan Greno (Super Rhino), che coniuga, abilmente come al solito, l’animazione digitale e gli effetti di computer grafica con l’avventura di un’eroina adolescente e di un giovane ladro gentiluomo, l’azione veloce e rocambolesca, e la vasta gamma dei sentimenti, con la vis comica e buffonesca, l’ironia dei dialoghi e le citazioni cinefile alle suggestioni visive (poetica l’ascesa delle migliaia di lanterne fluttuanti) e alle canzoni. Quest’ultime rimarranno a lungo nella memoria dei bambini e delle loro famiglie che accorreranno numerosi a godersi un’oretta e mezza di piacevolissimo intrattenimento.

L’officina dei sogni. Dal racconto allo schermo

Oh Raperonzolo, sciogli i tuoi capelli,
che per salir mi servirò di quelli
.
Wilhelm e Jacob
Grimm, Fiabe

Forse storceranno il muso quei genitori che avranno già raccontato la fiaba di Raperonzolo ai propri bambini, e quelli che lo faranno dopo la visione di Rapunzel - L'intreccio della torre quando sentiranno le vive proteste dei loro figlioli: “Ma papà, non è così!”. Per forza. Oggi sono sempre meno le ragazze che aspettano il fatidico principe azzurro, perciò anche il cinema si è adeguato alle circostanze. Nel caso dell’ultima realizzazione della Disney la fiaba dei Fratelli Grimm viene rielaborata in chiave avventurosa e umoristica mantenendo l’elemento sentimentale, ma alleggerendo la tensione drammatica del racconto archetipo.

Intanto, la vicenda prende spunto da varie storie presenti nella tradizione europea occidentale, a partire dal mito ellenico di Danae alla Petrosinella secentesca di Giambattista Basile, dalla Persinette della raccolta Les Contes des Contes (1698) alla Prezzemolina che ritorna nelle Fiabe Italiane recuperate da Italo Calvino in un’assai fortunata antologia di più di mezzo secolo fa. Ma se queste fiabe, come si evince dai rispettivi titoli, si riferiscono al prezzemolo, nella narrazione dei Grimm il raperonzolo (Campanula rapunculus), oggetto delle “voglie” di una donna incinta, corrisponde a un’altra pianta usata per le insalate che si distingue per i suoi fiori a campanula.

Secondo tale versione, per soddisfare le impellenti brame della consorte, un uomo fu costretto a violare la proprietà della vicina Dama Gotel, la quale, accortasi del furto, si accordò con lui che da quel momento avrebbe potuto servirsi di tutte le erbe disponibili nell’orto in cambio della bambina. Inoltre, un principe che passava casualmente nei pressi della torre dove la megera aveva imprigionato Raperonzolo, fu attratto dal canto della ragazza e spiando l’allontanamento della severa tutrice si fece issare mediante i capelli nell’abitazione dichiarandole il proprio amore e l’intenzione di sposarla. Ma il piano di fuga organizzato dai due amanti fu scoperto dalla perfida matrigna che recise le chiome della ragazza abbandonandola di lì a poco nel deserto.

Quella capigliatura fece poi da esca per il principe che venne catturato e minacciato dalla strega. Fuggendo dalla torre il giovane rimase accecato cadendo sui rovi sottostanti. Dopo un lungo peregrinare per terre lontane, debole e desolato, egli giunse nel deserto, dove riconobbe la voce dell’amata. Raperonzolo, allora, piangendo insieme a lui, fece cadere le proprie lacrime sui suoi occhi, rendendogli così la vista. Allora il principe la portò nel suo regno dove i due vissero per sempre felici e contenti.

Dunque, le analogie tra la fiaba e l’animazione in esame consistono principalmente nel potere taumaturgico delle lacrime, ovvero dell’amore, nel topos della torre isolata, e last but not least, nella lunga e luminosa capigliatura della ragazza, che costituisce essa stessa una “protagonista”, o quantomeno un elemento narrativo decisivo, oltre che d’indubbia suggestione visiva. Traendo forse ispirazione dal mito di Sansone, e di certo strizzando l’occhio all’attualità, gli autori di Rapunzel offrono a Madre Gothel la possibilità di mantenersi giovane attraverso il contatto diretto, una sorta di simbiosi, con le chiome dorate della figliastra. Ci sovviene, a tal proposito, che il noto filosofo tedesco Friedrich Nietzsche considerava i capelli “come una leggera trama cui agganciare i propri pensieri spirituali, quasi fossero un filtro di separazione del materiale e dell’istintivo da quello che è spirito e anima”.

Come si è accennato all’inizio, il principe del racconto originario è stato declassato, nel cartone animato, al rango di “eroe per caso”, a ladruncolo di strada, e per quanto fascinoso e guascone, risulta essere un personaggio piuttosto normale nella sua umana fragilità. Di ben altra pasta appare invece Rapunzel, dotata di un carattere forte, a dispetto della più completa inesperienza nelle cose della vita. È spesso lei a salvare Flynn e a trasfigurare il proprio desiderio di libertà in un sogno d’amore realizzabile solo se non si ha paura di “sognare in grande”.

Arricchito nella versione italiana dal contributo vocale di Laura Chiatti (Rapunzel), di Gianpaolo Morelli (Flynn Rider) e del jazzista siculo-americano Mario Biondi (il brigante Uncino); condito da numerosi intermezzi umoristici e comici che ne accentuano le caratteristiche di commedia; ricco di scene spettacolari come gli inseguimenti a cavallo e le alluvioni, i combattimenti con le spade e le scazzottate da saloon, Rapunzel dissemina qua e là alcune dotte citazioni che manderanno in visibilio i più appassionati cultori di curiosità cinematografiche.

Citiamo tra queste l’hobby assai particolare di Vladamir, uno degli omaccioni più feroci della scalcagnata banda della bettola: collezionare piccoli unicorni in ceramica. D’obbligo il riferimento al sogno dell’unicorno di Rick Deckard (Harrison Ford), immagine che ritorna nell’origami lasciatogli in casa da Gaff (Edward James Olmos), l’altro cacciatore di replicanti, nelle scene finali di Blade Runner, il che induce a ritenere che lo stesso Deckard sia un replicante, in quanto sarebbero stati spiati i suoi stessi sogni…

Estratto da PRIMISSIMA SCUOLA n.5 - dicembre 2010

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