Statistiche dal 2010

Visite agli articoli
4386882

Abbiamo 148 visitatori online

Cerca nel sito

Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

Fogli e Parole d'Arte

non ha scopo di lucro, non propone alcuna pubblicità e ha come unico interesse la diffusione della cultura.
Pertanto, le immagini pubblicate si attengono all'a
rticolo 70, comma 1bis della legge sul diritto d’autore, dove si afferma che è possibile la "libera pubblicazione attraverso la rete Internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro".


Iscriviti al nostro
canale WhatsApp
sul cellulare

 - Nuova informativa sui cookie -

 


Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Amore, di Scimone - Sframeli

 


In Francia ce li invidiano, ma in Italia Spiro Scimone e Francesco Sframeli sono apprezzati per lo più dagli addetti ai lavori e i loro drammi non hanno accesso ai grandi Teatri Stabili. Amore, la loro ottava commedia, coprodotta dal Théâtre Garonne Toulouse, è approdata al Teatro India di Roma, ma è rimasta in scena solo per pochi giorni. Meglio di niente, ma è un vero sacrilegio che i grandi registi e drammaturghi italiani siano spesso lasciati in ombra. Ce ne sono tanti, ma rimangono rintanati nei loro circuiti d'origine, mentre la logica del profitto delle grandi produzioni promuove spettacoli di più facile consumo.

Amore è un perfetto ordigno teatrale che condensa in cinquanta minuti una profonda riflessione sulla vita e sulla morte, sull'impossibilità di vivere a pieno l'amore e sull'ipotesi di poterci riuscire troppo tardi, quando si è vecchi, poco prima dell'eterno silenzio. E' una commedia stralunata e visionaria, caratterizzata da una struttura drammaturgica perfettamente simmetrica. I dialoghi, basati sulla ripetizione quasi ossessiva di parole e situazioni, sono in bilico tra il surreale e il quotidiano.


 

Delimitata da un telo fondale con quattro grandi cipressi dipinti, la scena metafisica di Lino Fiorito è occupata da due tombe pronte a trasformarsi in letti matrimoniali, con tanto di cassetti laterali dove sono riposte le lenzuola - sudario di due coppie che vivono nel cimitero. Una, eterosessuale, è formata da due "vecchietti", l'altra, omosessuale, da due pompieri. Le due coppie sono perfettamente speculari. In entrambi i casi i personaggi, tutti rigorosamente senza nome e senza caratteristiche distintive, muovono il dramma come semplici funzioni che si ripetono all'interno di analoghe dinamiche relazionali. In entrambi i casi c'è un partner accudente e uno che si ritrae. Uno che muove, uno che è mosso.

La " vecchietta ", interpretata con misura e rigore da Giulia Weber, è l'unica ad avere il coraggio di scandire più volte la parola amore ed è anche il primo personaggio femminile a comparire in carne e ossa sulla scena del duo messinese. Suo marito (Spiro Scimone) si vergogna di esternare sentimenti e pulsioni che, secondo lui, appartengono alla gioventù. Il lessico familiare dei vecchietti è fatto di poche semplici parole che, pur sfiorando il paradosso, rivelano in modo spontaneo e credibile la complicità segreta dei coniugi. Parlano di pannoloni da cambiare e di dentiere da lavare. Lei ricorda i bei tempi andati quando lui le " ficcava la lingua in bocca ", lui la rimprovera di dire parolacce.


Ancor più strampalati appaiono i dialoghi tra il comandante dei pompieri (Francesco Sframeli) e il suo sottoposto (Gianluca Cesale), che irrompono in scena a bordo di un improbabile carrello della spesa antincendio, dotato di sirena e luce lampeggiante. Anche loro sono un po' attempati, ma ancora teneramente innamorati, e rievocano i loro incontri furtivi dietro un' autobotte e le astruse scenate di gelosia che coloravano una vita di coppia condannata alla clandestinità. Il comandante attacca bottone con il vecchietto e i due fanno combutta perché accomunati dall'invadenza dei rispettivi partner e dall'uso del pannolone. La serietà degli sguardi e delle espressioni facciali amplifica la feroce comicità del dialogo colorito da una leggera cadenza siciliana. Il linguaggio è asciutto, né aggettivi né avverbi, gli stessi verbi e gli stessi sostantivi che ritornano per chiudere o aprire rapide battute in successione.

La paradossalità delle situazioni, l'essenzialità estrema del dialogo, la reiterazione delle parole e i ripetuti silenzi rimandano alla lezione beckettiana e, in qualche misura, anche a quella dello Ionesco de La cantatrice calva. Ma la scrittura teatrale di Scimone rielabora i modelli per sviluppare una drammaturgia del tutto originale, fondata sulla banalità delle cose che i personaggi sembrano comunicarsi e sull'immediatezza e la spontaneità dei loro comportamenti.

Parole, gesti e oggetti di scena assumono una chiara valenza simbolica (l'incendio per la passione, le lenzuola per la morte) che allude a desideri piuttosto comuni, come quello di vivere liberamente la propria intimità o quello, ancora più diffuso, di liberarsi dalla paura di amarsi fino in fondo. " Ci dobbiamo riscaldare fino al silenzio " è l'esortazione non priva di speranza che conclude questo rapido affondo nella tragicomica complessità dell'amore.

Regia, recitazione e tempistica, assolutamente perfette e collaudate.

  

Scheda tecnica
AMORE
di Spiro Scimone. 
Scena: Lino Fiorito. Disegno luci: Beatrice Ficalbi. Con: Francesco Sframeli, Spiro Scimone, Gianluca Cesale, Giulia Weber.
Regia di Francesco Sframeli.
Produzione: Compagnia Scimone Sframeli, in collaborazione Théâtre Garonne Toulouse.Visto al Teatro India di Roma nell'ottobre 2016. Prima nazionale: 5 novembre 2015 al Teatro Vittorio Emanuele di Messina.

 

 

 

abbiamo aggiornato l'informativa sui cookie