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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Dalle Ceneri, di Tahar Ben Jelloun

 


Denso, essenziale e di immediato impatto visivo,
Dalle ceneri diretto da Massimo Luconi è stato riproposto da " Le Vie dei Festival" al Teatro Vascello di Roma. Una scelta encomiabile, non soltanto per lo spessore poetico dello spettacolo, ma anche per la sua elevata qualità di teatro civile.

Dopo Antigone (2014), Dalle ceneri rappresenta la seconda tappa di un lungo percorso di formazione attoriale messo in atto da Luconi dal 2011 a St Louis, nel nord del Senegal.

Desunta dall'omonimo poema in versi composto da Tahar Ben Jelloun subito dopo la Guerra del Golfo del 1990, la pièce denuncia gli atroci abusi di tutte le guerre, quelle di ieri e quelle di oggi, e la più che mai attuale tragedia dei popoli costretti a migrare dal loro paese per sfuggire alla miseria e alla violenza. L'accento è posto sull'anonimato al quale sono condannati migliaia di corpi rimasti insepolti, un anonimato che cancella l'identità e la dignità di tutti quelli che vengono ammucchiati nelle fosse comuni, o di tutti i dispersi che vengono risucchiati dalla sabbia, dal mare e dalla neve. Strappandola all'oblio, soltanto la parola poetica può riscattare la dignità di questa moltitudine di vittime senza nome.

Lo spettacolo pone gli accadimenti al di fuori del tempo e dello spazio e assume un carattere rituale che sospende la narrazione in una dimensione onirica e fortemente spirituale.

La scena è coperta da una immensa tela bianca che si arriccia in sporadici drappeggi intorno alle valigie su cui siedono tre attori senegalesi. Non mostrano il volto e non hanno un nome, ma il bianco latteo delle tre pareti si sfuma di azzurro per mettere in risalto i loro profili. Un quarto attore siede in platea, mentre alcuni spettatori vengono fatti accomodare ai margini laterali della scena.

Il silenzio iniziale è interrotto dal rumore del mare, mentre i tre "angeli neri" lasciano scorrere la stoffa per rivelare un baule troppo piccolo per contenere il corpo di un anonimo soldato morto che "riprende vita" per raccontare la sua storia. E' lui il protagonista quasi assoluto di un monologo interrotto a ritmi regolari dai commenti degli altri quattro attori che fungono da coro tragico. Interpretato dal talentuoso Ibrahim Diouf (l'unico attore professionista del gruppo), l'uomo racconta un destino comune, facendosi emblema di una umanità dolente, altrimenti condannata alla dimenticanza." Chi ricomporrà i nostri corpi e darà un volto al nostro passato ?”. I versi di Jelloun recitati in francese (gli altri quattro attori parlano in un italiano piuttosto stentato) si incarnano nei suoi gesti, semplici ma fortemente incisivi. L'attore declina una articolata serie di stati d'animo, che vanno dalla disperazione alla rabbia, dal grido al canto dolce e armonioso. I giochi chiaroscurali delle luci e le musiche di Mirio Cosottini e Selif Keità contribuiscono a sospendere le azioni rituali in una sorta di limbo dove vita e sogno sembrano coincidere. Molto si deve all'intensità espressiva del giovane attore che sa farsi " spirito errante " nonostante la prepotente fisicità della sua figura.

Peccato che il ritmo dell'azione risulti a volte troppo lento, al punto da ridurre la tensione e la partecipazione emotiva del pubblico che dovrebbe essere ingrediente fondante della performance. Alcune soluzioni registiche scadono nell'ingenuità, altre appaiono ridondanti. Come il cospargersi il corpo di polvere bianca o il fare a pezzi i libri estratti fuori dal baule. Molto intenso è invece il passaggio in cui Diouf culla tra le braccia un vecchio registratore e volteggia su stesso sulle note di Avec le temp. Dirà poi che quello che stringe al petto è il corpo di suo figlio morto e che andrà a seppellirlo vicino a quello di sua madre. Un momento di alta poesia performativa a cui fanno seguito tanti piccoli gesti sacrali mutuati dalla cultura africana. Mi riferisco ai canti religiosi in wolof, al rito del lavaggio, alla purificazione prima della preghiera. Diouf li esegue con naturalezza e verità, trasmettendo al pubblico un senso di intima e profonda spiritualità.

Lo spettacolo volge alla sua conclusione quando il morto insepolto si rannicchia di nuovo nel baule, la testa rivoltata all'indietro, le braccia distese all'esterno a mo' di crocefisso. Un canto corale accompagna le immagini in bianco e nero che scorrono sullo sfondo per ricordare l'Africa dell'infanzia.

Lingue e linguaggi performativi si amalgamano in un armonico insieme che rivendica la necessità di una integrazione culturale difficilmente attuabile al di fuori delle mura di un teatro.

  

Scheda tecnica
DALLE CENERI,
di Tahar Ben Jelloun. Elaborazione drammaturgica e scena di Massimo Luconi. Costumi: Aurora Damanti. Musiche: Miro Cosottini e Salif Keità. Con Ibrahim Diouf, Mamadou Seye, Ndiawr Diagne, marie Madeleine Mendy, Jean Guillaume Tekagne.Regia di Massimo Luconi. Visto al Teatro Vascello di Roma nell'ottobre 2016. Prima nazionale: 14 gennaio 2015, al Teatro Fabbricone di Prato.

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