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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Candide, di Mark Ravenhill

 

Il caleidoscopico Candide di Mark Ravenhill, prodotto dal Teatro di Roma e diretto da Fabrizio Arcuri, tradisce una intensa sintonia tra la scrittura teatrale del drammaturgo britannico e la sensibilità del regista romano. Il dramma ha una struttura molto complessa e proteiforme , caratterizzata da una pluralità di linguaggi e di generi. Suddiviso in cinque episodi apparentemente scollati tra loro, cavalca quattro secoli e attraversa luoghi diversi e non sempre definiti, per mettere in berlina le menzogne e il generico ottimismo del nostro tempo . 

Non si tratta di un semplice adattamento del romanzo filosofico di Voltaire. Candide vi compare in carne e ossa soltanto in tre episodi, ma il suo spirito aleggia un po' ovunque, mescolandosi con le tensioni, le aspirazioni e i falsi miti del ventunesimo secolo.

Quel che Arcuri ha ben compreso e tradotto in felici soluzioni registiche è il fitto gioco di riflessi e di rimandi interni che lega i diversi quadri in un insieme disomogeneo ma coerente. Il Settecento dominato dal determinismo ottimistico di Leibniz si riverbera come in un gioco di specchi deformanti nel nostro presente caratterizzato da una utopistica ricerca della felicità.

L'incaglio è nella frattura tra la realtà e la sua rappresentazione, tra ciò che siamo e ciò che vorremmo o che ci illudiamo di essere. Non a caso il dramma inizia con un pastiche metateatrale di sapore vagamente scespiriano in cui Candide, trattenuto a Venezia da una Contessa, viene costretto ad assistere alla messa in scena della sua vita fino a quel momento. La resa registica è davvero straordinaria e coglie nel segno ancor prima che l'episodio abbia inizio. Sullo sfondo si intravedono in penombra gli attori in costumi settecenteschi che avanzano lentamente verso il pubblico passandosi di mano in mano due grandi cartelli brechtiani con su scritto 1755 e 2016. Due epoche così lontane e diverse tra loro che tuttavia si accavallano nel non tempo della rappresentazione nella rappresentazione. La scena è occupata a destra da una gradinata moderna sulla quale si appoggia una violinista che tornerà con la sua splendida musica nei quadri successivi; a sinistra un salottino settecentesco dove siedono un Candide piuttosto depresso e la querula Contessa. Al centro il play-within the play recitato da un gruppo di istrioni da quattro soldi, reso ancor più comico dalle continue interruzioni del giovane che scambia gli attori per i personaggi di cui recitano la parte. Il teatro come specchio ha comunque funzionato e Candide se la svigna dalla pedanteria ottimistica del suo precettore Pangloss e si mette in viaggio alla ricerca della sua amata Cunegonde, l'oggetto del desiderio che inseguirà fino alla fine delle sue rocambolesche avventure.

Un elemento spiccatamente ludico attraversa l'intera drammaturgia e Arcuri lo sviluppa con variopinta inventiva, supportato da una compagnia di attori energici e vivaci e sempre in piena sintonia con l'infinita varietà delle situazioni.

Il secondo e il terzo episodio sono ambientati al giorno d'oggi. Vi troviamo una ribelle Sophie che trasforma la sua festa di compleanno in una mostruosa carneficina. Convinta che le drammatiche sorti del pianeta si possano risolvere eliminando gli artefici del disastro ambientale, impallina ad uno ad uno parenti e invitati. Sopravvive solo la madre per scrivere la storia che un produttore senza tanti scrupoli vuole trasformare in un film di successo. La donna crede nella terapia narrativa e spera che la sua storia possa dare un messaggio di speranza in un futuro migliore, nonostante la tragedia appena vissuta. Il bersaglio di Ravenhill è il pensiero positivo che imperversa in modo particolare nel mondo anglosassone dove vengono pubblicati migliaia di libri di self help che si piccano di aiutare i lettori a convivere nel modo migliore possibile con tutti i mali del quotidiano vivere, compreso anche il cancro. Nella versione di Arcuri il bersaglio si estende alla cultura dell'Occidente nella sua interezza e la satira assume in certi punti connotazioni più marcatamente politiche.


Candide ritorna nel quarto episodio in un El Dorado di palloncini colorati dove gli abitanti vivono in perfetta armonia in uno stato precapitalista. Preferiscono le scarpe di Candide a un pezzo d'oro e appaiono piuttosto ottusi. Il picaro se la svigna di nuovo a cavallo di una pecora di peluche per capitombolare in un futuro indefinito. La scena rappresenta una specie di laboratorio dove un Pangloss redivivo fa esperimenti sul corpo ibernato di Candide per trovare il gene della felicità e dell'ottimismo. C'è anche una Cunegonde di 400 anni e la madre di Sophie. Candide bacia la sua amata ma non ci sono spiragli di ottimismo in questo finale che presagisce un futuro di automi assolutamente privi di pensiero critico.

Lo spettacolo scorre in modo abbastanza fluido nonostante i continui cambi di scena e i continui cambi d'abito a cui sono costretti gli attori impegnati in più parti. L'interpretazione registica è puntuale, lucida e a tratti spietata e la traduzione rigorosa di Pieraldo Girotto rende abbastanza fedelmente la varietà dei linguaggi nell'originale. I generi che spaziano dalla commedia, alla farsa e al musical si fondono in una mescolanza armonica. Le scene di Andrea Simonetti sono molto articolate e funzionali e cambiano ad ogni episodio. Gli attori sono tutti all'altezza delle loro parti. L'unico difetto sia nel testo che nella sua performance risiede nell'eccesso di idee e di riferimenti che rischia di spiazzare lo spettatore. Lo spettacolo tuttavia è sapientemente articolato e, nel complesso, molto ben riuscito.


 

 

 

Scheda tecnica

CANDIDE ispirato a Voltaire, di Mark Ravenill.

Traduzione: Pieraldo Girotto. Musiche composte, arrangiate ed eseguite da H.e.r. Scene: Andrea Simonetti. Costumi: Fabrizio Arcuri. Video Luca Brinchi, Daniele Spanò. Live visual: Lorenzo Letizia.

Con: Filippo Nigro, Lucia Mascino,Francesca Mazza, Matteo Angius, Francesco Villano, Federica Zacchia, Domenico Florio, Lorenzo Frediani, Giuseppe Scoditti, Francesca Zerilli e la partecipazione straordinaria di Luciano Virgilio.

Regia di Fabrizio Arcuri.

Produzione: Teatro di Roma in collaborazione con Centro Teatrale Santacristina.

Prima nazionale: 27 febbraio 2016 al Teatro Argentina di Roma.

 

 

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