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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

7 minuti, di Stefano Massini

 


Dopo il successo della grandiosa epica di Lehman Trilogy, Stefano Massini porta in scena un atto unico, densissimo e asciutto, che scava nel profondo di una problematica quantomai spinosa e attuale, quella della graduale perdita da parte dei lavoratori della coscienza dei loro diritti. La pièce infila il dito nella piaga dolente di una realtà lavorativa schiacciata dal macigno dell'articolo 18 e dall'aumento dei licenziamenti,una realtà paralizzata dove molti, soprattutto i più giovani, sono disposti a rinunciare a diritti faticosamente acquisiti nel tempo, pur di non perdere il posto.

Sebbene ispirato a un fatto di cronaca accaduto in una fabbrica tessile francese nel 2012, il testo assume un carattere universale e, scavalcando confini nazionali e limiti temporali, offre più di uno spunto di riflessione al pubblico del nostro tribolatissimo presente.

Sulla scena iperrealista di Gianluca Amodio che rappresenta l'enorme spogliatoio delle operaie, dieci rappresentanti del consiglio di fabbrica attendono con ansia gli esiti dell'incontro della loro portavoce Bianca (una convincente Ottavia Piccolo) con i dirigenti della multinazionale che ha comprato la Picard & Roche. Bastano un paio di tavoli, poche sedie e qualche armadietto di ferro dove le operaie ripongono le loro cose, ad evocare lo squallore dell'ambiente in cui passano la maggior parte del loro tempo. C'è molta tensione nel piccolo gruppo di donne appartenenti a generazioni, culture e nazionalità diverse. Un senso di sfiducia generale serpeggia tra i loro discorsi biascicati e conditi di improperi. C'è persino rivalità tra le due impiegate e le operaie. Bianca è in riunione da ben quattro ore e le ipotesi più infauste nutrono l'angoscia crescente di tutte.

Ma il vero dramma ha inizio quando vengono a conoscenza delle condizioni proposte dai nuovi capi. Niente licenziamenti, niente delocalizzazioni, niente riduzioni di salario, a patto che tutte rinuncino a sette minuti della loro pausa pranzo. Le donne tirano un sospiro di sollievo. Per loro quei sette minuti non sono niente e tocca alla loro rappresentante sindacale il difficile compito di farle ragionare sul valore di quella piccola manciata di tempo.

Il testo di impianto assolutamente classico, con tanto di rispetto delle tre unità aristoteliche (scena fissa, azione unica che si svolge nell'arco di una nottata) si sostanzia di dialoghi serratissimi tra le operaie. Ciascuna esprime le proprie ragioni ad accettare l'offerta, ragioni tutte diverse che mettono in luce il loro vissuto, le loro aspettative e le loro paure. Il linguaggio è secco, diretto, quotidiano. I tempi e i ritmi sono serratissimi e chiamano in causa il pubblico. Peccato che la regia di Alessandro Gassman crei una specie di quarta parete costituita da un velatino dove vengono proiettate video fotografie. Il disegno registico, molto simile nell'impianto a quello dell'adattamento teatrale de La parola ai giurati (2009), si sforza di attribuire ad un dramma già di per sé molto realistico le caratteristiche di un docufilm, con tanto di titoli di coda proiettati alla fine. Le immagini, la colonna sonora e i cambi di luce tesi a commentare i momenti di maggiore tensione drammatica, appaiono pleonastici e in qualche modo distanziano gli spettatori dal vivo del dibattito. E' la parola quella che conta nel teatro di Massini, una parola che non ha bisogno di orpelli visivi né di commenti musicali. Non c'è bisogno dell'immagine di un treno di pendolari in corsa o di quella di un telaio in funzione per sottolineare la faticosa routine delle lavoratrici, né della fotografia di un baobab per commentare le parole dell'operaia africana abituata nel suo paese di origine a ben altre traversie.


Quello che conta è il movimento del dibattito che mette a confronto punti di vista divergenti e che, tra uno scontro verbale e l'altro, a poco a poco convince alcune ad opporsi alle condizioni dei padroni. Bianca, ormai sessantenne, ha una concezione molto diversa del lavoro rispetto alle neoassunte. Per lei, quei 7 minuti corrispondono a 600 ore di lavoro regalate al datore di lavoro ogni mese dall'insieme del personale. Per lei, quella prima concessione potrebbe comportare il rischio di ulteriori richieste sempre più gravose. Per lei, soprattutto, il lavoro non è un regalo caduto dall'alto di un potere invisibile. La sua battaglia è ardua, anche a causa del baratro che separa il precariato giovanile dal personale contrattualizzato.

Lo spettacolo scorre veloce, trainato dalla intensa interpretazione della Piccolo e dall'impegno delle altre attrici che tuttavia non sempre riescono a sviluppare a tutto tondo i loro personaggi. La pluralità delle argomentazioni e il finale aperto lasciano agli spettatori il difficile compito di trarre le loro conclusioni.

  

Scheda tecnica
7 MINUTI, di Stefano Massini. Scenografia: Gianluca Amodio. Costumi: Lauretta Salvagnin. Light designer: Marco Palmieri. Musiche originali: Aldo e Pivo De Scalzi. Videografie: Marco Schiavoni.
Con: Ottavia Piccolo, Paola Di Meglio, Silvia Piovan, Olga Rossi, Maiga Balkissa, Stefania Ugomari Di Blas, Cecilia Di Giuli, Eleonora Bolla, Vittoria Chiacchiella, Arianna Ancarani, Stella Piccioni. Regia di Alessandro Gassman.
Produzione ERT Emilia Romagna Fondazione / Teatro Stabile dell'Umbria/ Teatro Stabile del Veneto.

Visto al Teatro Argentina di Roma nel febbraio 2016.
Prima nazionale: 16 novembre 2014 al Teatro Manini di Narni.

 

 

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