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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Il Vangelo, nella versione di Pippo Delbono

Dopo l'esordio al Teatro Nazionale di Zagabria, Vangelo di Pippo Delbono ha debuttato in prima nazionale al Teatro Argentina di Roma nella sua forma in prosa. La versione lirica, già collaudata in Croazia con tanto di orchestra e coro, è attesa al Comunale di Bologna alla fine di febbraio e dopo una fitta tournèe in patria, il lavoro verrà esportato, non so in quale versione, al Thèatre Vichy Lousanne che lo coproduce insieme all'ERT.

Questa volta l'artista ligure affianca la sua storica compagnia a un gruppo di attori croati di indubbio livello sia nella recitazione che nel canto e nei movimenti coreografici. C'è anche un profugo afgano, Safi Zakria, che porta la sua diretta testimonianza in teatro, unendosi agli altri emarginati che da sempre accompagnano Delbono nelle sue avventure teatrali. Ci sono il docile sordomuto Bobò, il giovane Gianluca affetto dalla sindrome di Down, l'emaciato Nelson Lariccia, Pepe Robledo e altri ancora.

La scena deserta è delimitata da un immenso fondale mobile grigio e da una fila di sedie vuote disposte in avanscena in attesa che gli attori colmino un'assenza. Quando si accomodano ordinatamente ai loro posti, i loro sguardi incontrano quelli degli spettatori, quasi volessero creare un'alleanza con i partecipanti al rito teatrale che sta per compiersi. E' un momento magico di comunicazione silenziosa che viene infranto dall' invadente voce microfonata di Delbono che spiega la genesi del suo lavoro. D'ora in poi non ci sarà più neanche un minuto di silenzio che permetta al pubblico di indirizzare liberamente le emozioni da provare.

Delbono dedica lo spettacolo alla grande assente dalla scena, la madre che poco prima di morire aveva chiesto al figlio di fare uno spettacolo sul Vangelo. Come al solito c'è un fatto autobiografico all'origine del suo teatro che ha fatto dell'autocitazione una cifra stilistica ormai ben codificata. Come al solito, lo spettacolo assembla filmati artigianali proiettati sullo sfondo con azioni di gruppo, brani musicali con monologhi o aneddoti pronunciati dalla voce ansimante dall'attore che attraversa scena e platea armato di microfono a gelato. Quel che manca, questa volta, è la poesia visionaria di Delbono, la sua capacità di creare immagini teatrali di assoluta bellezza, il suo intuito e l'originalità delle sue libere associazioni di idee. Questa volta il lavoro appare frammentario, chiassoso e prevedibile e la variegata molteplicità dei tasselli performativi non appare sostenuta da un disegno drammaturgico organico e unitario.

 

Del Nuovo Testamento rimane ben poco, una lista limitata di episodi intrecciati ludicamente alle esperienze personali dell'attore. Su tutto prevale una sincera ma retorica sollecitazione ad accogliere a braccia aperte tutti coloro che hanno attraversato la sofferenza e che sono posti ai margini della società. Vangelo si riduce così ad una epopea dell'amore piuttosto scontata. L'amore proibito, negato e colpevolizzato, l'amore per i reietti, gli emarginati e i rifugiati politici. L'amore, insomma, come ce lo ha sempre raccontato Delbono.

L'approccio al divino è banalmente provocatorio, quasi adolescenziale, e non privo di cadute di stile. Parabole e immagini sono tenute insieme da un insistito gusto per la trasgressione. Con una voce da predicatore laico afferma che i riti in chiesa lo hanno sempre fatto sentire un peccatore e che da giovane associava la religione alla mancanza di libertà. Il tutto rimbomba in sala come se fosse un discorso sui massimi sistemi, mentre Sympathy for the Devil dei Rolling Stones sottolinea la predilezione dell'attore per il demonio. Dio è <troppo maschio> , meglio il diavolo che, al contrario, <è bisex >. Poco prima aveva recitato una toccante poesia sull'amore di Sant'Agostino e subito dopo sale in scena per affermare di essere lui stesso il diavolo in persona. Tutto questo perché ci sono due Gesù nella mente di Delbono, quello legato al dio dei crociati, dei roghi e delle menzogne e quello ribelle che ha parlato d'amore. Il Gesù associato alla colpa e al peccato e quello che ha sostenuto la verità e la libertà. Il tema dell'indistinguibilità del vero dal falso che era alla base di Orchidee ritorna con forza in Vangelo che sottolinea la duplicità del messaggio religioso. Di qui la necessità di vedere oltre per cercare una luce di speranza. A tutto questo Delbono avrà pensato mentre era in ospedale per una malattia all'occhio che gli faceva vedere tutto doppio, compreso il crocefisso appeso alla parete difronte al suo letto di dolore. Ovviamente i filmati di lui malato si mescolano con immagini sacre e contribuiscono ulteriormente a ricondurre alla sfera privata il fatto religioso che, proprio come il teatro, dovrebbe essere anche un fatto collettivo.


Il ritmo dello spettacolo si trascina faticosamente nell'elencazione di alcuni passi dal Vangelo presentati come sketch teatrali. C'è la lapidazione dell'adultera, la preghiera a Getsemani accompagnata dalla musica finale del Don Giovanni mozartiano, il processo di Pilato che chiede di scegliere tra Gesù e Barabba, il suicidio di Giuda. Ci sono le musiche di Enzo Avitabile, quelle di Schuman, le canzoni dei Led Zeppelin, di Alan Sorrenti e di Frank Zappa, il ballo gioioso di buffissime suore in abiti con i lustrini e una coreografia pacchiana sulle note di Jesus Christ Superstar. Verso il finale su tutto prevale l'emergenza dei profughi che affrontano il mare sui gommoni. Al racconto di Safi Zacria si accompagnano le immagini di giovani braccianti di colore nei campi di granturco. Una lunga carrellata su volti imbronciati che in parte semplifica un problema di più vasta portata.
Questa specie di teatro totale non graffia e neanche coinvolge come vorrebbe anche perché il suo insieme disorganico spiazza lo spettatore per l'arbitrarietà degli accostamenti.

 

Scheda tecnica

Vangelo. Uno spettacolo di Pippo Delbono. Scene: Claude Santerre. Costumi: Antonella Cannarozzi. Luci: Fabio Sajiz. Immagini e film: Pippo Delbono. Musiche originali per orchestra e coro polifonico: Enzo Avitabile. Con: Gianluca Ballarè, Bobò, Margherita Clemente, Pippo Delbono, Ilaria Distante, Simone Goggiano, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Alma Prica, Pepe Robledo, Grazia spinella, Nina Violic, Safi Zakria, Mirta Zecevic.

Con la partecipazione nel film dei rifugiati del centro di accoglienza PIAM di Asti.

Produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione e Teatro Nazionale Croato di Zagabria.

Prima nazionale: 19 gennaio 2016 al Teatro Argentina di Roma.

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