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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Il berretto a sonagli, secondo Valter Malosti

Presentato al Teatro India nel Segmento di Stagione Classici? Mai così moderni, l'adattamento de Il berretto a sonagli di Valter Malosti si rifà alla prima versione dell'opera in dialetto siciliano (A birritta ccu 'i ciancianeddi ) che Pirandello scrisse nel 1916 appositamente per l'attore comico Angelo Musco. Il manoscritto, soppiantato dalla versione italiana del 1918 e, soprattutto da quella in napoletano di Eduardo De Filippo, venne rinvenuto nel 1965 e pubblicato nel 1988.

Nella doppia veste di regista e di interprete dello scrivano Ciampa, Malosti addomestica il vernacolo della prima versione per renderlo comprensibile al pubblico, ripristina i tagli capocomicali di Musco che vennero espunti nella versione italiana e trasforma la commedia in una farsa tragica e visionaria, rabbuiata da una buona dose di humor nero.

Più simbolica che funzionale, la scena sbilenca di Carmelo Giannello evoca un salotto borghese da incubo, arredato con un unico divanetto pericolosamente in bilico su una sghemba pedana in pendenza. Lo spazio scenico, volutamente angusto per un discreto numero di personaggi sovreccitati e rivoltosi, è delimitato da una monotona serie di lucidi pannelli neri, ravvivata al centro da un grosso specchio che forse avrebbe potuto essere sfruttato meglio in senso metateatrale. Ovunque sono sparse valigie di ogni misura, un numero davvero spropositato che enfatizza l'urgente desiderio di fuga e di libertà di Beatrice Fiorìca, convinta che il Cavaliere suo marito la tradisca con la moglie di Ciampa.


Malosti fa letteralmente esplodere in scena la forsennata ribellione dei due antagonisti ai ruoli che loro stessi si impongono di recitare o a quelli che vengono loro imposti dall'esterno. Grazie ad un cast ben affiatato e di livello, anche gli altri personaggi vengono rinvigoriti e caratterizzati a tutto tondo con i loro vizi e le loro idiosincrasie, offrendo una versione decisamente più dinamica, corale e grottesca rispetto a quelle già viste in passato. L'aspra musicalità della calata dialettale funge da unico commento sonoro all'azione e contribuisce a conferire una sferzante andatura ritmica al rapidissimo flusso degli eventi.

Beatrice Fiorìca, interpretata da un'energica Roberta Caronia, è padrona della scena per buona parte del dramma. E' furiosa e irascibile e ogni suo gesto comunica rabbia e insoddisfazione. Se la prende con tutti. Con Fana, la serva devota con un enorme ex voto sul petto (Cristina Arnone) che la supplica di non dare scandalo; con la buffissima madre Donna Assunta la Bella (Paola Pace) che la invita alla sopportazione ma che lascia intendere dallo sguardo di essere d'accordo con la figlia. Soltanto la Saracena dalle curve prorompenti, interpretata dalla versatile Paola Pace, sembra placarla con le sue dichiarazioni di guerra al sesso maschile. Beatrice non può davvero tollerare l'etichetta di moglie tradita che lei stessa si è appioppata ed è vistosamente stufa degli uomini in generale, compreso quel dandy sfaccendato del fratello Fifì (Vito di Bella) che la costringe a impegnare gioielli per pagare i suoi debiti di gioco. L'aggiunta della seconda scena del secondo atto in cui la signora trova uno scorpione (simbolo di tradimento) nella biancheria svela il carattere ossessivo di una gelosia che la donna non riesce a controllare. E quando la moglie di Ciampa (Roberta Crivelli) viene condotta in casa sua, l'apparizione della ragazza in abiti succinti, che si sfila le autoreggenti mentre canta con voce cavernosa <ma l'amore no>, ha tutta l'aria di essere un'allucinazione di Beatrice. La scena potrebbe anche essere letta come una sua anticipazione immaginaria del climax della rappresentazione teatrale che la donna ha in mente di inscenare in casa di Ciampa, ovvero dietro le quinte. Sebbene consigliata dalla emancipata Saracena di sporgere denuncia contro il Cavaliere, è Beatrice la vera regista del complotto ai danni del marito che ordisce con l'aiuto dell'ossequioso Delegato Alfio Spanò (Paolo Giangrasso). E' lei che muove i fili dei suoi pupi (Ciampa compreso) per far sì che i rei sospetti vengano colti in flagrante. Ma la messinscena non riesce come lei avrebbe voluto ma il verbale negativo di Spanò non può togliere il ruolo di becco di dosso allo scrivano. La verità, come sempre in Pirandello, rimane ambigua e illusoria e ognuno rischia sempre di ingannarsi e di rimane impigliato nel suo ruolo.


Il Ciampa di Malosti per certi versi fa pensare a un buffone scespiriano. Sin dall'inizio lascia intendere di aver compreso le mosse della sua antagonista, ma non può mutare i piani di lei perché è pur sempre un subalterno. Anche lui è un sospettoso visionario che tiene la moglie sottochiave,ma preferisce toccare <la corda della dignità> e far finta di niente. Messo alle strette, alla fine si presenta in scena con la fronte insanguinata, i capelli scarmigliati e un 'accetta in mano. Diversamente dagli altri personaggi che appaiono sempre agitati e a volte un po' troppo sopra le righe, il Ciampa di Malosti parla con toni pacati, ma il suo sguardo da pazzo, come da copione, lascia intendere che potrebbe uccidere. L'attore è misurato e millimetrico nei gesti, nelle pause e nei repentini cambi di umore. Al di là delle parole, il suo volto esprime la convinzione che la vita sia una triste buffonata. Finge la pazzia per trascinarci dentro Beatrice e liberarsi così del marchio del cornuto. Ma sia lui che lei, come tutte le creature di Pirandello, rimangono prigionieri nella morsa di un dramma privo di catarsi e di una compiuta conclusione.

Malosti non ha attualizzato Pirandello, ma ne ha messo in evidenza gli aspetti più inquietanti e crudeli, attraverso modalità performative più consone ai gusti dei contemporanei.

 

 

Scheda tecnica

IL BERRETTO A SONAGLI, di Luigi Pirandello.
Adattamento di Valter Malosti. Luci: Francesco Dell'Elba. Costumi: Alessio Rosati. Macchinista e direttore di scena: Gennaro Cerlino. Con Roberta Caronia, Valter Malosti, Paola Pace, Vito Di Bella, Paolo Giangrasso, Cristina Arnone, Roberta Crivelli.
Regia di Valter Malosti.
Produzione: Teatro di Dioniso con il sostegno del Sistema Teatro Torino.
Visto al Teatro India di Roma nel gennaio 2016.
Prima nazionale: 27 novembre 2015 al Teatro Alfieri di Asti.   

 

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