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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Giorni felici, di Beckett/Wilson

Giorni felici è il secondo pannello del dittico che Robert Wilson dedica a Samuel Beckett insieme a L’ultimo nastro di Krapp da lui stesso interpretato. Sebbene le modalità stilistiche di questa seconda prova siano per certi versi le stesse della prima, lo spettacolo risulta molto meno coinvolgente. Questo anche per la straripante qualità visiva della performance che, mostrando tutto, non lascia spazio all’immaginazione del pubblico. La versione testuale curata e tradotta da Ellen Hammer è caratterizzata dalla vistosa omissione delle didascalie e quindi di tutte quelle pause e di tutti quei silenzi che, oltre a rendere più problematico e quindi drammatico il monologo interiore di Winnie, lasciano allo spettatore il tempo di inserirsi nei suoi vuoti verbali.

Nella versione di Wilson, la Asti, con acconciatura e trucco da diva del cinema muto, è quasi immobilizzata in una sorta di cratere d’asfalto da paesaggio post-atomico. Si esprime soprattutto con gli occhi, potendo muovere al massimo le braccia, e parla a ritmo serrato, lasciando intendere di sapere il fatto suo e dimostrando una caparbia volontà di essere felice nonostante il vuoto che la ingoia. E’ una Winnie meno conflittuale, più ironica e, per certi versi, più ottimista. Gli oggetti che estrae fuori dalla sporta nera (uno spazzolino da denti, specchietto e rossetto, una pistola) sono strumenti fondamentali per la ricostruzione di un senso alla sua vita, attraverso la ripetizione dei piccoli cerimoniali quotidiani. Tutti i suoi gesti sono infatti ostentati in modo plateale e grossolano e sono spesso accompagnati da rumori onomatopeici da cartone animato (glu glu quando manda giù la medicina o un fischio sibilante quando lancia la bottiglia a terra).

Il marito Willie è molto più presente sulla scena rispetto ad altre versioni : lo si vede di spalle, con il cranio rasato in bella mostra, che legge il giornale. Winnie non è costretta a torcere il busto all’indietro per rivolgergli domande e gli sporadici commenti di lui sono perlopiù grugniti amplificati, versi animaleschi che ricordano anch’essi il mondo del cartoon. La presenza ingombrante anche dal punto di vista “sonoro” del marito, trasforma il monologo in un dialogo molto sui generis, ma, comunque, sempre un dialogo. E’ vero che Winnie è terribilmente sola, ma lo è meno di altre Winnie perché la presenza di Willie che l’ascolta, sembra comunque darle un senso.

L’impianto visivo risente della sperimentazione operata da Wilson nel campo della Video Art, sia per l’impiego dei contrasti di luce, che per l’impercettibilità dei movimenti facciali di Winnie. Viene in mente il ritratto di Wynona Ryder nei panni della Winnie beckettiana, esposto, insieme ad altri digital portraits di vari personaggi dello star-system, nell’ambito della mostra “ Voom Portraits”, allestita alla Paula Cooper Gallery di New York (2007). I ritratti immobilizzano i soggetti in un impercettibile ma perenne divenire della scena, percepito attraverso movimenti lentissimi dei volti o delle mani. Allo stesso modo, la recitazione della Asti è caratterizzata da una economia gestuale estrema che contrasta sia con l’enfatizzazione dei rituali quotidiani (lavarsi i denti, specchiarsi, rovistare nella borsa), sia con la scansione veloce e sostenuta delle battute.

Il fondale blu scuro, si rischiara e modifica il colore in studiatissime dissolvenze che creano un effetto dinamico ma che non necessariamente si fanno portatrici di significato. A volte segnalano i mutamenti di umore del personaggio oppure il trascorrere del tempo esterno(dall’alba lentamente verso la sera). Ma il fulmine fatto di tubi al neon che illumina ad un tratto l’oscurità bluastra della scena, crea una elegante simmetria d’immagine che di certo non serve a rivelare le dinamiche interiori del personaggio. Per non parlare poi dell’orrendo trompe- l’oeil che spezza la coerenza dell’insieme visivo con un paesaggio di ridenti valli ai piedi di montagne. Persino la cartolina porno che Willie porge alla consorte, viene posta in bella mostra al pubblico.

Indubbiamente, per parafrasare il celebre commento di Ionesco al primo spettacolo del regista texano,” Wilson, questa volta, “ è andato più lontano di Beckett” per inscenare l’assuefazione al nulla quotidiano.

La Winnie di Wilson è la Winnie dell’oggi, la donna borghese strozzata dal vincolo matrimoniale e privata di amore e di scopi, che si gingilla con oggetti di conforto. Come è dell’oggi la assoluta sdrammatizzazione del male di vivere. Winnie non trasmette ansia ma appagamento per quelle poche, piccole certezze che riesce a procurarsi mentre scivola giù nel ventre di un vulcano d’asfalto. E non sorprende allora che alla fine canti la melodia di “Lippen schweigen” da Die Lustige Witwe, in ricordo dell’amore di un tempo.

La tensione drammatica, in tutto questo, viene molto ridotta, e l’impeccabile tecnica di Wilson crea una quarta parete inespugnabile, a dispetto delle eccelse doti attorali di Adriana Asti.

 

 

Scheda tecnica

Giorni Felici di Samuel Beckett. Drammaturgia: Ellen Hammer.

Costumi e trucco: Jacques Reynaud. Disegno luci : A.J. Weissbard. Suono : Emre Sevindick.

Con Adriana Asti e Yann de Graval.

Regia, scene e ideazione luci : Robert Wilson.

Prima nazionale : 27 giugno 2009 al Caio Melisso di Spoleto, Festival dei Due Mondi.

Prossime rappresentazioni :

Udine, Teatro Giovanni da Udine, 27-30 ottobre 2010.

Milano, Piccolo Teatro Giorgio Strehler, 9-14 novembre, 2010.

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