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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Go Down, Moses, di Romeo Castellucci

 

 

La schiavitù dal culto dell'immagine è al centro del nuovo spettacolo di Romeo Castellucci presentato al Festival D'Automne a Parigi e al Teatro Argentina di Roma. La figura biblica di Mosè è costantemente relegata dietro le quinte ma la sua leggenda è un punto di riferimento simbolico necessario per carpire i possibili significati della performance. Come al solito, il montaggio di potenti suggestioni visive non si sottomette a uno sviluppo narrativo, ma è costellato da riferimenti più o meno espliciti a colui che disse di no all'immagine e che liberò il popolo d'Israele non soltanto dalla schiavitù degli Egizi ma anche dall'idolatria del vitello d'oro. Il dio vero non si vede e la verità si nasconde sempre dietro il velo delle apparenze.

Lo spettacolo si compone di una serie di quadri che sollecitano e a volte violentano i cinque sensi degli spettatori.

Lo spazio scenico è delimitato da una tenda bianca sullo sfondo e da un velario chiaro in avanscena che crea una distanza tra il pubblico e gli attori. Tre uomini e tre donne in abiti moderni lo attraversano come fossero visitatori di una galleria d'arte con le pareti spoglie. Si osservano con attenzione, si misurano scrupolosamente tra loro, assumono pose e creano immagini di sè nel museo di una vita fatta di apparenze. Una copia de Il Leprotto di Durer attrae l'attenzione di tutti: è un'immagine ingannevole nella sua assoluta verosimiglianza. La stessa scena viene ripetuta sullo sfondo dietro la tenda semitrasparente mentre in avanscena un rullo meccanico gira all'impazzata ingoiando parrucche nel suo vorticare assordante. É un'immagine impressionante che richiama alla mente quella del buco nero che divora tracce umane in Four Seasons Reastaurant.

Subito dopo una scena iperrealistica mostra una giovane donna che partorisce in un cesso pubblico. Il sangue le cola tra le cosce e le imbratta tutta la gonna. Invece di chiedere aiuto la donna cerca di ripulirsi per <salvare le apparenze>.


 

Il terzo quadro mostra un cassonetto per l'immondizia illuminato da una luce molto intensa mentre le didascalie luminose informano il pubblico che la ragazza è stata scoperta accanto ad esso con un neonato avvolto in un sacco della spazzatura. Il bambino si chiama Mosè e la donna interrogata da un commissario di polizia sostiene di averlo abbandonato perchè l'umanità è in pericolo e ha bisogno di un nuovo liberatore. Non ci è dato sapere che ne sarà di lui perchè lo spettacolo non si proietta nel futuro ma ripiega nel passato. Dopo essere stata introdotta in un apparecchio per la risonanza magnetica, la donna viene catapultata in una caverna preistorica dove uomini scimmia nudi rispondono soltanto ai loro istinti primari. Il procedimento diagnostico si trasforma pertanto in un viaggio nel tempo e nell'inconscio collettivo. Gli ominidi mangiano carne cruda, seppelliscono i figli nati morti e tornano ad accoppiarsi. Viene da chiedersi se almeno ai primordi l'umanità fosse affrancata dalla schiavitù delle immagini. Ma la domanda trova subito una risposta nelle impronte di mani lasciate sul velario. Sono le prime testimonianze dell'impulso artistico in mezzo alle quali viene vergato col sangue un implorante SOS.


 

Lo spettacolo colpisce e inchioda alla poltrona per la sua prepotenza espressiva ma in alcuni punti scade nella banalità. Il fragore del rullo che tutto divora e lo stridore perforante della risonanza magnetica comunicano un senso straziante della pochezza e dell'impotenza umane. La partitura gestuale e sonora tiene alta la tensione del pubblico per buona parte dello spettacolo ma si sfilaccia nella parte finale che appare priva di uno scioglimento vero e proprio. Gli uomini scimmia lanciano un grido di aiuto che ci riguarda tutti ma la scena della caverna non offre spunti catartici.

 

Scheda tecnica

GO DOWN, MOSES, di Romeo Castellucci. Scene, luci e costumi: Romeo Castellucci. Testi: Claudia Castellucci, Romeo Castellucci. Musiche: Scott Gibbons. Assistente alla scenografia: Massimiliano Scuto. Assistente alla creazione luci: Fabiana Piccioli. Direzione della costruzione scenica: Massimiliano Peyrone. Sculture di scena, automazioni, prosthesis: Giovanna Amoroso, Istvan Zimmermann. Realizzazione dei costumi: Laura Dondoli. Assistenza alla composizione sonora: Asa Horvitz. Tecnica di palco: Claudio Bellagamba, Michele Loguercio, Filippo Mancini. Tecnica del suono: Matteo Braglia. Tecnica delle luci: Danilo Quattrociocchi.
Con: Rascia Darwish, Gloria Dorliguzzo, Luca Nava, Stefano Questorio Sergio Scarlatella. Regia di Romeo Castellucci. Produzione: Benedetta Briglia, Cosetta Nicolini. Foto: Guido Mencari.

Prima nazionale: 9 gennaio 2015 al Teatro Argentina di Roma.

 

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