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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Dall'alto di una fredda torre, di Filippo Gili

 

L'attore e regista cinematografico Filippo Gili torna alla scrittura teatrale con un dramma che affonda le radici nell'achetipo tragico per restituirlo alla modernità. Dall'alto di una fredda torre, in scena al Teatro Argot per la regia di Francesco Frangipane, assomiglia per certi versi a Prima di andare via, sia sul piano delle strutture drammaturgiche che su quello delle modalità di rappresentazione. Il teatro di Gili fa esplodere il tragico nella banalità del quotidiano. E' un teatro realistico che tende al coinvolgimento totale del pubblico nelle vicende di personaggi medio borghesi che si trovano a fronteggiare ostacoli tragici degni del teatro antico. Gente qualunque viene posta di fronte ad un bivio tra vita e morte, tra destino e libero arbitrio.

Nel primo dramma l'equilibrio di una famiglia viene sconvolto dalla decisione irrevocabile del figlio rimasto vedovo di suicidarsi. Dall'alto di una fredda torre presenta un intreccio più complesso che abbraccia più tematiche, forse anche troppe. Inoltre il destino che si abbatte sul piccolo nucleo familiare composto da una coppia di ultrasessantenni in pensione e dai loro due figli mette a dura prova la credulità del pubblico. Padre e madre vengono infatti colpiti da una stessa malattia rara che si può guarire soltanto attraverso il trapianto del midollo osseo. Dei due figli solo Elena può sottoporsi all'espianto pertanto i due fratelli si trovano a dovere decidere quale dei due genitori salvare. Una scelta che apre antiche ferite, un dilemma che li costringe a riflettere sul loro legame con il padre e con la madre. E, come se non bastasse, Gili inventa un rapporto incestuoso tra fratello e sorella che non viene nè sviluppato nè risolto drammaturgicamente e che sopratutto non serve allo svolgimento dell'azione già gravida di riferimenti al teatro greco.

La tragedia moderna si compone di quattordici quadri separati da dissolvenze. Lo spazio evoca metonimicamente tre ambienti: al centro domina il desco familiare della casa dei genitori, ai lati un divano e un tavolo in formica bianco stanno rispettivamente per la casa del fratello e per il gelido studio medico.

Gli spettatori si accalcano su due lati della scena e sono continuamente sollecitati ad immedesimarsi con i personaggi grazie alla sapienza attoriale di un cast di indubbio livello. Lo spettacolo è scandito da pranzi famigliari in casa dei genitori ignari del loro destino. L'inizio è scoppiettante e mantiene l'andamento fluido del teatro conversazione: i commensali parlano del più e del meno, i discorsi vagano da una banalità e l'altra, le voci si sovrappongono tra improvvise risate. La naturalezza è ottenuta da una sapiente orchestrazione dei dialoghi che si fanno più tesi a mano a mano che l'azione procede. I figli dissimulano il loro turbamento ma dietro l'apparente normalità si percepisce il peso della conoscenza di una verità tragica. Le scene nello studio medico e a casa del fratello sono quelle in cui i personaggi giocano a carte scoperte. I figli sono chiamati a prendere una decisione ma Elena traccheggia e si abbandona ad improvvisi e forse anche un po' eccessivi scatti d'ira. Il pubblico e i medici si logorano nell'attesa di una soluzione. La dottoressa insiste sul dovere etico di salvare una vita umana ma Elena oppone resistenza. La tragedia rimane implosa e al pubblico tenuto con il fiato sospeso non è dato sapere che cosa ne sarà dei due anziani genitori.

 

Scheda tecnica

DALL'ALTO DI UNA FREDDA TORRE. ProduzioneProgetto Goldstein / Argot Studio / Uffici Teatrali. Di Filippo Gili.
Scenografia: Francesco Ghisu. Musica: Jonis Bashir. Luci: Giuseppe Filipponio. Con Massimiliano De Biagi, Michela Martini, Aglaia Mora, Matteo Quinzi, Barbara Ronchi. Regia di Francesco Frangipane.

Al teatro Argot Studio di Roma dal 7 al 25 gennaio 2015.

 

 

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