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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Il giuoco delle parti riletto da Umberto Orsini

 

 

A quindici anni di distanza dalla messa in scena del Giuoco delle parti diretta da Gabriele Lavia, Umberto Orsini torna ad esplorare il personaggio di Leone Gala nella doppia veste di attore e dramaturg. L'adattamento, elaborato con Roberto Valerio che ne cura anche la regia e con Maurizio Balò, frantuma il dramma borghese in un flusso di coscienza dove i ricordi si accavallano nella mente di un Leone ormai vecchio che ripensa alla sua vita nel chiuso di un ospedale psichiatrico. Il personaggio diviene autore del suo dramma attraverso un processo di reviviscenza che fa riemergere dal passato la moglie adultera Silia e l'amante di lei, Guido Venanzi. Il più delle volte si pone come spettatore degli accadimenti oppure li rivive attraverso uno scarto temporale che lo riporta nella casa di Silia dove andava tutti i giorni per la solita visita di mezz'ora. A volte ricrea e reinterpreta la sua parte bloccando gli altri due in brevissimi fermo immagine durante i quali commenta le scene da una diversa angolazione. L'dea molto pirandelliana di rappresentare personaggi in cerca della propria identità sposta l' asse prospettico della rappresentazine ma di fatto non riesce a tradire fino in fondo la commedia che conserva intatte le linee essenziali della trama. La riscrittura scaturisce dall'ipotesi che il cinismo, l'atonia morale e la lucida razionalità di Leone Gala nascondano una un'altrettanto lucida follia. L'uomo che accetta la separazione dalla moglie, i tradimenti e le sfide di lei con apatico distacco, che si isola nella lettura e coltiva la sua passione per la gastronomia, quell'uomo che alla fine della commedia pirandelliana è certo di aver capito il gioco delle parti, in questa nuova versione si interroga su se stesso senza riuscire a risanare le sue ferite.

La scena è uno spazio spoglio e claustrofobico, una vera e propria <stanza della tortura> delimitata da pareti scorrevoli semi trasparenti che all'occorrenza lasciano intravedere sulla destra una foto di nozze gigantesca o un grande orologio. Lo spazio è contemporaneamente l'interno dell'ospedale, della casa di Silia o dello stesso Leone e basta un cambio di luci o la presenza di un lampadario che cala dall'alto a denotare il cambiamento d'ambientazione. Tempo e spazio si dilatano come in un dipinto di Dalì, realtà e sogno si confondono.

I ricordi di Leone accasciato su una sedia a rotelle, le spalle rivolte al pubblico, prendono il via dall'apice della crisi. Dal buio irrompe sulla scena Silia vestita da sposa in preda a una crisi isterica per l'assalto subito da tre ubriachi che l'avevano scambiata per la prostituta della porta accanto. La voce off di Leone-Orsini ripercorre i fatti mentre la Silia di Alvia Reale dà sfogo al suo furore con toni e gesti da filodrammatica. L'immagine, che nel dramma occupa la sesta scena del primo atto, viene ripetuta ossessivamente una seconda volta con al centro una Silia provocante, una Carmen improbabile che sembra voler suscitare il desiderio del Marchese Miglioriti e dei suoi compari ubriachi che qui vengono soltanto menzionati. Il dramma viene sfrondato e compresso in un atto unico di novanta minuti dove le altre scene cruciali si ripetono e si susseguono in ordine sparso fino alla sfida a duello finale che Leone , come da copione, accetta per poi mandare Guido Venanzi al macello.

Sebbene innovativa nelle intenzioni, la riscrittura drammaturgica si limita a fornire una cornice decisamente insolita alla commedia ma non riesce a scardinarla dal suo tempo per restituirla alla contemporaneità.

Il flusso dell'azione appare piuttosto meccanico, appesantito da frequenti commenti fuori campo di Leone e, da un certo punto in poi, gli accadimenti scivolano in un'inevitabile prevedibilità. Orsini padroneggia la parte con ironia e rimodella il personaggio in modo convincente, passando agilmente dal Gala di ora a quello di allora. Gli attori che lo circondano sviluppano i loro personaggi con intelligenza interpretativa. Michele Di Mauro esalta la vigliaccheria e le piccolezze di Guido Venanzi trasformandolo in un uomo tanto inconsistente da meritare la sua tragica fine. L'esuberante Alvia Reale regala un pizzico di folle vitalità all'adultera schiacciata dalla parte di moglie e dalla libertà che il marito le concede. I giovani attori Carlo de Ruggeri nei panni del servo-infermiere Filippo e Woody Neri in quelli del Barelli danno vigore e aggiungono coloriture pscologiche ai due personaggi minori. Anche il Dottor Spiga di Flavio Bonacci sostiene a dovere la parte senza cedere alla tentazione del macchiettismo. La varietà dei registri recitativi dà linfa vitale a Un giuoco delle parti che altrimenti sarebbe risultato troppo raggelante e celebrale nonostante lo sforzo di Orsini di scovare un lato più umano nel personaggio.

 

Scheda tecnica

IL GIUOCO DELLE PARTI, da Luigi Pirandello. Adattamento di Orsini, Valerio, Balò. Scene: Maurizio Balò. Costumi: Gianluca Sbicca. Con: Umberto Orsini, Alvia Reale, Michele Di Mauro, Flavio Bonacci, Carlo de Ruggeri, Woody Neri. Regia di Roberto Valerio.

In scena al teatro Eliseo di Roma fino al 9 marzo 2014.

Produzione Compagnia Orsini in collaborazione con Fondazione Teatro della Pergola.

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