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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Short Theatre, uno specchio sulla scena contemporanea

 

Il teatro, nonostante la latitanza delle istituzioni. Il teatro, nonostante il sintomatico scollamento tra realtà e palcoscenico che persiste nel nostro paese. Short Theatre, diretto da Fabrizio Arcuri e officiato da Area06, ha inaugurato la magra stagione teatrale romana, ritagliandosi uno spazio temporaneo al Centro di Produzione Culturale La Pelanda, a Testaccio, dove il teatro d'arte e di ricerca possa confrontarsi e misurarsi con il pubblico. Un pubblico ristretto di estimatori ma anche di tanti giovani alla ricerca di un teatro che li riguardi. Perché il teatro in Italia si è ridotto a poca cosa. Spettacoli commerciali e televisivi per corteggiare il grosso pubblico, spettacoli classici, conservativi e museali per gli abbonati, teatro di sperimentazione strozzato da una politica culturale miope che non rischia sul nuovo. Lo sappiamo, ma è necessario ribadirlo.

Come scrive Arcuri in una breve nota introduttiva, l'ottava edizione di Short Theatre esprime la volontà degli artisti di <contraddire lo stato attuale, restando in questo Stato>. Il motto che accompagna il Festival è " democrazia della felicità", espressione di un sogno che si può soltanto accarezzare, perché le due parole, messe insieme, costituiscono un ossimoro. Di fatto, la manifestazione è anche lo specchio del malessere degli artisti e della disfunzione dei sistemi produttivi italiani.

Tanti gli spettacoli, forse anche troppi, e presentati uno dopo l'altro senza il tempo di una pausa di riflessione, quasi una catena di montaggio. Una corposa programmazione di teatro, danza, concerti, video istallazioni che indubbiamente offre una ampia panoramica sui linguaggi di artisti autonomi italiani e stranieri, ma che disorienta per l'assenza di un filo conduttore che tenga insieme i tasselli di un così vasto mosaico. Da una parte i gruppi storici di ricerca, Babilonia Teatri, Fanny Alexander, Lenz, Teatro Sotterraneo, dall'altra giovani gruppi italiani e stranieri in cerca di palcoscenico (Marta Cuscunà, Opera, gli spagnoli Atresbandes, gli inglesi Kindle Theatre). Trentanove spettacoli, due prime assolute, cinque prime nazionali, sedici prime regionali. Commistioni di generi, ricerca di nuove forme espressive, ma soprattutto tanti interrogativi sul senso stesso di fare teatro oggi. Poi, tavole rotonde, incontri, dibattiti sul tema della produzione e della diffusione della cultura teatrale.


Il comune denominatore della maggior parte degli spettacoli proposti è costituito da una ricchezza di idee e di spunti non sempre sviluppati in modo compiuto, drammaturgie esili, povertà di mezzi e, in alcuni casi, incapacità di raccontare il presente per eccesso di autoreferenzialità.

Si veda, ad esempio, il To play or to die di Giuseppe Provinzano che nel 2008 aveva portato in scena GIOtto _studio per una tragedia sui sanguinosi fatti di Genova, e che ora ripiega su Amleto per denunciare lo stato in cui versano i poveri teatranti italiani, ingabbiati in un sistema marcio e corrotto quanto quello della Danimarca. Le rovine di una scena divelta fanno da sfondo a un duetto più narrativo che teatrale, in cui Provinzano e Chiara Muscato si accollano il peso di dar voce a tutti i personaggi per far fonte alla crisi. Gli attori mancano, un cellulare sostituisce Polonio e persino Rosenkrantz e Guildestern provano a dividersi per sabotare la tragedia. Costumi appesi, marionette in scena e l'assenza di Amleto. L'idea di escludere dalla scena il principe e di far risuonare il suo pensiero e il suo sentire attraverso gli altri personaggi poteva condurre ad esiti più significativi. Ma la presenza assenza di Amleto imprigiona il personaggio nel suo mito letterario e lo spettacolo si riduce ad un banale commento al testo scespiriano di cui non si intravede la necessità. Il testo non è ri-lettura della prima grande tragedia moderna, e non ha lo spessore di Hamletmachine di Heiner Muller al quale Provinzano esplicitamente si ispira. L'Amleto diviene spunto per riflessioni generiche sull'attualità politica, disperdendo inevitabilmente l' universalità di un testo più contemporaneo di quello che da esso ne trae spunto.

Incerta e divagante, la scrittura drammaturgica di Federica Santoro che scrive e dirige In Società, un "diverimento"che la vede in scena con due musicisti, Marco Tulli (violoncello) che viene denominato Lui e Sebi Tramontana (trombone) al quale spetta il ruolo de Il Fratello. In una stanza messa a soqquadro, la Santoro nei panni vedovili de La Sorella dialoga incessantemente con il mutismo dei due uomini, in un soliloquio alquanto frammentario, fitto di divagazioni che allentano l'attenzione dello spettatore. La regia jazzata e la recitazione volutamente sciatta, sebbene espressiva, non bastano a sostenere una partitura ancora acerba.

Al tema tutt'altro che originale dell'incomunicabilità, si affianca quello della paura in Solfatara del giovane gruppo spagnolo Atresbandes, una pièce di trenta minuti che trae ispirazione da Anatomia del mondo di Josè Antonio Matina e Fragments d'un discoursamoureux di Roland Barthes. Frizzante e dinamica la recitazione dei tre attori in scena che danno corpo all'eruzione dei gas sulfurei provenienti dal vulcano dell'inconscio. Molto spritosa e drammaturgicamente promettente, l'idea di trasformare la paura in un personaggio incappucciato che si intrufola come un terrorista nella sala da pranzo di una coppia problematica. I dialoghi sono agili e terribilmente comici, ma poi, quando un'altra coppia sopraggiunge , il testo, e con esso il ritmo della performance, allentano la loro presa sul pubblico.

Gestualità, prossemica e parola si coniugano in modo impeccabile nel brevissimo studio dei Fratelli Dalla Via Mio figlio era come un padre per me (vincitore del Premio Scenario 2013). Una flash teatrale di venti minuti che tuttavia fotografa una generazione al tempo della crisi e sintetizza in poche battute la storia e la deriva di un paese. < La prima generazione ha lavorato. La seconda ha risparmiato. La terza ha sfondato. Poi noi >. In uno spazio spoglio e indefinito, fratello e sorella nella vita come nella scena, Maria e Diego Dalla Via si contendono dei cioccolatini Boero sistemati a mo' di trofeo su di un piano inclinato che poggia su due casse d'acqua. Lei è intabarrata in un k-way che la protegge dal freddo. Lui si accascia a terra dopo aver trasportato in scena un pila altissima di casse di bottiglie, forse la metafora del peso del modello dei padri. Sono figli di ex ricchi proprietari di un'azienda in fallimento. Vogliono impadronirsi della casa dei genitori e per farli morire di crepacuore pianificano un finto doppio suicidio. Il dialogo graffiante e scarno, si adagia per contrasto sulle cadenze cantilenanti del dialetto del profondo Nord. Le battute esprimono il vuoto assoluto, l'assenza della ben che minima remora morale o di un barlume di affettività. Il frammento è atrocemente comico e promette futuri sviluppi.

Ma quale futuro, viene da chiedersi, si prospetta per il teatro italiano? E' questo l'interrogativo che Short Theatre solleva e che, al di là del valore dei singoli spettacoli, lascia volutamente e inevitabilmente insoluto. E non è poco.

(Le fotografie sono di Ilaria Scarpa)

 

TO PLAY OR TO DIE

This is the question today

scritto e diretto da Giuseppe Provinzano.

Con Chiara Muscato e Giuseppe Provinzano.

Sound & light designer: Gabriele Gugliara.

Chitarre elettriche: Roberto cammarata.

Scene e costumi: Vito Bartucca.

Realizzazione marionette e burattini: Elena Bosco.

Workshop burattini e marionette: Vito bartucca.

Voce off: Andrea Capaldi.

Un ringraziamento a Heiner Muller Geselschaft of Berlin,Franco Quadri, Compagnia InBalìa, Phoebe Zeitgeist, Compagnia Quartiatri, Valentina Greco, Petra Trombini, Alessandro Riva.

Una co-produzione Babel crew, CSS Teatro stabile dell'innovazione FVG.

In collaborazione con Teatro Garibaldi Aperto di Palermo.

Visto a La Pelanda l'8 settembre 2013.

 

IN SOCIETA'

Divertimento

Scritto e diretto da Federica Santoro.

In collaborazione con Luca Tilli (violoncello) e Sebi Tramontana (trombone).

Prodotto da Fattore K.

La Sorella: Federica Santoro.

Il Fratello: Sebi Tramontana.

Lui: Luca Tilli.

Visto a La Pelanda l'8 settembre 2013.

 

SOLFATARA

Traduzione: Assunta Colonna.

Disegno luci: Aitor Larrea.

Con: Mònica Almirali, Miquel Segovia, Albert Pérez.

Creazione collettiva.

Visto in prima nazionale a La Pelanda l'8 settembre 2013.

 

MIO FIGLIO ERA COME UN PADRE PER ME

studio

di e con Marta dalla Via e diego Dalla via.

Aiuto regia: Veronica Schiavone.

Partitura fisica: Annalisa Ferlini.

Scene: Diego Dalla Via.

Costumi: Marta Dalla Via.

Visto a La Pelanda il 13 settembre 2013.

 

 

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