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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

L’uomo dal fiore in bocca secondo Sandro Lombardi e Roberto Latini

Spettacolo assolutamente incantevole e intenso, la versione de L’uomo dal fiore in bocca pirandelliano, inscenata da Sandro Lombardi e Roberto Latini, che ne firma anche la regia.

Cinquantacinque minuti di pura liturgia teatrale, celebrata dentro e oltre il perimetro di una grande gabbia ottagonale, con al centro un pozzo sormontato da un’altalena. Sui bordi dei sobri arredi scenici si notano manciate di piume bianche , le stesse che durante la rappresentazione volteggiano a tratti nell’aria, come a simboleggiare la transitorietà della vita e del teatro che qui, proprio come in Shakespeare, sono la stessa e identica cosa.

Il capolavoro pirandelliano viene infatti riproposto in chiave onirica, metaforica e quindi anche meta-teatrale. L’atmosfera sospesa e vagamente surreale fa pensare a I giganti della montagna, dove i personaggi sono perennemente in bilico tra la dimensione della realtà e quella del sogno. Il taglio registico e interpretativo che trasforma il testo in un monologo a due voci, mette infatti in risalto quell’aspetto visionario che striscia, più o meno velatamente, in tutto il teatro di Pirandello e che è già presente in questo dramma giovanile. Un aspetto intuito da Eduardo, ma trascurato da molte altre regie che hanno, invece, puntato sulla dimensione di dramma borghese che L’uomo dal fiore in bocca indubbiamente possiede.
Ma già la dettagliata didascalia iniziale che situa gli avvenimenti in un bar della stazione aperto tutta la notte per due soli clienti, permette, quanto meno, di sospettare che il “pacifico avventore” e l’uomo affetto da epitelioma siano, appunto, fantasmi, o che l’uno sia la il prodotto della fantasia dell’altro. L’oscurità della scena, squarciata a intermittenza da bagliori di luce, amplifica il dramma della solitudine assoluta di un uomo che sa di essere in procinto di morire e che, non potendo né vivere né figurarsi una vita propria, si appropria con la fantasia di quella degli altri. E l’interpretazione, sempre densissima, di Lombardi lascia bene immaginare i profili e i gesti di quei “giovani di negozio” che involtano con cura “la merce venduta”, evocati e minuziosamente descritti dall’uomo che, di solito, passa giornate intere ad osservarli. In questo modo, la lettura di Lombardi non soltanto rispetta il testo pirandelliano, ma ne porta alla luce gli aspetti più reconditi. Perché aderire con la forza dell’immaginazione alla vita è senz’altro la frase chiave dell’intero dramma.

Per questo, a rappresentare il caffè della stazione non resta che il frammento sonoro di un treno che passa, poco prima che gli attori emergano dal buio della scena. Un po’ clown felliniani e un po’ vagabondi beckettiani, si presentano con i volti imbiancati dal trucco, la bombetta, il frak ed enormi scarpe circensi. Non sembrano incontrarsi per caso perché, sin dall’inizio, si spiano, si inseguono, e si spalleggiano come fossero creature simbiotiche, o meglio, come se fossero l’uno l’alter ego dell’altro.
Lombardi ha un’aria pensosa e svagata e un portamento leggero, come se camminasse sospeso su funi invisibili. Alterna impercettibili movimenti di danza ad improvvisi irrigidimenti del corpo , mentre Latini , nei panni dell’avventore, ha la gestualità di una marionetta, una sorta di servo di scena meccanico. La coppia si muove in perfetta sintonia , nonostante i modi recitativi volutamente diversi. Latini gioca su registri vocali alti e stridenti che ben si coniugano con i suoi movimenti a scatto. La parola pronunciata da Lombardi è , invece, parola che si è fatta carne, la parola recitata e agita che mette a nudo l’interiorità dell’attore e quella del personaggio al contempo. La vicenda viene come scorporata, per lasciare il posto alla rappresentazione dell’urgenza creativa , della inconsistenza e della necessità dell’arte, della solitudine e della follia, e, non da ultimo, ad una riflessione sulla morte e sulla meraviglia , nonostante tutto, del vivere.

E così, quando verso la fine, l’attore evoca il sapore delle albicocche , egli riesce trasmettere al pubblico tutta la sensualità di un gesto quotidiano che è già divenuto rimpianto. Il coinvolgimento dello spettatore è sempre tangibile, anche se lo spettacolo non innesca mai processi di identificazione, tendendo semmai allo straniamento. Tutto ciò che avviene in scena mette in moto immagini e ricordi , in un muto ma serrato dialogo con il pubblico, di quelli che riescono solo quando uno spettacolo viene costruito con il rigore espressivo e l’inventiva di cui Latini e Lombardi sono capaci.


Scheda tecnica

L’Uomo dal fiore in bocca di Luigi Pirandello. Con Sandro Lombardi e Roberto Latini. Adattamento e drammaturgia di Sandro Lombardi. Scene : Luca Baldin. Costumi: Marion D’Amburgo. Luci : Gianni Pollini. Musiche originali: Gianluca Misiti. Regia: Roberto Latini.

Visto nell’ambito della manifestazione SHORT THEATRE negli spazi de La Pelanda al Macro di Roma.

 

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