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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Akira: fenomenologia di un capolavoro

 

 

 

 

Akira

di Katsuhiro Ōtomo

 

 

Doppiaggio originale: Mitsuo Iwata, Nozomu Sasaki, Mami Koyama

Doppiaggio italiano: Angelo Maggi, Alessandro Quarta, Antonella Baldini

Distribuzione: Dynit (1988), Nexo Digital (2013)

 

 

 

 

Il 29 maggio è tornato in alcune sale italiane uno dei capolavori dell’animazione giapponese, Akira, uscito 25 anni fa. L’opera può essere considerata il passo finale degli “anime”1 per entrare definitivamente nel mondo occidentale.

 

1. Akira e il Giappone

Akira appare nel 1988, un anno per il Giappone di saturazione di influenze cosmopolite. L’impero del Sol Levante aveva da poco superato un periodo di ragguardevole ricchezza (iniziato negli anni Sessanta) che lo portò ad essere considerato la seconda super-potenza mondiale. Il passato del Giappone avrà grande importanza nella trama di Akira (in realtà gran parte dell’animazione giapponese è il riflesso della storia del Paese) sia nel contesto nazionale sia in quello del sistema “Giappone-Mondo”.

Alcuni concetti che troveremo nella trama di Akira sono facilmente individuabili nel trascorso del Giappone: a) Guerra Mondiale; b) dopoguerra; c) Olimpiadi di Tokyo; d) scandali politici; e) progressi scientifici.

Questi cinque temi sono i pilastri su cui si fonda l’intero intreccio.

 

2. Sinossi

Tokyo, 2019. La città (così come si fa intendere, tutta la nazione) è in un totale stato di anarchia. La Terza Guerra Mondiale è da poco tempo terminata ed ha portato alla crescita di un potere politico corrotto che, per la maggior parte dei cittadini, è invece “funzionale”. L’esercito rappresenta, come nei migliori racconti distopici, il braccio esecutivo della politica ed ha pieni poteri sulla cittadinanza. In una società fortemente divisa da ceti ben separati, si muovono bande di motociclisti imberbi in perenne lotta tra di loro. Tra i numerosi gruppi di motociclisti, uno di questi è capeggiato da Kaneda, protagonista della vicenda. Tra i seguaci, alcuni rivestono ruoli comprimari nel comando mentre altri, come Tetsuo, l’antagonista della storia, hanno ruolo di subordine, sia gerarchico che psicologico. Tetsuo è il più giovane del gruppo e ha, nei confronti del capobanda, un misto di ammirazione/rispetto e di invidia/odio.

Mentre la banda di Kaneda è impegnata a sopraffare il gruppo contendente il suo territorio, nelle varie scorribande in cui la violenza determina scene cruente, Tetsuo ha uno strano incidente con la moto. Su una strada quasi buia, il ragazzo investe con la sua moto un bambino, tra l’altro protagonista delle prime scene del film. I compagni di Tetsuo, in primis Kaneda che verso il suo amico ha un ruolo quasi genitoriale, accorrono sul luogo. Tetsuo è steso a terra e privo di sensi. Kaneda si accorge di un’altra presenza, il bambino investito dal giovane del gruppo; quello che colpisce il ragazzo è che il bambino è assolutamente illeso e, in realtà, ha le sembianze ben diverse da quelle di un bambino: il suo volto è completamente solcato di rughe. Il bambino, spaventato, scappa nella penombra, e improvvisamente l’intera area viene illuminata da elicotteri militari da cui scendono schiere di soldati e di poliziotti, che intimano a Kaneda e al gruppo di sdraiarsi a terra. Tutti i ragazzi, seppur impauriti cercano di proteggere il giovane Tetsuo ma vengono scaraventati con violenza sull’asfalto. Nel frattempo si avvicina al bambino un personaggio, anch’esso dalle sembianze simili, su di una poltrona fluttuante che obbliga il ragazzino a seguirlo. Anche Tetsuo viene portato via.

Il gruppo di Kaneda viene così trasportato in un centro di identificazione militare, in cui i militari stanno indagando su un attentato verificatosi pochi istanti prima, all’inizio del lungometraggio. In uno scambio di battute tra la banda e i militari, si inizia a comprendere quali sono gli eventi che hanno portato all’arresto della banda, così come di altre centinaia di persone: l’attentato per l’appunto. L’unica incertezza riguarda Tetsuo, anche se per tutti i suoi compagni è ormai morto. La combriccola viene comunque rilasciata insieme a Kai, una ragazza che Kaneda aveva notato nel centro d’identificazione. Se i compagni di Tetsuo sembrano ormai rassegnati all’idea di non rivedere il ragazzo, Kaneda decide di andarlo a cercare.

Nel frattempo in un ospedale militare segreto Tetsuo è sottoposto a numerosi esperimenti. Durante la notte ha spaventose allucinazioni. Quasi immediatamente il ragazzo inizia a comprendere che le visioni non sono frutto di particolari malattie o degenerazioni della mente, bensì suoi poteri.

Tetsuo è un esper. Il ragazzo considera questo più che un dono, un potere predeterminato per riscattarsi dalla situazione di subordinazione rispetto al suo capo. Inizia così la sua fuga dall’ospedale che lascia dietro di sè sangue e distruzione. Giunto nei sotterranei della costruzione Tetsuo entra così in contatto con altri esper, tra cui il bambino che aveva investito. Tra momenti di lucidità e di follia, inizia a sentire voci nella testa che nominano "Akira", un individuo del quale ha sentito parlare durante gli esperimenti, e che ritiene in grado di fornirgli risposte sulle sue capacità. Il fantomatico Akira è anche considerato una sorta di messia da alcuni cittadini, osteggiati dal consiglio comunale.


Quando ormai Tetsuo è in preda a delirio di onnipotenza e distruzione ecco arrivare il suo amico Kaneda, accompagnato da Kai, per salvarlo; ma Tetsuo è ormai incontrollabile e decide di raggiungere il luogo in cui è nascosto Akira: lo Stadio Olimpico di Tokyo. Questa struttura gigantesca, costruita per le imminenti Olimpiadi della città, è in realtà una copertura per conservare appunto quello che resta di Akira, cioè brandelli di organi e materiale biologico del campione.

Arrivato all'interno dell'enorme struttura Testuo perde completamente il controllo di se stesso e, dopo aver recuperato le parti biologiche di Akira, inizia a fondersi con tutto ciò che lo circonda e, nell'incredulità di Kaneda, il giovane si ingrandisce a dismisura iniziando ad assumere forma fetale. Gli altri bambini-esper decidono così di sacrificarsi e di congiungersi a Tetsuo al fine di preservare l'umanità. Prima della fine Tetsuo, ormai una massa informe, chiede aiuto continuamente al suo amico Kaneda; nella voce del giovane è ormai sparito il tono di superbia cancellato da un terrore infantile. Una grandissima esplosione illumina così la città di Tokyo e il paesaggio limitrofo. Il film si chiude con l'enigmatica frase, "Io sono Tetsuo".

 

3. Dietro AKIRA

Akira ha diversi primati, tra cui quello della sua realizzazione. Per la mole di lavoro e di conseguenza di fondi di investimento, fu creata una apposita società denominata “Akira Committee”, partecipata da alcune delle maggiori case di produzione cinematografica giapponese: Kodansha Ltd. (editore anche del fumetto di Akira), Mainichi Broadcasting System, Inc. (emittente televisiva), Bandai Co., Ltd., Hakuhodo Incorporated (agenzia pubblicitaria), Toho Co., Ltd. (nota per aver prodotto i film di Godzilla), Laserdisc Corporation, Sumitomo Corporation, Tatsunoko Production, e Tokyo Movie Shinsha Co., Ltd (nota in Italia per diverse collaborazioni con la RAI). Questa procedura si è resa necessaria per riuscire ad accumulare il budget di un miliardo di yen (circa 8.410.000 euro attuali) e sostenere l'enorme spesa necessaria per produrre il film.


Per Akira hanno trovato posto più di mille animatori, che si alternavano in turni diurni e notturni, permettendo quindi che la realizzazione del film procedesse ventiquattro ore su ventiquattro.

Il film rappresenta uno dei primi casi di uso di CGI, Computer-generated imagery. Ad Akira è inoltre riconosciuta l’introduzione della innovativa tecnica digitale del pre-recording, la registrazione vocale del doppiaggio dei personaggi quando questi sono ancora a livello di bozza grafica, che consente quindi di adattare il labiale e le movenze del personaggio alla battuta del doppiatore. Tecnica che fu successivamente ripresa dalla Disney.

La colonna sonora di Akira è invece curata dal maestro Shoji Yamashiro e, fondendosi magistralmente con le scene, è un misto di tradizione e innovazione: alle musiche Nō (caratterizzate dal kakegoe, lo strano suono gutturale delle voci dei percussionisti) prorompenti in “Mutation” si contrappongono le voci più dolci e ipnotiche della bellissima “Dolls Polyphony”. Il brano “Tetsuo” è invece la massima espressione di fusione tra i metallici strumenti gamelan e sintetizzatori moderni.

 

4. AKIRA: adolescenti e metamorfosi

Akira è, come già accennato, la cruda rappresentazione di una realtà passata e imminente della società moderna.

Tra le varie interpretazioni, lo studioso cinematografico Jon Lewis2 descrive il rapporto tra i componenti della bōsōzoku3 di Kaneda e Tetsuo con i loro “strumenti” di azione, le motociclette. Per Lewis la moto è vista come "il simbolo fallico del potere e dell'autorità”; nel film tutti i ragazzi tengono molto ai loro mezzi e ognuno non oserebbe mai impadronirsi delle moto altrui, cosa che invece osa fare Tetsuo con la moto del capobanda e amico Kaneda. La moto è inoltre anche un simbolo sovversivo contro uno stato monolitico e indifferente. Ogni scena mostra proprio questo aspetto di contrapposizione, ai movimenti fluidi e vigorosi delle moto si oppongono le strutture immobili del potere e delle autorità, rappresentata dalle enormi edifici ammassati che si stagliano minacciosi. Ad una lettura moderna del binomio adolescenti-autorità è possibile evidenziare una parentesi anche antica, quella dei samurai: così come i guerrieri giapponesi anche i “guerrieri” sulle moto vagano senza meta per le strade senza un vero padrone, i gruppi di motociclisti in Akira sono quindi moderni ronin4.

Concentrandosi su uno dei temi dominanti del film, la metamorfosi, Akira può essere analizzato su due livelli: come espressione di ricerca di una gioventù alienata per l'identità e, come una meditazione sull’apocalisse, in chiave moderna, cyberpunk.

Nel primo livello, non meno spettacolare del secondo, la metamorfosi dell’identità è rappresentata unicamente da Tetsuo: le sue fattezze, nelle scene finali, mostrano cambiamenti che coprono sentimenti di disgusto, orrore e, al contempo, euforia; possono così essere interpretati come memorabile emblema della crisi di adolescenti alienati, isolati, vendicativi e spaventati, quindi per così dire “mostruosi sia per loro stessi sia per gli altri”. La seconda chiave di lettura, quella cyberpunk, è invece sfruttata per inscenare situazioni altrimenti difficili da spiegare, come le trasformazioni corporee di Tetsuo (quindi i “classici” innesti artificiali che sono propri del filone cyberpunk) o gli avvenimenti sovrannaturali presenti in Akira. Ogni mutamento avviene attraverso canali tipici dell’universo cyberpunk: è la tecnologia che porta al “risveglio” dei poteri di Tetsuo e che svolge, come nei romanzi di William Gibosn, la funzione principale.

 

Note con rimando al testo

1 Il termine “anime” è l’abbreviazione della translitterazione giapponese dell’inglese “animation”, cioè animēshon (giapp., アニメシオン).

2 Jon Lewis, The Road to Romance and Ruin: The Crisis of Authority in Francis Ford Coppola's Rumble Fish, in Crisis Cinema: The Apocalyptic Idea in Postmodern Narrative Film, Washington, DC, 1993.

3 Termine con cui si indicano le bande di teppisti motorizzati che sfrecciano di notte nella città di Tokyo, o nella sua periferia, terrorizzando i pacifici cittadini.

4 Rōnin significa letteralmente "uomo alla deriva". Ed è un termine giapponese che designava il samurai decaduto, rimasto senza padrone o per la morte di quest'ultimo o per averne perso la fiducia.

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