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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

La merda _ Decalogo del Disgusto # 1, di Cristian Ceresoli

 


Adesso che è incinta, la straordinaria Silvia Gallerano fa pensare ad una dea della fertilità sospesa nel Nulla. Ferina e implacabile, se ne sta appollaiata sopra uno sgabello alto due metri e mezzo, completamente nuda, labbra rosso vermiglio, un microfono in mano. Cinque fari sagomatori puntati su di lei, modellano e riplasmano il suo corpo nel buio totale della scena. Non si tratta del solito monologo, ma di un flusso di coscienza dove altre voci si impossessano della sua, dando vita ad una partitura teatrale in tre movimenti :
Le Cosce, Il Cazzo, La Fama e un controtempo: L'Italia.

Dedicato ai 150 anni dell'Unità d'Italia, il testo dell'esordiente Cristian Ceresoli è uno dei pochi veramente arrabbiati prodotti nell'era berlusconiana, e non è un caso che sia stato apprezzato al Festival di Edimburgo 2012, dove lo spettacolo ha ottenuto una sfilza di riconoscimenti : Fringe Festival Award 2012 for Writing Excellene, The Stage Award 2012 for Acting Excellence to Silvia Gallerano for Best Solo Performer, Arches Brick Award 2012 for Emerging Art, Total Theatre Award 2012 for Innovation. Non è un caso, dicevo, perché in Inghilterra l'avvicendarsi di primi ministri indigesti, dalla Lady di Ferro a Blair, ha fatto proliferare una generazione di drammaturghi programmaticamente blasfemi e violenti. In confronto, l'urlo dissacratorio di Ceresoli suona come un vagito, potente e scioccante, ma non privo di ingenuità e di una certa acerbità di stile che nella performance vengono tuttavia attutite dall' energia vulcanica dell' interprete.

Poco conosciuta in Italia, la Gallerano è la prima attrice italiana premiata dalla esigentissima giuria di Edimburgo. Nemo profeta in Patria, dicevano gli antichi, ma il tutto conferma la cecità della politica dei tagli. In compenso il pubblico del Teatro Valle Occupato, e prima ancora, quello del Palladium, hanno puntualmente fatto registrare il tutto esaurito.

Novella Winnie del ventennio di Mediaset, la giovane donna senza nome che domina la scena non affonda in un cumulo di letame, perché la merda ce l'ha dentro fino al midollo e, quando alla fine racconta di essersi rimpinzata di cibo per apparire più grassa ad un provino pubblicitario, non si fa scrupoli a raccontare di come abbia cacato tutta se stessa sul divano e di come, in preda al panico, si sia mangiata tutta la sua merda. Una merda che contiene suo padre, l'Italia, l' handicappato che a scuola l'ha costretta a praticargli una fellatio, e tutti quegli uomini di potere che promettono successo in cambio di bunga bunga. La giovane donna, ossessionata dalle sue grosse cosce e dalla sua bassa statura, prova disgusto per se stessa e per la società in cui vive. Cresciuta nell'epoca della spettacolarizzazione mediatica di ogni aspetto della vita, non può che perseguire lo scopo di apparire in tv per garantirsi un'identità. La sua Weltanshauung le fa rivalutare il padre che ha trovato il coraggio di suicidarsi sui binari senza che nessuno stesse a guardarlo o che lo incitasse a buttarsi. Un gesto estremo senza pubblico si trasforma nella sua testolina in un gesto eroico. Il monologo ruota intorno alla sua determinazione a farcela da sola e a sfondare a qualsiasi costo. Anche al prezzo di sottomettersi alle voglie dei maschi che "dispongono e che decidono e che fanno le convention". Dall'esperienza con l'handicappato ha imparato che "se una cosa ti fa schifo, tu, ti puoi abituare " e quindi si prepara ad affrontare l'esercito di corrotti che l'attende al varco con grintosa rassegnazione.

Il linguaggio è ruvido e colloquiale, anche se non privo di strampalate virate poetiche, e le parole si rincorrono l'un l'altra incuranti della grammatica e della sintassi, per inseguire ricordi e prefigurare l'agognata uscita dall'anonimato. Il flusso verbale sembra inarrestabile, ma il racconto si articola in quattro o cinque movimenti separati da brevissime dissolvenze, che permettono rapidi cambi di posizione sullo sgabello e qualche sorsata d'acqua. Ogni tempo o semitempo termina con un crescendo di rabbia che a volte si traduce in urlo, e le variegate modulazioni vocali determinano la graduale emersione di un personaggio a tutto tondo, terribilmente fragile e feroce allo stesso tempo. I ricordi dell'infanzia svelano una smaccata tendenza all'autodistruzione e una perversa attrazione per la violenza e la sofferenza, che tuttavia convivivono con la capacità di esercitare un forte controllo sulle emozioni. Da bambina andava matta per i racconti del padre che, durante una visita all'acquario, gli aveva rivelato che il delfino stupra la femmina " anche se non c'è la necessità di riprodursi" e che il polpo femmina si mangia i suoi tentacoli. L'accettazione passiva dell'idea dell'abuso sembra essere stampata nel suo DNA.

Sebbene fortemente caratterizzato, il personaggio è anche l'icona di un paese degradato e il crescendo finale, in cui la donna chiosa il racconto della sua grande abbuffata con le parole dell'Inno di Mameli, produce un vero effetto catartico.

Un'ora di spettacolo che lascia senza fiato. Per il ritmo della scansione registica, ma soprattutto per lo straordinario talento della performer. La sua gestualità è ridotta al minimo, ma il controllo della complessa partitura vocale è assoluto. Quando fa la voce della madre, dell'handicappato, della signora del centro benessere o dell' organizzatore dei provini, non si accontenta di una semplice imitazione, ma sembra lasciarsi impossessare dalle loro maschere. Orrore e aggressività, odio e disperazione vengono scaraventati addosso al pubblico con la forza di una colata lavica, in una performance che sposa felicemente la scrittura drammatica con la Body Art.

 

Scheda tecnica
LA MERDA _DECALOGO DEL DISGUSTO # 1, di Cristian Ceresoli. Una produzione di Cristuan Ceresoli e Marta Ceresoli dedicata ai 150 dell'Unità d'Italia, con il contributo di Italian Culture Institute of Lybia.
Con Silvia Gallerano.
Lighting design Alessio Rongione. Technical director Inti Nilam. Producer Frodo MacDaniel.

Visto al Teatro Valle Occupato di roma il 23 gennaio 2013.
Prima nazionale, 29 marzo 2012, Teatro i, Milano.

 

 

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