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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

La nuova vita di Sherlock Holmes

Il 6 ottobre scorso, Benedict Cumberbatch si trovava al Festival Letterario di Cheltenham per discutere gli aspetti principali di quella che sarà la terza serie di Sherlock. In Gran Bretagna, Sherlock è – ormai – molto più di una serie TV prodotta dalla BBC; è un culto da milioni di proseliti. Una tempesta niente affatto annunciata che ha letteralmente travolto interpreti e sceneggiatori.

Qual è il segreto di un prodotto che aveva destato scetticismo, poiché sarebbe uscito in concomitanza con i film di Guy Richie?
La serie della BBC è frutto di un progetto decennale nato dalle menti di Steven Moffat e Mark Gattis. L’idea è, solo apparentemente, semplice: rimanere fedeli ad Arthur Conan Doyle pur trasportando il suo straordinario detective ai giorni nostri.

Entrambi reduci dall’aver scritto episodi per la serie: Doctor Who interpretata da David Tennant, i due sceneggiatori hanno scelto atmosfere particolari e riletto i personaggi di Conan Doyle in chiave del tutto nuova. Gatiss stesso interpreta il fratello di Sherlock, Mycroft Holmes.

La scelta di entrare a far parte della serie stessa è uno dei punti chiave che hanno permesso al pubblico di conoscere appieno il punto di vista dello sceneggiatore. Il Mycroft di Gatiss non è mai in secondo piano e dà un lustro del tutto nuovo a quello che da sempre viene considerato come il fratello Holmes “meno in gamba”.
Sherlock è ambientato a Londra ma è una città molto distante dal turistico immaginario collettivo. La Capitale inglese che viene rappresentata è vissuta da angolazioni completamente nuove, la sua parte più oscura è messa in primo piano. La città è uno dei personaggi: agile, misteriosa, partecipe. L’intento era proprio quello di dare una versione vagamente distorta della Londra attuale, così come sono distorte le immagini che ci vengono date di quella Vittoriana.

Nei sei episodi che costituiscono le prime due serie, l’uso delle tecnologie non scalfisce minimamente l’intento dei libri originali. Lo Sherlock Holmes di Moffat e Gatiss è una sorta di geniale schizofrenico (o sociopatico, come ama definirsi) che affida le sue memorie ad un blog (‘La Scienza della Deduzione’) ed incontra, casualmente, il dottor John Watson, di ritorno dalla guerra in Afghanistan con molte ferite – soprattutto psicologiche – da guarire.
Cosa li accomuna? Nulla ed è per questo che, all’apparenza, sono coinquilini perfetti. Tuttavia, Watson non ha quasi tempo di mettere piede nel celebre appartamento di 221b Baker Street (la location è stata spostata di qualche isolato rispetto allo Sherlock Holmes Museum), poiché le indagini lo coinvolgono da subito.

I casi sono magistralmente ricostruiti anche perché Gatiss ha recentemente criticato le più recenti versioni televisive, dicendosi più interessato ad una versione che avesse un protagonista più vicino a quello interpretato, in passato, dall’attore Basil Rathbone. Nonostante lo Sherlock di Cumberbatch utilizzi il cellulare ed il GPS, gli autori si dicono certi che il personaggio di Conan Doyle farebbe lo stesso se avesse a disposizione i mezzi del XXI secolo, soprattutto per non lasciare nulla di intento contro il celeberrimo antagonista: Moriarty.

Il pilot di Sherlock (mai trasmesso) venne bloccato dalla BBC che – invece – vide di buon occhio l’idea di creare un maggior numero di episodi da 90 minuti. Per questo motivo, la prima serie, andata in onda nel 2010 è stata completamente riscritta. Tuttavia, la vera chiave di lettura di Sherlock è il cast.
Non ci sono state audizioni per la scelta del protagonista. Moffat e Gatiss erano stati piacevolmente colpiti dall’interpretazione di Cumberbatch in Espiazione ed erano alla ricerca di un Watson che avrebbe potuto giocare al suo fianco, alla pari.
Martin Freeman afferma di aver capito sin dalle prime letture insieme che l’alchimia era quella giusta e di aver, conseguentemente, modificato il suo personaggio anche tenendo conto delle diverse pieghe che l’amicizia con Cumberbatch stava prendendo anche fuori dal set. Anche per questo motivo, la scelta di Andrew Scott nei panni di Moriarty si è rivelata essere il fiore all’occhiello della serie BBC.

I dialoghi taglienti, il ritmo serrato, trovano nel duello intellettuale tra il più famoso consulting detective della storia ed il suo, geniale, antagonista il climax dell’intera serie.
Moriarty è un personaggio spesso lasciato in disparte, quasi una creatura effimera; mentre - nella versione attuale - è uno psicopatico geniale in grado di mettere Sherlock a dura prova.

La seconda serie, appena andata in onda anche in Italia, si conclude con l’episodio intitolato The Reichenbach Fall, basato sul racconto di Conan Doyle The Final Problem. Pur senza voler svelare nulla, dobbiamo fidarci degli sceneggiatori quando ci dicono che: sicuramente abbiamo perso un dettaglio.

Quale? Non ci resta che aspettare la terza serie di cui abbiamo soltanto le tre parole chiave: rat, wedding e bow. Dove ci porteranno? Sono veri indizi o semplici depistaggi? Possiamo capirlo anche senza l’aiuto di Sherlock e Watson?

Probabilmente no, quindi dobbiamo pazientare. Le riprese inizieranno a gennaio e le nostre risposte arriveranno a fine 2013.

Sito ufficiale

http://www.bbc.co.uk/programmes/b018ttws

 

 
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