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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Teatro in scatola

Generazioni Componibili


Parla di mobili in scatola, forse di uomini in scatola, forse di precarietà, forse del gap generazionale, e certo di omologazione in quella società globalizzata di cui nello spettacolo la catena scandinava Ikea vorrebbe assurgere a simbolo, leggero e suadente apparentemente, in realtà di noi divoratore e saponificatore. Uno spettacolo onnivoro per temi, stili e forme… cinema, TV, cabaret… Vuole o
‘presume di’ inscenare felicità, ansie, aspettative e incubi della contemporanea quotidianità. E certo l’intento è di coniugare comicità cabarettistica e amarezza, fino a slittare nella surrealtà ed in una ‘crudeltà nonsense’.

Ma davvero – nello spettacolo del ‘Teatro della tosse’, Generazioni componibili’, in prima nazionale a Genova nel marzo 2012, e ora approdato a Roma, nello ‘Shortheatre festival’ (Teatro India - 6 e 7 settembre 2012) - si realizzano queste intenzioni ? Cominciamo dalla cosiddetta componibilità. E’ notorio che i mobili di Ikea sono componibili – montabili e smontabili – e a buon mercato. Anche la forza lavoro giovanile ed i suoi disperati ideali assenti o sfiduciati, i cosiddetti valori, sono nella globalizzazione componibili e scomponibili a ‘buon mercato’. E lo spettacolo compone a collage una serie di storie-sketch : l’emigrante che fa scarpe e ci cammina per ammorbidirle (fatica migratoria ad uso di pigri ricchi); la coppia separanda; gli acari invisibilmente calpestati (una versione light, pubblicitario fumettara, dello scarafaggio kafkiano ?); un artista che fa a pezzi e inscatola la partner, rea di aver voluto ordinare la sua vita; il cavernicolo che arreda la sua caverna; madre e figlia che si psico-accoltellano sulla deperibilità di mobili e rapporti. Le storie però non si compongono come i mobili in un bel ambientino domestico vivibile. Restano prive di una cornice di senso che le unifichi. Componibili1Dunque la ikea-globalizzazione, come per i mobili, propone roba montabile, ma il senso del montaggio resta a te: l’uomo non si assimila alla merce. L’unico punto in comune è la deperibilità. Il meta messaggio non è nelle singole storie, ma nella loro strutturazione in macrotesto, montato l’insieme. E’ un merito – accettabile anche se non stratosferico - del testo di Andrea Pugliese. Esagera infatti Alessandro Paesano, redattore di teatro.org, nell’accusare l’autore di banalità e trita retorica, e nell’imputargli di non approfondire i temi sociali ed economici, e soprattutto la controparte delle lotte civili (diritti, femminismo, etc). Il testo ha un suo equilibrio così, nella leggerezza allusiva e ‘meta’, che vira la pesantezza dell’assurdo ioneschiano ad una imperturbabilità ‘pop’, con lievi torsioni fumettare (e talora delle cadute decisamente televisive, come nello sketch del cavernicolo). Resta da chiedersi se i meriti del testo trovino riscontro in quelli della scena, sul piano visivo e performativo (gestualità, ritmo, voce). La base è modulare, segnata dall’alternarsi di proiezioni e recitazione, luce e buio. Bergallo alla recitazione-narrazione (talvolta al leggio, a latere dello schermo, talvolta personaggio frontale). Lo schermo, poggiato a terra, occupa quasi tutta la scena, lasciando solo un corridoietto davanti per l’attore, e vi si alternano videoclip muti e personaggi recitanti, con stacchi musicali a chiudere. Un paio di volte Bergallo lo usa come controluce, al buio, per pose fisse, ombre cinesi gestuali, a silhouette, tra cui la conclusiva, lui in piedi a croce, contornato da livida luce violacea.

Lo schermo è decisamente il pezzo forte in questa narrazione di storie legate dal doppio concetto del mobile componibile e del grande magazzino, il cui percorso diventa quello di un risucchio nello smarrimento e nell’omologazione di post pasoliniana memoria. Le realizzazioni di Andrea Linke, apprezzato artista internazionale, come ben nota Laura Santini (mentelocale.it – 22.3.2012), sono spesso visionarie e poetiche, e donano alle storie un sapore surreale. Si tratta di una decina di video. Si va dalla sorniona e glaciale catasta di pezzi di cadavere della moglie, in scatole trasparenti di plexiglass (un cadavere ‘performance’, ‘in ordine’ omicida maniacale, come se l’ordine della moglie avesse vinto sul disordine creativo del marito, e il cadavere fosse diventato merce ikea, componibile); al mondo capovolto dove solo i piedi del negro, all’ingi ù, si vedono camminare; alla scenetta malinconica alla Buster Keaton della separanda che trascina una cassettiera, in una silente solitudine da quadro di Edward Hopper; al quarto di faccia umana disumanata (un quarto di bue ?), ridotta a un solo occhio, inquieto, che accompagna la recita dell’omicidio. Più televisivo, nelle inquadrature e nella recitazione delle comparse, il video dello scontro madre figlia.

Componibili3Dunque sì, il video dà una marcia in più alla narrazione, la surrealizza e stranisce. 
Ma Bergallo sa affiancargli corpo voce e ritmo in degno controcanto ? E poi… Quanti schermi ultimamente a teatro ! Che il teatro stia diventando ‘video-teatro’, delegando all’immagine una forza che spesso non trova nell’arco di tensioni performative e di regia ?

Devo dire che Bergallo - sia per come è impostata la sua parte in regia, sia per il tono recitativo e gestuale – non è decisamente all’altezza. Tutto è statico. Intanto dovrebbe scegliere tra cabaret e narrazione. Troppo spesso legge, al leggio o seduto, ed in generale con voce colloquiale e piatta, televisiva, se si esclude un episodio di cui parleremo. Anche quando poi, come nello sketch del cavernicolo, potremmo aspettarci del cabaret, sempre cabaret da programma televisivo resta. Lui fermo al centro, senza vibrazioni corporee o gestualità, e con banali trovate mimiche, mima i mobili ed interpella il pubblico, il quale per altro - agghiacciantemente - applaude a ogni stacco, a comando (Una clac di amici ? Comunque stupisce che la stessa cosa sia stata notata da Laura Santini, mesi fa, a Genova… Se li porta ?). Dov’è il teatro, e dove il cabaret, il suo ritmo e la sua crudeltà, magari quelli del cabaret espressionista tedesco? Né il testo né la recitazione sanno qui esibire crescendo deliranti, come li potresti trovare per es. nel pur fumettaro Copi. E anche sul migrante nero… Che piattezza ! Che poco dolore (si pensi a cosa diventa la stessa tematica nello spettacolo del 2010, al Teatro Valle, del ‘Teatro delle Albe’ – ‘Rumore di acque’ - e a cos’era lì la recitazione di Alessandro Renda). E’ come se lo spettacolo, per non saper decidere tra comico e tragico, fallisse sia il grottesco crudele sia il dolore tragico, solo raramente suggerendo un vago senso di triste derealizzazione alienata. Un’unica idea salva il tutto, perché lì i pezzi vanno insieme: l’episodio della moglie fatta a pezzi. Alla forza del video infatti si somma una scelta recitativa azzeccata, accettando Bergallo di andare su un ritmo artificiale della voce narrante – robotica e cantilenante – anche se certo poco al confronto delle acrobazie vocali e della gestualità di Elena Bucci nello spettacolo immediatamente precedente, nella stessa serata (Gruppo teatrale ‘Le belle bandiere’, in ‘Autobiografie di ignoti’), tra l’altro anch’esso giocato su collages di storie. Insomma ‘Generazioni componibili’, pur con qualche buona idea, rischia di essere anch’esso un ‘prodotto in scatola’, e lascia freddi e perplessi.

 

Locandina
Teatro della Tosse, ‘Generazioni componibili’, di Alessandro Bergallo, Emanuele Conte e Andrea Pugliese, tratto da - ‘People from Ikea’ di Andrea Pugliese. 
Con Alessandro Bergallo.
Luci e colonna sonora - Tiziano Scali, costumi - Daniela De Blasio, organizzazione - Paola Benvenuto, assistente volontaria - Monica Avolio, video : ideazione e direzione - Andrea Linke, operatore Luca Riccio, audio Manuel Merialdo, montaggio Francesca Era, Manolo Turri, coreografia Paola Lattanzi, post produzione - Alkanoids (Mi), partecipazione in video di - Silvia Bottini e Simonetta Guarino, Simona Fasano, Paola Lattanzi, Falou Niang, Andrea Possa, Alice Rota.

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