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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Spettacoli sulle scene e sugli schermi

I Rusteghi di Vacis

 


Nella sua versione de I Rusteghi, Gabriele Vacis restituisce al pubblico di oggi la sconcertante modernità dell' amarissima commedia che Goldoni scrisse in dialetto veneziano poco prima del suo "esilio" parigino. Una commedia che racconta la volontà di prevaricazione dei padri sui figli e dei mariti sulle mogli e, più in generale, la chiusura mentale e gli atteggiamenti discriminatori della borghesia commerciale di una Venezia ormai in declino. Stabilendo numerose corrispondenze tra situazioni di ieri e di oggi, lo spettacolo vuole dare una sberla a quella Italiaetta ottusa che teme la diversità, ripudia la cultura e la bellezza e fa del potere e del denaro i suoi unici valori. Eppure il testo viene rispettato nella sua integrità e sia la traduzione in italiano (con frasi lasciate in dialetto per conservare le coloriture del fraseggio) che la messainscena riportano in superficie anche le sfumature di senso più riposte di una commedia implacabile.

Lo spazio scenico è oberato di mobili incellofanati, una sorta di grande casa- magazzino dove si ripongono le cose che non servono perché potrebbero sempre tornare utili. Metafora del piacere dell'accumulo e del possesso, lo spazio rappresenta di volta in volta i vari ambienti della casa del mercante Lunardo e di quella del signor Simon, che i giochi chiaroscurali delle luci fanno sembrare ancor più claustrofobici e soffocanti. Gli otto attori, tutti uomini impegnati anche nelle parti femminili, si aggirano sul palcoscenico in tuta o in jeans prima ancora che lo spettacolo abbia inizio. Scrutano gli spettatori con sguardi impazienti, tentando inutilmente di sfondare una quarta parete difficile da abbattere, soprattutto per quelli che stanno attaccati al cellulare fin quando non si spengono le luci in sala.
Ma il passaggio tra realtà e finzione scenica, sempre lento nelle regie di Vacis, qui lo è ancora di più perché la natura intrinsecamente meteatrale della commedia viene sovraesposta al massimo. Nel testo si parla di teatro sin dalle prime battute, con Lucietta, figlia di Lunardo, che lamenta di non aver mai visto " gnanca una strazza de comedia " per colpa del padre che detesta ogni forma di svago.Lo stesso intreccio si risolve attraverso un colpo di teatro. Da un lato ci sono i rusteghi, Sior Lunardo e Sior Maurizio, che stipulano un contratto di matrimonio tra Lucietta e Felippetto che vieta che i due si incontrino prima delle nozze, dall'altra la mascherata organizzata dall'arguta Siora Felice che permetterà ai due di disobbedire ai padri, di vedersi e, per fortuna, di innamorarsi. C'è poi il tema della incapacità di relazionarsi e quindi di mettersi nei panni degli altri, che Vacis esplicita visivamente costringendo gli attori ad infilarsi e a togliersi a vista ingombranti costumi femminili. Crinoline e burka al posto della tradizionale bautta intralciano i movimenti di quegli stessi che, poco prima, erano impegnati in parti maschili, creando un gioco metateatrale che, al di là dello straordinario impatto visivo, affonda il coltello nella piaga del dispotismo maschile di tutti i tempi e in quella più estesa della ristrettezza di vedute. Ogni tanto gli attori inciampano nella trama che vorrebbero modificare per rendere più semplice il passaggio da un ruolo all'altro, e le loro lamentele alludono anche alla difficoltà di fare arte in un momento in cui gli odierni nemici della civiltà tagliano sulla cultura.

Vacis inasprisce e omologa i caratteri dei rusteghi goldoniani. Il loro ingresso in scena è sempre annunciato da un fragore di temporale che allerta le donne e le induce ad aprire gli ombrelli in casa per proteggersi dalla loro tirannia. Il Sior Lunardo di Natalino Balasso, oltre ad essere selvadego fino al midollo, è anche carico di invidia rancorosa verso chi riesce a godersi la vita. Il Sior Maurizio di Jurij Ferrini non è da meno, e la scena del contratto lievita gradualmente in un vero e proprio crescendo di livore verso il mondo. rusteghi6

La musicalità del testo, con le sue melodie gravi legate al tema del rustego e quelle più gioiose del contromovimento carnevalesco, viene enfatizzata da puntuali variazioni di tempi e di ritmi e da incantevoli immagini poste a mo' di intermezzo tra le scene. Mi riferisco in particolare alla splendida scena in cui gli attori sganciano dagli uncini i violoncelli che pendono dal'alto come fossero quarti di bue, per poi farli girare su se stessi in una sorta di danza marziale. Una visione onirica di straordinaria levità e leggerezza che contrasta con la pesantezza di quella in cui un enorme rinoceronte viene calato, sempre dall'alto, per alludere al celebre dipinto di Pietro Longhi. Proprio come nel quadro, i personaggi osservano l'amimale esotico con un misto di stupore e di desiderio, magari pensando a come sfruttare il suo corno di cui si favoleggiano le strabilianti proprietà afrodisiache.

Meno convincenti risultano le inserzioni di immagini legate all'attualità che di tanto in tanto vengono proiettate su di uno schermo di tulle posto in avanscena. Vi appaiono il volto di Cesco Baseggio nell'edizione televisiva de I rusteghi del 1964, volti di donne di nazionalità diverse e i volti degli stessi attori mentre le loro voci "fuori campo" riflettono sul tema dell'assenza e della ricerca dei padri. La sovrapposizione di codici non è certo gratuita, ma questi stacchi non sempre si amalgamano con l'insieme.
Lo spettacolo rimane tuttavia di altissimo livello, sia sul piano delle soluzioni sceniche che su quello della performance. Gli attori sono davvero tutti bravi e stupiscono per la loro capacità di sostenere più ruoli e di saper coniugare l'elemento maschile e quello femminile senza sconfinare in una comicità scontata. Il ritmo è trascinante con le sue variazioni, le improvvisazioni e i suoi falsi intoppi. Una partitura scenica estremamente dinamica e complessa che ha il sapore di un work in progress
che ci racconta.

 

Scheda tecnica
I Rusteghi. I nemici della civiltà, da I Rusteghi di Carlo Goldoni.
Traduzione e adattamento : Gabriele Vacis e Antonio Spaliviero.
Composizione scene, costumi, luci e scenofonia: Roberto Tarasco.
Con Eugenio Allegri, Mirko Artuso, Natalino Balasso, Jurij Ferrini, Nicola Bremer, Christian Burruano, Alessandro Marini, Daniele Marini.
Regia di Gabriele Vacis.
Fondazione del Teatro Stabile di Torino, Teatro Regionale Alessandrino.
Prima nazionale 12 febbraio 2011, al Teatro Sociale Alessandrino.
Visto al Teatro Quirino di Roma 20 maggio 2012.



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