Statistiche dal 2010

Visite agli articoli
4405601

Abbiamo 104 visitatori online

Cerca nel sito

Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

Fogli e Parole d'Arte

non ha scopo di lucro, non propone alcuna pubblicità e ha come unico interesse la diffusione della cultura.
Pertanto, le immagini pubblicate si attengono all'a
rticolo 70, comma 1bis della legge sul diritto d’autore, dove si afferma che è possibile la "libera pubblicazione attraverso la rete Internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro".


Iscriviti al nostro
canale WhatsApp
sul cellulare

 - Nuova informativa sui cookie -

 


Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Il Belarus Free Theatre non fa breccia in Italia

 

bausch-Generation JeansE' piuttosto grave e anche sintomatico del generale disinteresse per la cultura nel nostro paese, che il breve soggiorno in Italia del Belarus Free Theatre sia passato quasi sotto silenzio. Più che altro, ne hanno parlato le testate indipendenti di critica teatrale, soffermandosi doverosamente non soltanto sui risultati artistici, ma anche sul coraggio esemplare della ormai famosa compagnia bielorussa, costretta a lavorare in semiclandestinità nell'ultimo paese europeo a regime dittatoriale. Un regime, quello di Alexander Lukashenko, che fa "scomparire" circa 1200 persone all'anno, che pratica la pena di morte e che, inevitabilmente, perseguita gli artisti. Fare teatro in Bielorussia è sinonimo di sovversione e i membri della giovane compagnia, fondata nel 2005 dal drammaturgo Nikolai Khalezin e da Natalia Kaliada, sono stati più volte arrestati (anche insieme ai loro spettatori). Il loro teatro non tratta di argomenti apertamente politici, ma la loro resistenza al regime è di per sè un gesto esemplare di denuncia e di dissenso. Quando iniziarono la Global Artistic Campaign Free Belarus (2007), una folta schiera di artisti di fama internazionale (Mick Jagger, Tom Stoppard, Vaclav Havel, Jude Law, Mark Ravenhill, Ariane Mnouchkine, Harold Pinter e Kevin Spacey, per citarne solo alcuni) ha sostenuto la loro causa attraverso video-appelli per la liberazione del popolo bielorusso. 
Sempre più apprezzata oltre i confini nazionali, la compagnia continua a reclutare e a formare giovani attori, ma i fondatori non possono tornare in patria, e gli attori che sono rimasti a Minsk sono costretti a comunicare con il regista di turno via Skype. Gli spettacoli hanno luogo in piccoli spazi sempre diversi, con gli spettatori assiepati sui quattro lati della scena. Forse anche per questo il loro teatro è spogliato del superfluo e mira dritto alla sua essenza. Elementare e rigorosa, la loro teatralità è caratterizzata da una inventività visiva non priva di colpi di scena, da una estrema espressività fisica e da dialoghi ben affilati. Nonostante le difficoltà operative, la coesione degli attori sulla scena è pressoché assoluta.

Oltre allo storico Being Harold Pinter, i Belarus hanno presentato al Teatro India di Roma lo spettacolo Generation Jeans, scritto e interpretato da Khalezin e, in prima esclusiva per l'Italia, A Flower for Pina Bausch, per la regia di Vladimir Shcherban.

Il primo spettacolo è un ironico monologo autobiografico agito dallo stesso Khalezin, assieme alla musica del live musical fusion di Dj Laurel. La musica e i jeans sdruciti indossati dall'attore-autore assumono un profondo significato simbolico e divengono icona del mondo occidentale, a lungo percepito come approdo della libertà. Riferendosi alla sua generazione, Khalezin pronuncia una battuta che sarebbe potuta uscire dalla bocca di Tom Stoppard: " Volevamo sapere tutto di Mick Jagger e niente del PartitoComunista". Lucido e sottilmente ironico, il testo si articola in una sequenza di immagini di vita quotidiana all'epoca in cui sia il denim che il rock erano proibiti dal regime comunista e persino le buste di plastica venivano vendute "illegalmente" tra i banchi di scuola. Il racconto di Khalezin rievoca fatti privati (il suo arresto e l'orrore claustrofobico della reclusione) e drammi collettivi (il rogo di Jan Palach a Praga) come se tra i due ambiti non vi fosse alcuna differenza. Le sue parole bandiscono qualsiasi forma di retorica e scaturiscono dall'urgenza di far sapere come funzionano le cose nel suo paese. Si tratta insomma di una onesta testimonianza politica, un esempio lampante della natura documentaria di questo teatro.

Allo stesso modo, A flower for Pina Bausch è un caleidoscopico montaggio di esperienze quotidiane vissute in prima persona dagli attori e poi da loro stessi rielaborate e trasfigurate sulla scena. La pièce è un omaggio alla grande coreografa tedesca e sembra prendere le mosse dalla sua celebre frase: " Non sono interessata a come la gente si muove, ma a cosa le faccia muovere". Gli otto quadri di cui si compone lo spettacolo, più che raccontare storie, evocano impulsi, desideri e stati d'animo con la forza del gesto e l'allusività del movimento coreografico. Si tratta di piccoli frammenti di vita, di questioni irrisolte o di occasioni mancate, che insieme ritraggono un mondo, vicino e lontano allo stesso tempo. Sono storie semplici, persino banali, ma inscenate con una insolita mistura di violenza e di comicità. Storie di coppie che si separano, di anziani che gravano sui loro familiari, di lesbiche che non possono amarsi, di gente che perde il lavoro, di alcolizzati cronici. bausch002La scena quasi spoglia e visibile da due pareti si carica di emozioni inesplose oppure gridate con straordinaria potenza espressiva. Come nel caso dell' episodio di apertura, in cui un uomo, dopo aver sostituito con una più fresca la rosa rinsecchita che adorna il centro tavola, si sbatte letteralmente a terra per lasciarsi andare ad un sfogo di dolore che mozza il fiato. I sette episodi che seguono, tuttavia, non raggiungono lo stesso picco di intensità, pur riuscendo a mantenere sempre vivo il coinvolgimento del pubblico. La performance appare a tratti disomogenea e il ritmo registico subisce piccoli rallentamenti che nuocciono alla tensione dell'insieme, ma il bagno finale di Yana Rusakevich e di Aleh Sidorchyk nella pozza di Nutella che imbratta la scena, ha un potere catartico anche per il pubblico più smaliziato d'Occidente. E' una breve illusione di felicità, un inno giocoso alla libertà, forse un po' ingenuo, ma autentico e diretto.

 

 

 

Schede tecniche

Generation Jeans

Belarus Free Theatre. Scritto da Nikolai Khalezin in collaborazione con Natalia Kolyada. Regia, coreografia e interpretazione: Nikolai Khalezin. Live musical fusion: DJ Laurel (Laur Biazhanin). Assistenti alla regia: Svetlana Sugako, Nadezhda Brodskaya. Stage Manager: Siarhei Kvachonak.

Spettacolo in lingua russa sottotitolato in italiano.

Teatro India di Roma, 12 aprile 2012.

 

A Flower for Pina Bausch

Regia, concetto e adattamento: Vladimir Shcherban. Con: Pavel Radak-Haradnitski, Aleh Sidorchyk, Hanna Slatvinskaya, Dzianis Tarasenka, Maryna Yurevich, Yuliya Shauchuk, Viktorya Biran. Assistenti regia: Svetlana Sugako, Nadia Brodskaya. Stage manager: Siarhei Kvachonak, Aliaksei Naranovich. Produttori: Natalia Kaliada, Nikolai Khalezin.

Spettacolo in lingua russa e bielorussa sottotitolato in italiano.

Al Teatro India di Roma il 13-14 aprile 2012..

 

Teatro di Roma, Associazione Cadmo per Le vie del Festival, Accademia Nazionale D'Arte Drammatica Silvio D'Amico con il patrocini di Roma Capitale-Assessorato alle Politiche Culturali e al Centro Storico Provincia di Roma-Assessorato alle Politiche Culturali.

 

 

 

abbiamo aggiornato l'informativa sui cookie