Statistiche dal 2010

Visite agli articoli
4405551

Abbiamo 115 visitatori online

Cerca nel sito

Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

Fogli e Parole d'Arte

non ha scopo di lucro, non propone alcuna pubblicità e ha come unico interesse la diffusione della cultura.
Pertanto, le immagini pubblicate si attengono all'a
rticolo 70, comma 1bis della legge sul diritto d’autore, dove si afferma che è possibile la "libera pubblicazione attraverso la rete Internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro".


Iscriviti al nostro
canale WhatsApp
sul cellulare

 - Nuova informativa sui cookie -

 


Spettacoli sulle scene e sugli schermi

Sherlock Holmes: Gioco di ombre

 

 

 

Sherlock Holmes: Gioco di ombre

 

Regia: Guy Ritchie

Cast: Robert Downey Jr., Jude Law, Jared Harris,
Noomi Rapace, Stephen Fry, Kelly Reilly,
Rachel McAdams

Distribuzione: Warner Bros.

 


 

 

Frustrati dalle banalità e dalle gratuite trivialità dei “cinepanettoni”, tediati dai cartoni natalizi (inevitabili in quanto promessi alla prole), depressi dall’ultimo dramma sull’immigrazione, oppure dall’ennesimo docu-film sui disastri della globalizzazione, ecco arrivare la via d’uscita ai lunghi pomeriggi di festa conditi dalle solite strenne televisive, e addolciti dai rimasugli del pandoro affogati nello zucchero a velo.

Si tratta di Sherlock Holmes: Gioco di ombre, sequel del sorprendente primo capitolo, titolato semplicemente Sherlock Holmes, diretto da quel Guy Ritchie finalmente stimato per qualcos’altro che non sia il trascorso connubio con la controversa popstar Madonna. L’avventura, che si avvale della perfetta alchimia tra il simpatico duo di protagonisti (Robert Downey Jr. e Jude Law, nei panni rispettivamente di Holmes e del fido dottor Watson), mescola azione e ironia, raffinatezza vittoriana e vizi da letteratura decadente, suspense e fine gusto scenografico, intermezzi di musica colta e sequenze rallentate, curiosamente commentate dalla voce narrante del protagonista durante il loro svolgersi.

La storia s’impernia sul serrato confronto tra il celeberrimo detective londinese e il genio del male incarnato dal professor Moriarty (Jared Harris), un malvagio originale e attraente, ma perfettamente sintonizzato all’atmosfera positivista della messinscena, nonché ai rodati ed efficaci stilemi “bondiani”, o per dire altrimenti, tipici del genere avventuroso, nella fattispecie di quello poliziesco, di cui Sherlock Holmes, scaturito dalla penna feconda di Arthur Conan Doyle, rappresenta oramai l’archetipo più felice.

Moriarty sta complottando al fine di scatenare un conflitto mondiale, favorendo e fomentando i nazionalismi irredentisti e il terrorismo anarchico, proprio durante il periodo dei fermenti sociali seguenti al boom industriale e alla formazione dei movimenti e dei grandi partiti di massa. Non c’è attentato dinamitardo, o assassinio politico, che non gli assicuri un cospicuo tornaconto. A tale proposito, il perfido criminale ha ingaggiato, per mezzo di un ignobile ricatto, il fratello della cartomante Madam Simza Heron, più semplicemente chiamata Sim (Noomi Rapace, la Lisbeth Salander dei tre film svedesi tratti dai noti romanzi di Stieg Larsson), come sicario da impiegare in un omicidio eccellente che evidenzi la latente ostilità tra Francia e Germania.

Soccorsa da Holmes e Watson – quest’ultimo ha bruscamente interrotto la luna di miele in compagnia della graziosa Mary Marston (Kelly Reilly) – la conturbante gitana, alla testa dei suoi fieri zingari, parteciperà all’impresa impossibile di neutralizzare i disegni diabolici di Moriarty, cercando così di eludere il pericolo della prossima esplosione della prima guerra mondiale. È proprio questo il pregio più evidente di un’opera che coniuga il divertimento intelligente con la precisione dello scenario storico descrivendo il tramonto del Vecchio Continente nelle acute tensioni tra il blocco occidentale e il colosso germanico.

Difatti, lo spirito dei tempi (l’ultimo decennio dell’Ottocento) è rappresentato, con indubbio buongusto e dovizia di particolari, da fisiognomica e scientismo, dall’infinita fiducia nel progresso e nella tecnologia, dalla rapida espansione industriale in corso in Europa, specialmente nel settore siderurgico, meccanico e chimico, e dalle sirene dell’industria bellica, la quale, prometteva potenti cannoni, sofisticati congegni militari e nuove armi di distruzione di massa. Così, la guerra era ben apparecchiata: per la scintilla che ne avrebbe causato lo scoppio si sarebbe dovuto attendere solo qualche anno.

Scandito da scene acrobatiche e sparatorie, da duelli a base di arti marziali e da imprevedibili colpi di scena, com’è d’uopo nelle migliori pellicole d’azione, da un ritmo adrenalinico che trasporta le vicende dall’Inghilterra a Parigi, e dalla Germania alla Svizzera, impreziosito, inoltre, da personaggi e caratteri che aggiungono il giusto appeal, e un briciolo di modernità, all’atmosfera british (ottimi sia Stephen Fry, nelle vesti del “più urbano” fratello di Holmes, Mycroft, che Rachel McAdams in quelle di Irene Adler, gioia e tormento dello stravagante eroe), Gioco di ombre si appresta a sbancare il botteghino, anche in Italia, a partire dal prossimo 16 dicembre. Con la testa già rivolta alla terza puntata della saga…



abbiamo aggiornato l'informativa sui cookie