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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Quando i giovani sono arrabbiati


Fig. 1È la primavera del 1926, come ci racconta Salvador Dalí nel diario dal titolo La mia vita segreta. Il pittore spagnolo in visita a Parigi rivolgendosi al compatriota Pablo Picasso afferma: «Sono venuto a trovare lei ancor prima di visitare il Louvre». Picasso rispondendo puntualizza: «E hai fatto benissimo».
Che sia un fatto o un mito, poco toglie all’incisività dell’aneddoto. Ed è tanto significativa l’influenza che sembra così aver esercitato, più di altri, il maestro del cubismo sulla produzione non solo di Dalí, o di Mirò ma di tanti artisti e pittori con loro, che l’ultima mostra proposta a Firenze da Palazzo Strozzi inizia proprio da qui.


Picasso Mirò Dalí. Giovani arrabbiati: la nascita della modernità (Fig.1).

Che ci fosse della modernità nelle avanguardie di inizio XX secolo già non c’erano dubbi. C’è da chiedersi dunque perché i tre maestri debbano essere anche arrabbiati. Ci tiene subito a precisarlo James Bradburne, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi: sono stati definiti arrabbiati, ma si sarebbe potuto tradurre ribelli, liberi dai vincoli della convenzione e sperimentatori della novità. Si è scelto invece di riportare dall’originale l’espressione inglese Angry Young Men (appunto giovani arrabbiati) coniata alla metà degli anni cinquanta dai giornali inglesi per designare un gruppo di commediografi e scrittori che ebbero l’ardire di rivoluzionare le sorti letterarie e teatrali della propria cultura. Più che di rabbia si può dunque parlate di audacia. Quel che preme sottolineare è che si tratta di artisti giovani, anzi, giovanissimi. Lo auspicano i responsabili del progetto fiorentino, ma non mancano di comunicarlo neanche le opere stesse e il loro allestimento.

I tre giovani arrabbiati sono ospiti a Firenze dal 12 Marzo al 17 Luglio 2011. A curare la mostra due stranieri, il docente spagnolo Eugenio Carmona e lo storico dell’arte tedesco Christoph Vitali.

Quel che è più straordinario in questo evento è il ribaltamento, non solo delle convezioni stilistiche che Picasso (1881-1973), Mirò (1893 – 1983) e Dalí (1904-1989) ebbero il coraggio di avviare, ma soprattutto di quelle espositive a cui noi spettatori siamo ormai abituati. La metafora, della mostra quanto dell’allestimento, è tutta cinematografica. Come in un’avvincente pellicola che ha i tre come protagonisti, la regia si apre nella primavera del 1926 appena ricordata, per procedere a ritroso nel tempo in tre grandi flashback narrativi, fino ai primi anni del ‘900. Da lì siamo di nuovo avanti negli anni, con tre punti d’arrivo significativi, uno per ciascun autore: Donna che piange di Picasso, 1937; Composizione (Piccolo universo) di Mirò, 1933; Le rose sanguinanti di Dalí, 1930. Quest’ultima sezione, dal titolo Epilogo, chiude il cerchio cinematografico che la mostra finge.

Fig. 2Nel mezzo ci sono Mirò e Dalí, tra la Catalogna e Parigi nel 1926, tra Madrid e la Francia dal 1915 al 1925, a Bercellona intorno al 1917, e di nuovo a metà tra un paese e l’altro dal 1895 al 1907. È proprio qui, nel 1907 che ritroviamo Picasso, più giovane di una ventina d’anni, sul punto di dipingere il capolavoro imprescindibile per l’avvio del movimento cubista, Les Demoiselles d’Avignon (Fig. 2). Il capolavoro è il grande assente della mostra, ma la sua rilevanza è sapientemente evocata dalla sezione che è probabilmente il cuore più commuovente dell’intera mostra. Niente è infatti più intimo per un artista del proprio quaderno di lavoro. A Palazzo Strozzi, per la prima volta in Europa, viene esposto per intero il Cahier n° 7: ottantaquattro disegni in centoventi pagine a righe in cui Picasso, a matita e poi a inchiostro, abbozza, schizza, sperimenta e all’ultimo teorizza Les Demoiselles. È il fatidico 1907, sono i mesi tra maggio e giugno, e la forma del nudo femminile di razionalizza, di geometrizza e infine si scompone; la prospettiva è simultanea e da qui in poi né il tempo né lo spazio in arte avranno più lo stesso significato.

Al di là del Cahier, sono esposte poco più di sessanta opere dei tre spagnoli, che spaziano per lo più tra temi di genere: così i curatori si interrogano sulle forme del ritratto, del paesaggio che si fa luogo d’affetti, sulla natura morta, che è più pretesto che testo. Il curatore Eugenio Carmona usa per queste sezioni il termine di pensieri, ovvero indagini su oggetti concreti che si muovono nel genere, partono dal quel che è classico (o meglio tradizionale, sentiero già battuto) e alle stesse domande trovano risposte diverse. È così che Dalí e Mirò approdano alle spiagge surrealiste. Questo fa del percorso un’esile riflessione di rimandi tra l’uno e l’altro artista, senza essere per questo meno profonda.

L’allestimento è sobrio ed essenziale. Alle linee sinuose dei basamenti scuri si contrappongono bianche diagonali squadrate (forse programmaticamente cubiste?); le luci sono dosate; i colori rari e tenui, per dare spazio, soprattutto nei riquadri didascalici ad un bianco e nero volutamente proto-televisivo. Questi accompagnano sapientemente ogni movimento del visitatore lungo gli anacronismi della linea del tempo. Superato il primo disorientamento logico e cronologico, dunque, si apprezza l’originalità di una mostra che tende anche nel suo risvolto concreto a dissolvere gli –ismi entro cui troppo spesso rinchiudiamo la produzione pittorica. Non ci sono incasellamenti, non ci sono neppure retoriche didattiche. Si avverte al contrario in definitiva la forza di un cambiamento che non solo è sentito come possibile ma, quanto più importante, è ricercato nella pratica.

Per Dalí questo incoraggiamento è l’incontro con un’artista che ammira. Ma come ricorda James Bradburne parlare in questi termini di Picasso, Mirò e Dalí significa celebrare prima di tutto la loro gioventù in quanto energia e potenziale. Basti pensare che il talento di Picasso si manifesta già appena quattordicenne e, ironizza, «Picasso non aveva un Picasso da andare a trovare a Parigi!»; aveva però uno sguardo attento e l’audacia di giovane ribelle. E questo può essere d’incoraggiamento ai tanti giovani visitatori cui la mostra, con la lunga lista delle iniziative ad essa connesse, è dedicata. Una riflessione attuale e attenta in cui è tutto da scoprire, o forse da inventare.

 

Scheda tecnica
Picasso Mirò Dalí. Giovani arrabbiati: la nascita della modernità, Firenze, Palazzo Strozzi, 12 Marzo – 17 Luglio 2011. A cura di: Eugenio Carmona, Christoph Vitali.
Orari di apertura
: tutti i giorni 9.00-20.00, giovedì 9.00-23.00.
Biglietti: ingresso 10€; ridotto 8.50€
C
atalogo: Skira editore

Didascalie alle immagini
Fig. 1 Locandina della mostra
Fig. 2 Pablo Picasso, Les Demoiselles d’Avignon, 1907.

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