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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Merini e Rotella: ultimo atto d’amore

Fig. 1


Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”. Con questo detto popolare trovo appropriato esordire nel raccontare la mostra congiunta di due cantori del popolo appunto, Alda Merini (Fig.1) e Mimmo Rotella, a cui Milano dedica un’esposizione dal titolo Milano Ultimo atto d’amore, visitabile dal 18 dicembre al 15 febbraio 2011 presso Palazzo Reale, con la curatela di Renato Barilli e Giuseppe Zaccaria.

Il progetto nasce nel 2005 da un percorso che unisce i due artisti: poesia che dipinge il bello, un “ultimo atto d’amore “ come soleva chiamarlo Rotella, da cui parte un percorso di memoria sociale-pittorica che dà poi nome all’evento stesso, un saluto catartico e rivolto al passato che entrambi gli artisti, fusi con l’atmosfera milanese, ci regalano.

Questo uno stralcio del commento dell’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory: "Questa mostra è la storia di un’amore ideale fra l’umanità che rappresentava la ricerca di senso nella vita con autoironia e altruismo. Alda Merini e Mimmo Rotella hanno strappato le maschere del conformismo a questa società e hanno indicato lungo strade parallele il bisogno di una fuga verso la libertà”.

La sezione di approfondimento dedicata alla poesia e alla figura di Alda Merini è a cura di Giuseppe Zaccaria e presenta opere, poesie e filmati inediti selezionati con il supporto del Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia, mentre accompagnano il percorso di approfondimento sull’opera di Mimmo Rotella venti opere di grande formato su lamiera, realizzate dagli anni’80 al 2000, di cui una buona parte inedita, e 10 ritratti dècollage di Marylin Monroe.

E’ altresì suggestivo il poter ascoltare una la raccolta completa di “Poemi fonetici” composti dall’artista dal ’49 fino a poco prima della morte. Immagini, parole e suoni si incontrano e si pongono domande aperte in questa mostra dove viene espressamente palesato non solo il forte legame dei due artisti verso la città meneghina, ma altresì il connubio tra i due nell’amore verso una delle icone cinematografiche più seducenti del Novecento, Marilyn Monroe, che contribuisce a legittimare questo accostamento artistico e racconta al contempo un paesaggio mentale prima che geografico.

La mostra si sviluppa in 15 sale, la maggior parte delle quali anguste, nulla di meglio perciò per raccontare il carattere intimista e schivo della Merini e umile di Rotella.

Le prime 12 sono dedicate alla poetessa meneghina: si parte dalla stanza “ La grande poesia incontra la grande pittura”, che in realtà tange anche le tematiche di Rotella, dove l’incorrotto germe della bellezza che sta dentro ognuno di noi affronta il mito di Marylin che il pittore calabrese espone al graffio lacerante dell’Era del consumo con filmati di 2 minuti di durata.

Nelle sale 2-3-4, dove si sviluppa invece “L’ultimo atto d’amore”, scorrono su 7 schermi lacerati immagini sconnesse di parti del corpo della poetessa che solo l’immaginazione può unire, con la sua voce fuoricampo che ha per ruolo quello di riunire tutti gli elementi in un solo unicum che emerge da ogni angolo della stanza.

Nelle sale 5-6 invece inizia il gioco cromatico, un nuovo esperimento visivo in cui troviamo la Merini raffigurata tramite proiezioni sempre con vestiti diversi su singoli megaschermi posti uno di fianco all’altro, come a ricordare le fantasie pop di Warhol e far loro omaggio, o forse semplicemente per trovare un raccordo artistico-visivo tra l’artista e le Marylin di Rotella, come in una piccola sfilata.

Fig. 2

La sala 7 è invece la sala de“Il volto e la parola”, che fa da completamento del flashback narrativo che lungo il percorso ci viene proposto; qui infatti volto e parole della poetessa si fondono come a ricreare una sorta di realtà virtuale dove poter interagire con l’artista che ci parla in versi.

Giunti nella sala 8 invece, abbiamo subito la percezione di un cambiamento, come se fino a quel momento ci fosse stato raccontato il bello, la risoluzione del trauma sbocciato in poesia della Merini, come a dire “Tu ora godi della sua poesia, ma guarda da dove nasce il mondo che hai osservato col sorriso”.

Questa è la stanza infatti “Dentro- il manicomio”, dove veniamo accolti dalla struttura in ferro del letto che ospitò l’artista durante il suo soggiorno in una casa di cura.

Qui sale l’angoscia, troviamo le “Mura di Gerico”, come soleva chiamarle la poetessa milanese,un senso di nudità che avvolge lo spettatore e spiega come spesso molte magie artistiche nascano da un male, a volte involontario ma spesso causato dall’uomo spesso verso i suoi simili.

Alda Merini amava arrabbiarsi coi medici che davano una spiegazione clinica ai vaneggiamenti, alla poesia spirituale che geni incompresi come lei svelavano, quasi come a togliere loro la paternità naturale della emozioni che offrivano.

La sala 9 è invece la stanza dedicata ai Navigli, del “Pantarei” di cui parlava Eraclito,del senso di divenire continuo, con proiezione del fiume meneghino proposta in megaschermi sulle pareti, un Naviglio sia orizzontale che verticale dove pare essere immersi come piccoli pesci e che rappresenta la seconda prigione di Alda Merini.

La donna infatti, forse traumatizzata dalle follie e abusi subiti nel manicomio, scelse da donna libera di ri-segregarsi nuovamente, e si racconta che mai usci dalla zona del Navigli dove viveva e che, anzi, non sia mai nemmeno arrivata fino in piazza Duomo.

Troviamo in questo frangente l’antitesi tra lo scorrere della vita e la morte sociale della poetessa, nonché un richiamo alla morte, laddove il fiume è spesso scelto dai suicidi come luogo dove porre fine alla propria vita, e questo trova un raffronto anche con la vita di Marylin, musa artistica di Rotella come detto, che decise di suicidarsi nel pieno della sua giovinezza quasi a voler bloccare il tempo e lo scorrere degli anni che avrebbero segnato il suo decadimento fisico, o forse solo per depressione, da cui anche Alda Merini era affetta.

E arriviamo nella sala 10, “La casa”, chiamata così appunto in quanto viene qui riprodotta la casa della Merini tramite una visione che possiamo definire cubista, svuotata e spoglia com’è ora.

Gli amici e gli amori”, siamo passati nella stanza 11, dove troviamo videoproiezioni di 4 minuti in cui vengono mostrati amici e amori di una vita, una vita solitaria ma ricca di gocce emotive molto più regalate che subite.

Fig. 3Il percorso si conclude con “Il pantheon”, la dodicesima e ultima stanza della prima parte dell’esposizione, dove troviamo un materasso posto a terra, luogo dove la Merini visse, fumò e mangiò, con sopra un disegno di una delle Marylin che Rotella le dedicò e che la poetessa, per segno profondo di scambio, completò con i suoi versi e su cui si articolano fasci di luce quasi a raccontare che, della vita di Alda, sia rimasta solo la voglia del riposo e della definitiva pace.

Volendo trarre un paio di conclusioni stupiscono due cose: la foto di Alda Merini da giovane, che lo stesso architetto Venier definisce “bella da copertina”, capendo come a volte l’uomo sappia rovinare l’uomo andando oltre il lavoro della natura, e il continuo susseguirsi della voce narrante della poetessa durante il percorso, donna che , e questo spiega il suono disturbato della voce, amava recitare le proprie poesia a memoria dopo essersele studiate, ma mentre faceva sempre cose diverse, da mangiare una mela a lavarsi i denti, come fossero un prolungamento naturale dell’essere viva, una seconda voce.

Le ultime tre sale, 13-14-16, sono dedicate a Mimmo Rotella, con videoproiezioni della durata di 4 minuti; sembrano un omaggio visivo ad Alda da parte dell'artista calabrese, quasi a raccontare quell’immagine di incorruttibile bellezza che Alda portava dentro di sé e lasciare un velato messaggio: c’è una Marylin in ogni Alda, ma di Alda purtroppo ce n’è una sola.

Nel proseguire la visita ci si trova davanti La Dernier Marylin di Rotella (Fig. 2), quella straordinaria Opera/Manifesto del “Mito di un’Epoca” con cui la mostra è iniziata, attorniata da una serie di Marylin che via via l’artista ha creato negli anni.

Il visitatore poi, al di la del tema dei miti del cinema, può veder trattate varie tematiche nei decollage esposti: si possono ammirare anche racconti legati alla moda, come Le Top Model di Armani (Fig. 3) piuttosto che omaggi a compagnie aeree in auge negli anni 80, come Pan Am (Fig. 4), oppure ancora richiami al mondo artistico stesso e ai suoi protagonisti, come in De Chirico, quadri con cui si conclude il nostro percorso.

Ciò che colpisce di questo percorso espositivo multisensoriale è il rapporto tra lo spazio e il tempo. Tracce, impronte e disseminazioni si creano in un itinerario fatto di pieni e vuoti, di ricordi orribili e oblii, di “dentro” e di “fuori”. A cavallo tra evocazione onirica e pubblicitaria, oscillando tra luce e tenebra per coinvolgere il visitatore all’interno di un processo che si rigenera e alimenta degli strappi, della figura del doppio, della contaminazione ruvida tra immagine e parola. Le lamiere divengono i simboli matrici di questo viaggio invisibile.

Fig. 4

Le opere di Rotella sono in grado di sprigionare una verità espressiva senza pari, di ricreare un nuovo piano estetico. Il fascino che viene suscitato dal confronto dei due artisti sta quindi nel fatto che Rotella sembra un biografo figurativo della Merini, che faccia proprie dei suoi quadri tematiche cardine della vita della poetessa, dalla bellezza sfiorita alla depressione, al mito del doppio e non totalmente svelato, per arrivare alle fredde strutture come supporto pratico di un racconto intimo.

A posteriori sicuramente è da lodare in questa esposizione la commistione tra arte visiva e letteratura, il creare un connubio poetico da un lato che dia un senso di scorrevolezza e di amore all’osservatore, mentre dall’altro si vive invece un senso di antitesi tra l’opera della Merini, così forte ma narrata in modo dolce, suggerito, a volte persino sussurrato, dove anche i momenti più duri toccano il cuore prima che le corde della paura, e quella di Rotella coi suoi aggressivi strappi e riassemblamenti, che posti su lamine e superfici trasmettono freddezza e senso di spigolosità.

Di contro però occorre registrare il percorso infelice della mostra, per cui una volta finita la parte di esposizione dedicata alla Merini occorre fare un giro insensato per ricominciare la visita e vedere le opere di Rotella; è un po’ come interrompere il sogno di una persona per dirle di cambiare letto, per poi pretendere che nel riaddormentarsi su una nuova superficie costei sogni la stessa cosa e con la stessa dolcezza: le magie non si possono interrompere a metà.

Trovo inoltre inopportuno dedicare una mostra a due artisti per poi, all’atto pratico, concentrarsi sull’atmosfera solo di una parte di essa, quella iniziale, con 13 sale dedicate alla Merini ed atmosfere create ad hoc, e lasciare la parte dedicata a Rotella relegata in 3 piccole sale senza la benchè minima atmosfera, quasi come se l’artista calabrese fosse asservito a braccio artistico di una realtà suggerita emotivamente dalla Merini che ne sarebbe mente assoluta.

Dice Venier, architetto responsabile dell’allestimento:“Guardate la prima sala, nei 2 minuti di immagini della Merini e nella parte dei Navigli, la mostra è tutta lì"; dopo averla visitata devo dire che è andato molto vicino alla verità…purtroppo.

 

Didascalie delle immagini

Fig.1, Alda Merini, fotografia di Giuliano Gritti
Fig.2,
Mimmo Rotella, La Dernier Marilyn, 1966, décollage, cm. 136 x 96
Fig.3,
Mimmo Rotella, Pan Am, 1986, pittura acrilica su manifesto intelaiato, cm. 300 x 500
Fig.4,
Mimmo Rotella, Le Top Model di Armani, 2005, décollage, cm. 195 x 280

 

Scheda tecnica

Palazzo Reale, Milano. Dal 18 dicembre 2010 al 15 febbraio 2011. Bilgietto intero 8 euro, ridotto 6 euro, scuole 4,50 euro, catalogo Skira 29€ in mostra, 38€ in libreria.
Aperta lunedì dalle 14.30 alle 19.30, martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle 9.30 alle 19.30, giovedì e sabato dalle 9.30 alle 22.30

 

 

 

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