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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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A Roma, il morso del CoBrA

La Fondazione Roma ha organizzato una mostra davvero particolare e davvero notevole nei suoi tradizionali spazi di Palazzo Cipolla su via del Corso, CoBrA, Una grande avanguardia Europea 1948/1951. Dico particolare perché l'importanza storica del movimento CoBrA è indiscutibile, ma la sua notorietà e la sua rilevanza in Italia non sono così grandi. Il merito dell'iniziativa sembra andare ancora una volta al presidente della Fondazione Roma, Emmanuele Emanuele, personaggio che può apparire spesso arrogante, sicuramente egocentrico, ma al quale si devono numerose e valide iniziative, tra le poche memorabili negli ultimi dieci anni a Roma.

Fig. 1

Emanuele è di fatto un mecenate, uno tra i pochi in Italia. Lui e la sua fondazione (che discende dalla Cassa di Risparmio di Roma) provano a colmare un vuoto che il nostro Paese così ricco di tesori artistici ha e continua ad avere da decenni, il vuoto del mecenatismo privato. Se si visitano musei stranieri, in particolare americani, si scopre quanto peso abbiano in quelle collezioni i lasciti di privati cittadini, ovviamente milionari, e di istituzioni private. Potrebbe sembrare un esempio negativo di assenza dello Stato, ma in questo ambito, perlomeno di questi tempi, essere schizzinosi davanti a un'iniziativa culturale privata non sembra ragionevole. Saranno felici i tempi in cui la cultura di uno Stato sarà amministrata esclusivamente dallo Stato, ma temo fortemente che quei tempi non siano molto prossimi …

Stando alle sue dichiarazioni, Emanuele ha voluto la mostra del gruppo CoBrA a seguito della sua amicizia con Enrico Baj, che fu vicino a quel movimento internazionale. Comunque stiano le cose, questa di Roma resta una mostra affascinante e completa, ben allestita, con una struttura esplicativa molto chiara e soprattutto con un congruo numero (centocinquanta, anche di anni successivi alla vita del gruppo) di opere di molti artisti, tali da proporre una vera lettura globale del fenomeno CoBrA a quasi 70 anni dalla sua nascita.

Fig. 2

Già all'ingresso ci accoglie un pezzo eccezionale, Ondes extrêmes, firmato da Pierre Alechinsky e Christian Dotremont negli anni Settanta (Fig. 2). E' una sorta di rivisitazione esplosiva di Matisse e di Dubuffet, ma con una carica che fa sembrare innocenti tanto le belve che i brutalisti. Questa carica aggressiva dei colori, interpretabile in CoBrA come sollievo gioioso dopo la guerra ma anche come una sorta di esplosivo rancore a ritroso per quanto vissuto e patito dall'Europa, ci accompagna per tutta la sequenza delle opere, nelle piccole sale un tantino labirintiche in cui la mostra è suddivisa, comunicanti e separate tra loro da pareti colorate.

Il gruppo CoBrA, nato a Parigi nel 1948 e chiuso appena nel 1951, ma con continui strascichi vitali in altri gruppi successivi, derivava il suo nome dalle capitali delle tre principali nazionalità che accoglieva, Danimarca, Belgio e Olanda. Divisi per ciitadinanza, con sedi distinte, questi artisti trovarono nell'amicizia e nella solidarietà non solo culturale una scelta di vita, che ancora oggi affascina e ci riconduce a quell'idea di Europa che vorremmo vivere davvero.

I protagonisti furono anche i teorici del gruppo, i belgi Guillame Cornelis Beverloo (Corneille) e Christian Dotremont, i danesi Asger Jørgensen (Asger Jorn) e Carl-Enning Pedersen, gli olandesi Lubertus van Swanswijk (Lucebert) e Karel Appel. Non mancarono contributi di francesi, inglesi, tedeschi, islandesi, svedesi e italiani, a garanzia di un gruppo internazionale che miracolosamente conserva intatti alcuni caratteri anche nelle sue versioni locali. 

Si può essere storditi dal primitivismo di alcuni, che si rifanno alle opere più selvagge di Emil Nolde, ma nel complesso l'impatto visivo è tale da assorbire completamente la nostra attenzione e la nostra capacità di immergerci in una pittura (e anche in qualche scultura) totalmente sensuale e immediata. Si colgono anche gli echi di Munch, di Ensor, di Van Gogh, e l'impronta dominante di Klee, ma ognuno di questi artisti, intendo proprio tutti, anche i minori, ha cercato di andare oltre, magari secondo strade cieche o meno pregnanti di quelle dei maestri, ma sempre con un'impressionante sincerità espressiva.

Il danese Jorn è presente con numerosi quadri e alcune sculture in pietra, che confermano una matrice noldiana intensa (Fig. 1); vaghe figure e volti mostruosamente deformi, coloratissimi e imponenti, caratterizzano alcuni quadri senza titolo. Ma in altri oli frammentati e astratti si scorge un parallelo con l'altro grande irrazionalista dell'epoca, Jackson Pollock.

Fig. 3

Ci sono invece chiari legami con i Fauves, con Matisse, Klee e alla lunga con il divisionismo, nell'opera di Pedersen, molto meno selvaggia e se vogliamo più accogliente di quella dei colleghi. Un acquerello come Stjernelandskab (Fig. 3) riassume queste tendenze, e anche nei quadri più tardi, fino agli anni Settanta, il pittore sembra mantenere intatta una grande energia giovanile (Fig. 4).

Fig. 4

Di Karel Appel, forse in assoluto il più noto del gruppo, sono presenti varie opere esemplari. Ho trovato impressionante un olio su tela di iuta, Les Solitaires (Fig. 6) che mi ha ricordato il grande Kokoschka, ma che comunque sembra rinchiudere a fatica nella superficie quattro figure metà uomini metà uccelli rapaci. E che siano vagamente figurativi o no, i quadri di Appel mantengono una forza evocatrice intensa, che sembra uscire da quelle profondità intime ricercate dai surrealisti astratti (Fig. 5).

Fig. 5

 

Fig. 6 

Sempre seguendo una linea di preferenze personali, ho invece scoperto e apprezzato alcune cose di Lucebert, un personaggio legato alla poesia più che alla pittura, ma che manifestò una grande personalità in entrambi i campi. Sicuramente segnato da Dubuffet, da Nolde e da Klee, Lucebert è qui proprosto con alcuni disegni che rivelano un segno tremolante e incisivo, carico di tensione (Fig. 7), e da altri dipinti su tela in cui la dimensione del tragico sembra manifestarsi in uno scontro di colori, di maschere, di corpi.

Fig. 7

Non ultima considerazione positiva sulla mostra, la pubblicazione presso Skira di un catalogo ben fatto, completo di saggi introduttivi, di biografie degli artisti e di alcune citazioni dai loro documenti. Vale la pena leggere i ricordi del belga Corneille, capaci di farci capire anche tramite le parole scritte il miscuglio di orrore, gioia, liberazione e sgomento che tutti i sopravvissuti vissero alla fine della guerra.

 

Didascalie delle immagini

Fig. 1, Asger Jorn, Ohne Verteidigung, 1968. Olio su tela. Courtesy Die Galerie, Francoforte s/m. © Donation Jorn, Silkeborg by SIAE 2015 per Asger Jorn

Fig. 2, Pierre Alechinsky & Christian Dotremont, Ondes Extremes, 1974-1979. China e acrilico su carta e tela. Archives Alechinsky.   

Fig. 3, Carl Henning Pedersen, Stjernelandskab, 1951. Acquerello. Pedersen & Alfelts Museum, Herning.

Fig. 4, Carl Henning Pedersen, Frieren (Der Verehrer), 1984. Olio su tela. Courtesy Die Galerie, Francoforte s/m. © Carl Henning Pedersen by SIAE 2015

Fig. 5, Karel Appel, Animals, 1953. Olio su tela. Collection Cobra Museum of Modern Art, Amstelveen, © Karel Appel Foundation by SIAE 2015

Fig. 6, Karel Appel, Les Solitaires, 1953. Olio su tela di iuta, Kunsthalle Emden (Fondazione Nanne, Van de Loo).

Fig. 7, Lucebert, senza titolo, 1961. Tecnica mista su carta, Die Galerie, Francoforte s/m.

 

Scheda tecnica

CoBrA, presso la Fondazione Roma, via del Corso 320, Palazzo Cipolla, Roma.
Aperta dal martedì alla domenica ore 11.00 - 20.00, biglietto 12 €, ridotto 10 €. 

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