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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Il candore di Rousseau

fig. 1  

Le atmosfere oniriche che avvolgono foreste e paesaggi descritte da Henri Rousseau nelle sue opere non permettono nessun tipo di etichetta e/o classificazione; per questo motivo, molto probabilmente, l’artista è stato troppe volte frainteso dalla critica, ma sempre sostenuto dai colleghi che hanno visto in lui un solido punto di riferimento, come del resto fecero anche intellettuali del calibro di Jarry ed Apollinaire, collezionisti come Guillaume e, fra tutti, i protagonisti di fine Ottocento e delle avanguardie storiche, da Cézanne a Seurat, da Frida a Rivera fino a Kandinsky e Picasso.

La mostra che invade le sale di Palazzo Ducale, dal titolo “Henri Rousseau, il candore arcaico”, consente, attraverso una suddivisione in otto aree tematiche (autodidatta accademico, ritratto-autoritratto, cavalcata della discordia, le jardin des plantes, essenza dell’ordinario, de rerum natura, il Blaue Reiter, candore arcaico), di ammirare alcuni dei più celebri capolavori del pittore francese da Io: ritratto-paesaggio, il primo ritratto paesaggio della storia dell’arte, o Il cortile acquistato da Kandinsky ed esposto alla prima mostra del Blaue Reiter, a La cavalcata nella quale compare quella ingenuità da bambino, quel candore arcaico per l’appunto che dà il titolo alla mostra e che risalta nelle immagini del paesaggio, fino ad arrivare alla natura selvaggia, alla giungla de La bellissima Incantatrice di serpenti (Fig. 1) o del Cavallo assalito da un giaguaro.

Le tele dell’artista rivelano un tocco pulito, così infantile da sembrare irreale e raccontano la vita della piccola borghesia, solo in apparenza innocua, evidenziando un taglio critico nuovo. Se da un lato infatti l’esposizione sottolinea come per i giovani artisti che aprirono la strada ai nuovi linguaggi del Novecento, Rousseau rappresentasse un caso studio, legando tale artista all’avanguardia, dall’altra parte vuole offrire uno spunto di riflessione sulle componenti peculiari di tale produzione basata sull’arcaismo, filone che corre per tutta l’età contemporanea.

fig. 2

Il realismo visionario delle sue composizioni impressionò per oltre vent’anni la vita artistica europea non solo parigina, ma anche tedesca ed italiana. L’influenza di Rousseau non diminuì in Germania neanche nel primo dopoguerra, gli anni forse più difficili, in quanto in lui e nei suoi lavori si vide il nuovo necessario realismo, in bilico costante tra fantasia e denuncia; e tale influsso riuscì a insinuarsi anche in Italia, tra tutti si pensi a Carrà e a Morandi, che possedeva alcuni suoi disegni. Basilare il ruolo di Soffici, che nel 1910 visitò lo studio di Rousseau e gli commissionò alcune tele oltre a comprare una natura morta ed alcuni disegni, in quello stesso 1910 che in Italia vede l'avvento del Futurismo di Marinetti, movimento seguito da Soffici con lo stesso entusiasmo con il quale seguiva ed apprezzava l’artista francese.

Il visitatore noterà quindi immediatamente come questa sia non solo una mostra che permette al grande pubblico di avvicinarsi a questo artista, da sempre non abbastanza approfondito, ma anche soprattutto una mostra studio, che ha l’intento di sciogliere il nodo tra la pittura di Rousseau e i primitivi italiani e di svelare i legami con la pittura primitiva americana del XVIII e XIX secolo. Si ricorderà infatti come quest'ultima, dopo essersi appropriata di un bagaglio di strumenti pittorici, abbia influenzato la pittura statunitense al punto che, in alcuni casi, è possibile ravvisarne i tratti anche in alcuni elementi del contemporaneo Pop Surrealismo, in special modo per quella spregiudicata bellezza arcaica caratterizzante il Doganiere e che rivive in opere, ad esempio, dei contemporanei Mark Ryden e Marion Peck.

Tutto ciò emerge dal confronto tra alcune delle opere esposte, ad esempio tra La cavalcata della discordia (Fig. 2) e le Carneficine della guerra di Goya o ilTrionfo della morte de Lo Scheggia, oppure dall’analisi del rapporto che intercorre tra il Ritratto di Madame M. di Rousseau (Fig. 3) e ilRitratto di Lee Hoetger su sfondo fiorito di Modersohn-Becker o ilRitratto di donna in bianco di Frida Kahlo: ci si troverà di fronte a linguaggi differenti che trovano, però un denominatore comune in grado di catturare l’occhio del visitatore: non ci sentiamo smarriti da tutti questi input culturali, ma vi percepiamo le costanti, le comunanze, che soverchiano stile ed epoca. fig. 3

L’enorme potenziale della mostra emerge in ciò, nel continuo discutere, perché quando si smette di parlare, si decide di girare la testa dall’altra parte, di tacere, si alzano barriere sociali ed intellettuali che creano distanze e separazioni: il dialogo tra opere, come nella vita, permette la scoperta di sé, degli altri e dell’altro, se esso viene a mancare si disintegra qualsiasi tipo di progresso e di possibile serenità. La portata critica dell’esposizione è nel dialogo, nella ricerca di quelle parole che non vogliamo dire senza aspettare, senza pensare che i tempi possano essere maturi perché se non si vuole uno scontro, come in alcuni casi avviene tra le opere, non si vuole incontro e si preferisce perdere a priori: Henri Rousseau è la vita artistica di chi non è mai stato completamente capito ma spesso frainteso, pittore amato da chi riusciva ad avere una sensibilità unica e sfaccettata, artista che a tutt’oggi non ha avuto in Italia, tranne in questa occasione a Palazzo Ducale, attenzione e scritti curatoriali notevoli.

L’arte del Doganiere è un’arte che avvolge tutta la storia dell’arte contemporanea, compresi gli artisti più noti, che vedevano in lui tutto quello che molti critici ed intellettuali non erano in grado di cogliere: l’estrema originalità, innovazione mascherata da un sapore pacato e bidimensionale da cartolina. Da Kandinsky a Picasso, essi videro l’idea sotto l’apparenza, la ricerca delle radici, dell’autenticità delle cose, lo spirito antico insito in esse, di ciò che realmente è importante; non sorprende allora che proprio i rappresentati delle avanguardie potessero vedere in Rousseau, attraverso metodologie completamente differenti le une dalle altre, l’essenza di ciò che ci circonda.

 

Didascalie delle immagini

Fig. 1 , Henri Rousseau. L‘incantatrice di serpenti, 1907, olio su tela, cm 167 x 189,5. Parigi, Musèe d’Orsay.©RMN-Grand Palais (Musèe d’Orasy)/ Hervè Lewandowski.
Fig. 2,
Henri Rousseau, La Guerra detta anche La cavalcata della Discordia, 1894, olio su tela, cm 114x195, Parigi Musèe D’Orsay. ©©RMN-Grand Palais (Musèe d’Orasy)/Tony Querrec.
Fig. 3,
Henri Rousseau, Ritratto di Madame M., 1890 circa, olio su tela, 198 x 114,5, Parigi, Musèe d’Orsay.©RMN-Grand Palais (Musèe d’Orasy)/ Hervè Lewandowski.

Scheda tecnica

Henri Rousseau. Il candore arcaico, fino al 5 luglio 2015, Venezia Palazzo Ducale, appartamenti del doge. Orari: da domenica a giovedì 9.00 – 19.00; venerdì e sabato. 9.00 – 20.00. (la biglietteria chiude un’ora prima). Biglietti: 13 euro ; ridotto 11 euro.

 

 

 

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