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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

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A Cagliari: L’isola delle torri e i Giganti di Monti Prama

Fig. 1

A Cagliari, presso lo spazio delle carceri antiche di San Pancrazio della Cittadella dei Musei, è stata allestita la mostra “L’isola delle torri. Giovanni Lilliu e la Sardegna nuragica”. L’evento nasce con l’intento di celebrare il centenario dalla nascita dell’archeologo Giovanni Lilliu (1914-2012) considerato il massimo conoscitore della civiltà nuragica. Il nucleo principale dei reperti esposti è costituito soprattutto da oggetti conservati nei magazzini museali, dunque inediti, oltre che provenienti da altre raccolte isolane. Inoltre, sono ospitati nella mostra anche diversi reperti di produzione sarda rinvenuti durante scavi in Italia e all’estero. L’esposizione analizza gli aspetti salienti dell’epoca in cui vissero i costruttori di torri, attraverso l’architettura, le tecnologie costruttive, gli usi, i costumi e la religione.

Fig. 2 Fig. 3

L’età nuragica durò più di millecinquecento anni. Quando raggiunse il massimo splendore, intorno al Mille a. C., Roma doveva ancora nascere. I nuraghi rappresentano uno degli aspetti più significativi di questa civiltà. Il termine deriva dal sardo nurra che indica un mucchio cavo di pietre. In tutta l’isola si sono conservate circa settemila di queste architetture. A lungo si è ritenuto che la tholos, tipica forma a cupola, che conferisce stabilità alla struttura del nuraghe fosse stata portata in Sardegna dai Micenei. In realtà i più antichi nuraghi sono anteriori alle tombe greche. Con tutta probabilità si trattò di una progressiva evoluzione di recinti in pietra e di piattaforme rialzate che gli antichi Sardi costruirono per controllare meglio le zone circostanti. A quei tempi l’isola era divisa in territori i cui capi erano spesso in lotta tra loro e risiedevano ognuno nel proprio nuraghe fortificato. Inoltre, popolazioni straniere come i Fenici prima e i Punici poi, sempre alla ricerca di metalli, costituivano un pericolo costante. Le funzioni principali del nuraghe erano, quindi, di vedetta e di difesa ma fungevano anche da abitazioni.

Oltre ai nuraghi questa cultura ha lasciato altre testimonianze di alto livello architettonico e artistico, ne sono un esempio i pozzi sacri. Si tratta di cisterne sotterranee per la raccolta dell’acqua alle quali si accedeva da lunghe gradinate. I ritrovamenti archeologici evidenziano l’esistenza di un culto dedicato all’acqua, sia sorgiva che di vena, ma la mancanza di fonti scritte rende difficile capire e collegare le architetture e i manufatti alle credenze religiose della società nuragica. È comunque certo che le antichissime credenze del folclore sardo affondano le radici in questi culti.

Fig. 4

La perizia dei nuragici si esplica persino nelle attività metallurgiche (Fig. 1), finalizzate alla produzione di strumenti da lavoro, oggetti votivi e armi di bronzo e ferro. Fanno bella mostra numerose matrici di fusione per armi (spade, pugnali) utensili (asce, picconi, falci e un tripode in ferro) oggetti di uso personale (collane, bracciali) e naturalmente i celebri bronzetti (Figg. 2, 3). Ottenuti probabilmente con la tecnica della cera persa rappresentano personaggi delle varie classi sociali, capi tribù, divinità e figure animali. Molti bronzetti rappresentano in scala le cosiddette navicelle nuragiche (Fig. 4), vere e proprie repliche delle imbarcazioni dell’epoca. Inoltre, il ritrovamento di manufatti nuragici in tutto il bacino mediterraneo testimonia la fitta rete di scambi e contatti con le altre popolazioni.

Fig. 5

Oltre alla mostra dedicata a Giovanni Lilliu, nel vicino Museo Archeologico Nazionale della Cittadella sono esposti alcuni esemplari dei “Giganti di Monti Prama (Figg 5, 6). Si tratta soprattutto di busti e teste in calcare appartenenti a personaggi importanti dei quali si voleva conservare il ricordo. La loro scoperta risale al 1974 a Monti Prama, località della penisola del Sinis (Oristano), all’epoca piuttosto selvaggia e poco indagata sul piano archeologico. Il ritrovamento fortuito di alcuni frammenti, portò ad uno scavo serio dell’area, al fine di chiarire il contesto di appartenenza delle statue. L’indagine mise in luce una serie di tombe ad inumazione singola. Una grande novità perché le sepolture singole, salvo qualche eccezione, erano sconosciute alla civiltà nuragica. Si trattava di tombe a pozzetto, profonde al massimo un metro e coperte da un lastrone quadrato di arenaria, nelle quali il morto veniva sepolto in posizione rannicchiata.

Fig. 6 Fig. 7

Le statue frantumate (la loro altezza originaria si aggira intorno ai due metri, ottenute scolpendo un unico blocco) giacevano non su una comune necropoli, ma piuttosto su un sepolcreto dedicato a personaggi che appartenevano ad una sfera sociale molto elevata. Le sculture si rifanno a due iconografie principali già presenti nei bronzetti nuragici: l’arciere e il cosiddetto pugilatore. Il primo gruppo comprende guerrieri con elmo cornuto e braccio destro piegato per sostenere l’arco (Fig. 7). Il secondo mostra personaggi che reggono un gigantesco scudo e la mano destra fasciata, secondo il costume degli antichi pugili. Tra i frammenti delle statue sono stati trovati anche molti modelli di nuraghi. Altro elemento, questo, che sottolinea il potere militare e l’importanza sociale dei personaggi inumati. Le tombe, tuttavia, erano prive di importanti corredi funerari. Da alcuni elementi ornamentali si è potuto datare i resti, perlopiù di uomini e donne in giovane età, alla prima età del ferro (IX-VIII secolo a. C.).

Entrambi gli allestimenti sono collegati a un apparato tecnologico multimediale con ricostruzioni in 3D e filmati che contestualizzano meglio i percorsi espositivi. Grazie al sistema interattivo, ogni singola statua dei Giganti di Monti Prama può essere analizzata in tutte le sue parti utilizzando uno schermo tattile collegato ad un sistema a retroproiezione a grande schermo. La mostra “L’isola delle torri” dal 1 novembre sarà ospitata a Roma presso il Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini”.

 

Didascalie delle immagini

Fig. 1 Punte di lancia in ferro, brocche, utensili e un tripode in ferro. Provenienti da Nuoro. Museo Archeologico Nazionale.

Fig. 2 Figurina bronzea maschile con bastone e collana, figurina maschile di orante in bronzo.

Fig. 3 Bronzetto. Proveniente dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze.

Fig. 4 Navicella in bronzo con animali sull'orlo e protome cervina. Proveniente da Vetulonia, Tomba del duce. Firenze Museo Archeologico Nazionale.

Fig. 5 Due esemplari dei Giganti di Monti Prama.

Fig. 6 Pugilatore.

Fig. 7 Arco frammentario da Monti Prama.

 

Scheda tecnica

L’isola delle torri. Giovanni Lilliu e la Sardegna nuragica, fino al 30 settembre 2014, Spazio San Pancrazio – Cittadella dei Musei, Piazza Indipendenza 7, 09124 Cagliari. Visite dal martedì alla domenica orario 9-19. Dal 1 novembre al 12 marzo 2015 l’esposizione sarà spostata a Roma nel Museo Preistorico Nazionale Etnografico Luigi Pigorini, all’EUR, Piazza Guglielmo Marconi 14.

I Giganti di Monti Prama, fino a settembre 2014, Museo Archeologico Nazionale – Cittadella dei Musei, Piazza Indipendenza 7, 09124 Cagliari. Visite dal martedì alla domenica orario 9-13; 16-20. Costo biglietto 3 euro.

 

 

 

 

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