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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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A Firenze, Jackson Pollock. La figura della furia

 

 

Fig. 1 Fig. 2             

 

Nell’anno in cui ricorre il 450° anniversario della morte di Michelangelo Buonarroti, con l’intento di stabilire un dialogo tra memoria storica ed arte contemporanea, viene inaugurata a Firenze una personale dedicata al pittore americano Jackson Pollock.

I curatori della mostra, Sergio Risaliti e Francesca Campana Comparini, hanno dato vita a questo dialogo mediante un’attenta riflessione sui temi artistici e filosofici che legano queste due personalità apparentemente così diverse. Esiste infatti un legame tra la volontà di Michelangelo di raggiungere la perfezione dell’ideale e la forza creativa che spinge Pollock ad immergersi negli abissi della coscienza, per far emergere l’imperfezione del reale. Pollock, che ha a lungo studiato la pittura e la scultura di Michelangelo, raccoglie l’insegnamento del maestro reinterpretandolo non solo da un punto di vista figurativo, ma soprattutto riguardo alla poetica dell’atto creativo. Da qui il titolo della mostra “Jackson Pollock. La figura della furia”, che rappresenta un parallelo con la furia della figura michelangiolesca.

I legami tra Michelangelo e Pollock sono molteplici e nella mostra vengono illustrati allo spettatore mediante citazioni e filmati che evidenziano la sovrapposizione tra alcuni disegni di studio dell’artista americano e l’opera realizzata dal maestro del Rinascimento nella Cappella Sistina.

Entrando nella Sala dei Gigli di Palazzo Vecchio, dove si apre la prima sezione della mostra, veniamo infatti accolti da un video in cui si susseguono degli schizzi, esposti nella sala attigua e realizzati da Pollock tra il 1937 ed il 1939, che lentamente si dissolvono, lasciando comparire in trasparenza alcune figure dipinte da Michelangelo nella sede papale di Roma.

Il percorso prosegue con una serie di nove quadri, realizzati da Pollock tra la metà degli anni ’30 e l’inizio degli anni ’50, grazie ai quali percepiamo la sua evoluzione artistica: da un’espressività con accenni figurativi a composizioni astratte, sempre più audaci e innovative.

Le influenze classiche lasciano il posto alle contaminazioni contemporanee; la pittura dei muralisti messicani, l’Espressionismo, il Surrealismo, portano l’artista, nel corso degli anni, a prediligere la dominanza del gesto pittorico.

Panel with Four Designs (olio su masonite, 1934-1938) ci mostra un Pollock quasi visionario, intento a rappresentare attraverso la fluidità delle forme e l’intensità della pennellata ancora riconoscibile un mondo interiore carico di angosce.

Fig. 3

Nelle opere The Water Bull (olio su tela, 1946, Fig. 3), Earth Worms (olio su tela, 1946, Fig. 4) e nelle due incisioni Untitled (puntasecca su carta, 1944-1945, Figg. 1 e 5) vediamo scomparire la componente figurativa a favore di una crescente sperimentazione di nuove tecniche, come l’applicazione del colore direttamente dal tubetto in Earth Worms, che costituisce forse uno degli ultimi dipinti “su cavalletto” di Pollock, prima di approdare al Dripping, la tecnica con la quale l’artista lascia colare la vernice direttamente sulla tela stesa a terra. Immediatamente dopo, Pollock infatti sperimenta la sgocciolatura su tela nel dipinto Composition with Black Pouring (olio e smalto su tela, montata su masonite, 1947, Fig. 7), un’opera che sembra preannunciare Painting A (olio su carta, 1950) e le altre drip paintings dell’artista. Due serigrafie Untitled realizzate nel 1951 chiudono il cerchio delle opere esposte in questa prima sala. Qui il tratto nero, lasciato libero di fluire sulla carta e tracciato in maniera istintiva, sembra quasi far emergere dall’inconscio una componente figurativa, ma testimonia il raggiungimento delle caratteristiche tipiche delle drip paintings: la predilezione per il nero e per la plasticità del segno.

 

Fig. 4 Fig. 5 Fig. 6

 

Nell’attigua Sala della Cancelleria troviamo i sei disegni tratti dagli Sketchbooks I e II, ritrovati negli archivi del Metropolitan Museum di New York, che raccolgono gli studi dell’artista americano sulle opere rinascimentali e che rappresentano un momento di riflessione sulla monumentalità, la plasticità, la composizione e il chiaroscuro nella pittura classica.

Insieme agli Sketches è collocato anche il dipinto Square composition with horse (olio su tela, 1937-1938), nel quale sono chiare le influenze espressioniste e della pittura murale messicana rispettivamente per l’uso di colori caldi e dei contorni neri delle figure rappresentate.

La seconda sezione della mostra è ospitata dal Complesso di San Firenze. Ad accoglierci in una sorta di vestibolo, che fa da camera di compensazione tra la luce dell’esterno e l’atmosfera cupa e ovattata nella quale stiamo per immergerci, troviamo due citazioni poste su pareFig. 7ti contrapposte e che sembrano dialogare tra loro. La prima è un sonetto di Michelangelo, nel quale cogliamo la descrizione del maestro di quella che, secoli dopo, diventerà la tecnica pittorica di Pollock, anche se da una prospettiva del tutto opposta:

“[…] e ’l pennel sopra ’l viso tuttavia mel fa, gocciando, un ricco pavimento.[…]”

La seconda appartiene a Pollock e ci fa capire come la furia rappresenti una componente intrinseca della sua arte:

Quando sono nel mio quadro, non sono cosciente di quello che faccio. Solo dopo una specie di ‘presa di coscienza’ vedo ciò che ho fatto. […]”

Andando oltre il vestibolo, attraversando idealmente un dipinto di Pollock, entriamo nella prima sala dell’allestimento multimediale; l’impressione è quella di essere penetrati nello studio del pittore: il pavimento schizzato di vernice, la proiezione delle sue opere su un grande schermo a parete, la sua voce che ci racconta, da un video posto come una tela al centro della stanza, il suo modo di vivere la pittura, attraverso un documentario di Hans Namuth.

Al documentario, della durata di 10 minuti circa, segue una proiezione da un terzo schermo, posto a soffitto, nel quale vediamo lo stesso Pollock che dipinge al di sopra di un plexiglas: abbiamo così la coinvolgente sensazione di essere sdraiati sotto ad una delle sue tele, di sentire il colore che ci cola addosso e di diventare parte di uno dei suoi dipinti.

Questa sensazione si amplifica entrando nella seconda ed ultima sala dell’allestimento. Ci troviamo infatti all’interno di una installazione audio-video grazie alla quale veniamo inglobati nei dipinti di Pollock in quattro dimensioni: oltre a quella spaziale, si aggiunge anche la componente uditiva. Le immagini che invadono lo spazio ci danno l’impressione di muoverci insieme al pittore attorno alle sue tele, mentre il rumore delle gocce di vernice e la musica jazz, che spesso accompagnava l’artista durante la creazione dei suoi quadri (Fig. 8), ci immergono completamente nei dipinti di Pollock attraverso una mimesi emotiva e sensoriale.

Fig. 8

In San Firenze ci sentiamo parte della furia di Pollock: entriamo nell’intimo del suo gesto creativo, nel quale il corpo è interamente a disposizione del processo artistico ed è teso a trasformare ogni movimento in un’immagine dell’infinito che c’è dentro l’essere umano. È un’esperienza nel senso etimologico del termine: si “passa attraverso” l’opera di Pollock per coglierne l’essenza, fin dal momento in cui essa nasce nell’immaginario dell’artista.

 

 

Didascalie delle immagini

Fig. 1, Jackson Pollock, Senza titolo, 1937-1939, matite colorate e grafite su carta

The Metropolitan Museum of Art, New York © Jackson Pollock, by SIAE 2014

Fig. 2, Michelangelo Buonarroti, Ignudo, particolare della volta della Cappella Sistina,1508-1512, affresco © Musei Vaticani

Fig. 3, Jackson Pollock, The Water Bull, 1946, olio su tela, Stedelijk Museum, Amsterdam © Jackson Pollock, by SIAE 2014

Fig. 4, Jackson Pollock, Earth Worms, 1946, olio su tela, Tel Aviv Museum of Art Collection, dono di Peggy Guggenheim, Venezia attraverso l’American-Israel Cultural Foundation, 1954 © Jackson Pollock, by SIAE 2014

Fig. 5, Jackson Pollock, Senza titolo, 1937-1939, matite colorate e grafite su carta,

The Metropolitan Museum of Art, New York © Jackson Pollock, by SIAE 2014

Fig. 6, Michelangelo Buonarroti, Ignudo, particolare della volta della Cappella Sistina, 1508-1512, affresco © Musei Vaticani

Fig. 7, Jackson Pollock, Composition with Black Pouring, 1947, olio e smalto su tela, montata su masonite, The Olnick Spanu Collection © Jackson Pollock, by SIAE 2014

Fig. 8, Jackson Pollock ritratto da Wilfred Zogbaum nello studio di Fireplace road, 1947

 

Scheda tecnica

Jackson Pollock. La figura della furia. Palazzo Vecchio (Sala dei Gigli e Sala della Cancelleria), Piazza della Signoria 1, Firenze - Complesso di San Firenze (Sala della musica), Piazza San Firenze, Firenze. 16 Aprile – 27 Luglio 2014

Orari:Palazzo Vecchio: 9 – 24 ad eccezione del giovedì 9 – 14. Complesso di San Firenze: tutti i giorni 10 - 20 escluso il giovedì 10-14.

Biglietto unico per ambedue le sezioni della mostra in vendita esclusivamente presso la biglietteria del Museo di Palazzo Vecchio : Intero € 12.00; ridotto € 9.00

Biglietto per la sezione della mostra in Palazzo Vecchio: Intero € 10,00; ridotto € 8,00

Biglietto per la sezione della mostra del Complesso di San Firenze: Intero € 5.00; ridotto € 2.00

Informazioni:www.pollockfirenze.it

 

 

 

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