Frida Kahlo

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Fig. 1

Frida Kahlo, al secolo Magdalena Carmen Frieda Kahlo y Calderón, nasce a Coyoacán, sobborgo di Città del Messico, il 6 luglio 1907, ma lei preferisce dirsi nata nel 1910, anno della rivoluzione zapatista che aveva visto insorgere i campesinos contro la dittatura di Porfirio Diaz e il potere dei latifondisti. Figlia del fotografo Wilhelm Kahlo ebreo-ungherese di origine tedesca e di Matilde Calderón y González, di madre spagnola e padre indìgena, Frida è meticcia.

L'artista vive intensamente gli anni della prima metà del secolo, respirando sia le vicende del suo paese che gli accadimenti storici e artistici statunitensi ed europei, interiorizzati e trasfigurati nella sua opera. Frida è un artista nella storia.

La rivoluzione messicana e il fermento politico e insieme culturale che ne segue costituiranno la base della sua vicenda personale e artistica. Frida raccoglie in le influenze dell'arte precolombiana e dell'arte popolare messicana che nel periodo post-rivoluzionario si ergono a bandiera del movimento di rinnovamento culturale “mexicanista”. Protagonisti di questo movimento saranno i Muralisti, come Diego Rivera, José Clemente Orozco, David Alfaro Siqueiros, la cui produzione artistica sarà sostenuta dalla rivista bilingue, inglese-spagnolo, “Mexican Folkways”.

Come studentessa della Escuela National Preparatoria, una scuola superiore che preparava all'università e in cui poche erano le donne ad essere ammesse, frequentava il gruppo dei Cachuchas che sostenevano le idee socialiste-nazionaliste del ministro dell'istruzione Josè Vasconcelos ed erano vicini al movimento estridentista, il cui primo manifesto fu pubblicato nel 1921 a Città del Messico. L'Estridentismo, movimento d'avanguardia letterario e artistico del Messico post-rivoluzionario, in opposizione all'arte accademica della dittatura porfirina, cercava di proporre una nuova Arte Moderna, che fondesse le influenze dei contemporanei movimenti europei con temi sociali ed un rinnovato interesse per la cultura popolare.

Nel 1928 Frida si avvicina al movimento di giovani comunisti, raccolto intorno all'esiliato cubano Julio Antonio Mella, compagno della fotografa Tina Modotti con cui stringerà una forte amicizia.

Con il marito Diego Rivera, muralista e grande pittore delle masse popolari, dell'identità indigena, ma anche del progresso, delle macchine e della tecnologia avanzante, compirà diversi viaggi negli Stati Uniti a partire dal 1930 dove respirerà le novità dell'arte americana ed europea giunte grazie a galleristi, collezionisti ed editori illuminati. Si pensi, ad esempio, all'esperienza della Galleria 291 aperta nel 1905 dal fotografo Alfred Stieglitz sulla Fifth Avenue di New York. Frida tornerà a più riprese negli Stati Uniti dove esporrà in alcune gallerie ottenendo un discreto successo.

La pittrice sarà anche in Europa. Si recherà a Parigi nel 1939 dove André Breton, incontrato in Messico nel 1938, aveva promesso di organizzarle una mostra. Qui esporrà presso la Galleria Renou et Colle, grazie all'aiuto di Marcel Duchamp, e avrà occasione di frequentare alcuni pittori surrealisti che la lasceranno però delusa per l'eccessivo intellettualismo. In questa occasione il museo del Luovre acquisirà un suo dipinto dal titolo The Frame.

Gli anni Quaranta saranno gli anni dell'affermazione e del successo. L'artista vedrà la sua opera esposta in diverse gallerie e comincerà ad avere collezionisti ed estimatori che acquistano i suoi dipinti.

L'intera vita di Frida è accompagnata da una passione politica genuina e umana; il suo impegno si profonderà per le questioni interne al Messico, ma anche contro le dittature europee, il Fascismo e il Nazismo. In polemica con il Partito Comunista, cui si era iscritta nel 1925, sarà contro lo stalinismo e accoglierà Trotsky, esiliato in Messico. Durante il suo viaggio in Europa, prenderà coscienza delle condizioni dei repubblicani spagnoli rifugiati in Francia dopo il fallimento della guerra civile e tornata in patria promuoverà alcune iniziative di solidarietà. L'attivismo in patria la vedrà partecipe di innumerevoli manifestazioni, l'ultima contro l'intervento degli Stati Uniti in Guatemala, pochi giorni prima della sua morte.

La storia privata di Frida è una storia dolorosa e tumultuosa: la malattia dell'infanzia; il grave incidente, da cui esce viva per miracolo, che gli procura intense sofferenze per tutta la vita e la porta alla morte a soli 47 anni; l'amore con Diego Rivera, suo marito per due volte, amante, compagno e amico, come ella stessa lo definisce in una sua poesia; gli amori, le intense amicizie, le letture, gli incontri, la pittura.
Frida è una donna magnetica, brillante, intelligente.
Inizia a dipingere dopo l'incidente del 1925 e continua per tutta la vita a fasi alterne legate alla contingenza o alle vicende biografiche.

Le influenze che agiscono sulla sua produzione sono varie, vanno dalla cultura preispanica all'arte popolare degli ex voto, dalle Avanguardie europee e sudamericane al Surrealismo, dalla Nuova Oggettività al Realismo Magico, ma si condensano in un linguaggio assolutamente personale, con un proprio vocabolario figurativo ed una propria sintassi, che si presta a più livelli di lettura.

La pittura di Frida è allusiva e simbolica, ma nel contempo presenta elementi di realismo. Nei suoi dipinti ricombina simboli e oggetti dell'immaginario popolare o mitico o della letteratura classica che divengono allegorie della sua condizione esistenziale e della sua riflessione sull'uomo e sul mondo. E' una pittura autentica, ancestrale, lucida e necessaria.
La sua arte è una sintesi degli echi della storia collettiva e della sua storia personale in cui la narrazione della propria condizione esistenziale diventa traccia di una identità universale.

Così la definisce Diego Rivera:

L'arte di Frida è collettivo-individuale. E' un realismo così monumentale che nel suo spazio tutto possiede tot dimensioni. Di conseguenza, dipinge allo stesso tempo l'esterno, l'interno e il fondo di se stessa e del mondo”1.

Fig. 2 Ma veniamo all'esposizione romana ed entriamo nel vivo. La mostra, aperta al pubblico sino al 31 agosto presso le Scuderie del Quirinale, ci conduce in maniera piuttosto rigorosa nella vicenda artistica della pittrice. La curatrice, Helga Prignitz-Poda, redattrice del catalogo ragionato delle opere, sceglie di presentare la produzione dell'artista secondo un necessario ordine cronologico, imprescindibile visto il legame indissolubile fra vita e opere, ma non rinuncia ad un taglio tematico e ad una riflessione critica.

La maggior parte dei dipinti provengono dalla collezione di Jacques e Natasha Gelman2 che, trasferitisi in Messico dall'Europa allo scoppio della seconda guerra mondiale, iniziarono a raccogliere opere d'arte moderna messicana. A queste si uniscono opere di collezione privata, alcune delle quali esposte al pubblico per la prima volta.
Nel percorso espositivo, accanto al cospicuo numero di dipinti e disegni dell'artista, sono presenti video e fotografie di notevole valore artistico e storico-documentario.

Nella prima sala, salito lo scalone del palazzo delle ex scuderie papali, ci troviamo difronte al volto di Frida in un dipinto del 1943 dal titolo Autoritratto come Tehuana, (o Diego nei miei pensieri) [Fig. 1]. Si tratta di un autoritratto-manifesto di Frida. Qui l'artista si presenta dolente, abbigliata con la veste tipica delle donne di Tehuantepec, istmo messicano dove ancor oggi vige una sorta di matriarcato, con l'immagine di Diego al centro della fronte.

L'utilizzo di abiti tradizionali sono in Frida un tratto caratteristico. Dopo il matrimonio con Diego è solita indossare questi costumi per farsi fisica testimone del rinato interesse post-rivoluzionario per le tradizioni popolari. Dipingersi come Tehuana dichiara da una parte l'intento di incarnare in sé la tradizione del Messico contadino e dall'altra quella di appartenere ad un mondo femminile autonomo e matriarcale. Dal diadema di fiori e foglie con cui acconcia i capelli si dipartono radici e dal copricapo si irradiano fili bianchi. In mezzo alla fronte, al centro dei suoi pensieri c'è Diego, con cui l'artista si è sposata per la seconda volta pochi anni prima.
Il volto di Frida è come una maschera fissa, sulla quale costruisce simboli che coagulano esperienze e sentimenti concreti.

La produzione dell'artista vede una cospicua presenza di autoritratti in primo piano, mezzo busto o figura intera a cui sono associati elementi allusivi o metaforici. La scelta del genere nasce dal dato biografico, infatti dopo l'incidente del 1925 Frida, diciassettenne, bloccata a letto, comincia a dipingere la sua immagine riflessa nello specchio, che rimane ciò che conosce meglio. L'autoritratto diventa il suo genere iconografico prediletto, perché attraverso di esso può esprimere al meglio se stessa e la sua riflessione sull'identità e sulla condizione umana: dall'analisi della condizione esistenziale del singolo giunge ad una meditazione sull'universale.
Sulla stessa parete è esposto un dipinto di Diego Rivera, Paesaggio con cactus (1931), presentato alla Exposicìon Internacional del Surrealismo organizzata nella Galleria de Arte Mexicanoda Breton e Paalen nel 1940. Qui Diego, lontano dalla sua poetica muralista, schiaccia volutamente l'occhio al Surrealismo mettendo in scena un gruppo di cactus antropomorfi.

Nella seconda sala vengono presentate una serie di opere dei primi anni di produzione di Frida, che ci aiutano a comprendere i suoi esordi nel Messico degli anni '20 e ci accompagnano nella conoscenza delle sue prime contaminazioni e modelli. La pittrice è sostanzialmente un'autodidatta. Accompagna il padre fotografo, compie un apprendistato presso lo studio di un incisore, copia dipinti. Ma la sua formazione culturale avviene alla Prepa, dove si iscrive nel 1922 per preparare l'ingresso alla facoltà di medicina. Qui frequenta un gruppo di giovani, vicini al partito comunista e contaminati dal movimento estridentista, grazie ai quali comincia ad aggiornare la sua cultura anche sugli esempi dell'arte europea e della letteratura classica.

Una delle prime opere di Frida, Autoritratto con vestito di velluto [Fig. 2], realizzato nel 1926 per il suo innamorato del tempo, Alejandro Gómez Arias, di cui viene presentato un ritratto in mostra, rivela una dipendenza dai modelli della ritrattistica del Messico pre-rivoluzionario per l'uso del fondo scuro, oltre a vaghi riferimenti all'arte rinascimentale italiana ed in particolare al linearismo di Botticelli a cui si uniscono motivi del decorativismo Art Nouveau.

Sono presenti inoltre opere che chiariscono la conoscenza dell'arte delle avanguardie europee e dell'estridentismo. Nel Ritratto di Miguel N. Lira, scrittore conosciuto proprio negli anni della preparatoria, l'uomo posto di tre quarti al centro della composizione è raffigurato su uno sfondo bidimensionale in cui, come in un'opera futurista, figurano simboli e scritte che alludono al suo nome e alla sua attività.

In questa sala sono anche presenti alcuni ritratti di amiche che testimoniano i caratteri della sua prima ritrattistica; un dipinto di Siqueiros, a testimoniare la vicinanza dell'artista al milieu dei muralisti; un piccolo dipinto del 1927 che rappresenta Pancho Villa e la Adelita, segno della sua adesione agli ideali rivoluzionari.

Il dipinto Due donne (Salvadora e Herminia), 1928, esposto qui per la prima volta, dichiara uno stile già più maturo. Probabilmente influenzata dall' Escuela de pintura al aire libre3 che aggiornava gli esempi dell'arte contemporanea europea secondo gli stilemi e la carica simbolica dell'arte popolare messicana, nel dipinto Frida coniuga la fissità dei volti di tre quarti che ricorda la Nuova Oggettività con il fondo vegetale, bidimensionale, di gusto naif. Fra le foglie si intravedono due arance e due farfalle, elementi evocativi dal significato enigmatico che conferiscono un tono vagamente surreale al dipinto.
L'opera, pubblicata in una foto di Tina Modotti sulla rivista “Mexican Folkways”, pare sia la prima venduta da Frida ad un collezionista americano.

La terza sala raccoglie prove giovanili in cui l'artista sperimenta varie tecniche, stili e soggetti, dimostrando un generale interesse per la vida por la calle, le tradizioni e la sua identità.

Fig. 3Nella quarta entriamo già negli anni della sua produzione più matura e consapevole. Èuna sala densa che presentata dipinti e disegni del primo periodo statunitense. Siamo negli anni '30. Frida compie il suo primo viaggio negli Usa, dove rimane per quattro anni, con il marito Diego che aveva ottenuto diverse commissioni fra San Francisco, New York e Detroit. Qui Frida ha la possibilità di aggiornare la sua cultura e moltiplicare gli incontri e gli stimoli. Visita i musei, va a cinema e a teatro, dipinge molto.

Vengono esposti in mostra due dipinti particolarmente interessanti provenienti da collezioni private: Autoritratto al confine fra Messico e Stati Uniti d'America, 1932 [Fig. 3], esposto qui per la prima volta, e Il mio vestito è appeso là, o New York, del 1933.

Il primo dipinto può essere preso ad esempio del senso di precarietà che Frida avverte negli Stati Uniti. A destra il Messico è rappresentato attraverso la piramide di Teotihuacan sormontata dal sole e la luna simboli di Quetzalcoatl e Tezcatlipoca, alcunestatuette votive, fiori e frutti della sua terra che affondano le radici nel terreno. Dall'altra parte un'immagine sintetica degli Stati Uniti: fabbriche, grattacieli, tubi metallici, apparecchi, le cui radici sono fili elettrici. Al centro Frida, su un piedistallo, vestita con un abito rosa e la bandiera messicana in una mano, sembra prendere energia da entrambi i mondi.

Nel secondo dipinto, carico di elementi simbolici, Frida si sperimenta nella tecnica mista utilizzando accanto all'olio anche il collage. L'opera è una descrizione ironica del capitalismo americano e delle sue contraddizioni, a cui sovrappone elementi biografici.

Un altro dipinto particolarmente curioso è Vetrina (In una via di Detroit), che ricorda nella trattazione del fondo La chambre à coucher di Max Ernst del 1920, introducendo il tema del Surrealismo che sarà affrontato più avanti in mostra.

Qui sono esposti anche alcuni bozzetti preparatori per il dipinto Henry Ford Hospital che testimonia il dolore per l'aborto che Frida aveva avuto a Detroit.

Nella sala successiva, l'ultima del primo piano, si apre la questione del Surrealismo. Sono ospitati ritratti molto intensi, alcuni dei quali affondano le loro radici nell'arte degli ex voto molto cara a Frida che conservava anche una collezione di questi esempi di arte popolare. Campeggia fra tutti Autoritratto con collana di spine e colibrì, scelto per la locandina della mostra. In questo dipinto, agli elementi della flora e della fauna messicane, si uniscono, trasfigurati, elementi della religiosità popolare.

Qui la curatrice insiste sul carattere surreale dell'opera di Frida citando l'incontro con Breton nel 1938. Frida però non fa parte della storia del Surrealismo, ella stessa ne prende le distanze.

Se è vero che nella sua pittura fonde elementi fantastici e reali che divengono parte di una stessa realtà, il suo è un immaginario magico e atavico, non intellettualistico e freudiano, ma selvaggio. C'è sempre in lei lucidità, il suo è un mondo visto ad occhi aperti lontano dal mondo onirico messo in scena dai surrealisti o dalle loro visioni allucinatorie. La sua pittura non è illogica o impenetrabile, bensì aperta alle interpretazioni.

Al secondo piano, la prima sala ci racconta dei successi della pittrice in Messico, negli Usa e in Europa, testimoniati anche da una serie di fotografie di documentazione. In questa sala il dipinto Autoritratto con scimmie del 1943, ricorda la sua esperienza di insegnamento presso l'Accademia delle Arti La Esmeralda. Qui le scimmie rappresentano Los fridos, i suoi studenti più fedeli.

Fig. 4

Le sale successive sono più tematiche.

Troviamo una raccolta di dipinti legati all'interesse di Frida per gli aspetti ancestrali dell'antica mitologia messicana. Nell'opera L'amoroso abbraccio dell'universo, la terra (Messico), io, Diego e il signor Xolotl, del 1949 [Fig. 4], la tematica dell'armonia cosmica espressa dal principio dualistico terra-cielo e sole-luna, è utilizzata come metafora del rapporto fra Frida e Diego rappresentato come un bambino dai tratti femminili accolto fra le braccia della pittrice.

In Mosè o nucleo solare (1946) [Fig. 5], che vince il secondo premio al concorso annuale del Palacio de Bellas Artes,Frida illustra il testo freudiano Mosè e il monoteismo e contemporaneamente allude a momenti tragici della sua vita. In particolare mette in scena la negazione della maternità invocando la protezione di dei, santi ed eroi, rappresentati nello stile degli ex-voto, per il bambino che come Mosè naviga su una cesta. Il sole, nella sua doppia valenza negativa e positiva, che crea e annienta, possibile metafora di Diego, campeggia sulla tela.

In mostra è presente la versione digitale del diario che Frida inizia a scrivere nel 1942, ricco di testi e immagini, fonte preziosa per la conoscenza profonda della sua poetica.

Accanto ad alcune pagine del diario è esposta una serie di disegni a pastello dal titolo Le emozioni realizzati sotto lo stimolo di Olga Campos, giovane studentessa di psicologia, che propone all'artista di esprimere i suoi sentimenti sulla carta a scopo terapeutico.

Due sale ospitano video e fotografie.

Uno dei video, di autore sconosciuto, mostra Frida, Diego, Trotsky e la moglie che si intrattengono dialogando nel giardino della casa messicana del politico russo; nel secondo, girato nella Casa Azul, Diego e Frida posano per Nikolas Muray. Lo stesso Muray è l'autore di un intenso corpus fotografico, a colori e in bianco e nero, realizzato durante la trentennale amicizia con Frida. Le immagini, che mettono in scena la pittrice con il suo abbigliamento eccentrico e il volto sornione sempre diretto all'obiettivo, hanno sicuramente contribuito a creare l'icona Frida Kahlo. Fig. 5

In mostra troviamo anche le foto inedite del fotografo colombiano Leo Matiz che ritrae l'artista in momenti di vita quotidiana.

L'ultima sala è insieme tematica e biografica. Sono esposte una serie di nature morte, genere spesso scelto nell'ultima fase della vita della pittrice, a cui è conferito un valore allegorico.

Sulla parete di fondo, dipinti degli ultimi in cui la pittrice si autoritrae con una pennellata sommaria ed incerta. La mostra si chiude con un disegno dal titolo Autoritratto con colomba e lemniscata, del 1954, a cui fa da pendant una poesia di Rafael Alberti, La paloma, citata da Frida nel suo diario.

Frida Khalo muore nel luglio del 1954. Al funerale partecipano José Vasconcelos, ex ministro dell'istruzione del periodo post-rivoluzionario, Lázaro Cárdenas, Presidente dal 1934 al 1940, Andrés Iduarte, direttore dell'istituto Nacional de Bellas Artes, Diego Rivera e una folla di gente. Per l'ultimo saluto la bara, coperta con con una bandiera rossa con l'emblema della falce e martello, viene trasportata al Palacio de Bellas Artes, sancendo definitivamente il riconoscimento di Frida come grande pittrice.

Oggi Frida è probabilmente l'artista messicana del xx secolo più conosciuta in Europa.

Molti conoscono il suo volto, veicolato dagli oggetti di merchandising, come dal cinema hollywoodiano, ma pochi la sua pittura. La sua ingombrante biografia e la sua immagine, trasformata in un' icona di generico femminismo e ribellismo, rischiano di oscurare la sua opera o di farla precipitare nell'imbarazzante malinteso dell'illustrazione autobiografica.

In questo senso la mostra delle Scuderie costituisce un'occasione davvero straordinaria per conoscere ed apprezzare la complessità e profondità dell'opera dell'artista restituendo valore e sostanza alla sua produzione.

 Fig. 6

Didascalie delle immagini

1. Autoritratto come Tehuana, (o Diego nei miei pensieri), 1943, olio su masonite, The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art and the Vergel Fundacion, Curnavaca.

2. Autoritratto con vestito di velluto, 1926, olio su tela, Collezione privata.

3.Autoritratto al confine fra Messico e Stati Uniti d'America, 1932, olio su lamina metallica, Colección Manuel y Maria Rodriguez de Reyero

4. L'amoroso abbraccio dell'universo, la terra (Messico), io, Diego e il signor Xolotl, 1949, olio su masonite, The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art and the Vergel Fundacion, Curnavaca.

5. Mosè o nucleo solare, 1945, olio su faesite, Houston, Texas, Collezione privata.

6. Frida e Diego Rivera, in una foto di Carl Van Vechten del 1932.

 

Scheda tecnica

Frida Kahlo, Scuderie del Quirinale via XXIV Maggio 16, Roma. 20 marzo -31 agosto 2014.

Orario: dal 20 marzo al 13 luglio 2014 dalla domenica al giovedì dalle ore 10.00 alle 20.00, venerdì e sabato dalle ore 10.00 alle 22.30. Dal 14 luglio al 31 agosto 2014 dalla domenica al giovedì dalle 16.00 alle 23.00, venerdì e sabato dalle 16.00 alle 24.00 L'ingresso è consentito fino a un’ora prima dell’orario di chiusura.

Biglietto intero 12.00 euro, biglietto ridotto 9.50

Informazioni: www.scuderiequirinale.it Tel. 06 39967500

 

Note al testo

1Diego Rivera, Frida Kahlo e l'arte messicana, in Boletìn del Seminario de Cultura Mexicana, n.2, Città del Messico, Ottobre 1943.

2 The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art and the Vergel Fundacion, Curnavaca.

3 Alfredo Ramos Martinez, nel 1913 e poi dal 1920 direttore dell' Escuela Nacional de Bellas Artes (ENBA), creò una classe di paesaggio all'aperto fuori Città del Messico con l'intento di spingere gli studenti a realizzare opere “genuinamente nazionali” partendo dall'osservazione diretta di luoghi e personaggi caratteristici e peculiari del Messico. I risultati di questa esperienza furono opere che fondevano le novità delle avanguardie europee con temi dell'arte popolare messicana. Una delle sedi di questa scuola era a Coyoacan.