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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Ötzi a Bolzano. Un museo “costruito” intorno a una mummia

Fig. 1

Ötzi o Mummia del Similaun o Uomo del Similaun o, ancora più internazionale, Iceman, è, come tutti sappiamo, il protagonista principale e assoluto del Museo Archeologico dell’Alto Adige di Bolzano. Visitando il museo, nel cuore della città, si potrebbe pensare (e di fatto è così) che il Museo sia stato creato intorno alla Mummia stessa.

Una serie di fortunati eventi

Ötzi, che deve il suo soprannome1 alla Valle di Ötz nel Tirolo austriaco, fu rinvenuto nel primo pomeriggio del 19 settembre 1991 tra le Alpi Venoste a Giogo di Tisa2 (3210 m s.l.m.) in Alto Adige dai coniugi tedeschi Erika ed Helmut Simon che si imbatterono per puro caso nell’incredibile scoperta (fig. 1). Pensando di aver ritrovato un alpino disperso e morto pochi anni prima scattarono una prima foto, documentando così l’evento (fig. 2).

Fig. 2Il giorno successivo, nonostante vari tentativi, i soccorsi austriaci si arresero al maltempo che proseguì anche il giorno successivo. Anche i due alpinisti Hans Kammerlander e Reinhold Messner raggiunsero il luogo del ritrovamento per caso e furono i primi ad osservare il vestiario e l’equipaggiamento dell’uomo. Tra la domenica del 22 settembre e il lunedì successivo vennero finalmente recuperati sia il corredo che il corpo stesso, il tutto ripreso da una videocamera ma senza il contributo di un archeologo.

Quindi corpo e reperti vennero messi in un sacco mortuario e trasportati in elicottero a Vent, nell’Ötztal in Austria. Deposti in un’apposita cassa di legno, per ordine della Procura di Stato, un carro funebre trasportò la cassa all’Istituto di Medicina Legale di Innsbruck.

Come si è mantenuto il corpo? È proprio il caso di dire “grazie ad una serie di fortunatissimi eventi”. Con molta probabilità il corpo deve essere stato ricoperto di neve e ghiaccio subito dopo la morte, così da preservarlo dall’attacco degli animali e dalla decomposizione3.

Dallo sciogliersi della neve al momento della scoperta e del recupero, il complesso archeologico è stato esposto solo brevemente ai raggi solari, del vento e delle intemperie.

Ötzi

Pochi giorni dopo la “liberazione” di Ötzi dal luogo di ritrovamento viene interpellato per la prima volta un archeologo, il prof. Konrad Spindler, esperto di preistoria e protostoria all’Università di Innsbruck. La prova definitiva di datazione dell’Uomo del Similaun avviene mediante la datazione C14 che rivela l’esistenza di Ötzi tra 3350 e il 3100 a.C. L’Uomo venuto dal ghiaccio ha così, all’incirca, poco più di 5300 anni4 (fig. 3).

 Fig. 3

Allo stato attuale l’Uomo del Similaun misura 1,54 m di altezza con un peso di circa 13 kg. In vita, invece, Ötzi era un adulto maschio di circa 45 anni ed alto, più o meno, 160 cm con un peso di circa 50 kg. Per quanto riguarda la capigliatura, nonostante la caduta durante la mummificazione, è possibile affermare che i capelli fossero scuri, ondulati e lunghi, così come nella ricostruzione presente all’interno del museo5 (fig. 4). L’analisi del DNA ha determinato anche gli occhi marroni.

Fig. 4

I ricercatori hanno rilevato alcune particolarità anatomiche e patologie sul corpo della mummia. Innanzitutto l’Uomo venuto dal ghiaccio è privo della dodicesima coppia di costole. Sull’emitorace sinistro si osservano fratture alle costole poi rimarginate, diversamente dal lato destro in cui non si rinvengono rimaneggiamenti.

Altre particolarità riguardano invece i denti: fra gli incisivi superiori centrali è possibile osservare un diastema, cioè una fessura naturale; e la mancanza del terzo molare (i cosiddetti “denti del giudizio”). Da notare inoltre l’elevata usura dentaria dovuta alla masticazione di cibo non particolarmente ben frantumato o all’uso extra-masticatorio dei denti, cioè un uso diverso dall’alimentazione come “strumento” per la lavorazione di legno, ossa, pelle e tendini (aspetto tipico dell’ambito archeologico). Inoltre è da ricordare che poiché fin dalla prima infanzia si accumulano nello smalto dentario isotopi di stronzio, piombo ed ossigeno, studiandone la loro concentrazione in relazione al suolo e all’acqua si può risalire al luogo in cui una persona è vissuta. Ötzi trascorse la sua prima infanzia in Val d´Isarco e solo più tardi si spostò in Val Venosta. Particolare è l’assenza totale di carie, mentre sono presenti tutti i sintomi dell’età: articolazioni deteriorate, vasi sanguigni calcificati e denti consumati.

Infine, si è spesso speculato sulla presenza di tatuaggi su zone del corpo. In realtà questi tatuaggi, trovandosi in zone generalmente coperte da indumenti, non avevano funzioni simboliche ma funzionali, in particolare terapeutiche; da sottolineare è la posizione di questi segni che trovano locazione nei punti dell’agopuntura orientale.

Grazie alla lettura di nuove radiografie si è osservata una punta di selce nella spalla sinistra; in seguito altri esami hanno fugato ogni dubbio. Molto probabilmente dunque, Ötzi è morto a causa di una ferita da freccia alla spalla.

Cultura Ötzi

Reperti rinvenuti. Gli indumenti dell’uomo riguardano gambali, perizoma, giubba in pelle e una mantella fatta con erba e lunghe e resistenti fibre della corteccia del tiglio. Il berretto è di pelle d'orso e le calzature, imbottite con erba per l'isolamento termico, avevano la suola di pelle d'orso e la tomaia di pelle di capra.

L’uomo portava con sé un'ascia di rame e un coltello di selce. Il manico dell’ascia, in legno di tasso, ha la testata a gomito ed è lungo circa 60 cm. La lama è fissata con catrame di betulla e avvolta all’immanicatura con stringhe di pelle. L’usura della lama e la presenza stessa dell’ascia fa supporre che Ötzi fosse stato un guerriero o un capo clan.

Il manico del coltello era in legno di frassino mentre la punta, come già detto in selce, proviene dalla zona veronese dei Monti Lessini; si trattava di uno strumento che all’epoca era basilare per gli scambi commerciali.

L'arco, in tasso, non era stato terminato ancora. La faretra di pelle conteneva 14 frecce; due delle quali complete. Sul corpo è stato trovato anche un piccolo strumento per affilare la selce, un ritoccatore a forma di matita. Appesi a lacci di cuoio, Ötzi portava due pezzi forati di poliporo di betulla che hanno proprietà emostatiche ed antibiotiche.

Appartenza culturale. Il luogo di ritrovamento dell’Uomo del Similaun appartiene al gruppo culturale alpino di "Tamins-Carasso-Isera 5", sviluppatosi alla fine del IV millennio a.C. Ulteriori somiglianze si riscontrano con la cosiddetta “Cultura di Remedello”, che si sviluppa nella Pianura Padana ed è caratterizzata da tombe in fosse ovali scavate nel terreno, con corredi maschili molto simili a quelli rinvenuti con Ötzi.

 

Un museo per Ötzi

Fig. 5

Il Museo Archeologico dell’Alto Adige/Südtiroler Archäologiemuseum si trova nel cuore del capoluogo altoatesino in un edificio del 1912 che ospitò prima la Banca Asburgica e poi la Banca d'Italia (fig. 5). Nasce come spazio espositivo dedicato all'archeologia dell'arco alpino meridionale nel 1998, dal febbraio 2013 espone il tema permanente "Uomo venuto dal ghiaccio" su tre piani del museo, mentre il quarto piano è dedicato all’archeologia altoatesina con temi espositivi che variano annualmente.

Poichè l’Uomo venuto dal ghiaccio è un importantissimo ritrovamento antropologico che solleva anche questioni di carattere etico, la scelta di “presentazione” così riservata (Ötzi è esposto dietro a pannelli esplicativi e all’interno di un bunker) è, naturalmente, comprensibile. La mummia è visibile nella sua cella di refrigerazione solo attraverso un’apertura di 40 x 30 cm. Per evitare l'essiccamento della mummia è stato necessario ricreare artificialmente le originarie condizioni di conservazione nel ghiacciaio (- 6°C e umidità pari al 96-98%). Tutti gli ambienti a diretto contatto con la cella sono sterili, speciali filtri per l’aria garantiscono le condizioni di asetticità. Una serie di sensori trasmette i valori registrati (pressione, temperatura, umidità relativa, peso corporeo). Contro le perdite di umidità viene spruzzata sul corpo mummificato acqua sterilizzata, favorendo così la formazione di un sottile strato di ghiaccio superficiale. Anche il corredo è conservato sotto azoto in speciali vetrine climatizzate ad una temperatura di 18°C.

L’afflusso di visitatori nell’anno passato è stato di 257.431, rappresentante il 4,5% su livello nazionale6; con una crescita di poco più di 12.000 visitatori dall’apertura.

La forza attrattiva del museo è dovuta, oltre alla straordinaria importanza archeologica e antropologica di Ötzi, anche all’organizzazione e strutturazione museale che si rivolge non solo ad appassionati e studiosi del settore, ma alle famiglie stesse. Oltre ai reperti conservati e all’Uomo dei ghiacci è stata organizzata una “struttura” museologica notevole anche grazie al coinvolgimento di settori apparentemente “lontani” dall’archeologia e dall’antropologia: basti pensare alla “scenografia” in seno all’antropologia forense, sfruttata per spiegare le fasi della morte, conservazione, scoperta e studio dell’Uomo del Similaun.

Altra parola chiave, spesso sottovalutata, è “bambino”: ogni pannello esplicativo è scritto con semplicità e chiarezza e utilizza immagini e video, e inoltre sono presenti aree particolari dedicate appositamente ai più piccoli.

 

Didascalie delle immagini

1 - Luogo di ritrovamento di Ötzi con piramide commemorativa - © Museo Archeologico dell’Alto Adige/Günther Neumair;

2 - La prima foto scattata dai coniugi Simon

3 - Esaminazione - © Museo Archeologico dell’Alto Adige/Eurac/Samadelli/Stachitz;

4 - Riproduzione dell’Uomo venuto dal ghiaccio esposta nel Museo - © Museo Archeologico dell’Alto Adige/A. Ochsenreiter;

5 - Museo Archeologico dell’Alto Adige, esterno - © Museo Archeologico dell’Alto Adige/foto-dpi.com

 

Scheda tecnica

Museo Archeologico dell’Alto Adige/Südtiroler Archäologiemuseum

via Museo 43, 39100 Bolzano

Orario d’apertura del museo: da martedì a domenica (ore 10.00 – 18.00) - Chiuso il lunedì (In luglio, agosto e dicembre il museo rimane aperto anche il lunedì)

Biglietti: adulti (9€); bambini minori di 6 anni (gratuito); studenti minori di 27 anni e anziani dai 65 anni (7€).

 

Note al testo

1 Il nome Ötzi si deve al giornalista viennese Karl Wendl. La denominazione ufficiale della mummia, invece, decisa dalla Provincia Autonoma dell’Alto Adige è Der Mann aus dem Eis/L’uomo venuto dal ghiaccio.

2 Il luogo del ritrovamento fu conteso tra Italia e Austria. Si arrivò alla fine della disputa nel 1991 con un nuovo rilevamento che stabilì l’esatta posizione all’interno del confine italiano (approssimativamente le coordinate sono: 46° 46' 44.512" N; 10° 50' 24.173" E.

3 Una variante della decomposizione è, oltre all’adipocere, la mummificazione naturale, come nel caso di Ötzi. Tale evento si può verificare con due diverse condizioni: con una rapida disidratazione del corpo in clima secco e con alte temperature; oppure con congelamento in ambiente rigido e con arresto della putrefazione.

La pelle assume così un colore marrone-nerastro e consistenza simile a quella di una pergamena, mentre gli organi interni sono ridotti di dimensioni e degradati ad ammassi di consistenza gommosa.

4 Per un parallelismo storico si può ricordare che nel periodo citato 3350-3100 a.C. troviamo la nascita e poi l’unificazione dell’Alto e Basso Egitto con Narmer, nascono le prime città-stato in Siria e Palestina, la prima mummia egizia a noi nota Ginger e periodo Uruk II in Mesopotamia.

5 La ricostruzione esposta è stata realizzata dagli artisti olandesi Adrie e Alfons Kennis basandosi sulle più recenti conoscenze scientifiche.

6 Per fare un raffronto, seppur indicativo visto la natura di quanto esposto, gli Uffizi di Firenze, che sono il terzo museo per numero di visitatori del 2012, rappresenta il 31% a livello nazionale.

 

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