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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
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Vertical Thinking: William Kentridge al MAXXI di Roma

 

La mostra di William Kentridge al MAXXI di Roma si intitola Vertical Thinking, ma è incentrata sull'installazione The Refusing of Time, concepita dall'artista sudafricano per dOCUMENTA (13) a Kassel l'estate scorsa. Da sola, a parer mio, vale per intero il biglietto abbastanza esoso del Museo (11 euro), che include peraltro anche altre mostre, tra cui due molto interessanti per gli architetti (Modelli/Models e Le Corbusier e l'Italia) e due piuttosto settoriali dedicate a Marisa Merz e a Grazia Toderi.

Il teatrino per la proiezione del Flauto MagicoKentridge è stato di persona a Roma per l'allestimento della mostra e anche per proporre uno spettacolo teatrale, Refuse the Hour, al Teatro Argentina, che è di fatto la controparte di The Refusing of Time. Mi riesce difficile immaginare che l'artista sia stato d'accordo nell'oscurare la grande finestra del MAXXI, quella che sporge nel vuoto e che è divenuta quasi l'icona del museo stesso, come invece è stato fatto, con il risultato di togliere per qualche mese ai visitatori una delle singolarità più spettacolari del discusso progetto di Zaha Hadid. Chissà per quale motivo non si è potuto collocare qui, ad esempio, l'opera della Merz, lasciando la luce e la visibilità della grande finestra, e proiettare Kentridge nella Galleria 4 debitamente oscurata.
Per finire subito con le note stonate, un'altra sorpresa negativa per lo spettatore sta nella totale assenza di cataloghi, monografie, in qualche modo apparati visivi che possano servire da “ricordo” dell'importante mostra di uno dei maggiori artisti viventi a Roma: anche in questo il MAXXI conferma un deficit organizzativo che speriamo possa essere colmato al più presto.

Tuttavia – trascurando questi aspetti – la visita alle due sale ricavate nella Galleria 5 non può non rappresentare un'esperienza memorabile per chiunque. La prima sala propone varie opere statiche, come un gruppo di interessanti serigrafie, e poi disegni, bozzetti e modelli, grazie ai quali si conferma – se ce ne fosse bisogno – l'incredibile abilità grafica di Kentridge; ma c'è anche e soprattutto uno dei “teatrini” che hanno reso famoso il 57enne artista, l'affascinante Preparing the flute, sul Flauto Magico di Mozart, che il MAXXI possiede e che già in passato ha esposto. Un teatro baroccheggiante di legno, in piccola scala, accoglie la proiezione dello spettacolo animato, tra la musica eterna del grande salisburghese e i bellissimi disegni di Kentridge; sono strepitose animazioni che rotolano come su un disco, scivolando tra realtà e sogno in un continuo smontarsi e rimontarsi: un'ottima maniera per essere introdotti nel mondo incantato e fiabesco di Kentridge.

Ma entriamo ora dentro The Refusing of Time, collocato come detto nello spazio terminale delle gallerie del Museo. Cinque proiezioni distinte su tre pareti, due a destra, due a sinistra e una in mezzo; al centro della sala una macchina “leonardesca” di legno che si muove ritmicamente, sparsi qua e là i megafoni-altoparlanti di (finto) aspetto artigianale, e sparse qua e là una dozzina di sedie per i visitatori, in posizione che sembra casuale ma che è segnata per terra per non essere modificata. Si dovrebbe quindi, con pazienza, rivedere cinque volte la proiezione, perché ogni sezione ha una sua vita, anche se coerente con le altre, e un'unica visione simultanea è impossibile. Si tratta di un'opera d'arte “totale”, vecchia e grandiosa idea berniniana, anche se forse potremmo cercare nel concetto di fusione, usato anche in musica, una migliore qualità descrittiva. Cinema, disegno, fotografia, musica, teatro, scultura, e altro, fusi in uno spettacolo-rappresentazione-progetto che circonda lo spettatore, lo diverte, lo costringe all'attenzione, lo spinge a riflettere. 

Sin dall'inizio, con i metronomi che scandiscono il tempo all'unisono e poi all'impazzata, poi con Kentridge che scandisce circolarmente i secondi scavalcando sedie in una corsa circolare, con i curiosi personaggi che recitano e ballano in un teatro fatto di realtà e figure, con le stelle e i pianeti, con gli scienziati che studiano lo spazio e il tempo, con i gemelli che si separano anagraficamente l'uno viaggiando con la luce, l'altro restando a Terra. Il vortice delle immagini è straordinario, la macchina delle proiezioni ora sfalsate ora conseguenti è perfetta e, non ultima, è travolgente e coinvolgente la musica tribale-orchestrale di accompagnamento. Il teatro delle marionette e dei pupi, le ombre cinesi, il primo cinema, le prime animazioni, sembrano guidare lo stile di Kentridge, che riesce a infondere, in questa sperimentale ma sicurissima invenzione di forme, una propria visione del mondo, una propria sfuggente realtà.

 

Scheda tecnica

Vertical thinking, al MAXXI, Via Guido Reni, 4/A, 00196 Roma.
Sino al 3 marzo 2013. 
Aperto il mar-merc-giov-ven-dom dalle 11.00 alle 19.00, il sab 11.00-22.00. Biglietto intero €11, ridotto €8, studenti € 4. 

 

 

 
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