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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Neon, la materia luminosa dell’arte

Fig. 1

Diffuso ormai da più di un secolo, il neon diventa il protagonista della mostra Neon, la materia luminosa dell’arte, al Macro di Via Nizza a Roma, con le opere di più di cinquanta artisti internazionali che si sono trovati a maneggiare questo nuovo materiale artistico. L’esposizione, che sta avendo luogo dal 21 giugno 2012, proseguirà almeno fino al 4 novembre 2012 dato l’enorme successo di questo evento culturale. Le opere illuminano la Sala Enel del museo e si articolano negli ambienti architettonici riadattati da Odile Decq. L’edizione per il Macro è stata curata da David Rosenberg, che l’ha anche ideata con la collaborazione della Maison Rouge di Parigi, mentre Bartolomeo Pietromarchi si è occupato di gestire la partnership tra Macro ed Enel in occasione del cinquantesimo anniversario di fondazione dell’azienda.

Nel percorso espositivo si alternano opere appartenenti a diversi filoni tematici: il primo di questi è quello dei Neon Signs (Insegne) che riprende il nome di una delle opere realizzate da Bruce Nauman nel 1970. Si tratta di una riflessione sul linguaggio dell’arte e dell’artista che con il neon diventa più intenso e più consistente rispetto all’inchiostro o alla pittura. Sono presentati anagrammi come None sing/Neon sign e palindromi come Raw/War, Jamie Shovlin esplora invece la storia e la cultura popolare americana trasformando Hotel California, titolo del celebre album degli Eagles, nell’insegna reale di un luogo immaginario. Il duo Vedovamazzei, formato a Milano nel 1991 da Stella Scala e Simone Crispino, è da sempre noto per l’abile capacità di trasformazione degli oggetti domestici più banali, le nostre piccole certezze quotidiane, in un qualcosa su cui riflettere. Con +39335433874 espongono il numero personale del committente (e riproducono la sua grafia) invitando la massa a soffermarsi sul tema della comunicazione e costituisce anche il ritratto di un committente appartenente all’epoca della tecnologia, dove tutti noi ci ritroviamo schedati e numerati senza nemmeno rendercene conto. Nella mostra è affrontata inoltre la questione della fine/morte dell’insegna con l’istallazione di Andrea Nacciarriti che crea un mucchio disordinato sul pavimento di vecchie insegne o frammenti di queste con R.I.P (landscape), ma anche con le fotografie di Olivio Barbieri che ritraggono un cimitero di neon a Las Vegas trasformato, attraverso un gioco di messa a fuoco, in un finto modellino plastico.

Fig. 2

Un secondo gruppo di opere vede la presenza dell’artista He An che, con He Tao Yuan, ricompone il nome di persone che lo ossessionano (suo padre e un’attrice giapponese di film pornografici), da un gruppo di frammenti sparsi di lettere d'insegne che appartenevano ad alcuni negozi. Il primo allestimento di fronte al quale ci si trova è, però, Untitled (2004) di Jason Rhoades che realizza un'ode al sesso, al desiderio e all’organo sessuale femminile presentato in forma luminosa e policromatica sottoforma di 1724 parole in neon. Ognuna di queste costituisce un sinonimo del termine “pussy” ("vagina") e campeggia con le altre, sospese in aria, sopra un libro collocato simbolicamente su una struttura di forma deltoide (evoca le linee del "Monte di Venere"). 1724 Birth of the cunt è appunto illibro che contiene anche un saggio di Gianfranco Sanguinetti, in cui si descrive in forma pamphlet come il desiderio sessuale, sfuggendo ai censori, sia colto invece dai poeti e dagli artisti.

Crazy Wall, il pazzo muro che l’artista del Camerun Pascale Marthine Tayou anima con una lunga linea di neon rosso, che marchia a fuoco la parete bianca con disegni neri di uccelli e corpi fatti a pezzi, costituisce il limine di separazione tra ciò che è in basso e ciò che si trova in alto mentre, con Mario Merz, la linea diventa spirale, simbolo dell’universo e di un’energia la cui provenienza e la cui destinazione rimangono a noi sconosciute e si dispiega in uno spazio che segue la serie matematica di Fibonacci. La spirale appare, infatti, si sviluppa per più di trecento metri all’interno della sala Enel tramite pile di giornali, dietro di cui sono posti rami di faggi e castagni che, sotto lastre di vetro, evocano imass media che monopolizzano costantemente la nostra epoca. Da un capo all’altro, una serie di cifre in neon azzurro cresce in modo inesorabile come lo sviluppo esponenziale della tecnologia e quindi dei media, nell’incessante passare del tempo.

Fig. 3Originale è la frase in neon bianco, scritta al rovescio, Everytime you switch me off, we die a little, che costituisce anche il titolo dell’opera di Douglas Gordon. Il rovescio ci suggerisce la volontà dell’artista di collocarci, sia come osservatori che protagonisti, dietro la lampada, ci mette in guardia su quel gesto che ogni giorno compiamo, quello di “spengere la luce”, in corrispondenza del quale avviene in noi e nel mondo circostante una “piccola morte”. Esorta quindi all’uso della luce, del lume della ragione senza il quale noi uomini ci troviamo a sprofondare nel buio che penetra come una macchia di catrame nei meandri della nostra mente. La visione di queste fonti luminose ci porta uno stato d’animo di ansia e tensione che aumenta alla vista del rosso lampeggiare Raw/War di Bruce Naumann, inquietante palindromo che richiama alla mente il ruggire della guerra. La riflessione politico-sociale risulta estremamente palese con Claire Fontane che ricorda un fatto di cronaca del 2006 che vide la sostituzione di una targa commemorativa con la scritta “morto innocente” dedicata all’anarchico Giuseppe Pinelli (la cui morte avvenne durante un interrogatorio della polizia) con un’altra con la frase “innocente morto tragicamente”. Il suo lavoro, Ucciso innocente, è affiancato dalle luci verdi di Personale è politico (Valerio Rocco) a sottolineare, in tono polemico, le mani poco pulite delle autorità in quell’occasione, che preferirono ricordare in maniera “meno sospettosa” il decesso dell’uomo cambiando funzione alla parola “innocente” della targa. Sul caso Pinelli non venne mai fatta chiarezza fino in fondo.

Fig. 4Ancora polemica viene fatta con Maurizio Cattelan e il suo Christmas 95 (1995) che sfiora i temi della politica e della religione. La sagoma di una stella cometa, la cui testa è sostituita da una stella a cinque punte in un cerchio, simbolo delle Brigate Rosse (richiamate in maniera palese dalle lettere B e R ai lati della stella), viene tracciata dai filamenti di neon che creano un alone rosso intorno a tutto il disegno. Il rassicurante simbolo cristiano si fonde con i drammatici fatti di sangue richiamati dalla sigla in questione. Il fatto di poter suscitare nell’osservatore questa duplice reazione costituisce, per Cattelan, l’opera d’arte stessa e la sua continuazione.

Lo spazio è un altro argomento trattato da diversi artisti nel percorso museale del Macro dedicato al neon. Cos’altro se non uno dei monumenti simbolo della romanità per rappresentare, con la materia luminosa, la duplice dimensione spazio-temporale? Rome (Pantheon, noon effects) di Spencer Finch si carica di un’importanza storica imponente convertita in sottili fasci di luce che vanno a costituire delle corone luminose sospese nello spazio. I cinque neon di forma circolare rappresentano l’oculus del Pantheon di Roma che, con i suoi nove metri di diametro, lasciava passare la luce che, in diverse intensità, illumina l’interno della chiesa mutandolo secondo le diverse ore del giorno. Attraverso la disposizione di gelatine colorate in azzurro dietro le cinque lampade circolari, riproduce proprio questa temporalità e questa spazialità suggerendoci le aree, all’interno dell’edificio, più o meno esposte alla luce. Un altro tipo di spazialità, l’architettura mentale, viene trattato da Bik van der Pol che riprende la citazione di Mauritius Cornelius Escher e la traspone su una parete nera del museo. Are you really sure that a floor can also be a ceiling?Era stata composta inizialmente per formare il titolo di una complessa istallazione costituita da un modello architettonico in vetro ispirato alla Farmsworth house di Mies Van der Rohe poi diventato una serra per farfalle simbolo di trasformazione e riciclo. Probabilmente l’osservatore deve prendere, per comprendere, il punto di vista della farfalla, capovolgere il proprio per rovesciare la visione poco umana che noi uomini abbiamo del mondo. Alla concezione futurista avanzata da Boccioni, si aggancia invece Paolo Scirpa con la sua serie di lavori intitolati Ludoscopio dove, attraverso l’uso di neon colorati e di specchi, crea una dilatazione spaziale in perenne movimento di cui, per illusione ottica, il nostro sguardo non riesce a cogliere il limite grazie all’abolizione delle frontiere dello spazio reale e illusorio, lasciandoci penetrare in percorsi e ambienti di cui percepiamo solo l’inizio e non la fine. Spazialità geometrica, a cui viene data una misura quindi, è quella riproposta da Laddie John Dill con i suoi Light Sentences a cui, in rapporto con la linea (costituita da tubi di vetro soffiato che si estendono orizzontalmente o verticalmente con sequenze colorate che funzionano come un codice indecifrabile), pone sequenza, ritmo e cromatismo.

Fig. 5Al neon viene affidato anche il potere d’evocazione e d’invocazione quando le pareti della sala Enel vengono trasformate nelle bianche pagine di un “libro” di poesia, dove le parole si accavallano e si sovrappongono, formando una massa luminosa: il pensiero poetico. Maurizio Nannucci nel 1969, realizza a tal proposito The missing poem is the poem, dove la frase si scompone su sei livelli in una griglia rettangolare in modo che le parole siano staccate le une dalle altre e che le lettere si geometrizzino, si monumentalizzino. Resa questa plasticità, colore, forma e scrittura oltrepassano il messaggio visivo e si mescolano con l’emotività dell’osservatore, attraverso il passaggio fluido dallo spazio e dall’architettura al colore e dal colore al senso. Nannucci, che sin dai primi anni ’60 esplora le complesse relazioni tra arte, linguaggio e immagine, pone lo spettatore in una dimensione di oscillazione tra sentire e comprendere, vedere e decifrare. Il tema del difficile equilibrio tra poesia e comunicazione viene toccato nel 2009 da Alfredo Jaar con M’illumino d’immenso, dove lui stesso illumina le parole della più breve poesia di Ungaretti con una candida luce al neon, la luce del mattino da cui provengono le parole e che proviene, allo stesso tempo, da esse. Con Joseph Kosuth ancora una volta il mezzo è il linguaggio su cui imposta il suo lavoro come un complesso ma coerente processo di riflessione. Costui applica al neon il principio tautologico dell’arte concettuale. Nell’opera Five Five’s si visualizzano cinque righe con cinque numeri per ognuna (dall’uno al venticinque) scritti in lettere. Di nuovo, le parole attraverso questo nuovo materiale, acquistano densità e dimensione.

Questa particolare mostra quindi, organizzata in occasione dei cento anni dalla realizzazione della prima insegna in neon, non si occupa solo di mostrare la funzionalità di un nuovo materiale in ambito artistico ma si pone anche in condizione di suscitare una riflessione profonda, tutt’altro che materiale, sulla società, sul pensiero e sulla cultura contemporanea in un costruttivo atteggiamento di critica.



Didascalie delle immagini

Fig. 1, Pascale Marthine Tayou, Crazy wall – The red line, 2005-2012, neon rosso e graffiti a carboncino, 400 x 1020 cm, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino.

Fig. 2, Mario Merz, La spirale appare, 1990, fascine di ferro, giornali e neon, 250 x 1730 x 400 cm, Collezione del centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato.

Fig. 3, Claire Fontane, Ucciso Innocente, 2006, neon bianco montato su targa di metallo, 114 x 140 cm, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino.

Fig. 4, Paolo Scirpa, Ludoscopio cubico multispaziale, 1984, legno, acciaio inox, neon giallo, specchi, 40 x 40 x 40 cm, Rovereto, MART-Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, VAF-Stiftung.

Fig. 5, Maurizio Nannucci, The Missing Poem is the poem,1969, neon blu, 338 x 250 cm, Courtesy Maurizio Nannucci.


Scheda Tecnica

Neon. La materia luminosa dell’arte. Presso il Museo MACRO, Via Nizza 138, Roma dal 21 giugno 2012 all'11 novembre 2012. Orario: Martedì-Domenica h. 11,00-19,00/ Sabato: h.11,00 – 21,00. Biglietto intero: non residenti 8,50€; residenti 7,50€. Biglietto ridotto: non residenti 6,50€; residenti 5,50€.

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