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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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A Compton, sulle orme di G. F. Watts, Mary Watts ed Ellen Terry

 

La Watts Gallery a Compton 

Una delle figure più controverse della realtà artistica vittoriana, G. F. Watts nasce a Londra nel 1817. Educato dai genitori, dimostra subito una forte inclinazione per pittura e scultura; per questo motivo all’età di dieci anni venne affidato al maestro William Behnes, che lo esorta ad entrare alla Royal Academy al compimento della maggiore età.

Mary e G.F. WattsDa questo momento inizia la carriera, mai del tutto abbandonata, di ritrattista ed acquista una certa fama grazie al dipinto Caractacus, che sarebbe entrato a far parte degli affreschi della Houses of Parliament di Westminster nel 1843 a seguito di un concorso, vinto il quale Watts parte alla volta dell’Italia, per un Grand Tour tardivo al fine di studiare l’arte rinascimentale da vicino.

Nello stesso anno, approda a Firenze e diviene amico dell’ambasciatore Henry Fox Baron Holland e di sua moglie Mary Augusta, i quali gli chiedono di stabilirsi presso di loro – a Casa Feroni – in modo da poter proseguire agevolmente la sua permanenza e diventare ritrattista dell’aristocrazia italiana dell’epoca.

Tre anni dopo, si sente pronto per tornare in Inghilterra e mettere in pratica ciò che ha avuto modo di analizzare da vicino in Italia. Con l’apertura di uno studio personale, fa la conoscenza della famiglia anglo-indiana Prinsep ed entra a farne parte, iniziando una convivenza a Little Holland House che durerà oltre 20 anni e dando vita ad una delle realtà mondane ed artistiche più prolifere di metà Ottocento.

Mary Watts Chapel a Compton, particolare

Dal 1860, Watts abbandona gradualmente la ritrattistica per dedicarsi al simbolismo, con un occhio di riguardo alla Confraternita Preraffaellita ed alle opere dell’amico Dante Gabriel Rossetti. Tra i dipinti di questo periodo, spicca quello raffigurante la moglie (Choosing) Ellen Terry, di trent’anni più giovane, che lo lascerà pochi mesi dopo le nozze per Edward Gordon Godwin, dal quale avrà due figli illegittimi, costringendo il riluttante Watts al divorzio.

Watts, Choosing, 1864

Watts, Found Drowned, 1850

Nata in una famiglia di attori, Ellen Terry si unisce alla compagnia teatrale di Henry Irving, diventandone la prima donna nonché l’attrice shakespeariana più famosa dell’epoca vittoriana. Negli anni Settanta, il dolore a seguito della separazione dall’attrice, lo porta ad allontanarsi dall’Accademia, alla ricerca di uno stile più personale che riabbraccia le tecniche apprese in Italia. Cambia residenza e si stabilisce sull’Isola di Wight dove hanno già preso alloggio gli amici fraterni, la fotografa Julia Margaret Cameron e LordTennyson.

Nel 1886 Watts sposa, in seconde nozze, Mary Fraser-Tyler, una scultrice scozzese insieme alla quale - nel 1891 - acquista i terreni di Compton, nel Surrey, sui quali ha intenzione di costruire una galleria-museo in cui ospitare tutti i dipinti non entrati a far parte dei poli museali britannici ed internazionali, nonché collocarvi il suo nuovo studio.

La Watts Gallery sarebbe diventata la prima (ed unica) galleria britannica dedicata ad un singolo artista. I lavori si concludono nel 1904, poco prima della sua morte, a seguito della quale Mary Watts avvia i lavori per la cappella mortuaria, poco distante dalla galleria; costruzione di una bellezza prorompente, considerata da molti come uno dei capolavori monumentali dell’arte britannica.

Watts, Ophelia, 1881Watts, The Terry Sisters, 1864

La straordinaria raccolta della galleria include le celeberrime tele Ophelia e Sisters, entrambe raffiguranti la prima moglie. Di particolare interesse la seconda, in cui Watts decide di tratteggiare appena la figura di Kate per mettere in risalto solo i lineamenti di Ellen.

La galleria fu costruita per essere il centro di tutto ciò che i Watts avevano creato a Compton. L’arte avrebbe sempre dovuto essere al centro del complesso. Watts specificò che l’artista: “è interprete della natura ed è suo dovere rivelare qualcosa in più rispetto a quanto detto in precedenza.”

L’arte di Watts espande il concetto di estetismo e lo somma a valori etici e spirituali, connubio mai sperimentato prima. La galleria si trova al centro di un ipotetico triangolo artistico che congiunge le opere qui presenti con quelle donate alla Tate e alla National Gallery. La Tate ottenne i capolavori finali, mentre i ritratti confluirono tutti alla National Gallery. Nella galleria rimasero gli invenduti o le opere di valore personale, come: Found Drowned, forse l’opera più conosciuta di Watts.

Tre anni dopo la sua scomparsa, venne aggiunta la gipsoteca e la galleria – oggi – vuole preservare lo spirito dei suoi fondatori . La ricerca all’interno della storia della galleria è stata la chiave per il suo sviluppo. Lo scopo è di preservarne l’unicità, accostando l’attività museale a vari corsi di storia dell’arte e rappresentazioni teatrali. Il tutto da gustare insieme alle favolose torte dell’adiacente tea room, garantite anch’esse dai curatori che – come da tradizione – alloggiano, da oltre un secolo, negli appartamenti della galleria stessa.

 

Didascalie delle immagini

The Watts Gallery a Compton

Mary e G.F. Watts (fotografia)

Mary Watts' Chapel, Compton (particolare)

G. F. Watts, Choosing, 1864

G. F. Watts, Found Drowned, 1850

G. F. Watts, Ophelia, 1881

G. F. Watts, The Terry Sisters, 1864


Scheda tecnica


Watts Gallery,
Down Lane, Compton, Guildford, Surrey, GU3 1DQ, United Kingdom, Telefono: 0044 1483 810235, Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. 



Sito Web: www.wattsgallery.org.uk
 

Bibliografia

G. F. Watts, Vitoria Visionary di Mark Bills e Barbara Bryant, 2008

An Artist's Village: G.F. and Mary Watts in Compton di Mark Bills, 2011

A strange, eventful history di Michael Holroyd, 2008

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