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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Gerhard Richter. 18 Ottobre 1977

Fig. 1


L'annotazione di Gerhard Richter in merito ai 19 quadri dipinti nel 1988 sui tragici suicidi dei membri della RAF avvenuti da 14 a 11 anni prima, dice molto sull'essenza del personaggio: “
Ecco cosa ho dipinto. Tre volte Baader colpito a morte, due volte la Ensslin impiccata, tre volte la testa della Meinhof stesa a terra, una volta il cadavere di Meins. E ancora, tre volte la Ensslin, indifferente (sembra quasi una popstar). Poi un qualche funerale, una cella dominata da una scaffalatura, un giradischi grigio e silenzioso, un ritratto della Meinhof da ragazza, sentimentale nel suo aspetto borghese, due volte l'arresto di Meins, costretto ad arrendersi alla forza concentrata dello Stato. Tutte le immagini sono statiche, grige, per lo più molto sfumate, diffuse. La loro presenza rappresenta l'orrore e il rifiuto insopportabile di rispondere, di spiegare, di dare opinioni. Non sono sicuro se le immagini chiedono “qualcosa”; esse provocano contraddizione attraverso la loro mancanza di speranza e desolazione, il loro non prendere posizione”.

Chi ricorda, come me, la sorpresa e l'orrore provati quando la notizia del suicidio di Stammheim giunse in Italia, non può non cercare di percepire quanto difficile sia tuttora per i tedeschi rivivere quegli anni. La Rote Armee Fraktion, la RAF di Andreas Baader e Ulrike Meinhof, fu grossomodo l'equivalente tedesco delle Brigate Rosse. Arrestati i capi e i maggiori esponenti, lo Stato tedesco aveva sconfitto provvisoriamente quel terrorismo, ma il prezzo pagato fu alto, e il mistero del sucidio collettivo di Baader, Enssling e Raspe (la Meinhof era morta l'anno prima impiccandosi a Stoccarda e di sciopero della fame era morto Olger Meins nel 1974) si impresse nell coscienza del paese. Il ricatto dei superstiti della RAF, che chiedevano la liberazione dei compagni in cambio della liberazione del presidente degli industriali tedeschi Hanns-Martin Schleyer, terminava quindi con la morte di tutti i prigionieri da una parte e dall'altra. Con le dovute proporzioni, il caso 18 ottobre 1977 nella coscienza tedesca somiglia al caso Moro in quella italiana. Fig. 2

I quadri citati da Richter sono 19 ma oggi ne esistono solo 15, conservati al MoMA di New York e in questi mesi ospiti a Berlino, in parallelo con “Panorama”, la grande retrospettiva del pittore. Gli altri 4 quadri non ci sono più per volontà di Richter stesso, che li ha usati – anche se può sembrare strano – come basi dipinte per la stesura di altre opere: in altre parole, li ha ritoccati e coperti! Col titolo del ciclo, 18 ottobre 1977, le 15 opere sono esposte in una sala della ottocentesca Nationalgalerie, voluta dalla famiglia reale prussiana sull'Isola dei Musei della capitale.

E se l'aspetto dei quadri è da subito sorprendente, la loro genesi resta avvolta tra i misteri creativi di Richter, che alle domande sul perché e sul per come della sua attività non risponde che a monosillabi. In questo caso, afferma di aver ricercato le foto originali sui giornali e di aver riflettuto sulla storia drammatica della RAF tramite la sua pittura.

Fig. 3 Fig. 4

Che cosa guidi il pennello di questo grande pittore, sicuramente il più importante degli ultimi trenta, quarant'anni, è difficile a dirsi se si ragiona normalmente, mentre è facilissimo se si pensa soltanto alla logica della visione: Richter dipinge immagini, non pensieri. Da decenni colleziona fotografie, e da decenni sogna un pittore che sia come un fotografo, dotato cioè di una bacchetta magica che gli consenta di dipingere cosa ha visto o immaginato. La sua esecuzione è fredda, meccanica, spesso slabbrata e sfumata come se il tempo o gli occhi ne velassero i contorni.

Fig. 5   I 15 quadri sul 18 ottobre 1977 sono esposti con frequenza fuori da New York e ogni volta Richter li sistema diversamente; non hanno ordine. Sono le immagini in bianco e nero di uomini e donne morti, e di alcuni di loro quando erano vivi; sono le immagini di funerali, stanze, oggetti. Alcune sono appena diverse l'una dall'altra, o perché in posizione diversa, o perché diversamente dipinte, che nel caso di Richter corrisponde a una diversa qualità nella definizione. Fig. 6

Che cosa ci attrae e ci affascina in questa sequenza? La freddezza di Richter è inquietante, le immagini sporche in bianco e nero, come corrose (l'effetto è dato dal passaggio di una sbarra sulla pittura non asciutta), rendono vaghe anche le parole. Gudrun Essling appare viva (Fig. 3), tre volte, e pur nelle sfocature se ne intuisce l'aspetto, poi impiccata a una parete (Fig. 6), impossibile da riconoscere. Baader due volte giace a terra con il braccio steso (Fig. 2) e tre volte vediamo la testa della Meinhof riversa per terra (Fig. 1), cadavere sganciato anch'esso da una corda. Della Meinhof Richter dipinse anche un ritratto giovanile, Jungendbildnis (Fig. 5), piuttosto diverso dalla fotografia originale, che scatenò discussioni infinite su una sua presunta simpatia per la terrorista. Si aggiungono infine i funerali, le due scene dell'arresto di Meins, e la singolare scelta di un quadro del giradischi (Fig. 4), che secondo la polizia nascondeva la pistola con cui Baader si uccise.

Sono quadri presi da fotografie, ma nessuna di quelle fotografie creava quello che l'artista Richter crea: sospensione, dubbio, sofferenza, stupore … Ventiquattro anni dopo i quadri e trentacinque almeno dopo gli episodi descritti, la storia ritorna come un fantasma, e l'angoscia di allora sembra non essere mai scomparsa.


Nota.

Testo originale tedesco ripreso dalla biografia di Elger: „Was habe ich gemalt. Dreimal den erschossenen Baader, zweimal die aufgehängte Ensslin, dreimal den Kopf der toten, abgeknüpften Meinhof, einmal den toten Meins. Dreimal die Ensslin, indifferent (fast an einen Popstar erinnernd). Dann das große, nichtssagenede Begräbnis – eine Zelle mit dominierendem Bücherregal – einen stummen, grauen Plattenspieler – ein Jugendbildnis der Meinhof, bürgerlich sentimental – zweimal die Verhaftung von Meins, der sich der geballten Staatsmacht ergeben muss. Alle Bilder sind dumpf, grau, meist sehr unscharf, diffus. Ihre Präsenz ist das Grauen und die schwer erträgliche Verweigerung einer Antwort, einer Erklärung und Meinung. Ich bin nicht so sicher, ob die Bilder 'fragen', eher provozieren sie Widerspruch wegen ihrer Hoffnungslosigkeit und Trostlosigkeit, wegen ihrer Unparteilichkeit.“

 

Didascalie delle immagini

Fig. 1, Gerhard Richter, Tote, 1988, 62 cm x 67 cm, olio su tela
Fig. 2, Gerhard Richter,
Erschossener 1, 1988, 100 cm x 140 cm, olio su tela
Fig. 3, Gerhard Richter,
Gegenüberstellung 2, 1988, 112 cm x 102 cm, olio su tela
Fig. 4, Gerhard Richter,
Plattenspieler, 1988, 62 cm x 83 cm, olio su tela
Fig. 5, Gerhard Richter,
Jugendbildnis, 1988, 67 cm x 62 cm, olio su tela
Fig. 6, Gerhard Richter,
Erhängte, 1988, 200 cm x 140 cm, olio su tela

 

Scheda tecnica

Gerhard Richter: October 18, 1977 (1988), dal 12 Febbraio al 13 mMaggio 2012; Alte Nationalgalerie, Museumsinsel, Bodestraße 1-3, 10178 Berlino.

Aperto dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18, il giovedì fino alle 22. Lunedì chiuso.
Biglietto intero 4 euro (solo per la mostra), se accoppiato a quello della retrospettiva nella Neue Nationalgalerie.

 

 

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