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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Katia Margolis a Venezia

 

SETTE MOSTRE SETTE – SNOWMARKS / WATERMARKS (OMAGGIO A JOSEPH BRODSKY)

Fig. 1

 

L’iniziativa inaugurata da Palazzo Zenobio il 3 dicembre per promuovere quella che sicuramente sarà una strabiliante stagione invernale, evidenzia fin dal titolo il suo carattere innovativo e rivoluzionario: Sette mostre sette. In un periodo in cui la parola crisi sembra troneggiare e invadere, avida di visibilità, ogni superficie terrestre, Palazzo Zenobio per l’Arte decide di sfidare e sfidarsi, proponendo al visitatore sette differenti mostre facenti capo a sette differenti gallerie: It’s time to say Goodbye, mostra collettiva della Changing Role Gallery a cura di Guido Cabib, Talk to me, mostra collettiva di Immagine e Colore a cura di Loredana Trestin, L’arte secondo Maria con opere di Riccarda Pagnozzato e curata da Roberta Semeraro, The Academy is Over, curata da Michela di Stefano, con opere di Gabriele Casale e Luca Ferullo, Esseresseri con opere di Ersilia Sarecchia per la Laranarossagallery “Art for Children”, Dreaming of Lucidity, varie mostre promosse dalla Infantellina Contemporary di Berlino sotto la guida della curatrice P. Charlotte Stein Infantellina e, non ultima per importanza, Snowmarks/Watermarks curata da Evgenija Cervetti.

Sette, quindi, come numero magico, frutto dell’unione della materia (quattro) e dell’immateriale (tre). Sette è forse il numero perfetto per provare ad avvicinarsi all’arte contemporanea e scoprire il momento preciso in cui la materia si trasforma in altro, in qualcosa di più vasto e più profondo, un qualcosa che alcuni potrebbero definire pensiero e altri definirebbero, senza troppo indugio, spiritualità.

Questa spiritualità dell’arte contemporanea, il suo flusso incessante, il suo persistere nella memoria trovano testimonianza concreta nella personale di Katia Margolis Snowmarks/Watermarks (omaggio a Joseph Brodsky), mostra che si inserisce nell’ambito delle celebrazioni del 2011 come “Anno della cultura e della lingua italiana in Russia e della cultura e lingua russa in Italia”.

Katia Margolis, classe 1973, è artista, grafica, saggista, illustratrice e traduttrice, ed è probabilmente da qui che nasce la sua poetica artistica, in cui risulta essere centrale la tematica del segno, intesa come traccia, come ricordo.

L’esposizione, che occupa tre sale del piano nobile di Palazzo Zenobio fino al 3 gennaio 2012, nasce come omaggio al poeta russo, premio nobel per la letteratura nel 1987, Joseph Brodsky e diventa spunto di riflessione per approfondire la tematica della memoria umana, fatta di richiami e di rimandi che attraversano il tempo e lo spazio. L’omaggio a Brodsky diviene, dunque, un’occasione di riflessione per l’artista, che si ritrova non ad illustrare pedissequamente i testi delle opere del poeta, ma a farli rivivere nei sottili richiami, in un flebile eco percepibile al visitatore attento: in tutti i lavori di Katia Margolis si nota, infatti, il medesimo sguardo sulle cose, uno sguardo che sottolinea poeticamente l’indissolubile legame presente (ma troppo spesso ignorato) tra arte figurativa e poesia, tra parola e immagine.

L’importanza data dall’artista all’attività grafica, del resto, si inserisce in questa dimensione; nel foglio bianco la poesia e la grafica usano le medesime direttive: le lettere, per chi non le conosce sono mere immagini, segni che mediano un pensiero senza riuscire ad esprimerlo nella sua totalità in quanto enorme e, spesso, insormontabile, risulta essere il muro presente tra significante e significato.

Ma i rapporti tra i due mondi non finiscono qui: entrambi vivono di un continuo alternarsi di bianco e nero, di luce e ombra, di pieno e vuoto. Il vuoto sembra essere una tematica centrale per il mondo delle immagini come per quello delle lettere, un vuoto che, se in arte è definito come “negative space”, nella semiotica trova similitudini con la nozione di “zero”, ma che, in entrambi i casi evidenzia quanto tale concetto sia fondamentale per l’essere umano e per la sua stessa vita. L’uomo, infatti, vive rapportandosi al vuoto e nulla può contro il suo incessante incedere: l’essere umano scopre e definisce, in un certo senso, sé stesso attraverso i dolori, che altro non sono che mancanze, assenze, perdite, vuoti. Ma, come sottolinea l’artista, “Tutto germoglia attraverso il dolore, ma la memoria dell’uomo è costruita in modo tale da non ricordarlo. Ricordiamo ciò che ci ha fatto soffrire, ma nella memoria la sofferenza non può dimorare. […] L’uomo non ricorda il dolore in sé, ma ciò che riguarda il dolore”. La Margolis analizza, quindi, gli impercettibili spazi, in cui il vuoto sovrasta il pieno e diventa espressione di infinite e apparentemente inavvertibili poFig. 2ssibilità.

“Tutto il visibile diventa invisibile”, afferma l’artista e, il visitatore può partire da questa affermazione per affrontare un viaggio che lo vuole protagonista e che l’artista suddivide per noi, e con noi, in tre momenti, tre come il numero della spiritualità, dell’interiorità, dell’invisibile.

La prima sala è dedicata alla ricerca della luce, come dimostra l’installazione dal titolo Impronte di luce. Lastre di plexiglass sono sospese su fogli bianchi e il visitatore è chiamato ad interagire con esse per mezzo di una torcia messa a sua disposizione, diventando esso stesso autore ed elemento fondamentale dell’installazione stessa. Se da un lato, infatti, il visibile diventa invisibile, le incisioni sul plexiglass ci sono interdette senza la torcia, al contempo l’invisibile diventa per noi visibile proprio grazie alla luce, che, come sottolinea l’artista “è di per sé invisibile, e neanche la materia sarebbe visibile senza di essa”. Il risultato è un incontro tra due realtà, che permettono per pochi attimi al visitatore di cogliere le infinitive e inimmaginabili tracce risultanti da questo incontro-scontro.Fig. 3

La seconda sala ha come tema focale la ricerca del senso. In questa sala la Margolis analizza i rapporti che legano la poesia e l’arte grafica, un’esistenza fatta di segni, di lettere, di contrasti, in cui il pieno viene dato principalmente dal vuoto. Fanno parte di questa ricerca la Serie di libri oggetti, tramite i quali viene interpretata l’esperienza dell’esilio e che vanno a legarsi indissolubilmente alla personalità di Brodsky (che ha definito i mesi di esilio come i più felici della sua vita e che, probabilmente, gli hanno permesso di diventare un grande poeta) e i Trittici semiotici, che riproducono tre sguardi differenti sulle cose attraverso la fotografia, l’acquarello, la grafica, mostrando i diversi modi che ha l’uomo di osservare uno stesso oggetto. Ancora tracce, allora: impronte frutto della stampa, segni di luce per la fotografia, tracce di acqua negli acquarelli.

Il percorso del visitatore finisce nell’ultima sala, chiamata il Postscriptum (preludio e fuga): il vuoto inteso come dolore, sofferenza che la memoria non ricorda. Fanno parte di quest’ultimo capitolo, quattro opere: i due video-progetti Seminati sotto la neve e Costruiti sulla sabbia, l’opera Pensieri mattutini e l’installazione Non è qui. Se l’ultima installazione, in cui bende fasciano i quadri alle pareti, tra i quali il dipinto Anima, che per l’artista è una sorta di autoritratto, dimostra, grazie alle flebo che pendono dal soffitto, quanto l’esperienza del dolore sia necessaria per la crescita dell’individuo, i due video-progetti e l’opera Pensieri mattutini chiudono il cerchio del rapporto tra visibile e invisibile; sia in Seminati sotto la neve, sia in Costruiti sulla sabbia che in Pensieri mattutini quello che prima era visibile diventa invisibile ai nostri occhi, all’apparenza, ma non nella sostanza: singoli elementi, infatti, continuano a esistere, solo che in maniera differente rispetto all’origine. Lo dimostra perfettamente l’opera Pensieri mattutini, in cui il visitatore è chiamato a scrivere su un foglio dopo aver immerso un pennello in una delle tazzine presenti sul tavolino. Dopo qualche minuto ciò che è stato scritto evaporerà, ma non scomparirà definitivamente. Al visitatore è, quindi, data estrema libertà di intenti e di azione al fine di riscoprire in maniera estremamente personale, quello che desidera vedere, senza tuttavia che ciò possa essere svelato agli altri.

Come sottolinea la curatrice, infatti, “Katia Margolis non tende assolutamente a voler svelare il proprio mondo allo spettatore e nemmeno a proporne scorci: egli è libero in ogni sua azione”. E questa libertà risulta essere centrale per avvicinarsi alle opere di questa artista, libertà di interpretare, di riflettere, di rileggere, di personalizzare, di superare in maniera autonoma i nostri personali modi di essere.

 

 

Didascalia delle immagini

Fig. 1, Incisioni di luce, 2010; installazione, incisione, plexiglass.
Fig. 2, Barca sotto la neve, 2011; 3x cm 30 x40, fotografia, acquarello, stampa digitale.
Fig. 3, Costruiti sulla sabbia
, 2011; video-progetto, sassolini e conchiglie della spiaggia degli Alberoni (Lido di Venezia).


Scheda tecnica

Snowmarks / Watermarks. (Omaggio a Joseph Brodsky), fino al 3 Gennaio 2012, al piano nobile di Palazzo Zenobio, Dorsoduro 2596, Venezia.

Orario: aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00. Chiuso il Lunedì.

Link di riferimento: www.veneziarussa.it

Catalogo: www.veneziarussa.it

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