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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Cento opere da Francoforte a Roma

Fig. 1
Il massimo poeta tedesco davanti al Mausoleo di Cecilia Metella (Fig. 1) è tra le immagini più note di un'epoca e di uno stile;
Goethe nella campagna romana è ospite del Palaexpo di Roma fino a luglio 2011, insieme a altre cento opere provenienti dallo Städel Museum, attualmente chiuso per lavori di allargamento e riallestimento. L'amministrazione del Museo di Francoforte, risalente all'attività del mecenate Friedrich Städel nel XVIII secolo e oggi tra i maggiori d'Europa per dimensioni e varietà (oltre che per acquisizioni), ha infatti meritoriamente pensato di prestare alcuni quadri importanti, delle varie migliaia in suo possesso, alla capitale di quella terra che – almeno un tempo – fu sinonimo di bellezza e di produzione artistica. Goethiano omaggio al paese dove fioriscono i limoni, non è escluso che proprio la presenza nello Städel del più famoso ritratto di Goethe (che a Francoforte era nato) abbia ispirato la scelta di Max Hollein, attuale direttore del Museo ed erede pertanto del pittore nazareno Philipp Veit, che ebbe quella stessa carica nell'Ottocento.

Fig. 2La Fondazione che possiede il Museo ha trovato una sede adatta nell'ottocentesco Palazzo delle Esposizioni che resta, nonostante le recenti aperture di nuovi musei e spazi artistici, la struttura sicuramente più spettacolare e invitante per le esposizioni temporanee a Roma. Si noti come in queste sale l'allestimento sia automatico e sempre efficace. I cento capolavori, comprese alcune sculture, sono esposti in ordine cronologico con una presentazione essenziale, ma non banale, agli ingressi. La selezione, ovviamente per accordi con il Palaexpo che è specializzato in arte moderna, va dal principio dell'Ottocento fino agli anni Trenta del Novecento; dal Neoclassicismo quindi al Surrealismo, attraverFig. 3so opere di Friedrich, Courbet, Vaa Gogh, Monet, Picasso, come dire i personaggi più popolari e conosciuti tra i moderni. Ciononostante, la mostra non ha finora incontrato un particolare successo di pubblico, e neppure una grande attenzione dei critici, forse per via dell'assenza, a dispetto del titolo, di autentici capolavori o comunque di pezzi epocali; l'eccezione forse è proprio il Goethe di Tischbein, che di fatto apre la mostra sulla parete di fondo della prima sala. Gli sono vicini, senza forti contrasti, quadri di romantici e neoclassici tedeschi, tra cui un piccolo paesaggio di Friedrich.

Un'Eva di Rodin nella seconda sala accompagna invece opere realiste, nelle quali ecco confermata la fusione precedente, tra l'amore della forma e l'esigenza di contenuti reali. L'onda spettacolare di Courbet è vicina a due piccoli ma bellissimi Corot, mentre sull'altra parete Van Gogh (Fig. 2), Cézanne e Munch ci parlano inaspettatamente la stessa lingua. É la pittura della realtà che per tutta la seconda dell'Ottocento pervade lo spirito dFig. 4egli artisti, anche di chi come Munch sembra spesso uscirne per una propria strada visionaria o delirante. Qui i due padri dell'arte moderna, Cézanne e Van Gogh, accostati e simili, appaiono quasi gli ultimi rappresentanti della figuratività passata, del desiderio di vero che sarà presto sorpassato dall'introspezione e dalla ricerca di una realtà parallela o aliena.

La terza sala fa da contrappunto alla precedente proponendo alcuni simbolisti, tra i quali anche nomi non molto noti fuori di Germania. La Villa sul mare di Böcklin non è all'altezza dell'Isola dei morti, con troppa luce rosata che invade e sbiadisce il quadro, così come la Pietà di Moreau non può essere paragonata ad altre opere del maestro francese; tuttavia, il sentimento di sogno e di fuga che fu la vera anima del movimento simbolista aleggia tra i quadri, per poi nuovamente svanire davanti alla variante più celebre del realismo, nella quarta s ala, l'impressionismo di Monet, Renoir, Degas, Daubigny e Sisley.

La grande tela di Monet, La Colazione, (Fig. 3), non ancora strettamente impressionista, e quella di Degas, Musicisti d'orchestra, (Fig. 4), sono tra le cose più importanti e significative dell'intera mostra; la prima è splendida nell'inquadratura, nei dettagli delle persone e delle cose, negli accostamenti di colore, la seconda è uno squarci o di luce sul teatro, con il consueto “casuale” taglio fotografico che spinge sullo sfondo le ballerine e mette in primo piano le teste dei musicisti.

Il passaggio all'espressionismo è brusco, ma lo fu anche in realtà, se si confrontano le date; mentre ancora si lavorava a una m editativa e consolante pittura di malinconie o di messaggi morali, esplodono contemporaneamente le linee spezzate, i colori violenti e la bruttezza dolorosa della Brücke e dei Fauves, tutti nella quinta sala. Emil Nolde, destinato a diventare uno dei maggiori paesaggisti del secolo, è presente, insieme a un altro quadro minore, con una del le opere sacre che gli costarono denunce e accuse di blasfemia; mentre per gli altri protagonisti della Brücke sono state scelte immagini tipiche della loro produzione, tra cui spicca come sFig. 5empre l'incisività del loro capo riconosciuto Ernst Ludwig Kirchner. Non lontano c'è anche Matisse, meno aggressivo e duro, ma non per questo meno espressionista; Fiori e ceramica è un bell'esempio del primo stile dei Fauves, decorativo e rivoluzionario allo stesso tempo.

Lo Städel possiede una grande c ollezione di opere di Max Beckmann, che visse ed insegnò nel primo dopoguerra a Francoforte, prima dell'esilio in Olanda e Stati Uniti a seguito dell'avvento deFig. 6l nazismo. La sesta sala del Palaexpo è stata allora dedicata per intero a quadri del celebre pittore, di cui risulta difficile fornire una chiave sintetica, mutevo le come fu nelle scelte stilistiche. La sequenza delle opere esposte fornisce soltanto una traccia della varietà di temi, forme e composizioni del maestro, finendo forse per darne un'idea fin troppo poliedrica. Beckmann è ricordato ed è memorabile come espressionista della Neue Sachlichkeit. duro, spigoloso, caricaturale, intenso, per nulla inferiore a Dix e a Grosz; qui vediamo, insieme a momenti impressionisti e quasi surrealisti, uno dei capolavori tipici del pittore, La sinagoga di Francoforte (Fig. 5), che sintetizza in modo straordinario la visione distorta di Kirchner, la concentrazione di Grosz, le caricature di Dix, in un'immagine Fig. 7visivamente magnetica.

Nelle ultime due sale c'è una collezione ricca e metodica di opere, una o due per autore, che incasella molti protagonisti di inizio s ecolo; forse manca solo Kandinsky. Ci sono invece Picasso, con un bellissimo ritratto cubista di Fernande (Fig. 6), Franz Marc con un cane nella neve (Fig. 7), Paul Klee con uno dei suoi splendidi tessuti-dipinti , e ancora Ernst, Shclemmer, Javlensky.

La prossima volta a Francoforte, polo museale di altissimo livello oltre che capitale finanziaria d'Europa, un appuntamento da non perdere sarà quindi la visita al nuovo Städel Museum e al suo enorme patrimonio artistico.

 

Didascalie delle immagini

Fig. 1. Johann Heinrich Tischbein. Goethe nella campagna romana, 1786-1787, olio su tela

Fig. 2. Vincent van Gogh, Casa di campagna presso Nuenen,1885, olio su tela

Fig. 3. Claude Monet, La colazione, 1868, olio su tela,

Fig. 4. Edgar Degas, Musicisti d'orchestra, 1872, olio su tela

Fig. 5. Max Beckmann, La Sinagoga a Francoforte sul Meno, 1919, olio su tela,

Fig. 6. Pablo Picasso, Ritratto di Fernande Olivier, 1909, olio su tela

Fig. 7. Franz Marc, Cane accucciato sulla neve, 1911 – ca., olio su tela

 

Scheda tecnica

100 capolavori dallo Städel Museum di Francoforte. Impressionismo, Espressionismo, Avanguardia. Roma, Palazzo delle Esposizioni in via Nazionale, fino al 17 luglio 2011. Biglietto intero 10 euro, ridotto 7,50.
Aperto martedì, mercoledì, giovedì: 10.00 – 20.00; venerdì, sabato: 10.00 – 22.30; domenica: 10.00 – 20.00.
Chiuso il lunedì.

 


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