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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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I protagonisti del Rinascimento nel Museo di Wilhelm Bode

Fig. 1Cecilia Gallerani, nonostante i dinieghi, i finti rifiuti, e le polemiche che ne hanno preceduto il viaggio da Madrid (dove era esposta durante l'estate), è arrivata a Berlino (Fig. 1). Collocata al termine delle sale in penombra del Bode Museum, la dama leonardesca, di proprietà della famiglia polacca Czartoryski e residente a Cracovia, segna il punto d'arrivo della mostra “Gesichter der Renaissance” (Volti del Rinascimento) e, verrebbe da dire, anche il punto di partenza per un ipotetico seguito nel XVI secolo.

Il visitatore comune e la stampa popolare, ma non solo, esaltano le opere esposte a Berlino e parlano di capolavori su capolavori, senza realizzare che la mostra è decisamente specialistica e rappresenta un omaggio indiretto a Wilhelm Bode, il grande studioso che fu tra i protagonisti della riscoperta del XV secolo italiano. La selezione di opere è straordinaria, nessun dubbio, ed è del tutto ordinario che essa sia stata organizzata in Germania, e non a Firenze, o a Venezia. Non è solo questione di soldi, ma di persone: i maggiori esperti d'arte italiana scrivono “da sempre” in lingue anglo-germaniche (*). Dal canto suo, Wilhelm Bode fu tra i fondatori dell'Istituto di Storia dell'Arte a Firenze, tuttora uno degli enti di ricerca più importanti del settore, e a lui è stato intitolato il grande Museo di cui fu per decenni l'anima e il direttore, collocato sulla punta ovest della straordinaria isola dei Musei di Berlino.

Fig. 2Allora, se si vuole capire perché la Germania, e la sua capitale, vivano in un'altra dimensione rispetto al nostro paese, basta fare un salto qui in questi giorni (fino al 20 Novembre per tutta la rassegna, fino al 31 ottobre per Cecilia con l'Ermellino; in inverno, si potrà invece raggiungere la prima a New York e la seconda a Londra). Gli artefici di un'impresa durata sette anni sono alcuni enti particolarmente motivati e diversi personaggi ambiziosi e validi, come il 40enne Stefan Weppelmann, cui forse va attribuito il maggior merito per essere riuscito a riunire oltre 150 ritratti tra quadri, busti e medaglie, di cui una bella quota già in possesso dei musei berlinesi e gli altri ottenuti in prestito da qualcosa come cinquanta musei sparsi in tutto il mondo. Il risultato è la mostra, ma anche il notevolissimo catalogo, che con metodo e sapienza, dopo alcuni saggi introduttivi, analizza le opere una per una e ne fornisce gli strumenti bibliografici per eventuali approfondimenti(**).

Fig. 3Fig. 4

Le sale che il Museo berlinese ha concesso per l'esposizione sono tenute in penombra, le luci sulle opere sono ben dirette e non violente, l'atmosfera garantisce la possibilità di concentrarsi e ammirare; la collocazione ha seguito la modalità più ovvia, quella geografica, e si passa quindi attraverso le corti italiane, con Firenze all'inizio, Venezia alla fine, e le minori in mezzo. Una scelta espositiva interessante è di aver collocato molti quadri in coppia, con una leggera divergenza tra l'uno e l'altro, affiancando soggetti somiglianti o per i lineamenti o per le acconciature o per le vesti. In alcuni casi si può persino sospettare che l'”ignoto” posto accanto al “noto” abbia infine ritrovato il nome perduto; in altri casi, l'identicità dei vestiFig. 5ti è indizio di una tipologia; in ultimo, l'accostamento determina una qualche risonanza dovuta allo stile o alle scelte compositive o ai colori.

Ma perché una mostra di ritratti, o meglio di volti come dice il titolo tedesco? Perché nel volto, nella ricerca fisionomica, nello studio dal vero, si manifesta una delle principali rivoluzioni nate dalle scelte artistiche di Brunelleschi e Donatello e da quelle letterarie di Francesco Petrarca. Il volto vero di una persona è una rivoluzione, quando quella persona passa dalla dimensione reale a quella artistica, senza mediazioni trascendenti o celebrative. Sono aristocratici e borghesi, più raramente gente del popolo, ma sono gli uomini della vita, della storia, della realtà; raccolti nelle sale del Bode Museum i loro volti e l'accenno delle loro vesti, dei gioielli, delle acconciature, descrivono un mondo lontano, certo, ma che si sente ancora vivo e fecondo tra le nostre radici(***).

Nel merito delle opere, è notevole la scelta di aver dato alla scultura peso simile alla pittura, esponendo molti busti - di bronzo, ceramica, marmo -, e una sorprendente quantità di medaglie, spesso non abbastanza studiate come oggetti d'arte e che invece, a quel tempo, ne rappresentavano un aspetto rilevante. Donatello, Desiderio, Rossellino, Mino da Fiesole, con alcuni pezzi di qualità altissima, si affiancano quindi al Pisanello incisore e orafo e ai suoi tanti compagni, come Pietro di Fano, Gian Cristoforo Romano, Adriano Fiorentino. NFig. 6on va dimenticato del resto che Pisanello come pittore fu considerato in vita un maestro superiore a Masaccio o a Domenico Veneziano, dei quali sono anche presenti opere qui a Berlino; finalmente quindi Pisanello torna a primeggiare sia con i quadri sia con le medaglie, esposte in teche di vetro e osservabili da vicino, tra cui merita una citazione la celebre effige dell'imperatore di Costantinopoli, Giovanni VIII Paleologo (Fig. 2), eseguita durante la permanenza a Firenze della corte bizantina.

Gran parte degli autori sono maestri riconosciuti e entrare nel dettaglio a questo punto significa fare scelte personali; con beneficio di approssimazione, devo dire che la parte toscana mi sembra giustamente superiore a quella veneta (situazione che forse si rovescerebbe nell'ipotizzata seconda puntata della mostra) e che le corti minori, Mantova e Ferrara in particolare, sono sicuramente all'altezza. Botticelli è grande protagonista, con la sequenza dei ritratti di Giuliano dei Medici (Fig. 3) e le due immagini magnetiche, quasi di profilo ma non di profilo, di Simonetta Vespucci, ritenuta la modella per i lineamenti di Venere (Fig. 4). Protagonisti anche i due Pollaiolo – non sempre distinguibili - con i profili femminili algidi e ingioiellati (Fig. 5), simboli di una civiltà che voleva certo apparire aristocratica e divina. C'è poi il buffo nonno con nipote del Ghirlandaio (un naso memorabile, Fig. 6), c'è il cardinale Trevisan trasformato in senatore romano da Mantegna (Fig. 7), c'è uno straordinario Niccolò Strozzi di Mino da Fiesole, d'aspetto pacioso e dallo sguardo incredibilmente vero (Fig. 8). Una mancanza certamente molto sentita è quella di Piero e del suo “naso d'Italia” montefeltriano, anche se Federico è presente grazie all'altro celebre ritratto di Pedro Berruguete (Pietro di Spagna secondo i tedeschi).

Fig. 7Fig. 8

La mostra si chiude con Venezia, e con un curioso omaggio centrale al non acclamatissimo Alvise Vivarini, ma nella sala d'uscita, fino al 31 ottobre come detto, c'è l'opera più celebre, la Dama con l'ermellino di Leonardo, sulla quale in questa sede voglio evitare commenti interpretativi, deduzioni, o altro, soprattutto perché tra ermellini e furetti (e persino cagnolini) si finisce per cadere un po' nel ridicolo. Di certo, davanti a un'icona della pittura di tutti i tempi, si cerca di scoprirne i segreti, i misteri, soprattutto in quanto immagine, in quanto oggetto visivo. Ed è probabilmente nello sguardo, anche qui, che Leonardo sa trovare ciò che gli altri soltanto cercano, una direzione, un senso preciso, una verità. La mano poi che avvolge l'animale perde quella strana legnosità delle riproduzioni e si sporge verso di noi, forse appena ingrandita, ma molto più “normale”. Al termine della lunga e splendida carrellata di ritratti quattrocenteschi, Leonardo chiude la ricerca, supera di colpo la linearità di Lippi e Botticelli, dimentica la purezza dei Pollaiolo e di Piero, e affronta infine, e conquista, il tema della natura, dell'esperienza: in una parola, della vita.


Note (decisamente polemiche) al testo

* Non bisogna dimenticare che se Botticelli, per fare un esempio ben noto, è tanto studiato e ammirato oggi, lo si deve soprattutto ai Pre-raffaelliti e ad Aby Warburg.

**Chiunque abbia visto l'ultima mostra su Caravaggio alle Scuderie del Quirinale di Roma, che pure riuniva molte opere difficilmente visibili altrimenti, e ne abbia sfogliato il superfluo catalogo, potrà avvertire la differenza tra il lavoro di studiosi seri e l'improvvisazione per cui l'Italia è giustamente famosa.

***Tuttavia, la cultura italiana vive da almeno due secoli in una realtà aliena, forse frutto di uno slittamento spazio-temporale degno dei romanzi di Asimov. Secondo molti italiani, la nostra cultura è unica perché noi siamo unici, e geniali, vitali, eccentrici; secondo costoro, che normalmente non sanno distinguere una pala di Giotto da una di Raffaello e quando sono all'estero cercano una pizzeria per mangiare la sera, l'Italia possiede il 60% del patrimonio artistico mondiale (un dato del tutto inesistente, peggio che falso), la miglior cucina, i mari più belli e la storia più gloriosa, e tutto ciò – naturalmente - senza essere razzisti.

 

Didascalie delle immagini(tratte da Wikipedia Commons)

Fig. 1, Leonardo da Vinci, Dama con Ermellino (Cecilia Gallerani?), 1489/90, Cracovia, proprietà della Fondazione Czartoryski, © bpk / Scala
Fig. 2, Pisanello, Medaglia di Giovanni VIII Paleologo, 1438/39 Berlino, collezione numismatica dei Musei Statali di Berlino, © National Museums in Berlin, Jörg P. Anders
Fig. 3, Sandro Botticelli, Ritratto di Giuliano de' Medici, ca. 1478, Washington, National Gallery of Art © Art Resource, New York
Fig. 4, Sandro Botticelli, Ritratto di Simonetta Vespucci (?), ca. 1476 Berlino, Pinacoteca dei Musei Statali di Berlino, © National Museums in Berlin, Jörg P. Anders
Fig. 5, Antonio o Piero del Pollaiolo, Ritratto di Dama, ca. 1465/70 Milano, Museo Poldi Pezzoli, © Museo Poldi Pezzoli, Milano
Fig. 6, Domenico Ghirlandaio, Ritratto di vecchio con bambino, ca. 1490, Parigi, Musée du Louvre © Réunion des Musées Nationaux, Paris
Fig. 7, Andrea Mantegna, Ritratto del Cardinale Ludovico Trevisan, ca. 1459 Berlino, Pinacoteca dei Musei Statali di Berlino, © National Museums in Berlin, Jörg P. Anders
Fig. 8, Mino da Fiesole, Busto di Niccolò Strozzi, 1454, Berlino, collezione scultorea dei Musei Statali di Berlino, © National Museums in Berlin, Jörg P. Anders

 

Scheda tecnica

Gesichter der Renaissance. Bode-Museum, Staatliche Museen zu Berlin. Am Kupfergraben 1.

10178 Berlin. Aperto dal lunedì al mercoledì dalle 10 alle 18, dal giovedì alla domenica fino alle 22.
Biglietto intero 14 euro, comprese le collezioni del Museo.

 

 

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