Fogli freschi di stampa

La storia dell'arte. Istruzioni per l'uso, di Antonio Pinelli

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L'editoria artistica in Italia è molto ricca e molto differente per qualità: tra cataloghi di mostre e musei, manuali a destinazione scolastica o universitaria, monografie di stili o di artisti, e riviste di attualità o storiche, le pubblicazioni sono innumerevoli e spesso di non immediata valutabilità. Davanti allo scaffale “
Arte” in libreria lo studente fa i conti con i prezzi, lo studioso cerca studi nuovi o originali, il turista cerca libri eleganti e ben illustrati.

Gli editori tentano a loro volta di venire incontro a tutti, e un libro come “La storia dell'arte. Istruzioni per l'uso” di Antonio Pinelli per Laterza, pubblicato nel 2009, sembra rivolgersi appunto a tutti, vuoi per il prezzo, abbordabile tenendo conto della mole e delle numerose illustrazioni, vuoi per il contenuto che tende alla divulgazione ma strizza l'occhio agli esperti. Ci sarà poi naturalmente tra i professionisti del settore chi lo troverà troppo facile e ci sarà sicuramente tra i profani chi ne individuerà a fatica il filo conduttore, ma senza dubbio saranno molti di più i professionisti e i profani, e gli studenti e gli studiosi, che ne daranno un giudizio oltremodo positivo, perché il libro è piacevole nella lettura (cosa rara in questo settore), offre decine di spunti di ricerca, chiarisce vari aspetti di cui non sempre gli storici dell'arte si preoccupano, e soprattutto invita il lettore a “insistere”, a proseguire gli studi.

I temi affrontati da Pinelli, che è docente universitario a Firenze oltre che saggista e giornalista di lunga esperienza, sono esposti nei primi capitoli secondo un metodo preciso, che tende a definire il ruolo dell'artista in stretta relazione con l'epoca in cui vive, determinando la disciplina storica di interesse artistico. Nel seguito, il libro si apre progressivamente a tematiche interne, ma il lettore segue bene le tracce proposte e rapidamente si trova coinvolto nella lettura, esattamente come se ascoltasse, affascinato, il professore che gli parla. In effetti, la genesi del libro è proprio questa, una serie di lezioni che, girando intorno al soggetto generico della storia dell'arte, ne tracciano progressivamente i confini e le caratteristiche.

Ecco un esempio dell'approccio di Pinelli, a partire da pagina 50 siamo portati a spasso nelle epoche seguendo il famoso braccio di Meleagro; dapprima secondo la descrizione che ne diede Alberti nel De Pictura, poi: “Sull'onda dell'elogio albertiano e nel clima di venerazione ed emulazione dell'antico diffusesi in Italia tra Quattrocento e Cinquecento, tale composizione costituì motivo di ispirazione per molti artisti rinascimentali alle prese con la rappresentazione di temi analoghi, ed in particolare con quella del Trasporto di Cristo deposto dalla Croce”. Seguono naturalmente le citazioni di Raffaello e Caravaggio, ma poi anche di David e del contemporaneo Bill Viola.

E' notevole anche l'attenzione di Pinelli per le parole, ad esempio i nomi delle epoche, o degli stili, nati per caso o per errore o per dileggio, come Gotico, Barocco, Impressionismo. Nel 4° capitolo si parla di questo, ma in particolare del Gotico, di cui - in una serie di divagazioni sul tema - si esaminano varietà e complessità, fino all'analisi di opere di pittori non celebri, ma notevolissimi, come i Salimbeni e Andrea Delitio, quattrocenteschi ma ancora goticheggianti. “[Nelle Nozze di Cana di Delitio] Sulla destra, in alto, compare anche qui una donna che cura i fiori su un terrazzino, ma il dettaglio più acuto e saporito di questo affresco è un altro: non lontano dalla zona in cui i convitati baDelitio, Nozze di Cana, cattedrale di Atrinchettano, c'è un camino dove uno sguattero è addetto al girarrosto. Accovacciato accanto al fuoco, lo osserviamo mentre con la sinistra aziona lo spiedo, girandolo lentamente, e con la destra si fa schermo al viso, per attenuare il calore della fiamma che rischia di scottarlo“ (pag. 109), così, acutamente, Pinelli ci fa scoprire e ci invita a scoprire dettagli non immediati delle opere d'arte.

In realtà, gli argomenti trattati da Pinelli sono vari, ma non tanti quanti ci si poteva aspettare data l'ambiziosa traccia del titolo. Passati infatti i primi interessanti capitoli a carattere descrittivo e generale, l'attenzione dell'autore - quasi a seguire il dissolversi del Gotico nel capitolo 4° - si concentra sul Rinascimento italiano, per cui le pagine più analitiche e approfondite sono dedicate alla prospettiva brunelleschiana e ad alcuni maestri tra cui Masaccio, Paolo Uccello, Piero, Leonardo, Melozzo. Sono notevoli le letture in parallelo di temi iconografici come “L'adorazione dei magi”, sono sempre brillanti le indicazioni e le spiegazioni, ma tra tutte mi sembra davvero notevole la leggerezza e la rapidità - finalmente - con cui Pinelli tratta la celeberrima Flagellazione di Piero, fatta oggetto negli ultimi decenni di molte, e molto spesso incredibili, interpretazioni; per Pinelli, forse non era altro che il biglietto da visita del pittore, una sorta di O di Giotto, la dimostrazione “di un'ineguagliabile supremazia prospettica, che Piero volle forse portare con sé alla corte di Urbino. Per far vedere di che cosa lui, e solo lui, era capace” (pag. 208).

Il capitolo sulle attribuzioni, tema specialistico ma di sicura presa e interesse, usa come esempio alcuni piccoli ritratti decorativi nel Duomo di Orvieto, non molto noti anche perché - piccoli e a grande altezza - sono quasi invisibili agli spettatori. Pinelli fa capire al lettore che attribuire un'opera a un autore (in questo caso a Benozzo Gozzoli piuttosto che all'Angelico) è competenza difficile, che richiede grandi conoscenze ma anche grande intuito, e lascia intravedere ciò che è richiesto a un vero studioso per poter seriamente parlare di arte ed essere ascoltato: una mole impressionante di nozioni, dati, dettagli, rimandi, collegamenti.

Infine, l'ultimo capitolo sulla durata, cioè sul tempo che il pittore crea dentro a un'immagine. Il Tributo di Masaccio ne è forse l'esempio più noto, ma sono tanti gli altri possibili esempi che dimostrano la non-istantaneità di gran parte dei quadri medioevali e rinascimentali, tra cui alcuni affreschi nei registri inferiori della Cappella Sistina. Piuttosto che al meccanismo pittorico, tuttavia, Pinelli è attento al rapporto tra pittura e narrazione letteraria, “una questione fondamentale per la storia dell'arte” (pag. 227) e sulla quale non esistono ancora studi davvero completi.

In realtà, aggiungo io, una questione legata all'arte di ieri e molto meno a quella di oggi. La speranza è che Pinelli abbia la voglia e il tempo di affrontare in un nuovo libro la narrazione della recente e determinante rivoluzione artistica, l'affermarsi del concetto di arte come evento effimero e la conquista della rappresentazione del non-visibile, che segnano di fatto il confine tra l'arte di ieri e quella di oggi. Potrebbe essere un libro imperdibile, esattamente alla pari di questo.

 

Indice del Volume

Premessa

1. Per cominciare

2. Il ruolo sociale dell'artista

3. Alle origini del fare arte

4. Le «etichette» storico-artistiche

5. Breve storia della rappresentazione illusionistica dello spazio

6. La prospettiva fiorentina e i suoi sviluppi

7. Distinguere, accorpare, identificare: l'attribuzionismo, ovvero la pratica del conoscitore

8. Il tempo in trappola: le arti dello spazio alle prese con la dimensione temporale della narrazione

Referenze iconografiche

Indice dei nomi

Scheda tecnica
Antonio Pinelli, La Storia dell'arte. Istruzioni per l'uso, Laterza, 2009, pp. 256, ISBN 9788842089841, € 25.00