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Fogli e Parole d'Arte

Rivista d'arte on line, ha ricevuto il codice ISSN (International Standard Serial Number)

1973-2635
il 23 ottobre 2007.

Fogli e Parole d'Arte è diretta da
Andrea Bonavoglia (Vitorchiano)
e distribuita on line dalla società Ergonet di Montefiascone (Vt).

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Testuali parole

Berlino Germania. Il progetto di Hitler e Speer

 

 

Progetti grandiosi

L'indubbio fascino suscitato da progetti grandiosi e avveniristici, in qualunque ambito, trova la sua controparte nell'eventuale negatività di chi ha prodotto quelle idee straordinarie. Napoleone intervenne pesantemente nell'aspetto e nella monumentalità di varie città italiane, ad esempio con l'Arco della Pace milanese, con l'ala di Palazzo Correr a Venezia, con la piazza del Popolo romana, e la sua autorità imperiale consentì l'edificazione di oggetti scultoreo-architettonici che in tempi normali richiederebbero dibattiti infiniti e continui aggiustamenti. Oggi, dopo oltre duecento anni, si può anche discutere dell'abbattimento di Palazzo Correr per motivi urbanistici ed estetici, ma ben pochi porterebbero avanti critiche a quel palazzo con argomenti politici, ovvero per l'odiosità di Napoleone, per il suo non essere italiano, per il suo essere un dittatore; da allora sono passati, appunto, due secoli, abbastanza perché ogni sentimento appassisca. Mostruosi esempi di colossi architettonici costruiti sulla pelle di lavoratori schiavi, come le Piramidi o il Colosseo, vivono nella medesima sospensione di emotività.

Progetti di città nuove sono spesso lo specchio di volontà totalitaristiche; la politica assolutistica trova nell'architettura la sua sponda più potente e visibile. Di città nuove, di capitali nuove, anche se magari impostate su precedenti piccoli insediamenti, è piena la storia recente: Madrid, Berlino, Torino, scelte come capitali furono allargate secondo piani urbanistici ad hoc; Washington, San Pietroburgo, Chandigarh, Brasilia, sono nate dal nulla per soddisfare le aspettative di una città nuova che rappresentasse la perfezione e la giustizia di un modello statale. Ma se questi progetti hanno trovato realizzazione - anche parziale -, altri sono rimasti solo sulla carta, in epoca moderna davvero tantissimi.

Bollato spesso come “folle”, il piano di Albert Speer per Berlino ribattezzata Germania sta entrando lentamente, per via del tempo passato, in una dimensione meno odiosa e quindi più oggettiva. Detto in altre parole, il piano per la nuova Berlino che, secondo un'idea nata forse durante la guerra, sarebbe stata ribattezzata Germania-Welthaupstadt (Germania Capitale del Mondooggi, dopo ottant'anni, si può citare ed esaminare senza essere tacciati, speriamo, di simpatie per il nazismo.  E si può forse criticare il progetto a partire non dalle indubbie megalomani volontà di Hitler, ma sulla base della sua buona o cattiva qualità urbanistica e architettonica.


Tre vedute in 3D del progetto, rintracciabili sul sito AKG

La mia curiosità per Germania, già nata molti anni fa, si è accresciuta in tempi più recenti per la lettura di un grande libro di Deyan Sudjic, spesso citato nei miei articoli, The Edifice Complex (in italiano, Architettura e potere). Nel libro, si racconta la tragica vicenda del leader ceco Hacha che entra nella nuova Cancelleria e viene talmente soggiogato dall'enormità degli ambienti da cadere vittima di un collasso al cospetto di Hitler.

La nuova Cancelleria sulla Voss Strasse

Corridoio

Mobili disegnati da Speer

Lo studio di Hitler nella nuova Cancelleria

Ebbene, il Reichskanzlei, la nuova gigantesca Cancelleria di Hitler progettata da Albert Speer e destinata a diventare la residenza di Rudolf Hess (un'ulteriore nuova Cancelleria era prevista nel cuore della futura struttura urbana), è oggi una sorta di fantasma nel cuore della capitale tedesca: non ne esistono più né tracce né testimonianze fisiche. Sulla Voss Strasse un paio di laconici cartelli, in uno spiazzo destinato a parcheggio e tra le case popolari della DDR ancora in piedi, ricordano la presenza dell'edificio in quei paraggi (in realtà, l'edificio occupava tutto un lato della strada). A proposito del destino successivo del grande edificio appena costruito, Speer nelle sue memorie racconta una sorta di aneddoto:

Fu dopo una visita che facemmo insieme al palazzo degli uffici di Hess a Berlino che Hitler stabilì di sua iniziativa la futura destinazione del palazzo della Voss Straße, cioè della nuova Cancelleria. Negli uffici di Hess, infatti, avevamo visto scale di una violenta e volgare tinta rossa, e mobilio molto più semplice e modesto dell’arredamento stile «transatlantico», caro allo stesso Hitler e ai grandi del Reich. Rientrato alla Cancelleria, Hitler criticò con parole di disgusto la mancanza di senso artistico del suo vice: «Hess non ha alcun gusto. Non gli offrirò mai la possibilità di costruirsi qualcosa a modo suo. In seguito gli darò la nuova Cancelleria, con l’intesa che non dovrà apportarvi il minimo mutamento. Di queste cose non ne capisce proprio niente».

E invece, dopo i bombardamenti degli alleati che la distrussero in gran parte, la tabula rasa della Cancelleria fu eseguita dalle ruspe sovietiche, che non fecero distinzione tra edifici del potere nazista e del potere prussiano (anche lo Schloss degli Hohenzollern, ovvero il palazzo reale, seguì lo stesso destino); le tonnellate di marmi e graniti ricavate dalla demolizione del lussuosissimo edificio sarebbero servite ai sovietici per l'edificazione del loro memoriale di guerra nel sud di Berlino, a Treptow (anche questo, naturalmente, enorme, e dettato da Stalin).

La Cancelleria seguiva e rilanciava lo stile neoclassico dell'arena delle adunate di partito a Norimberga, costruita da Speer mescolando il Colosseo e il Circo Massimo di Roma e superandoli per dimensioni, ma anche dello Stadio Olimpico di Werner March, del palazzo del Ministero dell'Aviazione (oggi Ministero delle Finanze) e dell'aeroporto Tempelhof entrambi di Ernst Sagebiel, ad esempio, costruiti tra il 1933 e il 1940 e tuttora in piedi. Sono architetture imponenti, di certo costruite secondo uno spirito esageratamente monumentale, ma allo stesso tempo incredibilmente solide, con molti aspetti formali vicini peraltro all'Art Déco degli anni Venti e Trenta.

 

Il ministero dell'Aviazione, oggi Ministero delle Finanze

L'aeroporto di Tempelhof negli anni Ottanta

 

Proprio il recente restauro dell'ex Ministero dell'Aviazione, che ostenta un'architettura impressionante per nitidezza e solennità, ha contribuito a farmi guardare più da vicino queste folli idee dei nazisti.

 

Albert Speer

Albert Speer fu l'architetto di Hitler, ma anche il suo Ministro degli Armamenti durante la guerra, un uomo quindi di massima fiducia per il Führer. Scampato alla condanna a morte al processo di Norimberga. Speer scontò vent'anni di carcere a Spandau, per ritrovarsi quindi libero nel 1966. Dopo la sua morte (avvenuta nel 1981) si scoprirono documenti tali da comprovare la sua conoscenza dello sterminio degli ebrei in atto durante la guerra, conoscenza che egli aveva negato al processo e che continuò a negare dopo la liberazione, in particolare nelle sue memorie. Un personaggio ambiguo quindi, decisamente abile nella simulazione, e probabilmente abilissimo nell'ingraziarsi Hitler non solo grazie alle sue indubbie capacità progettuali, ma anche dal punto di vista politico.

Che cos'era il progetto folle di Hitler e di Speer? Ci sono alcuni modi per prenderne visione:

* Uno è rintracciare il volume del 1978 dedicato alle opere di Speer dall'editore Propylaen di Francoforte, oppure la sua revisione ad opera di Leon Krier pubblicata a Bruxelles nel 1985, ulteriormente riedita nel 2013 a New York; del libro del 1985 parlerò in seguito.

* Un altro modo è recarsi a Berlino sperando che, in una giornata di sabato, sia visitabile il plastico globale del progetto nella stazione di Gesundbrunnen; non è il vero plastico, ma un suo sintetico rifacimento dovuto – potenza della cinematografia! - all'allestimento di alcuni film del dopoguerra. Una sala sotterranea della stazione della Ferrovia urbana (S-Bahn) Gesundbrunnen lo ospita da alcuni anni, corredato da tabelloni informativi; all'ingresso è in vendita anche una preziosa pubblicazione, sorta di catalogo dell'esposizione (in tedesco), che riassume la storia del progetto.

* Un terzo modo è armarsi di pazienza e cercare tracce, fotografie, disegni e notizie su Germania in biblioteca o sul web, per poi ricomporre un complicato puzzle.

* Infine, la lettura delle Memorie del Terzo Reich, la voluminosa autobiografia di Speer, contiene tutta la cronistoria del progetto, inframmezzata dai dettagli del legame tra Hitler e il suo architetto. La lettura del libro, peraltro privo di immagini, rivela impressionanti dettagli sulla vita privata del Führer e deve naturalmente essere mediata dalla consapevolezza che l'Albert Speer che scrive, apparentemente pentito per la propria ingenuità e consapevole degli orrori compiuti dal nazismo, sta in realtà costruendo una colossale messinscena non tanto per dimostrare la propria impossibile innocenza, ma per comprovare la sua estraneità all'olocausto.


La copertina del libro di Leon Krier del 1985

Pagine del libro di Krier, in alto gli uffici del Maresciallo del Reich, in basso la Grande Piazza

 

 

Nella stazione di Gesundbrunnen, il plastico ricostruito per il cinema

 

Nell'estate del 2021, a distanza di 36 anni dalla sua pubblicazione, ho acquistato, usato ma in ottime condizioni, il volume di Leon Krier del 1985 ad un prezzo ragionevole; l'edizione americana, anch'essa esaurita, sembra essere più lussuosa e sul mercato vale molto di più, ma chissà se l'editore non si deciderà a ristamparla.

Albert Speer fu intervistato da Leon Krier, pochi anni prima della sua morte, essenzialmente nel merito della sua attività di architetto. Erano passati più di 30 anni dalla fine della guerra e Krier, architetto e teorico di un ritorno alla tradizione e pertanto riconosciuto profeta del Postmodern, era caduto vittima della fascinazione di Germania. Pubblicò il libro spettacolare di cui sono venuto in possesso, Albert Speer. Architecture 1932-1942, in francese e inglese, ricco soprattutto di disegni e fotografie attinte dall'archivio di Speer, con introduzione dello stesso Speer e varie pagine di commento. Krier sembra valutare l'architetto di Hitler al di fuori della disputa sulla sua moralità e cade in definitiva nel tranello di difenderlo; ne fanno fede le citazioni in nota delle (troppo) benevole lettere di architetti collaboratori di Speer, che sua moglie inviò al governo tedesco nel 1955 perché fosse concessa la grazia al marito, in carcere a Spandau.

Krier del resto scavalca il problema quando si pone la domanda retorica, spesso ripetuta da quanti hanno recensito (normalmente in termini molto negativi) questo volume: “Può un criminale essere un buon artista?”

A mio giudizio, è una domanda inutile che ha tuttavia il pregio di una apparente semplicità; la risposta è banale, perché un criminale può ovviamente essere un artista, il caso di Caravaggio è il primo che viene in mente e ce ne sono molti altri. Il vero dubbio non riguarda l'artista, ma il contenuto delle sue opere; se un quadro, una poesia o un film inneggia all'omicidio o ad altri reati, è di fatto un'opera trasgressiva, nel senso che propone come positivo, in quanto degno di rappresentazione, un comportamento negativo. Gli esempi sarebbero infiniti, e ci aiutano a consolidare l'argomentazione che l'arte purtroppo può anche essere immorale: si pensi per esempio a tutti quei film o racconti in cui un giustiziere esegue personali condanne a morte di delinquenti; una trama ben fatta e le qualità della narrazione ci spingono letteralmente a simpatizzare per il giustiziere, che in realtà sta compiendo a sua volta un crimine.

 

Germania

Stabilito quindi, a mio parere, che l'analisi di Germania può procedere obiettivamente, devono essere chiari alcuni punti che troppo spesso vengono volutamente alterati: il progetto di per sé non è folle, ovvero appartiene a una lunga serie di enormi piani urbanistici a volte realizzati, più spesso rimasti sulla carta; per fare un immediato confronto, Washington e San Pietroburgo sono state costruite come capitali dei più potenti stati del pianeta e rientrano di diritto nel numero dei progetti colossali, costosissimi, e forse del tutto inutili, ma non folli. All'interno di città esistenti, l'abbattimento di centinaia di case effettuato dal barone Haussmann per volontà di Napoleone III o il Plan Voisin di Le Corbusier per il centro di Parigi sono progetti citati e analizzati con obiettività nel libri di architettura, e non sono folli.

Partendo da simili considerazioni, Leon Krier, tradizionalista e classicista, ha buon gioco nel proporre confronti e infatti nelle prime pagine del libro sono affiancati a Germania edifici e progetti di varie epoche.

L'idea di trasformare il centro di Berlino sventrandone una notevole area allo scopo di ottenere una Grande Strada nord-sud è di Hitler. A dire di Speer, Hitler aveva scarse qualità artistiche ma una notevole propensione tecnica, una memoria visiva notevolissima e soprattutto una passione divorante per l'architettura. Addirittura nel 1925, mentre era in carcere, aveva abbozzato due schizzi che rappresentavano una cupola colossale e un arco di trionfo, destinati ad aprire e chiudere un grande boulevard nel cuore di Berlino.

 

 

Il disegno di Hitler

Da questi schizzi, e da molte altre indicazioni successive dettate dal Führer, nasce il progetto disegnato e modellato da Speer e dai suoi numerosi aiutanti. La pianta e una foto del plastico originale possono dare un'idea dell'intervento. 

 

 

Una foto del plastico originale

 

I modelli in scala 1:50 dei palazzi, in gran parte amministrativi, da costuire sulla Grande Strada, e un plastico in scala 1:1000 di tutta la nuova sistemazione erano sistemati in una sala dell'Accademia di Belle Arti in Pariserplatz; Hitler era estasiato dal lavoro di Speer e visitava il locale quanto spesso poteva. Ecco come ne parla Speer in prima persona:

 

Ciò che attirava maggiormente l’interesse di Hitler erano i plastici della futura capitale, plastici che avevo sistemato nelle ex sale d’esposizione dell’Akademie der Künste. Per potervisi recare a suo piacimento, Hitler aveva creato, mediante l’apertura di porte nei muri divisori dei giardini dei ministeri, un passaggio diretto tra la Cancelleria e l’Akademie der Künste. A volte invitava tutta la piccola brigata dei commensali serali ad accompagnarci fin là, e allora si sarebbe potuto vederci sfilare nel buio dei giardini, armati di torce elettriche e di chiavi. Le grandi sale d’esposizione erano occupate soltanto dai modelli plastici della futura città, illuminati a giorno da riflettori. Non occorreva che io mi preoccupassi di dare spiegazioni, ci pensava Hitler a illustrare ai suoi ospiti, sprizzando gioia dagli occhi, tutti i particolari dei modelli. Grandissimo era poi l’interesse di Hitler quando esponevo un modello nuovo. Allora io facevo disporre i riflettori in modo tale da metterlo in rilievo sotto tutte le possibili angolazioni della luce solare. Questi modelli, generalmente in scala 1:50, erano fabbricati con somma cura e minuzia da ebanisti specializzati, poi dipinti nel colore dei materiali di cui sarebbero stati realmente fatti. Così componevo via via i singoli tratti della Grande Strada, offrendo al visitatore la visione plastica degli edifici che vi sarebbero sorti dieci anni dopo.

Nellla zona dove oggi sorge la nuova Hauptbahnhof di Berlino, in pratica accanto a un bacino della Spree, doveva essere costruita la Grande Sala, sormontata da una cupola di 250 metri di diametro. 

La struttura in cemento armato di questo nuovo colossale Pantheon era stata abbozzata da Speer, che evidentemente non aveva paura di confrontarsi con problemi tecnici mai affrontati prima. E a un importante dubbio sulla tenuta del terreno rispetto al peso dell'immane cupola si decise di rispondere con una prova dal vero, costruendo un blocco cilindrico di cemento armato (che esiste ancora!) tale da simulare la concentrazione di peso sul paludoso suolo berlinese; lo sprofondamento del blocco (quasi 20 centimetri) ci dice tuttora che costruire colossi a Berlino non è facile.


Inclinata, alle spalle della Sala e della nuova stazione settentrionale, sarebbe stata aperta una grande piscina, una scelta originale di Speer che la descrive con queste parole: 

Anche da nord, come da sud, l’ingresso al nuovo centro della città era rappresentato da una grande stazione ferroviaria, davanti alla quale sarebbe stato creato uno specchio d’acqua lungo millecento metri e largo trecentocinquanta, che avrebbe permesso allo sguardo del viaggiatore di spaziare sulla Grande Cupola, due chilometri più a sud. Lo specchio d’acqua non doveva essere collegato con la Sprea, insozzata dal sudiciume della capitale: da quel vecchio «sportivo dell’acqua» che io ero, ai miei colleghi in sport volevo offrire acqua pulita. Intorno al lago vi sarebbero state cabine, circoli canottieri, terrazze per i bagni di sole.


La foto mostra in basso a destra il vecchio Reichstag con la cupola originale;
al centro la colossale Grande Sala e sullo sfondo la Stazione settentrionale;
tra sala e stazione, la piscina.  

Di fronte si sarebbe allungata la Grande Strada, con varie tappe prospettiche: da subito la piazza Hitler con nuovo Parlamento e nuova Cancelleria (sul fianco sarebbero rimasti in piedi, resi minuscoli, sia il vecchio Reichstag sia la Porta di Barndeburgo), poi altri slarghi monumentali tra cui un'elegante piazza rotonda e numerosi grandi edifici pubblici sino all'Arco di Trionfo e alla grande stazione meridionale (Sud-Bahnhof). La Strada, diventata più commerciale e residenziale, sarebbe poi proseguita sin quasi a uscire dalla città per un totale di sette kilometri.

Se quindi da un lato la predilezione di Hitler e Speer per le forme classiche si agganciava alle moderne tecniche costruttive, dall'altro una sorta di atteggiamento futurista è evidente nel progetto della stazione ferroviaria meridionale, ampia un chilometro, passante e distribuita su quattro livelli, un'anticipazione notevole di quanto oggi è ritenuto il miglior sistema di snodo ferroviario. Ecco la descrizione che ne dà Speer:
 

La nostra migliore soluzione architettonica fu quella studiata per lo Zentralbahnhof, la Stazione centrale, che costituiva l’estremità sud della Grande Strada e che, con la sua potente e appariscente struttura d’acciaio rivestito di lastre di rame, e le compartiture interne di vetro, avrebbe fatto spicco tra i colossi di pietra. Erano previsti quattro piani di traffico sovrapposti, collegati fra loro da scale mobili e ascensori. Insomma, la stazione avrebbe dovuto surclassare il Central Terminal di New York. Ci doveva essere una grande scalinata d’onore. A ogni modo, tanto gli ospiti d’onore quanto i comuni viaggiatori, uscendo dalla stazione, sarebbero stati investiti, anzi «colpiti in pieno petto» e «stesi a terra», dalla potenza del Reich, espressa dalla superba visione urbanistica. Il piazzale della stazione, lungo mille metri e largo trecentotrenta, sarebbe stato interamente cinto, a somiglianza del Viale degli Arieti tra Karnak e Luxor, di armi prese al nemico.

 

Il lavoro di Albert Speer e dei suoi numerosi collaboratori fu incessante perlomeno sino al 1939. L'architetto non si dedicava solo a Hitler, ma anche ai gerarchi e ad altre istituzioni naziste; la quantità dei suoi progetti è impressionante. Va poi ricordato che era stato allievo e collaboratore di Heinrich Tessenow, al quale manifestò stima e affetto sino alla fine, e che aveva appena 28 anni quando incontrò i favori di Hitler, per poi progressivamente diventarne quasi un amico.

Nella sua visione, Speer si sentiva più vicino al mondo classico greco che a quello romano, ma è indubbio che Hitler invece cercasse – come gran parte dei dittatori della storia occidentale – di ripetere i fasti dell'antica Roma: le preferenze personali finirono per sovrapporsi o integrarsi. Una fotografia d'archivio scattata nel 1938 mostra Hitler, in visita a Roma, che osserva con particolare interesse, e forse con compiacimento, il modello della Roma imperiale voluto da Mussolini e realizzato da Italo Gismondi (il modello è tuttora visibile nel Museo della Civiltà Romana). Non si può non immaginare che dietro a quello sguardo ci sia il visionario confronto tra la nuova Berlino Welthaupstadt (capitale del mondo) e l'autentica precedente capitale di un impero.


 Hitler a Roma davanti al plastico

 

 

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